Chocological~

Be', io in realtà vado mooolto a periodi, e in base a dove mi trovo e con chi sono. Normalmente, cioè a casa e a distanza di sicurezza dagli esami e senza uno straccio di vita sociale, vado a dormire in un orario che solitamente va dall'una alle tre di notte, per poi alzarmi appena i miei genitori e mio fratello escono per andare a scuola/lavoro. Ma divento produttiva in genere soprattutto dal tardo pomeriggio fino a notte inoltrata, ed è un vero peccato che spesso non mi sia permesso di star sveglia a scrivere fino a quanto vorrei. Se invece sono lontana da casa e in compagnia, tendo a dormire davvero, davvero pochissimo, facendo le ore piccole e puntando la sveglia presto, per avere tutto il giorno a disposizione. Mi è sempre difficile alzarmi dal letto, ma una volta in piedi divento una trottola iperattiva.
Se facessi una lista delle cose da fare, non riuscirei mai a rispettarla: se sono sotto esami, opto per lo studio matto e disperatissimo a uno sputo dalla data fissata, e quando dico che voglio dedicare una giornata alla scrittura procrastino un bel po' prima di riuscire effettivamente a concentrarmi. A spronarmi ad abbandonare il letto, però, è sempre e solo il pensiero della colazione: senza colazione, non posso proprio iniziare a vivere, non riesco ad affrontare la giornata, che è rigorosamente scandita dal cibo. Se mi sento inattiva, sconfortata e mogia, vuol dire che ho fame.
Di solito l'orario in cui sono meno produttiva, quando sono a casa, è la mattina. Non che abbia sonno, semplicemente mi sveglio carica di pensieri, e non riesco a concentrarmi su qualcosa di concreto.
Poi però ci sono le sessioni d'esame. Allora divento una macchina da studio, dormo praticamente mai e arrivo a prendere anche cinque o sei tè al giorno, stando senza sosta sui libri senza mai interrompere per paura di perdere il filo.
Non fate come me, non procrastinate.

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La prima volta che sono andata al Mc, avevo forse cinque o sei anni, era la festa di compleanno di una mia compagna di classe ed essendo Carnevale eravamo tutti in maschera: vestiti ingombranti, tavoli strettissimi, chiasso, cibo schifoso, e mi ritrovai a piangere in un angolino in attesa che mia madre tornasse a prelevarmi. Ho sempre detestato i fast food, credo siano un vero e proprio insulto alla buona cucina e a chi la apprezza, e sarebbe carino se, invece, ci fossero più catene e ristoranti "fast" ma di buona qualità, perchè trovo sia un peccato che sia così difficile avere un buon panino o delle buone patatine fuori casa, e che si ripieghi tristemente su quegli obbrobri sovraffollati e puzzolenti. E non è vero che non esistono locali a prezzi accettabili all'infuori di Mc e affini, ce ne sono tanti e sono ovunque, basta saper cercare. Quel che davvero mi disturba e mi fa vergognare della razza umana è vedere persone che viaggiano e che, ovunque vadano, si rifiutano di provare cose nuove preferendo il "buon vecchio McDonald's", magari scartando la cucina tradizionale di un certo posto, o semplicemente qualcosa di più sano. Preferirei restare a bocca asciutta, piuttosto. Di documentari su come tale "cibo" viene preparato ce ne sono tanti, per fortuna, ma disgraziatamente in pochi scelgono di rinunciarvi, pur sapendo cosa c'è dentro. Come dicono in Giappone, quel che mangi diventa parte di te, e questo significa che bisogna mangiare bene per vivere bene. A maggior ragione, ora che sono sempre più attenta alla mia linea m'interesso anche alla selezione dei cibi e raramente mi concedo extra poco sani; a casa sono diventata una vera rompiscatole, sono attenta a cosa mangio. In quanto alle multinazionali, onestamente non m'interessano: certo, preferisco le produzioni locali, ma non sono certamente per l'abolizione totale delle multinazionali.
Esco raramente di casa, ma quando decido di andare a cena fuori o a prendere un gelato i posti che scelgo nella mia città sono sempre gli stessi, posti che so essere puliti e affidabili. Inoltre qui c'è una pizzeria che fa pizze immense e superfarcite, che nell'attesa ti offre in omaggio anche crocchette e arancini e dove il personale è molto gentile. Anche nella città dove vado in vacanza scelgo sempre gli stessi posti. La scorsa estate, però, c'era una gran folla nella pizzeria dove la mia famiglia andava da generazioni, e dato che oltretutto il proprietario era di una maleducazione unica da quando lo conosco, mi ritrovai a passar la serata alla ricerca di un'altra pizzeria, ed effettivamente ne trovai una meravigliosa: quindi non sono chiusa a nuovi orizzonti, mi piace sperimentare, specialmente se sono in compagnia. Se poi sono lontana da casa, ho voglia di provare /tutto/, sono una grande sostenitrice del turismo gastronomico (?).

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E' alta -o, per meglio dire, bassa- centocinquantasette centimetri, per quarantasette chili. Adora la sua statura, ma sta cercando disperatamente di perdere peso. Al naturale ha i capelli biondi, ma di un biondo che odia, cinerino e tendente al grigio, ragion per cui, da più di un anno, li tinge dei colori più disparati, tendendo comunque a prediligere quelli chiari. A lungo li ha portati molto lunghi, ma l'attuale media lunghezza, che a stento tocca le spalle, le sembra già esagerata, e già non vede l'ora della prossima potatura radicale.
I suoi occhi sono ciò che del suo corpo ama di più: sono grigioazzurri, più scuri all'esterno e più chiari verso la pupilla.
Senza mezzi termini, detesta la sua corporatura: benchè esile, mantiene forme morbide e odiose curve. E la sua carnagione, nè chiara nè scura, non è da meno, e fa di tutto per farla apparire più lattea possibile.
Porta il 37/38 di scarpa fin da quando aveva otto anni... non che sia cresciuta molto da, allora.

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Non ama definire il proprio orientamento sessuale così come non ama definire il proprio genere. In sostanza, però e per ragioni che considera strettamente personali, è sempre stata della radicata convinzione che mai e poi mai potrebbe desiderare una relazione con un uomo. Si può dire, comunque, che non abbia molte esperienze in ambito sentimentale, e che le poche che ha collezionate siano a dir poco disastrose. Il suo "primo amore", o almeno, il primo che considera degno di nota, è stato a sedici anni, per una ragazza che non potrebbe essere più lontana dal suo tipo ideale, ma il cui notevole carisma non lasciava via di scampo.
Non ha mai nascosto il suo orientamento sessuale a nessuno, nè in ambiente scolastico/universitario, nè in famiglia, nè tra amici. Di solito, la reazione che riceve è una semplice scrollata di spalle, e in caso di feedback negativi non ci pensa due volte a tenere le distanze della persona in questione, indipendentemente da che sia parte della famiglia o meno.

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Nata sotto il segno del Toro, rappresenta appieno il classico stereotipo della persona testona, determinata, eccentrica, mangiona e compulsivamente creativa. Praticamente qualsiasi cosa si dica dei nati sotto il Toro è applicabile al suo carattere, alle sue abitudini e al suo atteggiamento, dalla caparbietà fino ai vertiginosi conflitti interiori. Ma anche l'ascendente Vergine si riflette su di lei, nella sua razionalità, nella sua capacità introspettiva e nella propensione a stabilire rapporti solo se con l'intenzione di renderli duraturi.
La pietra e il colore considerati portafortuna per il Toro sono lo smeraldo e il verde. Peccato che non gradisca nè l'una nè l'altra cosa. In compenso, ama che a questo segno venga associato il pesco.
Alcune personalità di cui può vantare lo stesso segno sono La Regina Elisabetta II, George Clooney, Joey Ramone e Charles Manson.
Non ha mai avuto particolari simpatie o antipatie per determinati segni.

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-"Monica è un nome di antichissime origini nordafricane, forse algerine, la cui etimologia è sconosciuta. La prima testimonianza di questo nome è stata riscontrata in antiche iscrizioni in Numidia. Il nome potrebbe contenere un riferimento all'antico dio libico Mon. La madre di sant'Agostino si chiamava Monica ed era originaria della Numidia, benchè fosse cittadina cartaginese: esiste quindi la possibilità che il nome abbia origini puniche. E' stato anche associato alla parola greca 'monos', che significa letteralmente 'solo, solitario'. Era in uso anche presso i luoghi di dominazione latina, con derivazione dal verbo 'monere', che significa 'avvertire, ammonire, avvisare'". A sceglierlo, non ha mai saputo quale dei suoi genitori sia stato, anche se ha sempre avuto qualche sospetto su suo padre. Probabilmente, la scelta è dovuta a una conoscenza di famiglia, una ragazza di cui non ha mai saputo molto.
-Nikita è stato il solo soprannome stabile della sua vita, quello che le è stato affibbiato ancor prima che nascesse e che probabilmente porterà fin nella tomba: è il nome della protagonista di un film francese che forse era già antiquato quando suo padre se ne innamorò, poco prima del suo concepimento, una ragazzina fragile e emotivamente instabile, a cui la siringa viene tolta dalle mani dopo un'adolescenza di degrado per essere sostituita da una pistola e da un lavoro come agente segreto.
Conosciuta nell'adolescenza con il nome di Amylee, per motivi di cui non ama parlare ha finito per rifiutarlo completamente e per accantonarlo tra quei ricordi che non rievoca volentieri.
Ma del suo nome ha visto usare ogni possibile diminuitivo, vezzeggiativo e accorciativo: Mo, Momo, Moni, Monni, Nica, Niky, eccetera, ma da un paio d'anni tutti hanno cominciato a chiamarla Mon, e le piace, le piace molto più di tutti gli altri.

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