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Oberyn Martell

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☼ –– THE RED VIPER / „ i did not come here to sing you blues. lately, i open my mouth & out comes marigolds, yellow plums. i came to make the sky a garden. ‟

[…] Nelle giornate come quella, bastava sporgere la punta dei calzari oltre il limite del porticato e affacciarsi da uno degli archi a sesto acuto per essere immediatamente sfregiati da una luce insistente, la quale non lasciava scampo ad un solo angolo dell'immenso giardino che si estendeva a perdita d'occhio fino a congiungersi con la serie opposta di colonne, che delineavano il perimetro interno del palazzo; lì, solo lì, tra lo scorrere lento e incessante dei piccoli ruscelli e l'aroma di timo e salvia, il principe dorniano riusciva a trovare un minimo di conforto. Tutt'attorno era una vera e propria esplosione di colori, dai bassi cespugli di rosati oleandri agli schizzi violacei di lavanda, a spezzare la monotonia preponderante del verde, costituita in gran parte da alti alberi a foglia larga e rampicanti, che procedevano la loro corsa lungo i profili delle colonne e degli ampi parapetti - e ancora, se si allungava lo sguardo all'imponente fontana situata al centro, si potevano notare ninfee e giacinti dalle tonalità accese e lucenti. Mentre si trascinava a passo lento lungo lo stretto corridoio in pietra, l'acqua ai margini riproduceva in maniera del tutto fedele il profilo della sua figura alta e massiccia, forgiata da una vita di allenamenti e battaglie: la tunica dorata ricoperta di soli in metallo, simbolo della sua casata, ondeggiava spinta dal lieve vento estivo e fasciava il fisico dritto e composto, facendo risaltare la pelle abbronzata, caratteristica dei dorniani; la mano destra era ferma sull'elsa della daga che pendeva dal fianco - vi si posava ogni qualvolta era pensieroso, ripercorreva con i polpastrelli il profilo a forma di serpente che si annodava su tutta l'impugnatura e le cui fauci spalancate facevano da pomo; le dita dell'altra, invece, agitavano una coppa quasi al termine di vino rossastro, facendolo sembrare un mare in tempesta racchiuso entro i confini curvilinei del bicchiere. Allo stesso modo il principe Oberyn era, nel suo costante dimenarsi, inevitabilmente intrappolato, vittima della sua stessa smania di sangue –– e nemmeno lì, nella residenza in cui era nato e cresciuto, sentiva di essere al suo posto.

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lately i open my mouth

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