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Anastasia Altair Bailey

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[...]
E quel /bambini/ faceva capo a Michele ed Haruki. Stava diventando fin troppo folle come ‘'litigio’’ e Anastasia ancora non aveva trovato la scintilla che diede iniziò a quella sciocchezza. Come si poteva essere così infantili? Nel domandarselo, si proiettarono nella sua mente i racconti di mamma Lain, degli zii e di nonno Jared su quanto fosse irrequieto e ridondante il temperamento del padre. Possibile che avesse rapporti esclusivamente con caratteri sbizzarriti?
Congedò Haruki assieme agli altri bambini, preferendo rimanere sola con Michele, al quale passò una bottiglia di acqua fresca: «Ti farà bene» mormorò, sedendosi poi sulla panchina. «Come ti senti? È stato un brutto colpo, non te lo aspettavi immagino.. ora sai a tue spese che non è una bella combo rifocillarsi di cibo e affrontare subito giostre di quel portamento. Sei un angelo, non un dio supremo! E per di più devi fare l’umano! Ma te lo concedo, per questa volta! Dagli errori si impara» pronunciò. Sebbene fosse arrabbiata, la sua preoccupazione si era installata in alto ai suoi sentimenti e prendendo capo delle sue emozioni, parlò al posto di tutti, mostrandosi più fiero e imperterrito che mai dinanzi allo sguardo giudizioso del Santo; mentre la voce echeggiava confortevole e calorosa. Non gli avrebbe lasciato alcuna via di scampo. Era un ultimatum, e gliel’avrebbe ripetuto ad nauseam se avesse dovuto, non voleva vivere quella settimana con la preoccupazione che possa, in qualche modo, arrecarsi danno.
«Ora andiamo. Hai avuto fin troppo successo con le bambine, devi assumerti le tue responsabilità» civettò scherzosamente.
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anastasiabaileyb’s Profile PhotoAnastasia Altair Bailey
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«È un grande peccato capitale. Sai... nella mia posizione e nella tua posizione, dopo quello che hai fatto ad Hawks.. potrei anche chiedere a Satana di aumentare la tua pena. Le parabole incalzano a porgere l’altra guancia, ma tu hai solo tirato schiaffi» ella predicava, e in cuor suo soffriva dopotutto. Giungere a pronunciare il nome del Re dell’inferno.. ma egli aveva minacciato il suo amato – e se di sé stessa aveva altri riguardi, per il biondo avrebbe concesso tutta sé stessa pur di saperlo sano e salvo. «Direi che Hawks non centra niente con questa storia, quindi..» Anastasia si voltò verso l’amato, prese il suo viso tra le mani e cedendogli un dolce bacio lo invitò a farsi da parte – che sia con le buone o con le cattive.
Le milizie hanno cacciato Lucifero all’inferno dopo che ha osato minacciare l’Iddio e il Paradiso. Quel dì, ella avrebbe compiuto il medesimo con Nikolai.
«Vedi.. erri, Nikolai. Pensi che mietendo il mio corpo carnale avrai vita facile. Ma sono uno / spirito / celeste, serve molto di più. Se poi.. pensi che puntare alla ‘’testa’’ di Dio sia così.. mh.. facile? Bhe, buona fortuna allora!» Anastasia non temeva, Anastasia / credeva /, aveva fede e la fede era la sua arma letale. Passò la palla a Nikolai, sfidandolo, occhi negli occhi, una resa dei conti che forse superava persino le gesta di Gesù Cristo in Terra.

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The_Show_of_Nik’s Profile PhotoNikolai
Scendono le stelle e calano sui volti inebriati degli esseri umani. Nella notte amata pullulano le preghiere, ode al Signore. Le anime sospese si avvicinano al Paradiso e l’angelo della morte giunge a loro, carezzandogli il viso e concedendo un ultimo bacio, dona loro il sonno eterno, guidandoli alle porte della città d’Argento, laddove l’anima pia di San Pietro, da cui ciondolano le chiavi, li accoglie donando loro l’eterna beatitudine.
Ed è nella notte che, gaio e piacevole, sguazza l’angelo custode, fino al giorno nuovo, fino all’alba. Allorché gli uccellini cinguettano e la fauna si risveglia, la flora concede la vita e la quotidianità si mette in moto, permettendo al Creatore un’ancestrale visione, una vicissitudine amorevole che si cuce nell’anima, ardente come la fiamma viva di una candela. E cantano nel firmamento, ode al cielo e alla terra.
Anastasia rivolgeva il suo serafico sguardo al mondo, quieto e caotico al contempo; così come bene e male si mischiano, creano l’equilibrio, la saggia concessione: e sembra così illogico, ma se in origine fosse stato tutto un piano di Dio?
Alcuno conosce i suoi pensieri, ciò ch’Egli tiene in serbo per questo pianeta, che Lui stesso ha plasmato. Nemmeno i figli suoi comprendono - o ne hanno il privilegio - gli onniscienti piani dell’Iddio. Orsù, chi mai potrebbe affermare come, cosa o quando? Ed era questo mistero avvolgente che intrigava la mente della giovane Anastasia, abbindolata agli interrogativi del mondo e del creato, del suo approccio con gli esseri umani e non. Era beata, il viso etereo donava un tepore avvolgente a chi la ammirava, come una statua, un affresco nelle gallerie d’arte più delicate, un Michelangelo che ha posato la mano sul suo viso, plasmandone la meraviglia.
Ma le cose belle hanno sempre la loro controparte e a giungere come un fulmine a ciel sereno fu la caotica creatura ch’ella aveva già avuto modo di incontrare ma del quale mai si può conoscere a fondo – che tematica superlativa.
Lo lasciò sproloquiare. Gli occhi plumbei lo seguivano ma la bocca non proferiva, non esistevano parola ch’ella avrebbe potuto condividere con lui. Anastasia non teme la Morte, sa che il su baciò giungerà solo il giorno in cui Dio lo deciderà – e quella, quella non era la sua ora. Avrebbe giaciuto in Paradiso, ma serafino di Dio, vantava del battesimo dell’onnipotente. «Credevi di potermi mietere?» questa volta, la sua riconoscenza andava unicamente ad Hawks. Ella combattente, portatrice del nome Altair, non distolse minimamente l’attenzione dal suo avversario. Rimane pur sempre membro delle milizie celesti, sarebbe un disonore farsi sconfiggere tanto facilmente. Quale giustizia consona da impartire ad un’anima peccatrice come la sua?
«Sfoggi l’avidità, Nikolai» sentenziò la giovane. Gli occhi si tinsero di rosso cremisi e il tono severo echeggiò giudizioso nell’aria. Con le orecchie aguzze, ascoltò le parole del biondo – il che sollevò i dubbi ch’ella aveva sempre avuto.
[...]

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[ Role pt.3 to : @knb11 ]

anastasiabaileyb’s Profile PhotoAnastasia Altair Bailey
[...]
E allora quando diventano anime sporche che devono essere purificate? Al loro primo peccato?
«Dimmi Michele, perché i bambini sono creature da proteggere? Perché sono piccoli e indifesi? Tutti gli esseri umani sono indifesi, ma quando vediamo die bambini.. ah, anche tu non sapresti tirarti indietro» Anastasia, in cuor suo, conosceva la risposta. Ma quella Meiko... quella Meiko aveva destabilizzato la sua quiete, la bilancia della sua anima e Anastasia aveva ceduto molto volentieri il posto ad Alatair.
Si alzò, le ali ben distese dietro la sua schiena, le conferivano un’autorità degna del suo nome. Lo sguardo fisso su Michele e la seria beatitudine smorzò il solito sguardo dolce che dipinge costantemente il suo viso.
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[ role pt.2 to : @knb11 ]

anastasiabaileyb’s Profile PhotoAnastasia Altair Bailey
[…]
Le domande divennero finalmente lecite, quando il velo nel quale lei stessa si era avvolta, stava cominciando a snodarsi.
«Meiko... che nome grazioso!» commentò la maggiore, tenendo tra le braccia la piccola creatura. Con le mani affusolate le carezzava i capelli, si inebriava dell’aroma che la piccola emanava, e in cuor suo si chiedeva come dei piccoli bambini potessero portare con sé l’oscurità. Ma il Diavolo è dietro l’angolo – a prescindere dal suo nome! Ed ella, troppo amorevole e dal cuore cieco per riuscire captarlo, la preda perfetta, l’agnello sacrificale da portare via a Dio.
La sua anima era così pura che attirava a sé ogni demone dall’inferno – che Michele fosse al suo fianco per questo? Nuovamente, il pensiero che quella fosse una prova dell’arcangelo le attraversò la mente, e trasalì, consapevole che a dimostrazione fatta avrebbe avuto tutte le ragioni.
Ma i bambini sono la bocca della verità e ciò che scivola da loro, con seria convinzione, tocca le corde del cuore e dell’anima e ciò che la piccola Meiko andò a pronunciare, squarciò le corde e gelò il sangue. «Lui?» ripetè Anastasia. Il suo sguardo si fece più serio, gli occhi plumbei si tinsero di rosso e lo stato di allerta la obbligò a sfoderare le sue ali serafiche. Eppure niente emanava minaccia, l’aria era così pulita da sembrare un angolo di Paradiso – che fosse la presenza di Michele a rendere beato il posto?
Più la giovane imponeva le domande, più la piccola la traviava, portandola verso campi esili, a liberare la mente, a liberare l’anima e la sua lucidità. Doveva rimanere con i piedi per terra, e quando si convinse di ciò, si trovarono dinanzi ad una enorme quercia, così grande da sembrare un albero di linfa, un flora vitale. Anastasia da essa vi percepiva tutte le energie della terra. Meiko nuovamente parlò, ma ad attirare l’attenzione di Ana fu il tono che scivolò dalla boccuccia della minore, finora cinguettante, all’ultima affermazione la tristezza agonizzò l’animo della maggiore, trascinandola giù in qualche abisso – sei instabile, Anastasia.
«Meiko dove vai.. dobbiamo trovare i tuoi genitori. Chi è ‘’lui’’? E perché dovrebbe arrabbiarsi?» molte furono le domande che non ebbero risposta, e Ana inerme, non riuscì a risolvere nulla. Accasciata tra l’erba, protetta dalle sue ali serafiche, attese il giungere del Santo, che come in un’apparizione, sentenziò a lei. L’oscurità calò all’arrivo dell’arcangelo, portando nuovi dubbi, nuovi interrogativi. Come avrebbe spiegato la sua situazione al maggiore? Ancora pi importante, sarebbe saggio condividerla? Nell’istante, la voce della piccola riecheggiò nella sua testa, come un eco rimbombante urlato sulla vetta di una montagna. Ana alzò velocemente la testa, saettando a destra e a sinistra lo sguardo. Niente. L’iride ancora rosso, la luminescenza a contornarle l’aura.
«Michele.. cosa pensi siano secondo te i bambini? Quale visione attribuiresti a loro?» il battesimo li priva del peccato originale.
[parte due]

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knb11’s Profile PhotoArcangelo Michele
La scia di luce che illuminava flebilmente il corridoio, appariva più lugubre di quel che ci si immaginerebbe. Anastasia, propensa a disturbare l’indifferenza dell’arcangelo, era ormai agli sgoccioli; sebbene le minacce verbali - perdonala Padre - non condizionavano affatto il burlone al di là della porta, ella non si tirò indietro alla tacita sfida, e con la mano sulla maniglia prossima a spingerla - con un ultimo avvertimento - a bloccare il gesto fu il giungere di una piccola fanciulla, che investì come un tornado la pacatezza del serafino.
Si ritrovò catapultata a ritroso, quando il suo amato fratellino sgambettava a destra e a sinistra e acciuffarlo sembrava la sfida più grande a cui il Signore l’avesse sottoposta. E questa dolce creatura, che la strappò via dalle grinfie di Michele, portandola con sé in dolci mondi fatati, fatti di risate e arcobaleni, di tepore e sole sereno. Anastasia, per quanto analizzasse minuziosamente ogni fattezza nel quotidiano, con la piccola - dal nome ancora ignoto - si lasciò trasportare anziché prediligere l’autorità. Fu un beato toccasana, ogni macigno che le si era addossato - schiacciando a terra ogni parte di sé - non le pesava più e quel correre nel cielo azzurro, con il sole a illuminare la giornata, con i giardini rigogliosi come in primavera, e l’aria intrisa d’una freschezza eterea, per un attimo si dimenticò di chi fosse, il suo nome, la sua età, le sue responsabilità... e non importava che cosa stava succedendo, ciò che importava era che stava succedendo! Che fosse una manna dal cielo, per lei? Che anche l’onnipotente Dio comprendesse le fatiche di Anastasia? – Michele sembrava più una piaga (con tutto il rispetto) più che un Santo da amare e onorare.
A questo sentimento, una scarica elettrica attraversò la sua mente, a disturbare la quiete di cui si stava gratificando: e se fosse tutta una messa in scena di Michele, solo per burlarsi di lei? Non la stupirebbe – ma che colpo basso sarebbe metter di mezzo una infante tanto graziosa? Lei, che dei bambini amava ogni loro purezza – mentre lui nemmeno ne coglieva il fiore. Nel rincorrersi, Anastasia riuscì finalmente ad afferrare l’esile corpicino della bambina, sul quale scagliò un fragoroso e sentito solletico: fu musica per le sue orecchie sentirla ridere di gusto, e nuovamente riemerso i giorni passati con Kaede, pomeriggi trascorsi a prendersi cura di lui, ad amarlo come farebbe una sorella, a sgridarlo, a crescerlo e a renderlo un uomo saggio qual era diventato.
«Ma guarda che monellina che abbiamo qui» non aveva intenzione di interrompere quel momento, avrebbe crogiolato nel gaio dell’atmosfera. Tuttavia, le cose belle hanno sempre una fine e questa manna dal cielo era tutto fuorché un’accettabile esistenza – allora Michele aveva ragione! Troppo ingenua Anastasia per riuscire a scindere il bene dal male: come Adamo ed Eva che si erano fatti ingannare, anch’ella cedeva, specialmente alle fattezze fanciullesche di chi non ha il peccato.
[...]

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https://ask.fm/Eagle_Hawks/answers/173917349671

Eagle_Hawks’s Profile PhotoHawks
I sospiri di Hawks erano un incessante sconquasso nel silenzio che troneggiava nell'aria. Miriadi di frecce scoccate contro il suo cuore, ed ella, giovane serafino spezzato, racchiuse quel senso di angoscia dentro al suo cuore, aspettando il colpi ultimo da parte dell'amato.
Lei, che ha sempre creduto nell'amore, convocò ancora un'ultima volta la solennità del sentimento, pronunciando le più recondite ed eteree delle parole, pregando che raggiungessero il cuore e l'anima di Hawks. E ne fu grata quand'egli, imbevuto della quiete e della lucidità, si mostrò sereno e disponibile, ascoltando le delucidazioni ch'ella gli rivolse, intonando le melodie passionali acute.
Fu come udire gli angeli cantare. Il tepore del Signore posarsi sulla nuca e coccolare i pensieri intrusivi che talune invadono le menti. «Non sai quanto mi allietano le tue parole, Hawks» le fu istintivo avvicinarsi a lui e intrecciare le mani affusolate con quelle del maggiore, stringendole in un'amorevole morsa da cui avrebbe gradito crogiolarvi in eterno. Un contatto che valeva più di mille altre parole.
Anche Anastasia fu soggetto di ingiustizie e pene, di quel cuore spezzato in cui entrambi si erano afflitti, un po' sanguinanti ma da cui assieme sarebbero usciti. «Ti chiedo perdono se ti ho ferito, sicuramente non ho tenuto conto di quanto avresti potuto soffrire tu, pensando egoisticamente al mio status, a quella vetta che da sempre cerco di raggiungere in una unanimità» le parole sgorgarono dalla bocca come un fiume in piena e navigava ella in quell'oceano, alla ricerca del suo amato, per lambire la sua mano. Aveva ancora tanto da imparare, da conoscere e capire. Da inglobare sentimenti umani, differenti dai serafici titilli che zampettano nell'anima.
«Pace fatta?» una comunione che le permise di addentrarsi nella sacrestia della sua anima e ti accendere un lume nei tarli di Hawks. Gli prese ambe le mani e portandole a sé gli baciò le nocche, un segno che marchiò su di lui il suo amore.
«Tu sei tutto per me e anche il Padre Celeste questo lo sa» un ultimo rintocco prima di riaccendere il cuore, in quella calda giornata che deliziava le armonie sonore di Anastasia. Strofinò il viso contro le grandi mani dell'uomo, condividendo il calore che le si era dipinto sulle gote rossastre. Gli occhi persi per lui, beandosi di quel passionale contatto.
Il cuore le batteva incessante nel petto e finalmente le tornó il senso di respirare, di riprendere la vita, la linfa vitale che le pareva non scorrerle più nel cuore e nelle membra.
Ogni angolo di lei tremava e sentirsi cucita addosso il calore di Hawks fu come rinascere, una stella che muore e cade, divenendo il desiderio di una qualche anima persa.

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[ Role pt.2 to: @knb11 ]

anastasiabaileyb’s Profile PhotoAnastasia Altair Bailey
[...]
e sarebbe sano, per chiunque, non trovarsi mai nella posizione di udire certi pensieri, sentimenti negativi. Aveva bisogno di purificarsi, di liberare la mente dai fardelli che le si erano addossati, cuciti sulla pelle, rattoppando quei vuoti che non riusciva a colmare. Fu una sorpresa il cambio di scenario, per un attimo le liberò la mente. Era curiosa, d'animo ascoltatrice e volenterosa apprendista. Benché avesse avuto la fortuna di nascere in una buona famiglia, non si era mai data pena di uscire particolarmente fuori dai suoi confini — e con Michele, stava riscoprendo i lati del mondo che Dio e l'umanità avevano costruito nel tempo. «Che meraviglia» si permise di proferire, pur sapendo che le sue parole avrebbe alimentato l'egocentrismo dell'arcangelo, incalzandolo inevitabilmente ad asserire con una frase simile "come non potrebbe! È in mio onore e tutto ciò che mi viene dedicato è meraviglioso!" Al pensiero, Ana si pentì seduta stante di aver affermato una sciocchezza tale. Per sua fortuna, furono accolti da una fanciulla del posto, devota al Santo Arcangelo e il serafino, che all'occhio balzano tutti i dettagli, viste le riverenza rivolte a Michele, intuì che gli abitanti fossero a conoscenza della sua essenza. I pensieri si accavallarono nuovamente. I giudizi ch'ella s'era costruita finora su di lui crollarono nuovamente, come un edificio durante un terremoto. Ne raccolse le macerie e quando il maggiore la congedò, ella si ritirò senza proferir parola, chiudendosi nelle sue stanze silenziosamente e accasciandosi al suolo, con le mani conserte, chiese al Padre suo l'illuminazione.
«Perché? Perché mi fai questo?» la mente era in uno stato caotico. Era come se Dio avesse deciso di muovere una pedina sulla casella sbagliata e così facendo, era stata mangiata e sconfitta. Si lasciava sopraffare facilmente quando il soggetto in questione era Michele; tutto di lui la sorprendeva, e quando / credeva / di aver finalmente capito qualcosa di lui, arrivava sempre quel barlume a smontare tutto. «Come posso io insegnargli qualcosa?» le lacrime sgorgarono sul viso diafano. Un dolce e tiepido tepore, di quel sole ammirato sorgere poc'anzi su una parte di mondo, filtrò dalle vetrate, posandosi sul suo esile corpo. Nei fasci di luce percepì la presenza di cui aveva bisogno, la luminescenza a solleticarle i tarli e a suggerirle quelle parole che stava aspettando. Si ritrovò presto dinanzi alla porta di Michele. Sembrava che a dividerli vi fosse il firmamento, eppure riusciva a toccare la sua grandezza, che sempre le aveva tenuto compagnia. Lui sempre c'era stato — era per questo che non riusciva a indietreggiare in sua presenza?
Bussò: una, due, tre volte. Silenzio. «Hai deciso di ignorarmi deliberatamente? Guarda che posso anche andarmene, eh! Vedi di uscire fuori e di fare qualcosa, che mica ho tutta l'eternità da passare con te» piccola parentesi di sfogo — doveva ancora scaricare quanto accaduto prima.

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Role pt2 to knb11

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knb11’s Profile PhotoArcangelo Michele
Anastasia era ammaliata dalla figura onnisciente di Michele. Intanto che lui arzigogolava sulle parole proferite dal Serafino, ella non poteva che posargli gli occhi addosso, ignara di che cosa gli passasse per la testa. Era un libro chiuso, sigillato, seppur dall'animo semplice da capire. Si era anticamente plasmato — ragion per cui non lo biasimava. Ana batteva forte sulle proprie convinzioni, un sofismo ben più moderno e agiato rispetto al barbaro ideologismo che ancora si portava dietro Michele. Erano due mondi opposti e chissà se lei riusciva a comprendere meglio l'umanità: che Dio abbia sancito il loro incontro affinché potessero completarsi a vicenda? Benché Ana riconoscesse le proprie mancanze, Michele d'altro canto non avrebbe mai ammesso - nemmeno a sé stesso, probabilmente - di avere gli occhi oscurati. Lui che tutto sapeva e tutto vedeva; le sue parole furono una conferma di ciò ch'ella stava pensando.
Tirò un /grande/ sospiro, santa pazienza per la giovane Anastasia. «Dio, dammi la pazienza perché se mi dai la forza faccio una strage» c'era un limite e Michele, con non-chalance, stava superando quella soglia. La minore non riusciva proprio a discostarsi dall'arcangelo, sebbene lui le mostrasse quanto di più meraviglioso la natura - creato d'Iddio - si dilettasse a dipingere e manifestare, ella era di Michele che si saziava, giacché quel che provava nel contemplarlo - e un po' venerarlo, tacitamente - le accendeva le sinapsi recondite, cogliendo risposte sui grandi quesiti della vita. Era Michele quello che non aveva goduto abbastanza della natura, che dava per scontato le sue meraviglie. A ognuno le sue risposte, le sue convinzioni e per il Santo Arcangelo giunsero rivelazioni a cui mai alcuna creatura celesta potrà accogliere. Pronta al castigo, ella si quietò, convinta che la giustizia avrebbe ingiuito contro lei. Non temeva Michele in quanto spirito, tutt'al più temeva le sue convinzioni, quel platonico amore che lo avrebbe spinto - per davvero - a compiere azioni folli. In cuor suo, sotto sotto, Anastasia credeva di meritarsi quella punizione, non perché fosse peccatrice di amori, bensì perché era venuta meno - tante volte - a quelle che potevano essere le volontà di Dio. Intrecciò le candide mani al petto, chiuse gli occhi e rivolse il viso verso il cielo, in attesa di essere accolta dal suo Signore, Padre Creatore. Capì allora di avere dei rimorsi, parole che non erano state dette, sentimenti che non aveva decantato abbastanza ma era pronta, poiché il suo amore un giorno sarebbe giunto a chi di dovere. Serena, si abbandonò al colpo che la stava per raggiungere ma a toccarla altro non fu che l'arcangelo stesso e la sua idiozia, che in Ana scatenò una forte rabbia.
«Tu....» forse - senza forse - quel che pensò non è adatto ad un serafino, angelo di Dio, che l'altra guancia porge. Forse - senza forse - quel che si accese, avvampando in lei d'ira, va ben oltre anche l'angelica comprensione [...]

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[ Role pt.2 to : @Eagle_Hawks ]

anastasiabaileyb’s Profile PhotoAnastasia Altair Bailey
[...]
«Non dubito che sia difficile da comprendere. Chi non è come me.. come noi.. vede effettivamente quello che vedi tu. Ma noi siamo la personificazione dell’amore di Dio e il nostro amore è così etereo da essere idilliaco e potente. Lui è Dio ed io sono il suo serafino. Sapevi a cosa saresti potuto andare incontro Hawks.. non sono una creatura qualunque. Ma io ho scelto te, dopotutto.. se ogni volta dubiti di me.. come possiamo tenerci per mano? Mi vuoi chiusa nella tua campana di vetro?» Anastasia annaspava, con le unghie strisciava sul terreno stagnante, alla ricerca dei fiori di loto da porgere al maggiore. Si chiese se le sue parole avessero centrato l’animo più inconscio di Hawks, sussurrandogli quella verità che avrebbe quietato i nervi tesi.
Il desiderio di sfiorarlo, di entrare in contatto con lui e infondergli il calore che quotidianamente ardeva, lui benzina per lei. «Le tue parole, così sporche come la bocca di Satana, mi fanno intendere che della mia anima non ti ha toccato nulla. Ma benché in me viga il volere di giustiziare il verbo poco consono che hai elargito, al contempo ti amo e ti porgerò l’altra guancia, chiedendoti, come Gesù chiese sulla croce, il perdono.» E la quiete, per una volta, fece da padrona alle parole che proferì, con la pietà sul viso e l’armonia nel cuore, di chi ama passionalmente un’anima.

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Role pt2 to  EagleHawks

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La flora, sulla quale gli occhi di Anastasia si rivolgevano, appassì. Così come l’aria s’intrise di fumo passivo. Le mura della dimora divennero fredde, zelanti, come ora il cuore dei due amanti, attecchiti come la neve a Dicembre. Sembrava di star cadendo in quel vuoto che ormai conosceva bene. Non trovava vie di fuga e il solo desiderio di abbandonarsi senza combattere le sfiorò la mente, baciandola com’era stata baciata dalla morte, dal Diavolo e dalla miriadi di sentimenti che nutriva incondizionatamente. Lei che era serafino, lei che amava come solo gli angeli di Dio sanno amare. Lei che aveva ceduto ad Hawks il suo cuore, andando contro sé stessa e la sua ragione per poter volare libertina nel cielo per amore. lei, che ora era stata crocifissa dalla persona che amava, accusata... e l’indole giustiziera prese il sopravvento, la lingua schioccò al palato, infervorata, occhi iniettati di cremisi, sanguinavano lacrime. «Come osi» pronunciò la bocca.
Il cuore lontano anni luce dal cervello.
Razionalità sconfitta dall’irrazionalità.
La ragione che scemò via, spazzata dal tornado catastrofico che si era abbattuto sui giardini di Marzo.
Ed ella piangeva, il viso agognato. Michelangelo plasmò un’ultima volta la peripezia della ‘’Pietà’’ sul volto della giovane Anastasia, inebriando il suo velo dell’essenza e del dolore che la Vergine Maria provò alla morte del figlio Gesù.
«Come osi pronunciarti in tal modo, dubitare dei miei sentimenti quando io mi sono abbandonata interamente a te? Non nutri fiducia nei miei confronti Hawks? O sei tu che non provi abbastanza amore per e rifletti la tua persona?» erano parole che Anastasia non avrebbe mai pronunciato se non si fosse schiantata contro il muro, se non avesse volato troppo alta nel cielo bruciandosi le ali.
Col cuore spezzato, si lasciava martoriare dalle colpevolezze di Hawks, chiedendosi quanto fosse ragionevole amare, essere Madre di tali sentimenti se pi diffondergli come verbo di Dio le costava tanta pena.
E capì allora cosa il figlio di Dio fu costretto a subire, condannato dalle medesime persone che giorni prima lo aveva accolto. Come pecorelle guidate dal diavolo. Che anche il suo Hawks non fosse tanto diverso? Che lei, serafino, non avrebbe mai conosciuto l’anelato amore umano?
Cos’era il fiume che scorreva dentro di lei?
Si toccò il petto, udendo il battito che armonizzava dentro. Il rombo del cuore che palpitava, un’antica stregoneria che placò i tizzoni ardenti della giovane.
E il viso arrossato delle lacrime cremisi rivelò tutta l’umanità in lei. Non avrebbe chiesto perdono per un crimine non commesso, ma parlando cuore aperto, spalancando le finestre della sua anima, avrebbe nuovamente - e per un’ultima volta - accolto Hawks, rivelandogli quei tarli sconosciuti, incompresi e unici. «Michele per me è importante e questo lo devi comprendere. È un mio fratello, lui è il Santo Arcangelo.. inevitabilmente lo amo, inevitabilmente mi ama. Viviamo, esistiamo per questo»
[...]

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