Tic tac, tic tac, il mondo era in silenzio e solo gli orologi parlavano. Dalle viscere della terra nacque un canto melodico, presi il mio diario e iniziai a trasportare quelle poche note in musica. Poi gli orologi smisero di parlare e iniziarono ad armoneggiare e a cantare sopra le note della terra.
Tick tock goes the clock
And what now shall we play?
Tick tock goes the clock
Now summer’s gone away?
Ne fui ipnotizzata, letteralmente; la penna mi cadde dalle mani e non fu l'unica cosa che iniziò a cadere. Sentivo di non potermi muovere, sapevo dov'ero, cosa c'era intorno a me ma non lo riuscivo a percepire e fu lì che me ne accorsi: le ciocche dei miei capelli cadevano.
Cadevano e si adagiavano come piume sulla mia mano. Al tocco della mia pelle si vaporizzavano e quando anche l'ultima ciocca si fu disintegrata nulla più vidi e caddi in un sonno profondo.
Dicono che facciamo parte di qualcosa di più grande, che nulla ci è dato senza dare e che chi da prende, dicono che l'universo assomigli alla composizione umana. E se tutte le cose avessero questo principio? Se le api facessero parte del fiore? Se la pioggia facesse parte del monte? Se noi appartenessimo al tempo?
Non so se tutto queste cose che mi hanno detto sono vere, so solo che adesso io sono fuoco e acqua, vento e terra. Io sono tempo.