#mixer

Sento la tua voce nella mia testa sussurrarmi "l'ansia, l'ansia, l'ansia" e invece no, mio caro M., anche se effettivamente talvolta avrei proprio bisogno di un ansiolitico. "Metti la maggior parte delle emozioni in un mixer, frullale ed otterrai Sharon". Me lo sono sentita dire spesso, forse perché effettivamente trasformo il turbine di emozioni che provo in un vero e proprio punto di forza; o forse perché sono instabile emozionalmente - quasi -, ma d'altronde le emozioni mi rendono più viva che mai, sono qualcosa in grado di descrivermi al meglio. Ed è proprio per questo che faccio fatica a trovarne una che mi descriva appieno, che sia la mia emozione. Ma, riflettendoci per bene, credo proprio di averla trovata. Se non hai mai fatto ricerche riguardo alle emozioni, sappi che in base ad alcuni studi inerenti alle espressioni facciali (altra mia caratteristica che non posso ignorare), Paul Ekman ha individuato quelle fondamentali (insomma, le principali sono quelle di Inside Out), che danno vita a loro volta a nuove emozioni. Quella che sento effettivamente più mia, è la sorpresa. La sorpresa dal punto di vista dello stupore, ecco. È davvero facile lasciarmi a bocca aperta. Con "facile" intendo dire che avendo un'indole estremamente curiosa, è per me semplice lanciarmi nelle novità ogni volta che posso. E sì, quando la curiosità finalmente viene appagata, lo stupore che provo ogni volta che scopro qualcosa di nuovo o quando vengo colta alla sprovvista, mi si illumina completamente sul viso. Sono così rapita da questa emozione che mi sembra di tornare bambina. Hai presente quei bambini che rimangono incantati da racconti che non conoscono, e così via? Evidentemente ho conservato quell'aspetto fanciullesco. La verità è che mi sento fottütamente bene quando arriva quel qualcosa in grado di sballare completamente il mio equilibrio, qualcosa in grado di lasciarmi senza parole. Ovviamente l'ignoto talvolta desta anche il timore o l'ansia ecc perché dipende sempre dalle circostanze ma, la sorpresa, è essa stessa una sorpresa che, per ora, non mi ha mai delusa.

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Cuketová polévka

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1 menší cuketa (zelená, žlutá...)
1 větší cibule
2 větší brambory
3 stroužky česneku
1 čajová lžička kari
1 litr zeleninového vývaru (nebo 1litr body a 1 kostička zeleninového bujónu)
10g másla
Sůl není moc potřeba, ale každý podle chuti :)
Na ozdobu - Smetana na vaření, oříšky (kešu, pecanové, lískové), slunečnicová semínka, sezamová semínka

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Cibuli a česnek nakrájíš na kostičky. Do hrnce dáš máslo a cibuli s česnekem na něm lehce osmažíš. Přidáš cuketu nakrájenou na kostičky a lžičku kari. Když se to prohřeje, přidáš ještě nakrájené brambory a zaliješ vývarem.

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Vaříš 20 minut, všechno musí být měkké. Nakonec polévku rozmixuješ. Tyčovým mixerem, nebo normálním. Já to dělám tak, že vodu sleju do hrnka a do mixéru dám cukety a brambory a vody jen trochu. (mám mixér do kterého můžou přijít horké věci) Pak to rozmixuju a vrátím do hrnce, kde k tomu doleju zpátky slitou vodu.

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Kdo má rád trochu výraznější chuť, může při mixování přidat ještě jeden stroužek česneku.

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Polévku dáš na talíře, ozdobíš smetanou a posypeš oříšky a semínky :)

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PS: Kdo nemá rád cuketu, téhle polévky se nemusí bát. Cuketu bych v tom fakt nehledala, kdybych nevěděla že je to polévka přímo z ní. A fakt to stojí aspoň za vyzkoušení, je fakt mega dobrá. A zbavíte se přebytečných cuket :D

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Dobrou chuť přeji :D

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—con il consueto bicchiere di scotch fra le mani — osservava le movenze del bel barista, indecisa se approcciarsi a lui durante il turno o attendere che questo finisse.

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Nathan scosse il mixer saldo tra le mani, successivamente rovesciò il contenuto nel bicchiere e lo adornò con un’oliva. Si trattò dell’ultimo ordine della serata, tale gli parve. Malgrado fosse preso dal proprio lavoro, non gli fuggì il fatto di essere osservato. La notò ad un certo punto della serata, la fascinosa fanciulla dai crini castani. Simile, Nate non fu sorpreso che lo studiasse: non sarebbe stata la prima volta.
Si accertò preventivante dell’orario, ormai più vicino a fine turno serale. Per cui fu tempestivo nel preparare l’ultima miscela, dose per due. Quando scoccò la mezzanotte ripose il grembiule scuro, lo tolse dalla vita. Appoggiò i due bicchieri sul bancone, davanti la giovane. Ammiccò a lei senza parole, scomparì sul retro, successivamente attraversò la sala, accomodandosi accanto a lei. Sarebbe stata questione di minuti prima che arrivasse il cambio, dunque si prese la propria libertà studiando maggiormente il viso di lei.

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«Mi auguro che ti piaccia il Manhattan, /nena/. Mi sono permesso di farlo forte, tenendo conto della tua precedente ordinazione.»

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piena, le palpebre non ne volevano sapere di chiudersi. Optò, quindi, per una serata ad uno dei tanti locali in centro: I wanna be like you. Ma essendo tardi, trovò il locale quasi deserto e in più notò il barista sgombrare il bancone. Alla vista di ciò, Lia si precipitò davanti ad esso con un'espressione rammaricata. ‹ Non dirmi che stai togliendo le tende? Ed io ero venuta qui solo per farmi servire da te. › rivelò lei; dipingendo un sorriso malizioso sulle labbra cremisi tentando di persuadere il ragazzo.

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Quando Nathan sollevò le pupille da bicchieri e mixer cercò un punto preciso nel mezzo della sala principale del locale, finché incontrò le lancette dell'orologio segnare le tre e mezzo. La clientela si era già diradata, dunque iniziò a ritirare i bicchieri posti sul bancone, li mise direttamente nella lavatrice nascosta dietro la sua postazione. Si trattò di un mestiere veloce e di poco conto che eseguì lentamente: mancava poco meno di mezz'ora alla chiusura delle porte. Sicuro non si aspettò di ricevere l'ultima cliente proprio sulla fine del turno di notte, che rivelò essere una fanciulla candida e dal naso fine.

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«Lungi da me rifiutare una proposta tanto allettante. /Eu nasci para servi-te, raio de sol/. Dimmi tutto quel che vuoi, oltre il barista.»

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Nate formò un sorriso provocatorio, mantenne un tono controllato e si concesse un ammicco durante la presa del mixer. Un ultimo ordine non sarebbe stato un disturbo: avrebbe anche potuto trattenersi oltre la chiusura con le giuste premesse.

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continuare il discorso senza che gli ordini dei clienti seduti al banco andassero dispersi. Nel frattempo non accennò nemmeno una volta a voltarsi verso di loro, preferendo di gran lunga ripercorrere i lineamenti di Electra. Era passato tanto tempo, che seppure l'avesse davanti ancora era incredulo fosse vera quella visione. «Sono venuto qui per approfittare della delocalizzazione di questo posto. Un uccellino mi ha riferito che mio padre stava cercandomi, ma non ho intenzione di farmi trovare /non ancora/. So che terrai le tue belle labbra serrate a riguardo, meu amor, non vorrei mai dovessi vedermi iracondo.» Ammiccò su quel richiamo a lei, scavando una fossetta nella guancia, sorridendo appena. Sapeva che ogni pensiero confidato a quella donna sarebbe rimasto un segreto, ma l'indole provocatoria era la parte più vera di lui. «A me non è mai dispiaciuta la tua impazienza, scommetto neanche ad altri. Quindi sei stata dalle mie parti, wyt ti o ddifri?». Servì il drink ad una fanciulla poco distante, guardandola il giusto perché fosse invogliata a continuare la serata a suon di alcolici, per poi recarsi nuovamente davanti ad Electra. Parlare gallese era una qualità che non gli riusciva come un tempo, avendolo abbandonato a lungo a favore del portoghese. Se avesse potuto decidere dove nascere / o rinascere/, non avrebbe avuto dubbi sul Brasile. Scosse il capo portando una mano tra i capelli, trattenendo un sogghigno. «Parlami dei cuori che hai dovuto infrangere tu, piuttosto. Se già erano numerosi dieci anni fa, ora sono ancor più incuriosito della stima.»

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Quell’incontro fortuito stava facendo bene al suo spirito, lieto di aver rivisto un volto a lei noto, nonché un’altra delle poche persone per lei fidate. Electra lo osservava attentamente incuriosita dal suo abile destreggiarsi tra quella conversazione e le sue mansioni lavorative.
« Conserva l’aggressività per un secondo momento, potrebbe tornarti utile, chissà.
La mia bocca resterà serrata, anche perché non ho contatti con l’Olimpo da un bel po’. Ma anche se così non fosse, ho sempre custodito gelosamente sia i miei segreti che quelli altrui. » quelle parole giunsero in un tono di voce più flebile e suadente, tant’è che Electra dovette sporgersi un po' in avanti col busto, per far sì che egli potesse udirla. Tuttavia, decise di ritrarsi quasi subito, per poi rivogergli il solco di sorriso colmo di malizia.
Nel prendere un altro sorso del suo margarita, si accorse di averlo quasi terminato, perciò mandò giù ciò che ne restava tutto d’un fiato, posando infine il bicchiere sul bancone.
« Ebbene sì, fy nghariad, ed è stata un'esperienza interessante.
Per quanto riguarda i cuori infranti, è inutile dire che anche in questi ultimi anni ho preferito mantenere i miei orizzonti aperti. Non so darti il numero preciso, tendo a dimenticare ciò che per me è stato irrilevante.
Immagino che tu non sia stato da meno, però. Qualcuna è stata in grado di colpirti in maniera particolare? »

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tutti questi anni, querida, se non fossi quel che sono non ricorderei una sillaba di inglese. Se avessi saputo prima della tua presenza /forse/ avrei potuto pensare di abbandonarlo prima... O forse no, in un modo o nell’altro ci saremmo incontrati di nuovo.» Travasò il contenuto in un bicchiere dal collo stretto, aggiungendovi un goccio di Triple Sec e umidificando il bordo con il bicchiere con del lime prima di cospargerlo di sale. «Piuttosto, che cosa hai fatto /tu/ in questo tempo. Potresti anche raccontarmelo più tardi su un letto, come una volta. Non so se fosse per questo motivo, ma ti ho ascoltato spesso con piacere, non è da dare per scontato.»

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« In Brasile, mh? Dovrei esserci stata in viaggio parecchio tempo fa, ma non ricordo granchè. E cosa hai combinato? Oltre a far strage di belle donzelle, si intende.
A quel proposito, toglimi una curiosità: è vero quel che si dice sulle brasiliane e la loro innata bellezza? » pose quel quesito con un genuino guizzo di curiosità. Era davvero interessata alle altrui avventure in terra straniera, soprattutto in una terra a lei così recondita come il Brasile.
« Mi piacerebbe molto rimembrare i vecchi tempi, ma non so quanto possa essere fattibile, perlomeno nel mio dormitorio. Ho una compagna di stanza ora ed è anche parecchio petulante.
Inoltre, i discorsi adatti a quel contesto sono ben altri. » schioccò dunque la lingua al palato, con fare malizioso.
In seguito Electra afferrò il bicchiere tra le dita, per poi sollevarlo ed osservare compiaciuta la bevanda al suo interno. Successivamente la sua linea degli occhi si spostò di nuovo sul giovane, mentre prendeva un generoso sorso di quel drink.
« La mia dimora, in teoria, è rimasta Tebe, ahimè è difficile separarsi dalla magnifica Grecia. Però ho viaggiato parecchio e sono stabilita temporaneamente qua e là per la penisola inglese. Alla fine, la noia mi ha portata a ricercare posti del tutto nuovi in cui stabilrmi e dunque eccomi qui.
Che storia avvincente, non trovi? »

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all'interno del mixer e prende a scuoterlo, gli occhi azzurri puntati verso il proprio interlocutore. Ha le orecchie ben tese, poiché gli ha sentito proferire qualcosa che ha destato la sua curiosità. « Occhio che a chiamarmi "zucchero" non ti venga il diabete. » commenta, acida, per poi versare il conenuto del mix dentro un bicchiere allungato. Glielo porge poco dopo, spingendolo in sua direzione; il busto completamente adagiato sul bancone del bar, il capo retto dalla sua mano e uno sguardo ammiccante. « Hai tutta la mia attenzione. Spara. »

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Osserva le sue movenze e ne rimane ammaliato, ma non lo esterna. Sembra che Oshun ci sia nata cameriera per come scuote energicamente arancia e vodka nel mixer. Si chiede se quella stessa energia la tiri fuori sotto le lenzuola... è un tantino curioso, Gav'. Infondo è da tanto che non ha rapporti sessuali.

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❝ Come siamo acide. ❞

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Sghignazza compiaciuto e si prende quel bicchiere con la stessa sveltezza con cui scippa gli appunti ai secchioni dei corsi che frequenta. Beve tutto in un fiato, si lascia scappare un rutto finale come segno di apprezzamento e infine la guarda, deciso.

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❝ Siamo entrambi a quota due, ciò significa che alla terza sospensione scatta automaticamente l'espulsione. Per ottenerla dovremmo andare nell'ufficio del preside e riempirlo di graffiti ambigui, con tanto di firma: Gav' e Oshun, partner in crime o qualche altra strönzata del genere. Che te ne pare? ❞

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