Sinceramente, wow.
Questa è davvero una bella domanda, da non trattare con leggerezza.
Ho anche io i miei momenti 'no' e 'si', ma quando si tratta di consolare qualcuno cerco sempre di fare il possibile.
Buttandola sul personale, non so se definirlo altruistico, so' solo che non voglio che altre persone possano soffrire come me.
Sono sempre stata una persona sola, ambientarmi mi è sempre stato difficile, sinceramente la mia vita sociale era: libro, studio, scuola.
Basta.
Facevo amicizia lentamente; riuscire, dopo due mesi, a parlare con una persona, per me era un miracolo, e quando quella mi prendeva in giro, fingeva e 'tradiva', davanti agli occhi, mi limitavo a sorridere, abbassare la testa, e farfugliare un 'ok' al vento.
Non riuscivo mai a parlarne ai miei.
Mi limitavo a urlare nel vuoto, nel nulla.
E mi odiavo, tanto. Non il mondo, ma me stessa.
Odiavo me perché ero così stupida da non reagire.
E odiavo me perché non avevo il coraggio di parlare,
Mi sentivo patetica e debole.
Un'insetto facile da schiacciare che non provava neanche a fuggire, senza un'ancora di salvezza.
Per questo voglio che gli altri non soffrano in questo modo, so come ci si sente.
Mi basta potergli offrire anche solo una spalla per potersi sfogare.
Perché fa stare davvero bene piangere e poi alzare gli occhi e incontrane un'altro paio, con l'aggiunta di un sorriso, ed una pacca sulla spalla.
Un sussurro: 'va tutto bene adesso'.
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