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Raoul Duke: Una delle prime cose che impari quando per anni hai a che fare con drogati, è che puoi voltare le spalle a chiunque, ma mai voltare le spalle a un drogato. Soprattutto quando ti agita davanti un coltello da caccia affilatissimo. Cosa stavo facendo lì? Che significato aveva quel viaggio? Stavo solo vagando sotto l'effetto di qualche droga? O ero davvero venuto a Las Vegas per scrivere un pezzo? Chi sono queste persone? Queste facce? Da dove vengono? Sembrano caricature di venditori di auto usate di Dallas… e Gesù benedetto, ce ne sono tantissimi alle quattro e trenta di domenica mattina, ancora ingroppando il sogno americano, quella visione del grande vincitore che emerge dall'ultimo caos pre-aurorale di un trito casinò di Las Vegas.
Raoul Duke è seduto davanti alla sua scrivania, e finalmente, dopo una lunga giornata di viaggi psichedelici e strani incontri a Las Vegas, si riappropria della sua macchina per scrivere e butta giù a caldo qualche malinconico pensiero sull'epica era dei Sixteen e sul suo lento impercettibile declino. Le riflessioni sono in voce over senza particolari inclinazioni emotive, te immagini di repertorio che scorrono fanno un tutt'uno con il testo: manifestazioni, capelloni, fiori disegnati sul viso.
Strani ricordi in quella nervosa notte a Las Vegas. Sono passati cinque anni? Sei? Sembra una vita... quel genere di apice che non tornerà mai più. San Francisco e la metà degli anni '60 erano un posto speciale e un momento speciale di cui fare parte. Ma nessuna
spiegazione, nessuna miscela di parole, musiche, ricordi, poteva toccare la consapevolezza di essere stato là... vivo, in quell'angolo di tempo e di mondo. Qualunque cosa significasse. C'era follia in ogni direzione, a ogni ora. Potevi sprizzare scintille dovunque. C'era una fantastica, universale sensazione che qualunque cosa facessimo fosse giusta. Che stessimo vincendo. E quello, credo, era il nostro appiglio. Quel senso di inevitabile vittoria sulle forze del vecchio e del male. Non in senso violento o cattivo. Non ne avevamo bisogno. La nostra energia avrebbe semplicemente prevalso. Avevamo tutto lo slancio... cavalcavamo la cresta di un'altissima e meravigliosa onda... e ora, meno di cinque anni dopo, potevi andare su una ripida collina di Las Vegas e guardare a ovest... e con il tipo giusto di occhi, potevi quasi vedere il segno dell'acqua alta... quel punto dove l'onda alla fine si è infranta, ed è tornata indietro.

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Liked by: Michele Bonomi

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