Ciao, come affronti i problemi? Preferisci parlarne o tenerli per te?
Ciao Moon :)☔
Sai che ho una soglia della riservatezza piuttosto alta, quindi dipende dal tipo di problema.
Se è "apparente",di solito ne parlo diffusamente, perché in fondo essere ascoltata è il vero motivo per cui monto questi che sono problemi inesistenti, cioè situazioni superabilissime o che faccio mie ma non ce ne sarebbe motivo, se non perché ho bisogno di attenzioni o considerazione, e allora appunto, si assorbe un qualcosa come pretesto per parlare e compensare quella necessità.
Se sono problemi "incompleti", in cui cioè mi manca un dato per arrivare alla soluzione, allora prima spulcio ovunque da sola. E se proprio è qualcosa che non so, chiedo a chi sa più di me senza imbarazzo. Ma cerco di selezionare l'interlocutore per grado di attendibilità. Perché c'è il rischio di buttare via una giornata in chiacchiere e tornare purtroppo senza soluzione ma con la divina commedia versione estesa di "io facevo, io sapevo, io ero" e vari altri racconti inutili di chi ho intervistato.
E poi ci sono i problemi che non dico, che sono i problemi "veri". Di cui parlerei solo con pochissimi e tuttavia nemmeno sempre perché faccio fatica sia ad esprimerli sia a chiedere. Mi sembra sempre un po' di rubare tempo prezioso ad altri o di "appesantirglielo" e si crea una situazione contrastante, perché dapprima non riesco a tradurli in enunciati, poi ci provo, quindi mi sforzo e ne parlo, eppure dopo non sempre mi sento meglio, anzi. Quindi generalmente finisce che mi arrotolo in una specie di coperta di Linus fatta di cose e persone che per me sono "casa" ed elaboro da sola. Se arrivo al punto che sento di non farcela, allora più che parlare mi fa bene avere qualcuno accanto. Un silenzio accompagnato, che fa un po' l'effetto*ti tengo la mano* in cui le parole vengono pronunciate per contatto e una carezza sui capelli arriva a toccare il cuore.
Ultimi ma non ultimi ci sono i "miei" problemi informatici, quelli che per "voi" non esistono. Ma ho finito lo spazio per parlartene 😂🌸
Sai che ho una soglia della riservatezza piuttosto alta, quindi dipende dal tipo di problema.
Se è "apparente",di solito ne parlo diffusamente, perché in fondo essere ascoltata è il vero motivo per cui monto questi che sono problemi inesistenti, cioè situazioni superabilissime o che faccio mie ma non ce ne sarebbe motivo, se non perché ho bisogno di attenzioni o considerazione, e allora appunto, si assorbe un qualcosa come pretesto per parlare e compensare quella necessità.
Se sono problemi "incompleti", in cui cioè mi manca un dato per arrivare alla soluzione, allora prima spulcio ovunque da sola. E se proprio è qualcosa che non so, chiedo a chi sa più di me senza imbarazzo. Ma cerco di selezionare l'interlocutore per grado di attendibilità. Perché c'è il rischio di buttare via una giornata in chiacchiere e tornare purtroppo senza soluzione ma con la divina commedia versione estesa di "io facevo, io sapevo, io ero" e vari altri racconti inutili di chi ho intervistato.
E poi ci sono i problemi che non dico, che sono i problemi "veri". Di cui parlerei solo con pochissimi e tuttavia nemmeno sempre perché faccio fatica sia ad esprimerli sia a chiedere. Mi sembra sempre un po' di rubare tempo prezioso ad altri o di "appesantirglielo" e si crea una situazione contrastante, perché dapprima non riesco a tradurli in enunciati, poi ci provo, quindi mi sforzo e ne parlo, eppure dopo non sempre mi sento meglio, anzi. Quindi generalmente finisce che mi arrotolo in una specie di coperta di Linus fatta di cose e persone che per me sono "casa" ed elaboro da sola. Se arrivo al punto che sento di non farcela, allora più che parlare mi fa bene avere qualcuno accanto. Un silenzio accompagnato, che fa un po' l'effetto*ti tengo la mano* in cui le parole vengono pronunciate per contatto e una carezza sui capelli arriva a toccare il cuore.
Ultimi ma non ultimi ci sono i "miei" problemi informatici, quelli che per "voi" non esistono. Ma ho finito lo spazio per parlartene 😂🌸