Anna Williams

Io ne ho saltato uno, ma conto di recuperare.
Ecco qui.
Fandom: Soul Eater.
Titolo: Moonlight rays.
Rating: Verde.
Personaggi: Black*Star.
Parole: centodieci.
Generi: introspettivo, sentimentale, slice of life.

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"Ma tu guarda, un dio come me che non riesce a decidersi".
Tra uno sbuffo e l'altro, Black*Star guardò le camicie sul letto come se fossero delle aliene.
Dopo tanto si era deciso a chiedere a Tsubaki di uscire e la ragazza aveva accettato.
Per puro caso aveva sentito la conversazione della sua buki con Maka e la immaginava di già avvolta da un tessuto color argento, quale sarebbe stato il vestito di lei.
Tsubaki era sempre bellissima e lo sarebbe stata ancora di più quella sera, avvolta dai timidi e delicati raggi di luna, pallidi e volti a sottolineare la sua eterea figura di donna.
Non vedeva l'ora.

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Dalla Medea di Euripide, ecco a te.
Donne di Corinto, eccomi, sono uscita dal palazzo: così non avrete nulla da rimproverarmi. So di molti che sono passati per superbi, sia in questo sia in altri paesi: erano gente riservata, e invece si sono acquisiti la brutta nomea di persone insensibili. Ma non si può giudicare in modo obiettivo quando ci si sofferma all'apparenza: bisogna conoscere l'animo di una persona a fondo e non odiarla a prima vista, senza che ci abbia inflitto alcun torto. Certo, uno straniero deve adattarsi agli usi del paese che lo ospita, ma non lodo davvero un nativo arrogante che si renda antipatico ai suoi concittadini perché è un incivile. La sciagura inattesa che si è abbattuta su di me mi ha schiantato, ha distrutto la mia esistenza. Non provo più gioia a vivere, desidero solo la morte, amiche mie. Lo riconosco, il mio sposo era tutto per me e mi si è rivelato il peggiore degli individui.
Fra tutte le creature dotate di anima e intelligenza, noi donne siamo le più sventurate. Intanto, dobbiamo comprarci con una robusta dote un marito, anzi prenderci un padrone del nostro corpo, che è malanno peggiore. Ma anche nella scelta c'è un grosso rischio: sarà buono o cattivo, il marito che ci prendiamo?
Tra l'altro la separazione è infamante per una donna e di ripudiare un marito neanche se ne parla. E poi, una donna che entra in un nuovo ambiente, dove esistono norme e abitudini diverse, deve essere un'indovina - certo non lo ha imparato a casa - per sapere con che compagno dovrà passare le sue notti. Mettiamo che i nostri sforzi vadano a buon fine, che lo sposo sopporti di buon grado il giogo del matrimonio: allora sì che l'esistenza è invidiabile. Ma in caso contrario, è meglio morire. Un uomo, quando è stanco di starsene in famiglia, esce, evade dalla noia, si ritrova con amici e coetanei; noi donne, invece, siamo costrette ad avere sotto gli occhi sempre un'unica persona. Si blatera che conduciamo una vita priva di rischi, tra le mura domestiche, mentre i maschi vanno a battersi in guerra. Che assurdità!
Preferirei cento volte combattere che partorire una volta sola.
Ma questo è un discorso che riguarda me e non te. Tu vivi nel tuo paese, a casa tua, con tutti gli agi, in mezzo agli amici. Io sono sola, priva di patria, sottoposta agli oltraggi dell'uomo che mi ha portato via come preda da una terra di barbari. Mi trovo in una situazione disperata, e non mi possono salvare madre o fratello o parenti. Un'unica cosa ti chiedo: non aprire bocca, se trovo un mezzo, un espediente per ripagare del male che mi ha fatto mio marito [e sua moglie e suo suocero]. Una donna in genere è piena di paure, è vile di fronte all'azione violenta, e alla vista di un'arma.
Ma quando ne calpestano i diritti coniugali, non esiste essere più sanguinario di lei.

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Sicuramente cito House e Lie to me.
House l'ho scoperto quando ero giovanissima, e sebbene le diagnosi e le patologie proposte dal telefilm siano rare e un po' surreali (ora studiando medicina me ne accorgo e ci sorrido su), a me piace il dramma, l'introspezione e i personaggi tormentati.
Devi sapere che io, per carattere, mi immedesimo molto in House. Sì, sono una cinica misantropa, che spesso ha crisi nichilistiche devastanti, ma sono umana e viva e vedendo Greg House mi sono analizzata maggiormente nell'animo e ho sviluppato molto la capacità di risultare empatica aiutandomi con l'istinto oltre che con la ragione.
Lo stesso dicasi per Cal Lightman, ossia il protagonista di Lie to me. È un esperto di comunicazione non verbale (e ti dirò, guardando la serie ho affinato anche questa mia "capacità" che prima era molto più intuitiva e di viscere.
Come House, è un uomo irriverente, che non ha peli sulla lingua e volto alla giustizia a modo suo.
Li considero, per gusti, dei veri badass e anche quel tipo di persona da cui mi sentirei intellettualmente e sì, anche fisicamente attratta.
Credo che non mi annoierei di certo con persone così, sebbene sappia che non è facile sopportarli e sopportare me.

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Uhm, questa domanda è posta male, secondo me.
Vedrò di rispondere ad essa secondo la mia interpretazione.
Posso dire di avere, da parte di madre ascendenze irlandesi (quindi celtiche con tanto di capelli carota) e longobarde.
Ho visto anni fa l'albero genealogico della famiglia di mia madre.
So che è brutto da dire, ma non mi interessa molto conoscere le radici della famiglia di mio padre. Non vado d'accordo con nessuno di loro e come loro non mi considerano parte della famiglia, io altrettanto.
Cosa posso dire?
Quando avrò tempo materiale, mi metterò con calma ad analizzare gli alberi genealogici di mia madre.
Al momento, scherzando (ma nemmeno più di tanto), dico sempre che ho voglia di tornare in Irlanda perché la mia terra mi chiama.
L'ho visitata prima di sapere tutto questo e se vogliamo credere alle coincidenze, forse mi spiego un po' così la mia passione per la storia, i miti e le leggende celtiche e d'Irlanda.
E il fatto che mi sarebbe piaciuto vivere ad Avalon.

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Ah ah, preferirei morire pur di scrivere qualcosa che non mi piace.
Sì, sono molto dura e severa, vedo spesso o tutto bianco o nero, per il semplice motivo che quando si tratta di me e del mio mondo interiore, non scendo a patti con nessuno.
Credo che questo derivi dal fatto che ho imparato (a caro prezzo) a volermi bene e ad apprezzarmi per come sono, senza cercare confronti con gli altri e godendo appieno della mia individualità.
Scrivo per passione e non per costrizione e se qualcuno mi obbliga a fare qualcosa, si può stare sicuri che, a meno che non voglia, io non farò mai come mi è stato detto. Mai.
Se si tratta di scrittura, credo che si tratterebbe di una storia romantica, dove i protagonisti si guardano negli occhi e sboccia l'amore e col lieto fine, con tanta dolcezza, miele, zucchero, la glicemia alle stelle, il diabete e l'insulina da spararsi nell'organismo. Oppure quelle in stile Cinquanta fognature.
Si sa che io odio le storie d'amore di questo tipo, perché non credo più nell'amore, sono cinica e disillusa, e sebbene in cuor mio una parte di me spera ancora di trovare chi possa essere come Jack il costruttore (donna o uomo non importa), so che non sarà così e resterò sola. Me lo sento.
Se scrivo d'amore, il tutto è semprr pieno di angst, di dramma, seghe mentali, sofferenza e dolore, perché la vita mi ha segnata così e sì, il mio vissuto si riflette in quello che scrivo, a volte poco e a volte tantissimo.
L'amore per me è un sentimento fatto di condivisione, compromessi, rispetto, e anche di attrazione e fisicità (e tante altre cose), ma questo per me vuol dire che per far sì che un sentimento sbocci e maturi ci vuole tempo e così anche nei miei scritti.
Se volete due persone che si innamorano subito, spazzano a terra tre secondi dopo e cinque dopo l'happy ending e tanti cliché resi male, allora non leggetemi, non troverete mai.
Come ho detto una volta: "amo Shakespeare, ma odio Romeo e Giulietta. Datemi Otello, Amleto e Macbeth e mi fate felice".
Ed è così.
Però, conoscendomi, reagirei contro chi mi ha puntato la pistola alla tempia oppure mi ritroverei con le cervella sfracellate, lo so bene.
E io sono seria anche nelle domande fatte per giocare. :)

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