Sara Caffo

"Perché io sono la ragazza del 'porco dio', sono la ragazza del 'vaffanculo', quella del 'fottiti, ti odio', sono quella che è stata con tizio a caso, quella dei dilatatori, dei mille tatuaggi da fare, ma sapete una cosa? sono solo una ragazza con una maschera, sono uno schifo di persona e lo so, sono quella che se ne vuole andare dall’italia il prima possibile solo per cambiare vita, sono quella timida, quella che prima di ucciderti ci penserebbe ottanta volte anche se in quel momento ti odia da far schifo, sono quella che ha paura di amare di nuovo per paura di essere colpita ancora, quella che ha paura di mostrare il suo lato tenero, quella che sta zitta ad osservare ma che quando sbotta è meglio se inizi a correre, sono quella che vive per la sua migliore amica, sono quella che in tre secondi si affeziona a te anche se sei uno stronzetto senza un briciolo di cuore."

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1. La gente che mi fissa.
2. La gente che mi fissa quando mangio.
3. La gente che mi fissa quando disegno.
4. La gente.
5. Il traffico.
6. Gli insetti.
7. Gli ospedali.
8. La distanza.
9. Chi mi tocca i capelli. (Ve le stacco quelle cazzo di mani.)
10. Chi mi chiama ripetutamente.
11. Chi insiste.
12. Le amicizie virtuali.
13. I 'visualizzato alle..'.
14. Le converse fluo.
15. Gli occhi scurissimi.
16. I capelli chiari.
17. Le doppiepunte.
18. I 'ti amo' detti a cazzo.
19. Le abbreviazioni.
20. Quando ti squadrano. (Ma cosa cazzo ti guardi, stronza.)
21. I pregiudizi.
22. Chi giudica la musica.
23. Il 'Burger king'.
24. I film in bianco e nero.
25. Le troie.
25. I 'no'.
24. Le attese.
23. Gli abbracci non ricambiati.
22. I professori.
21. La matematica.
20. Le competizioni.
19. Chi urla.
18. Chi mi urla contro.
17. Chi urla di mattina.
16. La juve.
15. Le canzoni anni 60/70.
14. La batteria all'1%.
13. La voce del navigatore.
12. Retrica che non si aggiorna.
11. Chi mi parla quando ho le cuffie.
10. Tetris.
9. I pettegolezzi.
8. Chi mi chiama per cognome.
7. Le interrogazioni.
6. Le pulizie di casa.
5. Le doppie facce.
4. Le alghe.
3. L'odore di pesce.
2. I piccioni.
1. Correre.

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“La verità? Vuoi sapere la verità?
Non va un cazzo bene.
Sorrido per nascondere le lacrime, indosso maglioni larghi per nascondere cicatrici, ho i capelli davanti al viso per nascondere un’anima distrutta. La mia vita è una grande menzogna, e lo sappiamo che le bugie hanno le gambe corte. Ho gli incubi dentro gli occhi ed un mare in tempesta nello stomaco. Sono costantemente stanca. Stanca di lottare, di andare avanti, di lasciar perdere, di vivere. Non me ne frega niente di nessuno, eppure tutto mi ferisce terribilmente. Ormai sono arrivata al limite, non ho più voglia di fare un cazzo, non voglio parlare, mangiare, sorridere, essere forte, respirare, voglio solo buttarmi da un palazzo e volare via. Sorrido ma muoio cercando di camminare portandomi appresso tutti i miei demoni. Ogni tanto mi guardo e mi chiedo che cazzo di fine ho fatto. Continuo a salvare la gente, ma nessuno riesce a salvare me, o forse semplicemente non voglio essere salvata. E sai cosa? Tu continui a credere al mio “sto bene” solo perché sorrido e mi dimostro forte.”

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"Ho fatto di tutto per farmi notare. E credimi che quando dico ‘di tutto’ intendo davvero di tutto. Ho iniziato a piastrare i capelli, nonostante si rovinassero. Mi sono messa il rossetto rosso, le calze e i pantaloncini corti, passando per troia. Ho iniziato a fumare in pubblico, anche se io odio fumare in pubblico, ma non mi interessava, perchè io volevo solo che tu mi notassi. Ho iniziato a ridere più forte, a fare mille ritardi pur di vederti anche solo due secondi, mentre entravi a scuola, bello come il sole. Ho preso brutti voti perchè invece di concentrarmi sui compiti, perdevo tempo a pensarti e a pensare ad un modo per parlarti. Ho costretto le mie amiche a spiarti, ho perso tanti autobus per prendere quello con te. Ti ho anche seguito fino a casa passando per una stalker. Ho maledetto qualsiasi ragazza ti si avvicinasse e ho offeso ogni troia che ti toccasse. Ho sostituito le mie comode scarpe da ginnastica con quei fastidiosi tacchi, ma li tenevo, anche a costo di farmi venire le vesciche. Ho immaginato la mia vita insieme a te. Io e te al mare, io e te a vedere un film, sotto le coperte. Io e te nel letto, tu che mi stringi e mi coccoli. Ho immaginato la morbidezza delle tue labbra, dei tuoi capelli. Ho immaginato te triste e io che ti consolo. Ho immaginato così tante cose. Ma adesso basta, ho finito. Io mi arrendo, mollo tutto e me ne vado. Perchè mi sono rotta il cazzo, perchè ho capito che non posso amare solo io, ho capito che se continuo così mi distruggo ancora di più, quindi basta. Da domani non ti seguirò più, non passerò più davanti alla tua classe trecentomila volte. Non faro più niente per farmi notare e ti mancherò. Ti mancheranno le mie attenzioni, ti mancheranno le mie figure di merda che faccio con te perché lo vedo come mi guardi. Come ti affacci dall’aula e guardi verso la mia, ma io non ce la faccio più. Non posso continuare ad illudermi che qualcosa possa cambiare perché so che, nonostante tutto, io per te non sono niente. E da domani ti passerò accanto e non ti degnerò nemmeno di uno sguardo. Certo, poi girato l’angolo scoppierò ma devo mostrarmi forte, almeno davanti a te. Non sarà facile ma devo provarci, devo riuscirci. Quindi te lo dico con le lacrime agli occhi e il cuore spezzato. Addio amore mio."

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Fai di tutto per essere notata da qualcuno importante per te e quando pensi di esserci riuscita, ti si sbatte in faccia la realtà. E ti resta addosso solo tanta delusione.

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“Del primo concerto della tua band o del tuo cantante preferito ricordi tutto.
Ricordi gli sguardi di ogni persona che hai anche solo intravisto all’entrata.
Ricordi la corsa per la prima fila.
Ricordi le urla.
Ricordi il sapore della pizza che hai trangugiato prima di entrare.
Ricordi il freddo, il caldo, la pioggia e il vento.
Ricordi il dolore alle gambe.
Ricordi ogni singolo battito, ogni respiro.
Ogni singola nota che ti è uscita dalla bocca.
Ogni accordo che hai sentito.
Ogni parola che è uscita dalla bocca del cantante.
Ricordi persino la faccia annoiata del tipo che ti ha strappato il biglietto, probabilmente era il centocinquantesimo che strappava.
Ricordi le frasi dei venditori di birra e acqua.
Ricordi tutte le stampe delle magliette al merchandising ufficiale.
Ricordi il tuo cervello che ti urlava di sederti, ma tu ascoltavi il tuo cuore che ti diceva di resistere, restare in piedi e cogliere ogni secondo.
Ricordi le luci, il sudore, la gioia.
Ti si imprimono nel cuore più di un tatuaggio.”

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