Domandina, se vi va! Immaginate di dover descrivere le quattro stagioni in maniera un po' insolita, ad esempio parlando dell'inverno come se fosse una voce, descrivendo l'autunno come fosse un volto e così via. Vi do carta bianca, a voi la scelta! Grazie a chi risponderà 💭
Estate se ne va in giro salutando chiunque, fermandosi a parlare con ogni essere vivente, la sua voce troppo squillante e colorata per i miei gusti tende a infastidire i miei timpani. I vestiti troppo corti, il corpo sempre in mostra come se non avesse altro da offrire. È splendida, lo penso davvero e devo ammetterlo, mi fa girare la testa e mi ubriaca ma dietro la sua facciata so che non nasconde altro: sa di frivolo, qualcosa che non lascia nulla di concreto se non una manciata di bei ricordi.
Autunno è una bambina, ha all'incirca sei anni ma sembra essere più matura, vista la sua parlantina spigliata. La sua pelle è diafana e il volto è spruzzato da lentiggini arancioni proprio come i suoi capelli che ricordano le foglie che si apprestano a lasciarsi andare nel vento, per mettere in scena il loro balletto interminabile fatto di piroette e salti mozzafiato. Passa le giornate a strappare i petali dai fiori, a soffiare negli specchi d'acqua e con le dita o i piedi scalzi ne increspa la superficie. Ha i capelli sempre intrecciati in due grosse trecce e suo nonno, che lei ama tantissimo, si diverte a chiamarla Camilla.
Inverno tiene parecchio a sua nipote. Un uomo troppo anziano, le rughe che si riflettono nelle cortecce degli alberi ricoperti di neve, i cieli bianchi come i suoi capelli e luminosi come gli occhi che non smettono di brillare nonostante la sua anima vegliarda. Ha tante storie da raccontare e lo fa davanti ad un fuoco caldo, dopo aver preparato una tazza di cioccolato per riscaldarsi. La pioggia è il suono che preferisce, i lampi sono la luce che più ama e i temporali non lo spaventano, anzi, gli ricordano che nonostante l'età può sentirsi ancora forte.
Primavera è il disegno di un bambino. Le rondini come tre V precise a librarsi in un cielo azzurro, l'alfabeto di una vita ancora da scrivere e imparare. Mani paffute disegnano un sole, i raggi ondulati come animi inquieti o dritti come affetti stabili. Quel sole magari se ne sta in un angolo del foglio, in alto, irraggiungibile, un calore da proteggere. Alberi coperti di foglie e frutta, le mele rosse, piene e lucide e sebbene sia solo carta è facile ascoltare il cinguettare allegro degli uccelli: un risolino cristallino e quelli volano via, uno scoiattolo scorrazza via dalla sua tana, una spirale stilizzata. E poi c'è una casetta dal tetto rosso, al centro del foglio, che se tutto va bene ha finestre come occhi e una porta quadrata che pare una bocca.
Bimba Jude.
Autunno è una bambina, ha all'incirca sei anni ma sembra essere più matura, vista la sua parlantina spigliata. La sua pelle è diafana e il volto è spruzzato da lentiggini arancioni proprio come i suoi capelli che ricordano le foglie che si apprestano a lasciarsi andare nel vento, per mettere in scena il loro balletto interminabile fatto di piroette e salti mozzafiato. Passa le giornate a strappare i petali dai fiori, a soffiare negli specchi d'acqua e con le dita o i piedi scalzi ne increspa la superficie. Ha i capelli sempre intrecciati in due grosse trecce e suo nonno, che lei ama tantissimo, si diverte a chiamarla Camilla.
Inverno tiene parecchio a sua nipote. Un uomo troppo anziano, le rughe che si riflettono nelle cortecce degli alberi ricoperti di neve, i cieli bianchi come i suoi capelli e luminosi come gli occhi che non smettono di brillare nonostante la sua anima vegliarda. Ha tante storie da raccontare e lo fa davanti ad un fuoco caldo, dopo aver preparato una tazza di cioccolato per riscaldarsi. La pioggia è il suono che preferisce, i lampi sono la luce che più ama e i temporali non lo spaventano, anzi, gli ricordano che nonostante l'età può sentirsi ancora forte.
Primavera è il disegno di un bambino. Le rondini come tre V precise a librarsi in un cielo azzurro, l'alfabeto di una vita ancora da scrivere e imparare. Mani paffute disegnano un sole, i raggi ondulati come animi inquieti o dritti come affetti stabili. Quel sole magari se ne sta in un angolo del foglio, in alto, irraggiungibile, un calore da proteggere. Alberi coperti di foglie e frutta, le mele rosse, piene e lucide e sebbene sia solo carta è facile ascoltare il cinguettare allegro degli uccelli: un risolino cristallino e quelli volano via, uno scoiattolo scorrazza via dalla sua tana, una spirale stilizzata. E poi c'è una casetta dal tetto rosso, al centro del foglio, che se tutto va bene ha finestre come occhi e una porta quadrata che pare una bocca.
Bimba Jude.
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