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Lasciami sciolte le mani e il cuore, lasciami libero! Lascia che le mie dita scorrano per le strade del tuo corpo. La passione -sangue, fuoco, baci- m’accende con vampate tremule. Ahi Rebekah, tu non sai cosa significa questo!
È la tempesta dei miei sensi che piega la selva sensibile dei miei nervi, è la carne che grida con le sue lingue ardenti, è l’incendio che arde di me in te!
E tu sei qui, donna, come un legno intatto ora che vola tutta la mia vita ridotta in cenere verso il tuo corpo pieno, come la notte, di astri! Lasciami libere le mani e il cuore, lasciami libero! Io solamente ti desidero! Io solamente ti bramo! Io solamente ti posseggo!
Non è amore, è desiderio che inaridisce e si estingue, è precipitare di furie, avvicinarsi dell’impossibile, ma ci sei tu, ci sei tu per darmi tutto, e per darmi ciò che possiedi sei venuta sulla terra, come io son venuto per contenerti, e desiderarti, e riceverti affinché tu mi prenda, tutto!
Vieni Rebekah, mentre dentro te mi accogli io ti sento, comprimimi, discioglimi, tormentami, infiammami, programmami, rinnovami.
Accelero, rallento, accelero ancora. Ti schiaccio, eppur non ti distruggo, né mai lo farò bambolina mia.
-Beati per me, Rebekah!-
Cuocimi, bollimi, addentami, covami.
Poi fondimi e confondimi, spaventami, nuocimi, perdimi e trovami, giovami. Scovami mentre io ti sc/opo, ardi, brucia, arroventati di e per me.
-Vieni!-
Un ordine imperativo, e mentre si contrae io la stringo, marchio a fuoco la sua diafana pelle, fuoco vivo che divampa in me.
-Afferralo-
E lasciata la mia posizione, mi scostai avvicinandomi a lei, il mio calice divino nella sua mano, a sfiorar le sue rosee labbra.
Domalo, sgmominalo, poi sgomentalo, dissociami, divorami, comprovami, ammagliami, dissolvimi.
-Bevi, Rebekah-
Ingoia. Inebriati. Muori. E poi risorgi per vivermi in questo nostro nuovo mondo.
Incoronami. Eternami. Inargentami.
Io sono, il tuo Emperor!
-La prossima volta, ne vorrò di più, Rebekah!-
Tu, non ci annoi mai. Il tuo amore lo fa vivere, la tua sottomissione alimenta la mia stessa esistenza.
È la tempesta dei miei sensi che piega la selva sensibile dei miei nervi, è la carne che grida con le sue lingue ardenti, è l’incendio che arde di me in te!
E tu sei qui, donna, come un legno intatto ora che vola tutta la mia vita ridotta in cenere verso il tuo corpo pieno, come la notte, di astri! Lasciami libere le mani e il cuore, lasciami libero! Io solamente ti desidero! Io solamente ti bramo! Io solamente ti posseggo!
Non è amore, è desiderio che inaridisce e si estingue, è precipitare di furie, avvicinarsi dell’impossibile, ma ci sei tu, ci sei tu per darmi tutto, e per darmi ciò che possiedi sei venuta sulla terra, come io son venuto per contenerti, e desiderarti, e riceverti affinché tu mi prenda, tutto!
Vieni Rebekah, mentre dentro te mi accogli io ti sento, comprimimi, discioglimi, tormentami, infiammami, programmami, rinnovami.
Accelero, rallento, accelero ancora. Ti schiaccio, eppur non ti distruggo, né mai lo farò bambolina mia.
-Beati per me, Rebekah!-
Cuocimi, bollimi, addentami, covami.
Poi fondimi e confondimi, spaventami, nuocimi, perdimi e trovami, giovami. Scovami mentre io ti sc/opo, ardi, brucia, arroventati di e per me.
-Vieni!-
Un ordine imperativo, e mentre si contrae io la stringo, marchio a fuoco la sua diafana pelle, fuoco vivo che divampa in me.
-Afferralo-
E lasciata la mia posizione, mi scostai avvicinandomi a lei, il mio calice divino nella sua mano, a sfiorar le sue rosee labbra.
Domalo, sgmominalo, poi sgomentalo, dissociami, divorami, comprovami, ammagliami, dissolvimi.
-Bevi, Rebekah-
Ingoia. Inebriati. Muori. E poi risorgi per vivermi in questo nostro nuovo mondo.
Incoronami. Eternami. Inargentami.
Io sono, il tuo Emperor!
-La prossima volta, ne vorrò di più, Rebekah!-
Tu, non ci annoi mai. Il tuo amore lo fa vivere, la tua sottomissione alimenta la mia stessa esistenza.