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Il cuore era un tumulto. Renesmee era spaventata da ciò. Aveva tante certezze, talvolta barcollava, ma mai si era sentita tanto fragile. Onnipotente presenza. La mano appena poggiata sul petto, sfiorava la pelle. I sensi amplificati le mostravano un mondo onirico, celestiale. L’acqua della doccia che scorreva faceva da sottofondo, nel tacito mondo notturno. L'aurora varcò la soglia di casa, le trombe echeggiarono: c’era aria di festa. Si chiese se fosse un sogno. Lo specchio riflette la sua effige: gli occhi verdi, una speranza indissolubile; il naso piccolo dalla punta arrotondata, le gote rosate come una piccola Heidi, e una bocca sottile, rossa come le bacche selvatiche del bosco, incurvata in un sorriso. Era così che appariva in quel momento, che imbarazzo. La timidezza s’affacciò dal balcone del suo cuore, chiamando il suo Romeo a squarciagola; Giulietta era chiusa nella sua dimora ovattata, nessuno l’avrebbe sentita. Di che morte avrebbero perito?
Kaede uscì dal bagno. Ness sobbalzò dallo spavento, sembrò essere stata colta sul fatto. Gli occhi sgranati, la mano ancora sul petto, poteva sentire il cuore accelerato. Lo guardò: era diverso, strano, sempre lo stesso ma comunque strano; che fosse causato dall’effetto del pigiama? Deglutì.
«Ah.. ah okay» riuscì solamente a dire, senza muoversi dal posto. «Spero ti sia piaciuta» non sapeva come interagire; l’atmosfera si fece pesante. Il silenzio calò, spezzato successivamente da un risolino isterico della rossa.
«Allora io vado.. a lavarmi, dico» era casa sua, dove altro sarebbe potuta andare? Le parole di Kaede la confortarono, non che le servisse veramente una guardia, ma saperlo lì la quietava, girano troppe brutte persone e lei, in quanto figlia di Loki, si era ritrovata spesso vittima dei suoi nemici.
Si abbandonò nel bagno, sotto la doccia, l’acqua calda scivolava sulle spalle, la lavava da ogni sporcizia, peccato capitale. Nella bocca persisteva ancora un gusto strano: piacevole, afrodisiaco, il frutto proibito dell’Eden. Trasalì. Che terribile guaio, chi aveva dato origine a quei pensieri? Poggiò la mano al muro, se la notte porta consiglio, la doccia porta guai. Uscì da lì, si asciugò, si vestì e dimenticandosi della figura che la stava aspettando fuori dalla porta, aprì con non chalance; i capelli scompigliati, la pelle inumidita le dava un tocco lucido. I loro sguardi si incrociarono: tutto tornò alla memoria e un alone di imbarazzo colpì la rossa, nuovamente. Non sapeva proprio come gestirla.
«Uuh.. aaaandiamo a letto!» balbettò, fingendo che fosse un’ottima idea. Gli mostrò la sua stanza, gli augurò la buonanotte e molto velocemente filò via, nascondendosi sotto le lenzuola, come una bambina durante una tempesta. Era stanca, assonnata, ma troppo agitata per riuscire a prendere immediatamente sonno. Le ci vollero ore e stravolte, si abbandonò tra le braccia di Morfeo. Fu un sonno tormentato, i ricordi si ripercuotevano, l’incubo prendeva forma.
//parte uno
Kaede uscì dal bagno. Ness sobbalzò dallo spavento, sembrò essere stata colta sul fatto. Gli occhi sgranati, la mano ancora sul petto, poteva sentire il cuore accelerato. Lo guardò: era diverso, strano, sempre lo stesso ma comunque strano; che fosse causato dall’effetto del pigiama? Deglutì.
«Ah.. ah okay» riuscì solamente a dire, senza muoversi dal posto. «Spero ti sia piaciuta» non sapeva come interagire; l’atmosfera si fece pesante. Il silenzio calò, spezzato successivamente da un risolino isterico della rossa.
«Allora io vado.. a lavarmi, dico» era casa sua, dove altro sarebbe potuta andare? Le parole di Kaede la confortarono, non che le servisse veramente una guardia, ma saperlo lì la quietava, girano troppe brutte persone e lei, in quanto figlia di Loki, si era ritrovata spesso vittima dei suoi nemici.
Si abbandonò nel bagno, sotto la doccia, l’acqua calda scivolava sulle spalle, la lavava da ogni sporcizia, peccato capitale. Nella bocca persisteva ancora un gusto strano: piacevole, afrodisiaco, il frutto proibito dell’Eden. Trasalì. Che terribile guaio, chi aveva dato origine a quei pensieri? Poggiò la mano al muro, se la notte porta consiglio, la doccia porta guai. Uscì da lì, si asciugò, si vestì e dimenticandosi della figura che la stava aspettando fuori dalla porta, aprì con non chalance; i capelli scompigliati, la pelle inumidita le dava un tocco lucido. I loro sguardi si incrociarono: tutto tornò alla memoria e un alone di imbarazzo colpì la rossa, nuovamente. Non sapeva proprio come gestirla.
«Uuh.. aaaandiamo a letto!» balbettò, fingendo che fosse un’ottima idea. Gli mostrò la sua stanza, gli augurò la buonanotte e molto velocemente filò via, nascondendosi sotto le lenzuola, come una bambina durante una tempesta. Era stanca, assonnata, ma troppo agitata per riuscire a prendere immediatamente sonno. Le ci vollero ore e stravolte, si abbandonò tra le braccia di Morfeo. Fu un sonno tormentato, i ricordi si ripercuotevano, l’incubo prendeva forma.
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