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Parlaci di Rosario

Il rosario (dal latino rosārium, "rosaio"; a partire dal XIII secolo acquisì il significato religioso indicante le preghiere che formano come una "corona", nell'accezione latina di corōna ovvero ghirlanda, di rose alla Madonna) è una preghiera devozionale e contemplativa a carattere litanico tipica del rito latino della Chiesa cattolica.
Le sue origini sono tardomedievali: fu diffuso grazie alle Confraternite del Santo Rosario, fondate da Pietro da Verona, santo appartenuto all'Ordine dei Frati Predicatori, tanto che se ne attribuì la nascita ad un'apparizione della Madonna, con la consegna del rosario al fondatore dell'Ordine San Domenico. [1]
La preghiera fu approvata, a nome del papa, dal cardinale Alessandro Nanni Malatesta [2] , legato pontificio e vescovo di Forlì. Non essendo elemento della liturgia della Chiesa cattolica, questa pratica ha subìto notevoli varianti nel corso dei secoli.
La preghiera consiste in cinque serie (chiamate "poste") di dieci Ave Maria unite alla meditazione dei "misteri" (eventi, momenti o episodi significativi) della vita di Cristo e di Maria.
Il nome indica la "corona di rose", con riferimento al fiore "mariano" per eccellenza, simbolo della stessa "Ave Maria".
La versione integrale della meditazione prevede la contemplazione di tutti i quindici misteri e quindi la recita, tra l'altro, di centocinquanta Avemarie (coll'aggiunta facoltativa dei cinque "misteri luminosi" nel 2002 si contano venti "poste" per complessive duecento "Avemarie" ma si perde l'antichissima e voluta analogia con i centocinquanta salmi del Salterio [senza fonte] ). Il conto si tiene facendo scorrere tra le dita i grani della "corona".

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