A.

C'è questa gelateria a Seregno così rinomata, una gran fila che arriva ben oltre l'ingresso. Tutti ad assaggiare le specialità a Km zero e devo dire che merita molto. Mi informo un po' e scopro che per "km 0" si intende la varietà di prodotti della terra che non hanno viaggiato su gomma o per mare: il proprietario mi fa assaggiare il gusto "fagiolini dell'orto" specificando che è il proprio il suo orto. "Li ho tirati su ieri dall'orticello qui dietro, vuoi vedere?". Gli credo sulla parola.
Mi viene in mente di fargli concorrenza perché i guadagni sembrano ottimi e l'estate è alle porte. Ma come posso competere contro il Km 0?
Beh, perché non il "centimetro 0"? I prodotti non vengono dall'orto del gelataio, ma dal gelataio stesso.
Gusti come "Sangue cotto", "stracciasperma", "grasso liposucchiato di stagione", "fior di forfora", "cioccocacca aromatizzato alle bacche di ciglia", e poi bile, lacrime, sudore, unghie, mestruo, fuffa ombelicale, tarzanelli, plasma, bianco della lingua, ricottina prepuziale..
Insomma, pensateci. Che senso ha sprecare i frutti del nostro corpo? sono nutrienti e a costo zero. Non ditemi che a frenarvi è l'idea che questi siano aromi sgradevoli, sappiate che quando un gusto affoga nel latte (materno, ovviamente), anche i sapori aciduli possono essere corretti e resi piacevoli. Sennò come pensate che si possa produrre e commercializzare con successo un gusto ai fagiolini o alle cipolle di Tropea?
Dai è deciso, siete tutti formalmente invitati: apro un banchetto dimostrativo questo venerdì, ci conto ok?
E' da ieri che continuo a bere succo d'ananas.

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Ho parlato con Sergey quasi ogni giorno durante l'ultimo mese. Mi propone di fare affari con lui, CEO di una start-up nel campo della robotica. Hanno intenzione di commercializzare quella che lui definisce "l'unica ragione di vita dei suoi ultimi dieci anni di lavoro", un piccolo rover automatico che promette bene, almeno dai video che mi manda.
Decido, insieme a un investitore ignorante come la merda e un fidato collega, di andare a Mosca per vedere dal vivo il prodotto.
Nel piccolo bus che ci porta ai laboratori di Zelenograd cerco di dissipare qualche dubbio per cui chiedo a Sergey: "la telecamera che montate, ovviamente, è in grado di fare una scansione facciale, vero?"
Mi guarda come se fossi Vladimir Il'ič Ul'janov vestito da prima ballerina del Bolshoi
"eh..no.."
"C-come no? Sergey, ne abbiamo parlato..ti avevo detto che la principale applicazione del tuo rover, in Italia, è per la videosorveglianza mobile. Non come spaventapasseri, non come spalaneve. Deve poter sostituire gli agenti di sorveglianza. Lo capisci che ci sono telecamere fisse già commercializzate da noi che potrebbero riconoscere un tizio con i baffi da uno senza baf-"
"Attualmente noi non siamo su questi standard"
"Dio, vabbè... almeno potrebbe riconoscere un uomo da una donna?"
"No...beh...in tutta sincerità..."
Bastardo panzone di un magnacaviale, non dirmi che ho fatto migliaia di km per un robottino che non distingue un uomo da un-
"..gatto."
"Come?"
"Attualmente non abbiamo la tecnologia necessaria affinché possa distinguere un essere umano da un gatto."
"Da un gatto"
"Qui non ci sono gatti per strada!" -ride.
Io non rido.
Tentano di metterla sull'amicizia, offrendoci un pranzo terrificante di cinque ore in un locale azero. Dopo innumerevoli bottiglie di sciampàgn, vodka e vinaccio orrendo risaliamo sul pulmino, direzione Mosca.
Stordito dagli effluvi alcolici io mi convinco che ci stanno portando da qualche parte per estrarci gli organi o per venderci a un qualche oligarca russo col feticcio degli snuff movies.
Niente di tutto questo. Sergey, l'inappuntabile CEO, è ubriaco come una distilleria colombiana e non è in grado neanche di parlare. Le uniche cose che capisco nei suoi deliri è che gli piacciono "Fuantossi" e "Enrico Carrrusoh", massime espressioni del made in Italy.
Dio Putin, che çàzzo hai combinato a questo paese, penso, mentre aiuto l'autista a scaricare il corpo esanime dell'amministratore delegato di una società davanti al vialetto di casa sua.
In attached il reperto fotografico con cui lo ricatterò.

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