Potrei sbagliare perché vado a memoria, però mi sembra che il gioco enigmistico in cui si crea una nuova parola aggiungendo una lettera a quella di partenza, si chiami zeppa, mentre il cambio di vocale si ha quando una di queste viene sostituita con un'altra.
E allora, prendendendomi la libertà di giocare, provo a risponderti dicendo che sì, credo nel ver(b)o am(a)re.
Perché l'amore emozionale è un insieme di azioni che scaturiscono dal cuore, e quindi necessariamente non può essere espresso con un sostantivo bensì con un verbo.
Credo anche che a ben riflettere, sia poco comune trovarlo come ho l'ho scritto io, nel modo infinito, per quanto tuttavia non impossibile.
Ma ad essere realista mi tocca ammettere che sia molto più frequente riscontrarlo al condizionale. Cosa che non stupisce probabilmente e che soggiace alla legge del baratto, o, se preferisci, della dinamica, dalla terza alla prima, ciò che ogni giorno mettiamo in pratica. Anche inconsapevolmente.
E quindi, in questa forma, il mio sì iniziale presupporrebbe l'aggiunta di una periodo ipotetico accanto alla proposizione principale.
Tuttavia, mi stride l'animo a vederla così.
E quindi penso che forse il "modo" più "indicativo" di come credo nel verbo amare sia appunto l'indicativo.
Coniugato al tempo presente, perché quotidianamente fa parte di me in una almeno delle sue possibili manifestazioni.
Ma anche imperfetto, perché amare perfettamente significherebbe applicare una formula matematica. O avere un libretto di istruzioni.
Ma siccome amare è un insieme di emozioni che scaturiscono dal cuore e non un'equazione matematica, può capitare di coniugarlo in modo imperfetto.
Che pur essendo un tempo passato, non toglie valore a ciò che è stato.
View more