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Hawks era il suo toccasana. La bella Anastasia vestiva quasi sempre panni fanciulleschi quando stringeva la mano del suo amato; il cuore le batteva arzillamente come la prima volta e si sentiva amorevolmente coccolata, viziata. Sapeva che con lui non doveva dimostrare niente, aveva la possibilità di sbagliare, aveva la possibilità di scegliere tanto quanto di non dover far nulla, giacché i sentimenti unanimi non sarebbero mutati.
Hawks era il suo Peter Pan e lei la giovane e ingenua Wendy alla scoperta di un mondo nuovo e incantato, verso l’incredibile isola che non c’è. Quella sera era dedicata solo a loro. La luna nel cielo rifletteva le loro innamorate figure, l’arietta appena pungente coccolava le loro pelli e il gratificante volo leggiadro del maggiore portava Anastasia in un bellissimo altrove.
Il tragitto fu più breve di quanto ella avrebbe voluto e tornati sulla terra ferma, al serafino perpetuava la sensazione d’essere tra le nuvole. Lì, dinanzi agli occhi di tutti quegli umani, lei era la fidanzata di Hawks, era l’amata di qualcuno e tutti lo sapevano, tenuta per mano dall’onnisciente Hawks. Le gote avvamparono d’un dolce rosso acceso, il medesimo rosso del vino che sgorgò dalla bottiglia per riempire il calice cristallino. Era un’esperienza del tutto nuova per la fanciulla; nonostante la sua famiglia fosse di tutto rispetto, in prima persona non si era mai concessa certi privilegi, e in fondo perché no, una volta tanto?
«È bellissimo» mormorò, prendendo la mano del suo amato da sopra il tavolo. Le portate principali furono subitamente servite: leccornie dal profumo intenso e accogliente, stimolavano l’appetito e la curiosità di Anastasia. Non si trattenne nemmeno un po’ e assaggiò, deliziata dall’esplosione di sapori che pervase il suo palato. Ad ogni assaggio, i suoi occhi brillavano e immediatamente cercavano il contatto di Hawks, desiderosa di condividere con egli l’entusiasmo. Una bambina per la prima volta al parco giochi, una bambina che per la prima volta assaggiava un colorato zucchero filato. Per quella sera non poteva chiedere di meglio – forse.
«Sai tesoro, anche se siamo delle creature, insomma, non so te, ma a me non dispiace questa vita.. un po’ umana con un tocco di classe, che pensi? Sai anche tu che la mia persona, una volta pronta, dovrà dividersi tra questo pianeta e la quattordicesima dimensione, è un dovere da cui non posso venire meno così come tu non puoi venire meno al tuo di compito. Ma ti amo, tu questo lo sai. Il mio amore per te è indiscusso e onnisciente» probabilmente era il vino che la incalzava ad aprire il suo cuore. Anastasia era sempre stata un po’ una romanticona, sotto l’influenza del suo adorato Hawks. Le toccava l’anima, le corde del cuore. Risuonava in lei. «Perciò ecco, ti andrebbe di compiere un passo in là, con me? Non ti chiedo molto, sono decisioni importanti, ma cosa ne pensi di una casetta soltanto per noi? Me e te..?» dolcemente la voce scivolò, riempiendo i palpiti ansiosi di Ana.
Hawks era il suo Peter Pan e lei la giovane e ingenua Wendy alla scoperta di un mondo nuovo e incantato, verso l’incredibile isola che non c’è. Quella sera era dedicata solo a loro. La luna nel cielo rifletteva le loro innamorate figure, l’arietta appena pungente coccolava le loro pelli e il gratificante volo leggiadro del maggiore portava Anastasia in un bellissimo altrove.
Il tragitto fu più breve di quanto ella avrebbe voluto e tornati sulla terra ferma, al serafino perpetuava la sensazione d’essere tra le nuvole. Lì, dinanzi agli occhi di tutti quegli umani, lei era la fidanzata di Hawks, era l’amata di qualcuno e tutti lo sapevano, tenuta per mano dall’onnisciente Hawks. Le gote avvamparono d’un dolce rosso acceso, il medesimo rosso del vino che sgorgò dalla bottiglia per riempire il calice cristallino. Era un’esperienza del tutto nuova per la fanciulla; nonostante la sua famiglia fosse di tutto rispetto, in prima persona non si era mai concessa certi privilegi, e in fondo perché no, una volta tanto?
«È bellissimo» mormorò, prendendo la mano del suo amato da sopra il tavolo. Le portate principali furono subitamente servite: leccornie dal profumo intenso e accogliente, stimolavano l’appetito e la curiosità di Anastasia. Non si trattenne nemmeno un po’ e assaggiò, deliziata dall’esplosione di sapori che pervase il suo palato. Ad ogni assaggio, i suoi occhi brillavano e immediatamente cercavano il contatto di Hawks, desiderosa di condividere con egli l’entusiasmo. Una bambina per la prima volta al parco giochi, una bambina che per la prima volta assaggiava un colorato zucchero filato. Per quella sera non poteva chiedere di meglio – forse.
«Sai tesoro, anche se siamo delle creature, insomma, non so te, ma a me non dispiace questa vita.. un po’ umana con un tocco di classe, che pensi? Sai anche tu che la mia persona, una volta pronta, dovrà dividersi tra questo pianeta e la quattordicesima dimensione, è un dovere da cui non posso venire meno così come tu non puoi venire meno al tuo di compito. Ma ti amo, tu questo lo sai. Il mio amore per te è indiscusso e onnisciente» probabilmente era il vino che la incalzava ad aprire il suo cuore. Anastasia era sempre stata un po’ una romanticona, sotto l’influenza del suo adorato Hawks. Le toccava l’anima, le corde del cuore. Risuonava in lei. «Perciò ecco, ti andrebbe di compiere un passo in là, con me? Non ti chiedo molto, sono decisioni importanti, ma cosa ne pensi di una casetta soltanto per noi? Me e te..?» dolcemente la voce scivolò, riempiendo i palpiti ansiosi di Ana.