Non mi era mai piaciuto il golf, lo trovavo uno sport stupido, sciatto, per persone inette e pigre. A me piaceva l'azione. Correre su di un campo e calpestare l'erba corta e umida, percepire il vento sferzante tagliarmi il volto e gelare il sudore sottopelle, nelle ossa. L'adrenalina di una palla vera, non di uno stupido pallino bianco e leggero, che con un mio potente calcio fende lo spazio e gonfia la rete spegnendo l'entusiasmo negli occhi degli avversari e accendendo la soddisfazione nel mio petto.
"Vuoi davvero trascinarmi ad una lezione di golf?" chiesi scettico, il sopracciglio così alto che sembrava volesse volar via dalla mia espressione incredula.
Niall annuì convinto come forse mai era stato nella sua vita e "Sì, dai! Sono sicuro ti divertirai".
"Come un condannato tra le braccia del suo boia sul patibolo?" domandai sarcastico e retorico, ridendo istericamente per l'immagine offertami dalla mia fervida immaginazione.
Niall però non si scompose al mio tono acidamente ironico e con un ghigno sobillatore piegò il capo di lato e rispose: "Ti divertirai come uno che non sa resitere a uomini affascinanti piegati a novanta con le proprie mazze in mano!"

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A questo punto immagino un Louis alle prese con il suo insegnante di golf. Uno a caso proprio.