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[ http://ask.fm/lukewrightGDR/answer/131558140144 ]

Luke Wright.
Un tocco improvviso destò Ivy dai suoi pensieri. Non voleva essere vista in quello stato da nessuno, tanto meno da colui che ora le si presentava davanti.. non perché non volesse una persona accanto, semplicemente perché non si sarebbe mai immaginata che proprio q u e l l a persona si sarebbe più interessata di come lei potesse stare.. Sopratutto dopo il loro ultimo incontro.
Volse lo sguardo verso quello incerto di Luke e velocemente si asciugò le poche lacrime date dalla frustrazione, averlo li in quel momento riuscì a rilassarla.
Dopotutto, se mai avesse desiderato che qualcuno potesse tranquillizzarla, le uniche due persone che le sarebbero mai potute venire in mente erano suo padre ed il giovane ragazzo che ora aveva davanti.
Pensò per sporadici secondi se rispondere alla domanda di egli, o semplicemente di liquidare il più in fretta possibile la conversazione, ma tenersi tutto dentro non le sarebbe servito a niente se non a peggiorare la situazione.
Con un gesto del capo fece accomodare Luke davanti a lei, dopodiché iniziò a parlare.
«Devo andare a San Francisco... A trovare mia madre.»
Sussurrò, tamburellando ritmicamente i polpastrelli delle dita sulla superficie del tavolo.
«Ma non voglio andarci... Non voglio incontrare suo marito. Non mi piace, non lo sopporto..»
Ivy incolpava Jhon per tutto, era il suo capro espiatorio ad ogni "male" che era stato inferto alla sua situazione famigliare, benché cosciente che in realtà gli errori erano stati fatti da Helen e da Mark in egual misura.
«È arrivato, si è preso mia madre ed ha rovinato la mia famiglia.»
“O almeno quello che ne rimaneva. ” Pensò tra se e se.
Prese un respiro, si rigirò la calda tazza di thè tra le mani e puntò lo sguardo assente verso il liquido.
«Lo odio.»
Bisbigliò, sentendo un'imminente groppo alla gola stringerla in una morsa fastidiosa, indice che nuove lacrime si sarebbero presentate da lì a poco.
Era strano.. Durante i pochi mesi in cui erano stati insieme, Ivy e Luke non avevano mai parlato così tanto come in quei loro ultimi due incontri, non si erano mai aperti l'un l'altra in maniera così "profonda"... Non avevano mai parlato delle loro famiglie -o quasi- eppure parlarne con lui le veniva così spontaneo, così naturale.. Probabilmente se quelle conversazioni le avessero avute mesi prima, tutto sarebbe potuto essere differente in quel momento.
«Cerca di farmi da padre, quando sa benissimo che ne ho già uno.»
Ed in assoluto, era quella la cosa che più mandava in bestia la giovine Williams.

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❀Yes, I know.❀ [Start to @LukeWrightGdr.]

Iνу Ɛ. ƜιƖƖιαмѕ.
❝Ivy, sono passati cinque mesi.. Per favore. ❞
Cinque mesi? Ivy sapeva che era da tanto che non vedeva sua madre, ma non immaginava fosse passato così tanto tempo. D'altro canto, le vacanze le aveva passate nello stato di Washington e dal compleanno di Helen, Ivy non si era più fatta vedere, non per cattiveria, ma semplicemente per il rapporto che aveva con il marito di sua madre, Jhon. Egli sembrava non volersi capacitare del fatto che l o r o non erano una famiglia, che Ivy aveva già un padre, un padre che amava e che adorava e che non avrebbe mai voluto sostituire con nessun altro e pareva anche non capacitarsi del fatto che alla giovine Williams non stesse affatto simpatico, sopratutto dal momento che quando Helen lo sposò, tutte le speranze che lei e suo padre potessero tornare insieme andarono in frantumi.
«Si, lo so. Lui ci sarà?»
In cuor suo, Ivy sperava di si. La madre le mancava ma mai sarebbe tornata li per sorbirsi le moine del marito.
Helen esitò un attimo, dopodiché rispose.
❝Si.. Ma Ivy per-❞
«No. Non m'interessa, sai che non mi piace, non lo sopporto e da quattro anni a questa parte non è cambiato niente. »
Il tono della ragazza fu intransigente ed il silenzio dall'altro capo della linea le fece capire quanto la madre soffrisse per quella situazione. [ http://33.media.tumblr.com/fe58e380894d2cbc9fe7a735b1fc759d/tumblr_inline_mhz4lb88e01qz4rgp.gif ]
❝Per favore.. Mi manchi, Ivy.❞
Il tono di supplica di Helen fece sciogliere -anche se di poco- la corazza della Williams. Analizzò tutti i pro ed i contro ed optò infine per un compromesso.
«E va bene.»
Si arrese ella, ma prima che la madre potesse iniziare i suoi ringraziamenti gioiosi, Ivy riprese la parola.
«Ma non voglio passare più di due ore al giorno con Jhon. Vengo per te e basta e starò li un paio di giorni.»
La chiamata giunse al termine un quarto d'ora dopo i vari sproloqui sulla gratitudine di Helen per la figlia. Probabilmente appena fosse arrivata a San Francisco si sarebbe pentita di quella decisione, ma in quel momento, esso era l'ultimo pensiero della ragazza.
«Ci vediamo tra due settimane.»
Detto ciò, Ivy terminò la chiamata e ripose il telefono nella tasca dei jeans.
Per fortuna la caffetteria quella mattina era meno affollata del solito, motivo per il quale ella potè ritenersi fortunata di non aver dato spettacolo durante l'interminabile telefonata con la madre.
Dopo aver poggiato i gomiti sul tavolo, si portò la testa tra le mani e durante un attimo di frustrazione, si lasciò scappare qualche lacrima, stringendosi in dei pugni i capelli e domandandosi come un disco rotto che cosa mai avesse fatto di male per vivere una situazione scomoda come quella. In quel momento, avrebbe tanto voluto al suo fianco qualcuno con cui poter piangere e sentirsi allo stesso tempo al sicuro e protetta da tutta quella robaccia.

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{ http://ask.fm/photographyandbooks/answer/133491877376 e http://ask.fm/photographyandbooks/answer/133491879168 }

ℰdvin ℋenderson
Chiunque avesse potuto vedere i due amici quella sera, poteva solamente arrivare ad una considerazione: I due erano una coppia.
Mai Ivy aveva potuto constatare nel padre una tale gioia da quando si era lasciato con Helen ed il pensiero che egli potesse aver trovato la sua Helen in Dereck, faceva divertire Ivy oltremodo. Sarebbe stato tutto piuttosto buffo, sopratutto se ella ripensava ad avvenimenti precedenti.
Una volta rimasta sola con la figlia dell'amico del padre, il primo momento imbarazzante fu spazzato via dalla domanda e constatazione di Edvin. Effettivamente, i due uomini poco si erano degnato di fare delle presentazioni ufficiali, poiché troppo occupati a sproloquiare suo loro rispettivi casi. Proprio per questo motivo, le due ragazze potevano ritenersi delle perfette sconosciute.
«Non credo ci degneranno molto della loro attenzione questa sera, a meno che non glielo si faccia notare.»
Proferì Ivy, conoscendo benissimo i repentini sensi di colpa del padre non appena gli si faceva notare qualcosa.
«Ad ogni modo.»
Bevve un sorso di spritz, che dà forse uno dei più buoni che ella avesse mai assaggiato, si bagnò le labbra e rispose alla domanda della ragazza.
«Ho ventidue anni.»
Rispose con un sorriso a ricoprirle le labbra. Ormai Ivy poteva ritenersi una "donna" o quasi, il che, se da una parte la rendeva intrepida dall'altra la spaventava a morte.
«Tu invece?»
Domandò alla riccia.
Dai lineamenti di ella, così giovanili e freschi, Ivy potè formularsi un'idea dell'età della giovine davanti a lei.
«Diciotto? Diciannove?»
Di certo -secondo Ivy- ella non poteva nè dimostrarne di più nè di meno. Così non poteva però die lei, dal momento che spesso le persone le toglievano qualche anno dati i lineamenti piuttosto fanciulleschi.

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❀Oh, shit...❀ [Start to @Inkshade.] ~1st Part~

❝Voglio l'assegno per il prossimo giovedì. Argomento: Omicidio Colposo. Scrivetemi in maniera articolata cinque eventuali scenari e come fareste voi per scagionare l'imputato. Siate inventivi, non voglio leggere lo stesso caso in trenta assegni. Buona giornata a tutti.❞
La voce di Mrs Reed si acquietò nell'esatto istante in cui la campanella segnalante il fine delle lezioni mattutine suonò.
Per tutti gli studenti di diritto penale si sarebbe prospettato un weekend piuttosto pieno. L'assegno dato dalla professoressa sarebbe potuto sembrare -a occhi non esperti- una cavolata, ma Ivy sapeva benissimo che esso le avrebbe occupato tutto il weekend e gran parte dei giorni successivi. Per Mrs Reed, “cinque eventuali scenari” sarebbero stati a dire almeno due fogli protocollo a testa ed il “siate inventivi” che bisognava dare i caso più disparati come esempio.
Immersa nei suoi pensieri, Ivy si diresse verso la mensa del college. L'edificio distanziava una decina di minuti a piedi e data l'effetto a fame della studentessa, ella non esitò a velocizzare il suo passo.
Una vibrazione proveniente dalla tasca posteriore dei jeans della giovine, fece si che Ivy si fermasse un'istante per controllare la motivazione del suono silente. Lo schermo avvisava infatti la ragazza di un messaggio ricevuto da parte del padre.
❝Da: Papà, 13:57.
Tua madre ha detto di chiamarla.. Ti vuole con lei questo weekend.
P.s. Ci sarà anche Jhon in caso avessi intenzione di andare, ma io non ti ho detto niente. Xx❞
Ivy lesse distrattamente il messaggio, poiché concentrata nel non andare a sbattere contro i diversi studenti che le si prospettavano davanti, ma non poté che sorridere al post scriptum del padre che stava ad indicare la supplica di non andare a San Francisco per il weekend e di restare quindi con lui -in caso egli fosse rimasto v e r a m e n t e a casa-.
❝A: Papà, 14:03.
Non ci sarei andata comunque -in caso Jhon non ci fosse stato- ho un assegno per giovedì ed è piuttosto lungo.
Più tardi chiamerò la mamma e glielo dirò. Ora vado a pranzo. Ci vediamo questa sera all'ospedale, vengo per le 21:30. Xx❞
Fece in tempo ad inviare il messaggio, che in un nano secondo s'imbatté su di una figura alta e massiccia, vedendo il suo telefono vare a terra e sentendo il respiro mancarle per qualche istante.
«Oh, cazzo...»
Bisbigliò, accovacciandosi a terra per prendere il telefono e constatarne lo schermo del tutto crepato. Si maledì per essere stata così distratta ed una volta alzatasi non ebbe neanche il coraggio di inveire contro colui con il quale si era imbattuta, poiché consapevole del fatto che era stata solamente colpa sua e non dello sconosciuto.
«Scusa, mi sono distratta.»
Asserì, dando una veloce occhiata al suo interlocutore: Un colosso biondo e muscoloso che pareva rappresentare una sorta di quei Dei Greci che si potevano trovare nelle serie televisive e nei film.

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| http://ask.fm/jenkinsgdr/answer/132357004738 |

╯ ᴛʜᴇ ᴋɪɴɢ ╭
Benché non fosse abitudine di Ivy, quella di dilettarsi nel bere alcolici forti, avvenimenti precedenti le fecero venire voglia di “esplorare” nuovi orizzonti... Di certo non si sarebbe ubriacata in maniera così spudorata e adolescenziale, ma non si sarebbe neanche limitata a bere dell'acqua per tutta la serata.
«Non vedo perché non dovrei.»
Sorrise al ragazzo.
«Hai qualcosa alla ciliegia?»
Domandò, affiancando il proprietario di casa ed osservandolo in tutta la sua altezza.
Gli alcolici alla ciliegia erano in assoluto i preferiti dalla ragazza, mai troppo forti o leggeri, erano la giusta combinazione per il divertimento non troppo eccessivo.

http://ask.fm/QueensCollege/answer/131017977685 a voi l'elenco delle coppie con colori assegnati; speriamo possano soddisfare le vostre aspettative così come l'evento che a breve si svolgerà. — Le Admins

Qᴜᴇᴇɴs Cᴏʟʟᴇɢᴇ — ‹ ɢᴅʀ ›
«Splendido.. Farò nuove conoscenze a quanto pare.»

Cos'è più importante: essere amato o innamorarsi?

«Essendo stata da entrambe le parti.. Posso dire -per esperienza- che nessuna delle due cose può essere paragonata all'altra, scegliendo quindi quale tra le due sia la più “importante”.
Quando si ama una persona, quando le si da il permesso di sapere tutto di te, di conoscerti, di dipendere da lei, ti ritroverai a perdere la tua indipendenza, a perdere quella felicità che ti parrà poter raggiungere solo con lei... E per una persona, la miglior cosa che ci possa essere è l'indipendenza, quando ami qualcuno, puoi salutarla e sperare solamente che la persona da cui dipenderai da quel momento in poi sia la t u a persona.
Quando invece si è amati, si preferisce non guardare in faccia la realtà, non ascoltare il sentimento del tuo compagno e minimizzare il tutto a causa delle tue insicurezze.. Nonostante talvolta ci si senta onorati per tale sentimento, si ha paura di tradire le aspettative del partner, di deluderlo -anche involontariamente-, finendo quindi per vivere in uno stato di sfiducia perenne. Inizi ad aver paura che non riuscirai mai a ricambiare quel sentimento tanto profondo, fino a che non commetterai uno sbaglio irreparabile e, la delusione che apporterai ti farà sentire ancora peggio poiché cosciente del fatto che l'amore ricevuto non lo meritavi.»

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[ http://ask.fm/sylvestrisdeus/answer/132928187757http://ask.fm/sylvestrisdeus/answer/132928202093http://ask.fm/sylvestrisdeus/answer/132928209773 ]

Silvanus ;
Lo sguardo di Ivy era ormai da diversi minuti fisso sul piatto davanti a lei. In un primo momento la sua scelta le era sembrata azzeccata, ma ora, osservando più attentamente il cibo che le si prospettava davanti, la voglia di andare a prendersi una malsana barretta di cioccolato iniziava ad abitare la sua mente.
Prese la forchetta e con non poca indecisione la sventolò leggermente in aria, quasi a voler prendere coraggio. Ivy odiava il cibo dell'ospedale, la faceva sentire malata e difficilmente sazia... tutto era insipido e privo di sapore, una condanna per il suo appetito. Ma, prima che potesse anche solo giocherellare con la purè servitasi, una voce alle sue spalle richiamò la sua attenzione e subito dopo un ragazzo -che ella riconobbe essere lo stesso di prima solo dopo aver osservato le sue spalle- andò ad affiancarla, chiedendole se potesse sedersi insieme a lei. La battuta che ne derivò dall'interlocutore fu piuttosto “simpatica”, se per simpatica si poteva contare, dal momento che se il cibo non fosse stato di gradimento del ragazzo o -come detto da lui- l'avrebbe fatto stare male, la colpa sarebbe ricaduta su di Ivy.
Acconsentì alla richiesta d'egli con un cenno del capo e subito dopo gli indicò la sedia di fronte alla sua. Non accennò a voler osservare il giovine uomo di fronte a lei subito dopo che egli prese posto -questo a causa di qualche brutta sensazione che le si era infiltrata sotto la pelle alla vista del suo viso-. Ivy continuò dunque a preferire osservare il suo piatto all'uomo, nonostante egli -per quanto aveva potuto velocemente constatare- non fosse affatto di brutto aspetto.
Lo guardò di sottecchi un paio di volte e potè notare la sua stessa incertezza nel dover assaggiare la "prelibatezza" che aveva scelto sotto indicazione, prelibatezza che Ivy non aveva ancora toccato ma che si era limitata a spostare da una parte all'altra del piatto con la forchetta. Ad ella parve come se fino a quando lei non avesse addentato la prima forchettata, il suo "compagno di tavolo" non avrebbe fatto altrettanto, prese dunque un respiro modesto e, facendosi forza si portò un pezzo di carne con un po' del suo contorno in bocca. L'insipidità del pasto le pervase le papille gustative, che in quel momento parvero chiederle pietà, masticò il pezzo di carne affatto tenera per quelli che le sembrarono secondi interminabili ed infine ingurgitò il tutto con non poca facilità. Durante tutta la sua "performance" aveva sentito lo sguardo di egli su di lei, quasi a studiare le sue reazioni.. “Piuttosto imbarazzante” aveva pensato Ivy, sentendosi piuttosto osservata.
Non avrebbe preso un'ulteriore boccone di ciò ne fu subito certa, così appena alzò lo sguardo verso il ragazzo -che per fortuna non aveva ancora voluto deliziare il suo palato con quel pasto- e lo vide dubbioso si affrettò a parlare.
«Non ho intenzione di prendermi la colpa di niente. Alla tua età dovresti essere in grado di agire secondo i tuoi pensieri ed i tuoi istinti senza che [...]

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[ http://ask.fm/sylvestrisdeus/answer/132928187757http://ask.fm/sylvestrisdeus/answer/132928202093http://ask.fm/sylvestrisdeus/answer/132928209773 ] ~2nd Part~

[...]nessuno possa farti cambiare idea. Motivo per il quale se io stessi male e tu dopo di me, sarebbe solo colpa tua poiché ti sei fidato di un'estranea.»
Mormorò tutto d'un fiato, con una frenesia che di certo non era nel suo carattere, fatta eccezione per quando si sentiva in imbarazzo o -come in quel momento- se aveva paura che qualcosa potesse andare storto.
Di certo dopo quella sua uscita del tutto stramba, non si sarebbe stupida se il suo interlocutore l'avesse -ora- scambiata per una paziente del reparto di malattia mentale piuttosto che per una semplice visitatrice qual era. Ivy prese dunque un respiro per calmarsi e dopodiché, quasi con sguardo di scuse tornò a parlare per colmare quel silenzio imbarazzante che si era creato subito dopo la sua "spiegazione".
«Non mangiarlo per favore, è veramente... disgustoso... e non voglio sentirmi in colpa per uno sconosciuto, mi conosco troppo bene per sperare che se tu stessi male non mi ritroverei a farmi paranoie.»
Ammise infine in maniera più calma, bevendo un sorso d'acqua per far si di togliersi quel sapore affatto piacevole in bocca.

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ℰdvin ℋenderson
❝Come sto?❞
La voce di Mark suonò piuttosto tesa, in effetti l'uomo era un fascio di nervi ed il tutto non fece che divertire ancora di più la ragazza. Ivy non si ricordava di aver mai visto suo padre così agitato per qualcosa di tale banalità quale una cena tra amici, tra i due, quella a disagio sarebbe dovuta essere lei dal momento che: non aveva mai incontrato di persona l'amico del padre e che sembrava essere vestita più per una passeggiata al parco che per una cena.
Squadrò Mark con sguardo indagatori o ed un sopracciglio alzato, guardandolo dall'alto al basso e ripercorrendo il percorso dello sguardo al contrario.
«Come un uomo che si sta per sposare.»
Ecco, forse al suo matrimonio Mark era stato così inquieto, dai racconti di sua madre, Ivy aveva appresso che l'uomo durante l'attesa dell'arrivo di Helen all'altare avesse vissuto nella pura che quest'ultima non si presentasse... Pur essendo un uomo piuttosto imponente, la sua insicurezza talvolta spiazzava la stessa Ivy.
«Calmati papà, vedrai che andrà tutto bene.»
Mark sorrise e così la piccola Williams andò ad adagiare un frettoloso bacio sulla guancia ispida del padre così da rassicurarlo, dopodiché egli si voltò in direzione della porta in legno scuro dell'entrata della famiglia Henderson suonandone il campanello, visibilmente più tranquillo e sereno. [ http://38.media.tumblr.com/c9ff8f774a34536226eb10830bfb9b98/tumblr_inline_nu3p6hp1eC1qlt39u_500.gif ]
Aspettarono pochi secondi prima che la porta si aprisse, rivelando i proprietari di casa: Un uomo di bell'aspetto dai capelli ricci e brizzolati ed occhi azzurri come quelli di Mark ed una ragazza, altrettanto graziosa e molto somigliante all'uomo.. sicuramente la figlia.
La ragazza dai lunghi ricci si presentò ad Ivy non appena i Williams entrarono in casa e Mark andò ad abbracciare il padre di quest'ultima che pareva essere altrettanto entusiasta nel vedere l'amico e collega. “Eppure non si vedono da tre ore.” Constatò mentalmente Ivy, sentendosi comunque piuttosto felice nel vedere che effetto rigenerante faceva al padre la compagnia di Dereck.
«Piacere di conoscerti Edvin, io sono Ivy.»
Si presentò a sua volta, sorridendo in maniera educata. Scambiandosi poi qualche occhiata piuttosto imbarazzata con la ragazza, Dereck iniziò a far fare il giro della casa ai suoi ospiti ed Ivy potè studiarne l'ottimo arredamento, il quale trasmetteva calore ed eleganza.
Quando il tour finì, ella si sentì in dovere di fermare le chiacchiere dei due uomini che durante quei quindici minuti parevano essersi dimenticati delle rispettive figlie, parlando di lavoro, lavoro e... lavoro.
«Sbaglio, o avevi promesso che questa sera non avreste parlato di corpi mutilati e cervelli malati?»
Mormorò la Williams al padre in una smorfia piuttosto buffa, attirando così l'attenzione di Edvin -che trattenne una risata- e di Dereck che -evidentemente divertito- si mise a ridacchiare ed a scusarsi subito dopo per la promessa che aveva fatto infrangere a Mark.

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#Questionoftheday: Talk about your first love, of you had one.

‹Da: Trevor, 15:58.
Fatti trovare nel nostro posto tra due ore.›
La puntualità non era mai stata un forte per Trevor ed anche quella volta egli non si era affatto smentito, ma ormai Ivy era abituata ai suoi costanti ritardi sopratutto poiché essi erano sempre alleviati dai suoi sorrisi e gesti premurosi.
Avendo quattro anni di differenza, per egli l'ultimo anno di College stava ormai giungendo al termine, da lì a poche settimane -infatti- i corsi si sarebbero conclusi. Nè Ivy nè Trevor avevano fatto piani per il dopo laurea di lui, più che altro perché egli non aveva mai accennato a volerne parlare, come se quell'argomento gli desse fastidio, come se affrontare la realtà lo facesse sentire in qualche modo a disagio ed Ivy, d'altra parte, mai l'aveva costretto a parlarne.
Una leggera folata di vento, diede modo ad ella di godersi il profumo dei peschi in fiore e dei sempreverde che si estendevano all'interno del parco botanico di Brooklyn.
Durante il loro primo appuntamento, Trevor aveva pensato di portare la giovine ragazzina esattamente lì, in mezzo a splendidi alberi, deliziosi aromi ed alla pace che vi regnava e da quel giorno in poi, quel posto era divenuto il l o r o posto.. il posto dove lui l'aveva sempre portata per festeggiare: il Natale, San Valentino, il suo compleanno.. ma quella volta non aveva idea del motivo per il quale egli l'avesse "convocata", essendo però un posto speciale sperava solamente che Trevor potesse portare buone novelle.
Avrebbero festeggiato otto mesi insieme esattamente il giovedì di quella settimana, quindi probabilmente -pensò Ivy- aveva solamente voluto anticipare i "festeggiamenti".
Un rumore sospetto attirò l'attenzione della ragazza, facendola voltare verso la fonte del disturbo solo per poi constatare con estrema gioia che esso era stato dato solamente dai passi del ragazzo in ritardo.
La ragazza fece per avvicinarsi, sorridendo giovialmente al fidanzato che però, non sembrava aver la medesima intenzione. Senza far caso alla reazione di lui, Ivy andò ad abbracciarlo -felice di vederlo- e dopo essersi alzata in punta di piedi andò a cercare -come era solita fare- le labbra d'egli, labbra che però non trovò.
Qualcosa non andava, di questo Ivy ne fu certa non appena Trevor la distanziò con totale freddezza ed apatia, destabilizzando per qualche istante la giovine ragazza.
«Cosa c'è che non va?»
Domandò in maniera piuttosto preoccupata, prendendo le distanze dalla figura d'egli.
Non si era mai comportato così, nemmeno quando bisticciavano... il che fece suonare un campanello d'allarme dentro la mente in subbuglio della studentessa.
Lo sguardo di Trevor, vagò diversi istanti sulla figura esile di Ivy, come a studiare un corpo mai visto prima d'ora. Sotto quello sguardo così affilato, la ragazza andò ad incrociare le braccia al petto in segno di diffidenza.
I due si guardarono negli occhi per dei secondi, ma solo quando Ivy non riuscì più a mantenere lo sguardo fisso nel suo, egli [...]

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#Questionoftheday: Talk about your first love, of you had one. ~2nd Part~

[...]proferì parola, dando vita ad una catena di eventi che Ivy mai avrebbe voluto vivere.
❝Tu.❞
Le parole di lui sopraggiunsero con una schiettezza ed un'indifferenza tale da far si che il respiro della fanciulla accelerasse per poi bloccarsi di colpo.
«Cosa-»
Ma ella venne interrotta senza che Trevor potesse darle modo di dire altro. Non era mai successo che egli la zittisse, non era mai successo che egli la facesse sentire così inadatta.
❝Sei tu che non vai, Williams. Non te ne sei ancora accorta?❞
Una risata amara e derisoria fuoriuscì dalle labbra del ragazzo. Ivy non riuscì nemmeno a formulare dei pensieri coerenti tra loro che scusassero il comportamento d'egli, che subito ritornò all'attacco.
❝Sai, pensavo che quest'anno mi avrebbero affidato una scommessa più difficile...❞
Ivy potè sentire un tonfo al cuore a quelle parole, ma troppo scossa per capire cosa stava succedendo, rimase in silenzio, osservando con occhi sgranati dal dolore colui a cui aveva concesso mente e corpo.
❝Per fortuna però ho trovato la mia preda, vero Williams?❞
Chiese retorico, sorridendo con estrema fierezza.
❝Purtroppo però, ci è voluto più del previsto a far crollare tutte le tue insicurezze nel frequentare un ragazzo più grande... Ho perso ben otto mesi, ma direi che il premio ne è valsa la pena.❞
«Che cosa-»
❝Stai zitta, non ho finito. Ora ascoltami e tieni quella bocca chiusa, so quanto per te possa essere difficile dal momento che non ti riesce proprio a stare zitta, ma almeno adesso, fammi parlare prima di iniziare a lagnarti come la bambina quale sei.❞
Ella fece per parlare, ma un'occhiata feroce di Trevor la fece ammutolire all'istante, facendo sì che gli occhi di ella iniziassero lentamente a velarsi di lacrime.
❝Sai bene di quale club faccio parte, te ne ho parlato per ottenere la tua fiducia, ma data la tua stoltezza, credevi fosse un semplice club di letteratura. Il Riot Club è invece uno dei più ambiti del College, ma tu questo non lo sapevi, ovviamente.❞
Fece una pausa, osservando con quello che Ivy poteva solo classificare come disgusto, il viso in lacrime di ella.
❝All'inizio dell'anno ad ognuno dei membri viene affidata una scommessa, se la si vince, si ha il diritto a qualunque cosa si voglia, se la si perde, bisogna sottostare ad ogni stronzata degli altri membri.
Ammetto che il portarmi a letto delle verginelle inesperte è sempre stato un hobby a cui non so resistere, proprio per questo i ragazzi per rendere il tutto ancora più faticoso, dopo che ho detto loro che tutto ciò sarebbe stato troppo semplice, hanno voluto alzare la posta in gioco. Dovevo trovare una vergine del primo anno e farla innamorare follemente di me e devo dire che non mi poteva di certo andare meglio.❞
Un gioco, ecco cos'era stata Ivy in quegli otto mesi... Un gioco, una scommessa, uno svago. La consapevolezza di essere caduta così in basso fu quanto bastò per far si che le sue lacrime smettessero di scendere copiose dai suoi [...]

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#Questionoftheday: Talk about your first love, of you had one. ~3rd Part~

[...]occhi.
«Sei disgustoso.»
Bisbigliò con voce strozzata, non riuscendo neanche più a guardare gli occhi di quell'essere -ora- ripugnante.
Quella constatazione fece solamente ridere il suo interlocutore, che con un'alzata di spalle tornò a parlare, infilando il coltello nella piaga.
❝Eppure non era quello che dicevi quando ti sono entrato nelle mutande.❞
Un conato di vomito scosse Ivy al solo pensiero delle mani di lui sul suo corpo, un corpo che era stato profanato senza il minimo ritegno. Si strinse ancora di più le braccia al petto, andando a puntare lo sguardo verso il prato. Non voleva più sentire niente, aveva sentito troppo... Aveva sentito il suo cuore essere calpestato, frantumato e gettato via come nulla fosse, aveva sentito un dolore lancinante che non sembrava voler smettere di farla soffrire.
Si era fidata di un ragazzo che si era solo divertito ad usarla come uno zerbino, si era fidata così tanto di un ragazzo da volerlo farlo entrare senza riserve nella sua vita e per tale ingenuità il prezzo da pagare era stata l'umiliazione.
«Vattene.»
E fu quella l'ultima volta in cui vide l'unico ragazzo che ebbe mai amato, fu quella l'ultima volta che si permise di amare qualcuno che non fossero i suoi genitori.

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| http://ask.fm/jenkinsgdr/answer/132195959746 |

╯ ᴛʜᴇ ᴋɪɴɢ ╭
Un lieve rossore andò a colorare il candido viso della giovine Ivy subito dopo che il proprietario di casa adagiò in maniera del tutto naturale e sopraffina le labbra sul suo dorso, lasciandole un leggiadro bacio sulla setosa pelle.
Tirò un sospiro di sollievo non appena il ragazzo le rimembrò il suo nome, cosicché da non farle fare la figura della stupida.
«Ivy.»
Rispose ella, mostrando al suo interlocutore un sorriso educato.
«Ivy Williams.»
Precisò infine e, come un fulmine a ciel sereno, rimembrò dove avesse già incontrato il ragazzo. All'epoca ella era stata "importunata" da un ragazzo e Russ, come un prode cavaliere era andato in sua difesa, ricordando all'altro giovine che Ivy -a quell' "epoca"- era già impegnata.... Etichetta che ora mai non le si addiceva più, purtroppo.

Iνу Ɛ. ƜιƖƖιαмѕ.
[A causa di alcuni dubbi dati fondamentalmente dalla mimica, farò un periodo di prova usando come pv: Astrid Berges Frisbey.
Nonostante sia completamente diversa da Emily, penso che anche lei possa essere adatta ad Ivy.
Spero comunque di schiarirmi le idee al più presto, così da non occupare due pv.

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