Ｗｅａｓｌｅｙ ｉｓ ｏｕｒ Ｑｕｅｅｎ [ ♚ ]

‹ Baciami di nuovo. ›

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Continuò a sorridere, immaginandosi quante più prospettive possibili.
E in cima alla lista, c'era lui che le prendeva. E di santa ragione, anche! Calci, pugni, un ceffone sulla guancia, che per sparire ci avrebbe messo giorni... Insomma, ogni ipotesi era buona, e plausibile, e /dannatamente/ reale, si.
Perché sapeva di aver oltrepassato il limite.
Era come se avesse aperto le porte del Paradiso, senza chiedere il permesso a nessuno.
Così. Bum. Di punto in bianco. E al di là di queste porte, aveva trovato qualcosa di reale e ━ Bello. . .

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Quindi, quando il debole suono della sua voce, si scontrò con il suo udito, ci mise qualche secondo per tornare con i piedi per terra.
Le aveva chiesto━━ Le aveva chiesto di baciarla di nuovo?
Ma faceva sul serio?! Si, certo. E dov'era il trabocchetto?
Dai, davanti a se aveva Roxanne Weasley! Non una qualsiasi ragazza, di una qualsiasi altra Casata, che escludeva Grifondoro.
Oh, cavolo! Aveva appena baciato una Grifondoro. Ma era, del tutto, impazzito? . . E suo padre? E il suo essere? I suoi ideali?
Con quei pensieri, che tentò di scacciare con una scrollata di testa, posò nuovamente le labbra sulle sue.
Stavolta le sue mani andarono ad appoggiarsi /entrambe/ ai lati del suo collo e la lingua decise di mettersi in mezzo, vogliosa come lui di incontrare quella di lei, per giocarci e danzare in un mondo del tutto differente da quello in cui erano, dove tutto, sarebbe apparso strano, e inaudito, e━ inconcepibile.

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Non c'era più il giusto, o lo sbagliato.
C'erano solo lui e lei, uniti da quella strana voglia di appartenersi ed esplorarsi, sotto un punto di vista diverso, nuovo, intimo.

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Le ci volle uno sforzo enorme, per riprendere una piccola, minuscola parte, di ragione. Se non altro, per annuire e capire per quale motivo stesse muovendo la testa in quel modo. Ma le sue labbra erano ancora lì, e Roxanne non capiva perché erano ancora lì. . . e la tentazione di riprenderle, e tenerle tutte per se, era troppo forte. E lo fece, quasi. . . si riavvicinò fino a sentirne la presenza, fino a sentire il suo respiro caldo sulla pelle, sulle sue, di labbra. E decise che poteva bastarle. Che era abbastanza.

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