#roma

‘'Lode al padre, al figlio e allo spirito santo’' che tradotto sarebbe : ‘’lode alla farina, al lievito, all’acqua, all’olio, alla passata di pomodoro, alla mozzarella che assieme creano la pizza – legge universale, nulla si crea, nulla si distrugge ma tutto si trasforma. Legge universale prima che diventassero esistenza palpabile le àncore.
Ah, non che io Illyasviel Chloe Dekomori in quanto Illyasviel Chloe Dekomori sia intelligente ma la regola dell’amico non sbaglia mai e quindi anche la regola del cibo non dovrebbe sottrarsi, se cambiando l’ordine degli addendi la somma non cambia.
In tutto ciò, ho perso il filo del discorso e le povere paperelle che mi stavano ascoltando - fintantoché dinanzi a loro mi gustavo le cosce di pollo del KFC - si dileguarono, trasportate dalla corrente della Vurga. Sbuffai - sono una bambina - e annoiata me ne andai, proprio come quelle paperelle. Da brava cittadina di questo mondo, gettai nell’apposito cestino il casco del fast food, intraprendendo il percorso di questa giornata assai noiosa.
È come se non ci fosse nulla da fare o come se ce ne fosse così tanto da avere l’imbarazzo della scelta.
Popolo di Roma, la vostra imperatrice vi parla : dall’alto del trono di spade, giunti dalla cittadella di Illyasviel, regina della gnagna, rinomata Patong : colorata, speziata, acida... come me! Datemi C I B O e io vi risparmierò.
Sarebbero parole adeguate se ascendessi al cielo stile Gesù Cristo - che poi tutti a dire che Lui è l’unico a camminare sulle acque ma avete mai visto Naruto, razza di barbagianni?! - ma persa nei miei / logici / pensieri, disturbata nella solenne proiezione, mi imbattei in un qualcosa che compresi solo dopo – sapete, ho il pilota automatico quando il mio intelligentissimo cervellino decide di lavorare ( @kakaka2018 capito?!?! HO UN CERVELLO INTELLIGENTISSIMO PERCHÉ SONO L’ÁNCORA DELLA CREAZIONE E CE L’HO IN DOTAZIONE GHGHGHGHG BAKA FRATELLO)
Tornando a noi, al presente, a questa situazione che sapeva di manga shoujo ma io sono lesbica e non finisco mai in un manga yuri *me sad*
Puntai i miei occhi verdi sul tizio che continuava a palpeggiarmi come se fosse alla ricerca del One piece, ma baby, io sono piatta più di una tavola da surf, gioca forte il mio sederino sculettante quando twerko.
«No uccelletto, non mi sono fatta male ghghghghg ce ne vuole prima che questo corpicino senta dolore» gli risposi, sfoggiando il mio bel ghigno. Denti aguzzi, felini; occhi vispi e serpentini che studiavano il piccoletto - manco fossi un watusso io - probabilmente fuggito da jumanji – non mi sorprendo di nulla.
Indifferenza totale la mia, anche nell’accettare la sua mano : siamo donne emancipate, aggiornati. E poi mamma mi ha insegnato che non si accetta niente dagli sconosciuti – a meno che non sia cibo.
«Ah, ma se vuoi farti perdonare puoi offrirmi una birra e una pannocchia arrostita al burro ghghghghghg
O preferisci una sfida di cibo?!?!» ti va una patong solo io e te?!?! *pervyface*

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Šuki hieß die längste Zeit Romani Babe, weil das quasi der erste Punkt von ihr war, den ich hatte: ich will einen white-passing PoC in die Gruppe schmeißen und ich fand die Roma in Amerika schon immer interessant. Nach einer kurzen Recherche fand ich dann raus, dass es eine große Community in Portland gibt und damit war für mich eigentlich klar, dass ich wen aus dieser Community erstellen will. Ob Mann oder Frau war aber auch lange eine Frage - tatsächlich hatte RB, so der Kurzname, zuerst Familie, Hobbies, Freunde und einen Background, bis ich mich schlussendlich durch den Beruf festlegte, dass RB weiblich sein wird. Erst da wurde aus Romani Babe der Charakter, der heute Šuki ist. Ihr Nachname ist ein gängiger aus der Roma-Community in Portland. Was den Roma Namen angeht, den habe ich während meiner Recherche gefunden und fand ihn für Šuki einfach passend, denn er bedeutet schlank, mager und Šuki war eines dieser Kinder, die einfach ständig essen konnten und trotzdem aussahen, als würden sie am Hungertuch nagen. :D Für ihren amtlichen Vornamen hab ich mich ebenfalls an den Konventionen orientiert und Namen aus dem alten Testament oder Tugenden etc gesucht. Neben ihrem jetzigen Namen standen noch Trinity und Serenity auf meiner Liste. Bathsheba ist es schließlich geworden, weil es ein schön abgefahrener Name ist, der in Amerika aber nicht komplett ab vom Schuss ist. :D Und, okay okay, ich gestehe, auch wegen The Conjuring. 😂

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Nel contesto del problema evince sempre un problema collaterale che si ritiene di gusto soggettivo scompensato.
Da qui la sua risoluzione poco restia al convincimento dello stesso lo si può definire:

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L’Eneide è un poema in dodici libri che narra le vicende mitiche dell’eroe troiano Enea, dall’abbandono della sua terra natia all’arrivo nel Lazio, dove fonda una comunità che sarà all’origine di Roma e del popolo romano.

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Il poema viene composto da Virgilio tra il 29 e il 19 a.C., anno della sua morte: si tratta quindi di un’opera che l’autore non considera conclusa nella sua interezza e che viene pubblicata postuma, per volere di Augusto, dai poeti Vario Rufo e Plozio Tucca, amici di Virgilio. I segni più chiari della mancata revisione finale da parte dell’autore sono una sessantina di versi incompleti, da lui stesso chiamati tibicines, ovvero i “puntelli” provvisori che sostengono un’opera ancora in costruzione.

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Perché il principe decida di pubblicare comunque l’Eneide è chiaro da quanto scrive Servio, commentatore tardoantico (IV-V sec. d.C.) di Virgilio, a proposito della finalità dell’opera: Homerum imitari et Augustum laudare a parentibus 1. L’Eneide si presenta infatti come un poema che, risalendo a un periodo storico antichissimo e leggendario, legittima tanto il dominio di Roma sul mondo quanto il potere interno della gens Iulia, la famiglia di Augusto che rivendica per sé la discendenza da Ascanio Iulo, figlio di Enea. L’ideologia augustea viene perciò esaltata con grande efficacia, pur in una dimensione temporale diversa da quella del presente.

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Malinconico.

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Guardate cosa ho ritrovato, per caso. Era Dicembre del 2019, all'epoca tenevo con cura una specie di blog dove ogni tanto scrivevo, non so se esista ancora, sono anni che non fa più parte della mia vita. Era un periodo strano, mi stavo riprendendo ancora dall'anno prima: dalla depressione, dagli attacchi di panico e dalla paura. Conobbi una ragazza che non dimenticherò mai, una persona di quelle che non incontri per strada, ma con cui - proprio su quella strada- vorresti passeggiare, mentre la città nuovolosa sembra aspettare il dolore vostro per iniziare a piangere. Purtroppo è rimasta solo nei miei ricordi, per motivi che è giusto rimangano tra me e lei. Questo è quello che ci dicemmo proprio durante quell'ultima passeggiata, quell'ultima sera. Si, alla fine certe volte, certe cose succedono davvero.
E io dovetti scriverle quelle cose, per evitare che un giorno potessi dimenticarle.
Sul blog scrissi questo:
"Non è un racconto, anche se credo certe cose credo sia bello raccontarle e forse lo sto facendo con voi perché è tutto così intimo che non riuscirei a farlo con persone che conosco, credo che con degli sconosciuti funzioni meglio. Chi sia stato a dire cosa seglietelo voi, tanto non cambia nulla; sappiate solo che un pezzo del mio cuore è rimasto li, in quella stradina di una Roma triste e bellissima."

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-" ... questo tuo modo di fare, rende tutto un po'una favola."

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-" prima o poi mi manderai un messaggio? "

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-" non lo so, ma non contarci troppo"
Tu lo manderai a me?

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- "non sap...

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-" buona vita e buona fortuna per tutto, non scordarti mai chi sei. Ti voglio bene

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-" te ne voglio anche io, addio"

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Im Grunde haben diese Euphemismen zunächst den selben Zweck wie die negativ konnotierten archaischen Bezeichnungen: Sie sollen Menschen aufgrund von phänotypischen und ethnokulturellen Merkmalen kategorisieren um sie vom Vorzeigedeutschen zu differenzieren.

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Das sei dem Menschen ja auch gestattet, ohne Kategorien ist er von der Komplexität der Welt überfordert, er braucht derartige Einordnungsmuster. Problematisch wird es, wenn die Kategorisierung mit einer pauschalen Wertung einhergeht.

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Nun hatten einige der obsoleten Bezeichnungen wie z.B. das Z-Wort seit jeher eine negative Bedeutung: Sinti und Roma wurden als "ziehende Gauner" bezeichnet, davon wurde dann ihr infames Pejorativum abgeleitet.

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Die Bezeichnung "schwarz" gilt als akzeptabel, das N-Wort hingegen nicht - obwohl es in lateinischen und romanischen Sprachen nichts anderes als "schwarz" bedeutet.
Dieser zunächst neutrale Kategorisierungsbegriff ist durch die Misshandlung und Entwertung derer, die durch ihn bezeichnet wurden, zu dem schlimmen Wort geworden, das es heute ist.

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Um zur eigentlichen Frage zu kommen: Die Wortneuschöpfungen mögen vielleicht temporär eine beleidigungsfreie Kategorisierung erlauben (insofern man eine derartige Abgrenzung überhaupt beleidigungsfrei gestalten kann), aber ich bin mir ziemlich sicher, dass diese Bezeichnungen in naher Zukunft ebenso problematisch wie ihre Vorgänger werden können, solange ihre Träger nicht als gleichwertig betrachtet werden.

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Ob solche Neubezeichnungen allerdings ein Portal werden können, um die Fesseln der Sprache zu sprengen und eine Gleichwertigkeit anzustreben, muss wohl die Zeit zeigen.

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Il cambiamento per le sarebbe fare qualcosa per cambiare la povertà e oggi giornata mondiale dei poveri ed è il sesto anno che il nostro santo padre la fa. Noi siamo solo une goccia Nell oceani però insieme possiamo lottare contro la povertà ci sono circa 6000 senzatetto a Roma e io dico che non ci sarà conversione nei cuori finché noi non toccheremo une piaga di une signora o un uomo povero. Io l'ho fatto anzi devo dirti che ho stretto la mano a dei poveri che le società non lo voleva. Io dico abbiate fede solo se noi cambiamo il nostro atteggiamento nei confronti dei poveri possiamo essere dei piccoli santi. Poi sai il cambiamento deve venire da noi stessi in primis. Tutti noi non dobbiamo essere penalizzati nei nostri momenti di crisi ma cogliere ogni crisi un'occasione per cercare di essere forti ricordatelo. Io penso che sia così e tu che pensi?

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Powierzchowności. Nikłego bądź w ogóle niewystępującego życia wewnętrznego. Ludzi którzy z chwili ciszy wyrywają cię desperacko nie mogąc odnaleźć się we własnych myślach, bądź w ogóle nie mając tam wstępu. Powszedniości, osób które są tak oczywiste, które mówią do mnie nieciekawymi bo od dawna znanymi kalkami, które ledwie tknąć, pokazują swoją naturę, drą się gdy tą ich konstytuującą materię zacząć dźgać czubkiem, zaledwie, języka. Ludzi którzy potrafią wypowiedzieć pogląd, wyrzucić go z siebie szybciej może nawet niż myślą, jak automat, odruch, oh, to jeszcze dawało by im jakąś ochronę, można by na te tresowane małpki spojrzeć łaskawiej niż wtedy gdy autorytatywnie mają odwagę się odezwać i uważają sprawę za zakończoną, Roma locuta..., śmiałości nie starcza już do dyskusji, sił nie styka na to gdy ich licha konstrukcja zaczyna trzeszczeć pod wpływem dźwięków z innych ust by jakkolwiek utrzymać poziom.
Nie lubię ludzi którym trzeba poświęcać uwagę. Jak dzieciom, przy czym one naturalnie są usprawiedliwione, ale dorosła osoba? Bo bez niej jeszcze zrobią sobie krzywdę. Gdy z pretensjami oświadcza się nudę, gdy oczekuje się zajęcia wtedy sprawą, jakbym był jakimś klaunem.
Nie lubię przesadnych potrzeb, pazerności, przechodzenia lekką ręką nad tak cudownymi sprawami jak dach nad głową, woda, suche skarpety. Oczekiwania blichtru, wiecznej zabawy, ekscytacji, doznań. Nie cierpię pędu ku nowemu, gdy kilkuletni film jest już stary i nic nie wart.
Nie lubię wrednego szydzenia, nachalnego wścibstwa, dobijania się na siłę, ignorowania już zwróconą w inną stronę uwagą kiedy wreszcie zdobywam się na wspomnienie o czymś istotnym.

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