[ Diario, Dicembre 1952 ]“ Oggi l’ho vista, proprio Lei. Non Carol, l’altra. Se ne stava seduta fumando una sigaretta, mi guardava desiderando che non esistessi. Tenevo a freno i miei pensieri ma è possibile che mi si siano letti in faccia. La odio, nemmeno so chi sia, ma odio il modo in cui riesce a far ridere Carol. La trovo un’oca, impettita, pronta a fare la sua bella figura.Abby, avevo scordato di scriverlo. Si chiama Abby. ”
« Mi ami? » le sussurrò ad un passo dalle sue labbra. L’istinto l’avrebbe sospinta ad un bacio, qualcosa dentro Therese la tenne saldamente ferma in attesa della risposta. « Perché me lo chiedi? » « Voglio che me lo dici! » « È così importante? » Certo che lo era, maledizione. « Sì. » Una breve pausa che parve essere per Therese una spiacevole condanna. Teneva gli occhi fissi nei suoi. Le era così tanto difficile? « Ti amo, Therese Belivet. È talmente ovvio che non c’è nemmeno bisogno che tu me lo chieda. »
[ Waterloo / Memories ]Concentrati su un rumore. Il lavandino del bagno sta perdendo acqua, forse Carol non deve averlo chiuso bene. Concentrati su quelle gocce che s’infrangono in un fragore che ti pare immenso. Ascolta con attenzione, aggrappati a quel ticchettio , cerca un appiglio. Respira, placa la mente. Quel fastidioso suono ti pare ormai lontano, cerca altrove, cerca altro. Odi il rombo di qualche macchina che sfreccia sulla strada, che ore sono? Stai perdendo la concezione del tempo. Che giorno è? Concentrati ancora. Pensa, che cosa sta succedendo?« Carol! »Spacchi così il silenzio creato, la magia a lungo anelata. Quel nome ti appare salvifico, lo tieni fra le labbra prima di pronunciarlo ancora. Ti piace il suono di quel nome, ti piace quel nome su di lei. Sono pause di piacere e respiri quelli che intervalli tra un nome ed un bisogno.« Ancora! »Sei alla spasmodica ricerca di un nuovo rumore, lo trovi esattamente lì, ove non pensavi potesse esserci. Il rumore del sesso ti squarcia l’udito, te ne imbarazzi e non vuoi liberartene. Ancora, ancora ed ancora, quello è il rumore che stavi cercando, quello che si muta in un silenzioso bisogno d’essere ancora “sua”.
Rq : You approached the right angle of my heart, filling it, emptying it, readjusting it.
"Please don’t be angry when I tell you that you seek resolutions and explanations because you’re young. But you will understand this one day. And when it happens, I want you to imagine me there to greet you, our lives stretched out ahead of us, a perpetual sunrise. But until then, there must be no contact between us. I have much to do, and you, my darling, even more. Please believe that I would do anything to see you happy. So, I do the only thing I can… I release you."
(( Dipende tutto dal contesto. Therese Belivet è una ragazza molto giovane e come tale acerba, qualsiasi cosa le appare insolita e tende a paragonare ciò che vede con la sua modesta esperienza. Data la sua giovane età, reagisce spesso senza pensare alle conseguenze eppure se giustamente consigliata sa quando e come fermarsi.Mi trovo abbastanza a mio agio a scrivere della Belivet, per il momento non ho incontrato nessun ostacolo dinnanzi alle situazione presentatele ON GAME.
[ New York - Aird & Belivet's House ]Aveva infilato la chiave nella toppa, due giri e fu finalmente in casa. La dura routine era giunta al termine anche quel giorno. I piedi le dolevano così come il collo e la testa, pareva quasi che ogni singolo muscolo del corpo fosse costretto in un unico e doloroso spasmo. Liberatasi dagli scomodi tacchi scuri, in punta di piedi si avviava verso il salone dove avrebbe posato la borsa ed alcune buste colme della spesa fatta poco prima. Uno spettacolo nuovo e diverso era quello apparso agli occhi di Therese: la musica scorreva nella radio avvolgendo la stanza, Carol danzava a ritmo di note soavi. Leggiadra e bella, si muoveva nello spazio danzando con estremo tempismo, teneva gli occhi chiusi lasciandosi trasportare forse da qualche lieto ricordo forse dal ritmo dolce. Rimasta incantata dai movimenti, Therese sorrideva non disturbando quello spettacolo inatteso. Solo quando il desiderio di abbracciarla superò il riserbo, girandole attorno, la colse di schiena abbracciandola e facendola sobbalzare dalla paura. Risero e danzarono assieme le ultime note di quella splendida musica di cui ignoravano anche il titolo. Dopotutto cosa importava? Sapevano essere felici con poco.
Easy Living di Billie Holiday.Una canzone alla quale sono molto legata, suonata e cantata fin troppe volte. Adoro le sue parole, adoro il ritmo lento ma accattivante.«Living for you is easy living It's easy to live when you're in love And I'm so in love There is nothing in life but you»
Ciò che ho ora è tutto ciò che potrei mai desiderare. Rispettata ed amata da una donna a dir poco perfetta, penso che questo sintetizzi il concetto di paradiso.L'inferno? Perderla, nient'altro.
[ New York - Past ]Cosa ne sapeva di Carol Aird? Niente. Cosa ne sapeva della sua vita? Niente. Era davvero pronta a volerne entrare a far parte? Tenendo stretta la cornetta fra le dita, il respiro della donna dall'altra parte sembrava scosso. Avrebbe voluto tanto saperne le motivazioni, ma per Therese la bionda signora era ancora una totale estranea alla quale si era avvinta pericolosamente. "Vorrei sapere... Farti delle domande" incespicava la Belivet incerta sul da farsi mentre fissava il ricevitore di colore nero dinnanzi a se e quegli orrendi tasti. Una pausa più lunga del dovuto. Carol aveva riattaccato? "Chiedimi tutto..." ecco la sua voce, sembrava distrutta, cosa le stava succedendo? Ancora un momento di silenzio, adesso per davvero aveva riattaccato? "Per piacere.." Carol era un enigma e come tale sarebbe rimasto. La sofferenza che si portava dentro raggiungeva picchi che Therese ignorava così inesperta del mondo e della vita. L'avrebbe aiutata, questa era la sua promessa. Fino al punto che le avrebbe permesso, si promise. Chiuse gli occhi percependo l'intensità del suo respiro. Avrebbe voluto scivolare via, scappare e tornare da lei, ma questo accade solamente nei sogni.La chiamata terminò. Therese non seppe cosa pensare della donna che le era apparsa tanto diversa quanto pericolosamente debole.
Non esiste musica migliore di quella prodotta dalle bocche di due amanti affannati e appagati. Non esiste melodia più perfetta di due corpi che scivolano nel peccato più rovinoso. Non esiste niente di più perfetto di un essere innamorato di un suo simile, producono una canzone che rende invidiosi gli Dei e gli Angeli.
““Do you realize this is the only drink I’ve had since we left New York?” Carol said. “Of course you don’t. Do you know why? I’m happy.” “You’re beautiful,” Therese said.”
[New York]La loro piccola vita andava a gonfie vele. Chi l'avrebbe mai detto? Chi ci avrebbe mai scommesso un dollaro? Ancora scossa dalle emozioni appena provate, sentiva d'aver abbastanza lucidità per comprendere l'enorme fortuna che era riuscita ad accaparrare seppur con fatica e dolore. Se ne stava tra le braccia di Carol desiderando che la notte divenisse una perpetua eternità ove perdersi insieme e ritrovarsi. Si definiva un pezzo di un puzzle che aveva trovato il posto ove stare completando un disegno a suo dire perfetto. Avrebbe voluto dirle che l'amava, vinta da quello sguardo, non poté far granché. Se ne stette lì, abbandonata al corpo nudo dell'amante, attendendo che il sonno la cogliesse.