Nora.

Guardatela, guardatela bene. Vedete quanto è mediocre? E' ancora una bambina, nonostante sia vicina hai diciotto. Non ha ancora capito cosa vuole dalla vita. Se ne sta sempre chiusa in camera, da sola, con i suoi libri. Oh, almeno qualche passione la ha. Ama infinitamente chiudersi in quei mondi, isolarsi. Poter vivere vite avventurose, in luoghi fantastici e sconosciuti. Evadere da questa prigione di noia.
Poverella, non ha neanche un amico con cui parlare.. Ma aspetta! Che fine hanno fatto quella tre ragazze? Ricordo che erano inseparabili, c'erano sempre l'une per le altre. Chissà cosa è accaduto tra loro. Ma no, non chiediamole niente, tanto non ci dirà mai nulla. Non è molto loquace come persona, non si apre mai del tutto, non a voce almeno. Lei scrive. Ho sentito dire che ha passato gli anni di scuola a riepire quaderni di frasi, storie e pensieri. Sarebbe bello leggerli, magari capiremmo un po' di più chi è lei.
Già, chi è lei?
Potrebbe essere una qualsiasi ragazza bassa, magra, con i capelli scuri e gli occhi verdi. Potrebbe essere la ragazza seduta accanto a te sul pullman, su treno, su una panchina. Non c'è modo per saperlo, passa talmente inosservata da parere invisibile. Ha segni caratteristici? Bah, un paio di occhiali e bracciali. Tanti bracciali. Cose comuni che molte, forse troppe ragazze hanno.
Peccato che lei non si senta come le altre. Si sente sempre inferiore, mai degna dell'attenzione degli altri. Ha così paura del giudizio altrui che odia mettersi in mostra, nonostante brami una minima attenzione. E lo si nota, sì. Quando si mette sul palco, durante i karaoke, quando vuole dimostrare al mondo che anche lei c'è, che anche lei vale. Sul palco, con quel microfono immano da cui sembra trarre forza e vita, lei esiste. Ma èè una semplice parentesi di pochi minuti. Al termine della canzone termina anche di esistere.
Ma se c'è una cosa che so di lei, nonostante parva così debole e insicura, è che ama. Lei ama, incondizionatamente chiunque le doni un sorriso. Ama con il cuore, con l'anima, con tutta sé stessa.
L'ho vista amare. L'ho vista vivere. E l'ho vista morire.
Eppure sorride, eppure ama.
Dentro lei, l'amore è perfino più forte della morte.
L'amore non è fragilità, non è debolezza. Per lei, l'amore è la forza. E lo si vede, oh sì che si vede, da come sorride con gli occhi sentendo il suo nome, la sua voce, la sua risata. Lo si vede quando sorride, mentre il cuore piange.

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Appena ho letto la frase mi sono chiesta: "come puoi avere nostalgia di qualcosa che non è ancora accaduto?".
Ma alla fine è proprio per questo che ne hai nostalgia, perché è qualcosa di lontano, di indefinito e intangibile.
In fondo un evento passato puoi sempre ripercorrerlo con la memoria, ed è come se fosse ancora presente. Ma il fututro? Non puoi fare altro che attendere, immaginandolo come meglio credi. Non puoi riviverlo, non puoi ricrearlo. Il futuro non esiste, se non nel momento in cui è. (Frase filosofica senza alcun senso logico, lol)
Non ho nostalgia del futuro, perchè non ho neanche tutta quest'ansia di vivere. Mi basta ciò che sono e che ho ora. Se verrà altro lo accoglierò a braccia aperte.
Spero di aver dato una risposta adeguata, la tua domanda mi ha messo un po' in difficoltà. ^^

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Dolore, dolore in tutto il corpo. Sento fitte che mi attraversano le ossa, i muscoli. Mi rigiro nel letto, soffocando grida e gemiti. Non capisco che mi succede, non ragiono più con lucidità. Vedo la mia camera mutare, diventare più grande e più chiara. Era buoi pesto quando mi sono addormentata, eppure adesso vedo ogni oggetto presente. Vedo e distinguo i profili della scrivania, dell'armadio, della chitarra appoggiata alla sedia. Cerco di portarmi una mano al viso, per togliermi quella sensazione di diverso. E mi accorgo che non è una mano quella che fisso. È una zampa, grigia, da gatto.
Mi metto in posizione eretta e mi ritrovo su quattro zampe. Voglio chiamare aiuto, ma escono solo miagolii strozzati. Mia madre si sveglia. Cazzo, lei odia i gatti. Appena entra in camera accende la luce, mi vede e caccia un urlo. Io resto accecata dalla luce artificiale e non oppongo resistenza quando mi solleva, mi porta fuori e mi lancia in strada. Atterro di schiena sul cemento ancora rovente per la giornata di caldo. Riesco a rialzarmi e a zampettare via a fatica. Mi muovo spaesata in quel paese che mi ha visto crescere ma che ora trovo così avverso e sconosciuto. Ed è così, spaventata e sconvolta, che mi trova. È una signora anziana che vive in fondo alla mia via. L'ho vista di sfuggita poche volte e l'unica cosa che so di lei è che accoglie e accudisce vari gatti randagi.
Ed ora ha trovato me.
- Ciao piccolina, non è un po' tardi per andare in giro da sola?-
"Senti chi parla." sbuffo mentalmente.
Lei mi guarda stupita e perplessa.
- C-c-cos hai detto?-
Mi ha sentito. È riuscita a capirmi.
"Aiutami, sono spaventata e non ho una casa."
Non le dirò la verità, poiché neanche io la conosco. Voglio solo trovare un posto in cui schiarirmi le idee.
"Aiutami."
Lei mi fissa. Nei suoi occhi, sotto la flebile luce di un lampione, vedo riflesso il mio aspetto: una gatta grigia con profondi occhi verdi.
- Non so chi tu sia, o che ti sia successo. Ma in casa mia c'è sempre posto per un gatto in più. Non correrai pericoli con me.-
Così mi solleva, mi stringe a sé e mi porta in quell'enorme villa antica, che diventerà per me "casa".

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