@zvguelte686

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Ciao, come affronti i problemi? Preferisci parlarne o tenerli per te?

FreeAnswers24’s Profile PhotoMoonlight Drive
Ciao Moon :)☔
Sai che ho una soglia della riservatezza piuttosto alta, quindi dipende dal tipo di problema.
Se è "apparente",di solito ne parlo diffusamente, perché in fondo essere ascoltata è il vero motivo per cui monto questi che sono problemi inesistenti, cioè situazioni superabilissime o che faccio mie ma non ce ne sarebbe motivo, se non perché ho bisogno di attenzioni o considerazione, e allora appunto, si assorbe un qualcosa come pretesto per parlare e compensare quella necessità.
Se sono problemi "incompleti", in cui cioè mi manca un dato per arrivare alla soluzione, allora prima spulcio ovunque da sola. E se proprio è qualcosa che non so, chiedo a chi sa più di me senza imbarazzo. Ma cerco di selezionare l'interlocutore per grado di attendibilità. Perché c'è il rischio di buttare via una giornata in chiacchiere e tornare purtroppo senza soluzione ma con la divina commedia versione estesa di "io facevo, io sapevo, io ero" e vari altri racconti inutili di chi ho intervistato.
E poi ci sono i problemi che non dico, che sono i problemi "veri". Di cui parlerei solo con pochissimi e tuttavia nemmeno sempre perché faccio fatica sia ad esprimerli sia a chiedere. Mi sembra sempre un po' di rubare tempo prezioso ad altri o di "appesantirglielo" e si crea una situazione contrastante, perché dapprima non riesco a tradurli in enunciati, poi ci provo, quindi mi sforzo e ne parlo, eppure dopo non sempre mi sento meglio, anzi. Quindi generalmente finisce che mi arrotolo in una specie di coperta di Linus fatta di cose e persone che per me sono "casa" ed elaboro da sola. Se arrivo al punto che sento di non farcela, allora più che parlare mi fa bene avere qualcuno accanto. Un silenzio accompagnato, che fa un po' l'effetto*ti tengo la mano* in cui le parole vengono pronunciate per contatto e una carezza sui capelli arriva a toccare il cuore.
Ultimi ma non ultimi ci sono i "miei" problemi informatici, quelli che per "voi" non esistono. Ma ho finito lo spazio per parlartene 😂🌸

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Do you believe in the existence of Sasquatch? (aka: Sabé , bigfoot, etc.)

No, I don't.
Still, you'd better ask Nike, Reebok and such. They definitely seem more open minded than me about his existence, as the have shoes size n. 57 (US 22) in stock.
In NBA it's not so rare to find a big foot of 45 cm. or thereabouts. 😅😂

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ma tu, perderesti la tua personale felicità per donarla a qualcun altro?

FreeAnswers24’s Profile PhotoMoonlight Drive
Ma tu, sai che penso non si possa fare questa cosa qui?
Cioè, secondo me la felicità è riservata e personale.
Come lo spazzolino da denti: non si può prestare. Ognuno ha il suo.
Tuttavia conoscendomi, e nel caso fosse possibile, temo che potrei prenderne in considerazione la cessione.
Di anche più di un quinto.
Con la serenità che tanto prima o poi ritornerà.
Se ce l'hai dentro, la felicità, non è forse un po' come le onde del mare?
Che sembra si dissolvano, quando giungendo a riva cedono la loro spuma alla battigia, e tuttavia, avendo già in se stesse il moto di quella successiva, non vanno mai veramente perse.🌊
🐧
https://m.youtube.com/watch?v=to8uZT8j8UIzvguelte686’s Video 167417758256 to8uZT8j8UIzvguelte686’s Video 167417758256 to8uZT8j8UI

Ciao :) qual è, secondo te, la cosa più inquietante che la società accetta come "normale"?

Pippo2018’s Profile Photoil professor Gensomat
Ciao :)
Immagina la scena:
La gente: -Sii te stesso, e fai ciò che senti.
Tu: -Sì.
Sempre la gente: -No, non così.
Ecco, questo.
Se poi consideri che è così trasversale e diffuso da essere ormai considerato un comportamento normale e accettabile, anche qualcosa più di inquietante.
Triste no?
E comunque anche queste fake news su Topolino fanno preoccupare; dette dal suo amico Pippo poi 🙄 ...

Ma che fine a fatto il tuo amico @Alex Chesney lo senti ancora?

Ineluttabilmente, no.
Però ho parlato con la sua famiglia un paio di settimane fa. Sono già passati due anni, anche se non sembra.
Ogni tanto mi tornano in mente i suoi detti in dialetto della Bassa. Quindi sì, in un certo senso, lo sento ancora, se è questo che vuoi sapere.

Secondo te "essere raccomandati" e quindi ottenere facilmente un lavoro, è sbagliato o è giusto approfittare delle conoscenze che si hanno?

Likeacaso123’s Profile PhotoREĐ
Sai quali sono le mie "raccomandazioni" preferite?
Vai piano.
Allacciati bene il casco.
Copriti che fa freddo.
Ricordati di mangiare.
Devo essere nata chioccia in una vita precedente perché le uso (e ne abuso) e quando le ricevo mi aggiustano sempre un po' dentro.
A parte queste (nel mio personale e utopico pensiero ovviamente) di raccomandazioni non ne esistono altre e non dovrebbero essercene.
Perché fanno male.
-A chi le riceve, perché l'effetto incoraggiamento dell'aiutino credo sia solo apparente; in realtà se sai che qualcuno ti ha aperto una porta che da sola non saresti riuscita ad aprire, il risultato alla fine è l'opposto: si alimenta l'insicurezza e l'idea che da sola non eri in grado o abbastanza qualificata per farcela, e poi magari finisce che si veda come normale e inevitabile appoggiarvisi o farci affidamento.
-E agli altri. Magari sogno, ma io sono veramente convinta che il "lavoro" paghi, se non subito almeno alla fine. E questo è il motivo per cui mi faccio un gran mazzo. Nella (mia) certezza che le regole siano quelle note e che tutti giochino pulito. E non sono neanche d'accordo quando mi dicono che la raccomandazione è solo un input perché poi devi dimostrare di valere veramente, dato che comunque scalzi qualcuno che, a parità di titoli e capacità, non ha preso scorciatoie.
So che il mio è un modo di pensare un po' scollato dalla realtà, ne sono consapevole, ma è "la realtà" che ho vissuto, regole note e uguali per tutti. Banalmente: in casa, essere la più piccola nonché unica femmina non mi ha regalato "sconti" né jolly da giocarmi sbattendo gli occhietti. Nello sport contavano i tempi per accedere a una finale, non di chi fossi figlio/a. Così a scuola, e così dopo, mi hanno scelto per quello che ho fatto e dimostrato.
Poi adesso che ci penso, mi troverei pure molto in difficoltà a chiedere una raccomandazione, perché ho tanti zii con altrettanti figli, e sarebbe difficile decidere a quale ammiocuggino chiedere senza scontentare gli altri.😅

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Buonasera :) Secondo te, come mai alcuni di noi hanno un pezzo mancante? Se sei tra questi, l’hai mai trovato? È rimasto al “suo”posto poi o se n’è andato via? Se non ne fai parte, come pensi si possa trovare?

Zanzibar997’s Profile PhotoIdk
Ciao Da 🌸
Più che quella a cui manca un qualcosa, mi sento il pezzo mancante, quello che il buco lo chiude.
Non nel senso di ruota di scorta. Piuttosto la gugliata di filo per ricucire uno strappo, o la goccia di Attack o il cilindretto da 10 grammi che riporta in equilibrio i due piatti della bilancia .
O almeno, a me sembra così riguardando indietro, poi magari sbaglio.
Ho letto da qualche parte che è il timore di arrivare alla fine della costruzione senza ottenere l'immagine completa perché manca l'ultima tessera, è cosa piuttosto comune tra gli appassionati di puzzle. Pur nella consapevolezza che nella scatola i pezzi ci siano tutti.
E questo mi ha fatto pensare che la mente è un motore bellissimo, che però a volte va fuori giri perché il piede si fissa troppo sull'acceleratore, e anziché funzionare normalmente e come sa fare, si sabota da solo, immaginando ciò che non è.
Per carità, magari capita davvero di finire un rompicapo e non trovare l'ultimo pezzo. Ma ciò non vuol dire che manchi.
Magari è caduto, magari è finito sotto qualcosa. Però c'è, e basta passare l'aspirapolvere o mettere ordine che salta fuori prima o poi. Sempre.
Così come pure succede di non trovare l'incastro pur avendo tutti i pezzi, ma bisogna provare, girarli e rigirarli, guardarli da un punto di vista diverso. E i buchi si chiudono.
O si aprono.
Tutto dipende da come ruoti i pezzi che hai.
Maybe :)
https://m.youtube.com/watch?v=crnj10thAAA&feature=emb_logozvguelte686’s Video 167829895472 crnj10thAAAzvguelte686’s Video 167829895472 crnj10thAAA

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Buonsalve, oggi in arrivo per voi una seconda domanda. Cosa ne pensate dei pregiudizi? Avete mai avuto dei pregiudizi a riguardo di qualcuno? Siete mai stati vittima dei pregiudizi di qualcuno?

recensoreseriale94’s Profile Photorecensoreseriale
Ciao Rec, scusa l'abbreviazione :)
Chiedi a una procrastinatrice abitudinale, che contro ogni logica dell'efficienza, se post-icipa all'ultimo minuto rende al meglio. Immagina cosa posso pensare di un pre-giudizio.
Why? 🙃.
E comunque secondo me i giudizi sono come i punti a carte: vanno segnati ad ogni mano, ma i conti si fanno alla fine.
Poi può essere che inconsapevolmente ne abbia avuti anch'io, ma forse erano più propriamente opinioni, che comunque avrei verificato lungo strada.
Vittima di pregiudizi non mi sono mai sentita, perché non mi tocca molto il pensiero altrui quando sono a posto con me stessa o determinata o coerente in ciò che faccio. Tuttavia spesso mi è capitato di venire più "interpretata" (secondo il metro di chi guardava), che non "conosciuta" veramente. Come a molti, immagino.
Però è stupefacente come alcuni riescano a stabilire le tue intenzioni prima ancora che tu le abbia anche solo immaginate, a calcolare lo stramazzo che ti fai senza viverti nemmeno un'ora o a misurare la tua temperatura in base al colore degli occhi. Sono skills mica da ridere no?
Però.
Però.
La spontaneità è cosa rara, e raramente viene capita.
Quindi, quando succede, penso che non avrebbe senso spiegare un passo di danza a chi ride vedendoti ballare e non capisce, essendo sordo, che invece tu stai seguendo la musica.
Oublie. I conti si fanno alla fine :)
"Ben oltre le idee di giusto o sbagliato, c'è un campo.
Ti aspetterò laggiù."
Campo di fiori in Olanda - Vincent van Gogh

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Buonsalve oggi in arrivo per voi una seconda domanda
Cosa ne pensate dei

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In riferimento alla domanda delle creepypasta, sapresti scriverne una o ne hai mai scritte? Se vuoi, puoi rispondere con qualcosa scritto da te. 🦴

Likeacaso123’s Profile PhotoREĐ
Sua madre detestava il colore viola, porta disgrazia, diceva. Ma Hope non ascoltava i discorsi di sua madre e compiaciuta al pensiero di metterle ansia si avvicinò alla sedia su cui era appoggiato il maglione a collo alto color melanzana che avrebbe indossato per il party di Halloween. Per completare il suo costume, aveva cucito sulle maniche le lame arrugginite di coltelli, cosicché allargando le braccia sarebbero sembrate macabre ali. Un improvviso black out fece saltare la corrente e nel buio della stanza Hope inciampò e cadde. A tentoni tentò di rialzarsi cercando di capire dove fosse la sedia per appoggiarvisi. Le girava la testa, le mani bagnate di un liquido caldo e vischioso che non riusciva a distinguere si appoggiarono su pareti morbide e soffici e calde. Non poteva essere il pavimento della sua camera, tuttavia si trovava all'interno di qualcosa. Una luce fioca le consentiva di distinguere una sorta di antro col soffitto di fili di lana intrecciati in trama e ordito. Alcuni pendevano verso il basso e all'estremità recavano oggetti che in qualche modo le erano familiari. Sentiva un liquido colare dalla sua tempia, tiepido, come quello sulle mani ma ugualmente ignoto. Sapeva che doveva uscire da lì, si stava facendo tardi, gli amici l'attendevano in macchina per festeggiare la notte dei morti viventi. Così si avvicinò a quella che sembrava l'uscita, un cunicolo stretto in fondo al quale la luce appariva più intensa. Si contorse per assecondare l'angusto passaggio a imbuto percorso da scanalature a maglia inglese e finalmente sgusciò fuori. Un bagliore fortissimo la inondò, spalancò la bocca affamata d'aria e urlò per aprire i polmoni.
E mentre tutti gioivano per il lieto evento, dal piano inferiore arrivavano le urla straziate della madre di Hope, giunta per il riconoscimento di una ragazza con il viso trafitto da lame arrugginite. Che indossava un maglione viola a collo alto, dolcevita lo chiamano, ironia lessicale. E che non era mai arrivata alla festa.

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Hai mai letto delle creepypasta? (Brevi racconti horror del web). Se sì, qual è o quali sono le tue preferite? ☠️

Likeacaso123’s Profile PhotoREĐ
Ciao Red :)
Non proprio creepypasta, forse più cose tipo piccoli brividi, ma non ho mai amato il genere horror.
Anche perché essendo cresciuta con dei creepy brothers che provavano grande piacere a raccontare di mani che nel buio uscivano dai muri e ti trascinavano sottoterra, o tagliateste nascosti in soffitta, ladri di bambine evasi di prigione, alieni ecc... sarebbe stato un po' da masochista aggiungere altro creepy di mia spontanea volontà 😅.
Però stamattina avevo mezz'oretta e ho provato a scriverne una. La trovi in risposta all'altra tua domanda sul tema.
Non so se sia una creepypasta, forse è un po' troppo cerebrale ahahah.
Ma apprezza la buona volontà :)🎃

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Ciao 🐨 Perché esiste il male?

SamanthaMarioli’s Profile PhotoMetanoia
Ciao :)
Mi verrebbe da risponderti che non lo so.
Mi sono venute in mente le spiegazioni che filosofia e teologia propongono, però una parte totalmente ingenua e utopista di me spera sempre che il male, o meglio, ciò che causa il male, possa in qualche modo essere eliminato e superato a vantaggio di qualcosa di buono, migliore.
Ti rispondo quindi in linea con ciò, e cioè di pancia.
Il male esiste perché esiste l'uomo. In natura non c'è, tanto è vero che anche i fenomeni con effetti più devastanti, un uragano ad esempio, hanno di base una funzione benefica nei confronti dell'ecosistema in cui si verificano. Nel mio (col)legare l'esistenza del male all' "uomo" non intendo dire che sia insito nell'essere umano, ma piuttosto che nel processo di crescita inevitabilmente (e purtroppo) perdiamo la reale percezione dei valori, delle priorità. Se il mondo fosse popolato da under 6/8 o giù di lì, non esisterebbe, perché il pensiero a quell'età resta limpido, poco condizionato dall'esterno.
Poi subentra l'interesse. L'interesse a ottenere per sé qualcosa e/o a impedire che altri la ottengano. Magari semplifico troppo, ma penso che all'origine del male, inteso come guerre, prevaricazioni, crimini o violenze di ogni genere ecc, ci sia l'interesse di avere o levare ad altri, di imporsi e imporre, in un meccanismo di ragionamento senza scrupoli che con grande facilità scende a patti con la coscienza, l'etica, le regole base del (con)vivere, il raziocinio, rasentando la follia, nel micro e nel macro, cioè ugualmente nello scenario ristretto di un luogo di lavoro o una famiglia, o più ampio, transnazionale o mondiale.
Non sono sicura di averti risposto, ma la parola "male" era interpretabile in più modi.
Ad essere sincera la prima cosa che mi è venuta in mente è stato il male fisico, le malattie, quelle incurabili per cui pezzi del mio cuore se ne sono andati. Per questo ho detto "non lo so". Perché è una delle poche cose di cui ho discussio con Dio senza avere risposte convincenti.

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LI MANGI O NO STI CAZZO DI BISCOTTI?

Sai cosa pensavo?
Che se avessi detto questa frase a casa mia, mi sarei guadagnata il trittico Manners-Language-Grammar in un sol colpo.
Perché urli.
Per il turpiloquio.
Per quell'aferesi senza apostrofo e troppo colloquiale.
E con il triplo castigo, si finiva di giocare per un bel po': rigore, espulsione, sospensione.
Beato te che non sei cresciuto a Sparta.

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