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Ƭræcey ℳ. ⅅavis ❀

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❀ ʏᴏᴜ sʜᴜᴏʟᴅ ʀᴇᴀʟʟʏ ʀᴜɴ, ɴᴏᴡ ❀ role to: @HerbetFleetHP

Il suo sguardo passò in rassegna ogni libro poggiato sullo scaffale, in una lenta e flemmatica analisi di circostanza.
Soleva trascorrere molto tempo alla ricerca dell’esemplare: -il libro che più di tutti poteva ambire alla sua considerazione-. Interi pomeriggi venivano assorbiti dalla perpetua esigenza di intraprendere una lettura appassionante e coinvolgente, altrettanti nello sconforto di non riuscire a trovarne uno che la soddisfacesse abbastanza.
Invero, rinvenuto l’oggetto dei suoi desideri apprezzabile, subentrava una circostanza esterna che demoliva il suo trinfo, inducendola a resettare il tabellone e ripartire da zero.
Quel giorno Tracey si alzò svogliatamente, fare colazione non sarebbe riuscito a porre freno al suo tormento così si limitò a saltare il pasto, concedendosi una rilassante doccia prima di recarsi a lezione.
Pozioni era probabilmente la sua materia prediletta, meno propenso era però l’affetto che nutriva nei confronti del suo professore, piuttosto restio ad esser attestato.
«Da limare» ogniqualvolta passasse davanti al suo operato, sebbene fosse stato preparato in maniera ineccepibile, non si sbilanciava in alcun tipo di elogio, -seppur osservandola dignitoso.
Tempo addietro tale atteggiamento la irritava parecchio ma ci aveva fatto il callo e incurante alzava le spalle.
Afferrò la sua borsa, non avrebbe retto l’ennesima lezione ma in cuor suo non avrebbe trovato dilettevole tornare in stanza, laddove si sarebbe sicuramente assopita, con il rischio di mandare all’aria l’ennesima giornata.
Al tempo stesso, rintanarsi in biblioteca non appena la fila di studenti si era distanziata, era servito a ben poco.
Abbattuta sul da farsi iniziò ad incamminarsi all’esterno, e rimase piacevolmente stupida quando si accorse di candidi fiocchi di neve sui suoi lunghi capelli color castagno.
La Davis, troppo affaticata da non essersi nemmeno accorta che l’intero cortile era un’ormai soffice spuma bianca.
Sorrise istintivamente, rallegrata dalla mancanza di monotonia che ai suoi occhi si stava presentando.
Avanzando, quasi girò su stessa, incantata.
Godette di quell’armonia che la circondava per un tempo indefinito, impassibile alla lezione che avrebbe sicuramente perso.
Era tutto incredibilmente perfetto, «Salazar chi è stato?!» finché non le arrivò in pieno viso una palla di neve.
Si girò adirata, uno sguardo omicida contornava le sue labbra quando incontrò due innocenti iridi color smeraldo.
Una persona più razionale avrebbe chiesto spiegazioni per quel gesto, avrebbe magari concesso che si trattasse di una mira sbagliata.
Ma dopotutto, l’impulsività era nella sue doti e senza pensarci troppo si chinò a terra per ricambiare il favore.
E non sarebbe finita lì.

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✿ ᎷᎾᏙᎬ ᎾN; ᴘᴀʀᴛᴇ sᴇᴄᴏɴᴅᴀ ✿

Voleva urlare, ma si trattenne, lasciandosi scivolare sino al pavimento.
Si diede ad un lungo pianto liberatorio, portandosi la testa tra le mani, fintanto che i singhiozzi riempivano l’ambiente.
Il nauseante odore di purolenza aveva perso la sua importanza, giacché il suo cuore aveva fatto la medesima fine della pozione, un’ormai pozzanghera a terra, color lillà.
Perse la cognizione del tempo, ma quando Tracey Davis si alzò, una nuova luce brillava nei suoi occhi.
Si aprì lentamente in un sorriso, forse era l’occasione che aveva da sempre aspettato.

✿ ᎷᎾᏙᎬ ᎾN; ᴘᴀʀᴛᴇ ᴘʀɪᴍᴀ ✿

Gli sguardi che la scrutavano erano accigliati e non vennero risparmiate occhiate di rimprovero per i modi bruschi con cui si faceva largo tra i corridoi del castello.
«Blaise Zabini» -il tono si alzò di un'ottava- « Hai tempo due secondi per far saltar fuori quel fedifrago e dirmi dove si trova!»
L'interpellato non fece nemmeno in tempo a mettere piede fuori dal dormitorio che una furia riccia gli si parò davanti, pestando violentemente un piede a terra.
«T-tracey, qual buon vento?» la sua preoccupazione era tangibile e la ragazza s'infuriò ancora di più.
«Ascoltami attentamente Blaise, perché non mi ripeterò. Lui dov'è?»
Il ragazzo indietreggiò, certo che quella volta il suo amico se la sarebbe vista davvero male.
Non era un bene far uscire di testa una donna, specialmente se questa non ci pensava due volte a fare una sfuriata davanti a tutta Hogwarts.
«Non so di cosa tu stia parlando Miss.
Ho saputo che ieri hanno riconsegnato il compito di Divinazione.. come ti è andato?»
Tracey Davis di una cosa era certa: non c'era persona peggiore di Zabini per inventare scuse, e in tutto il mondo magico non esisteva un essere tanto idiota da poter intavolare l'unico discorso che l'avrebbe fatta uscire dai gangheri.
Si premurò di prendere qualche respiro, il necessario per ritrovarsi circondata da curiosi.
«Blaise Caro, sai che ti voglio bene.. per questo converrai con la mia unica scelta: Stuficium!» e come quando quel tornado era entrato nella sala comune degli Slytherin, Blaise non ebbe modo di accorgersi delle circostanze: vide un'intenso fascio luminoso, sentì cedere la presa da terra e sbalzato a qualche metro di distanza andò a sbattere contro il muro.
Ovviamente Tracey non se ne curó, e liberatasi della sua unica guardia del corpo poté agire indisturbata, assestando un potente calcio alla porta nel tentativo di spalancarla.
Fogli di pergamena erano sparpagliati un pò ovunque, letti e comodini sottosopra, storse il naso con disgusto; sebbene non fosse da meno in quanto all’ordine, non poteva certo chiudere un occhio sul fetore che aleggiava nella stanza.
Istantaneamente si tappò il naso, scavalcando i vestiti per raggiungere la scrivania e afferrarla.
Rimase ferma per alcuni istanti, rigirandosi l’ampolla tra le mani, chiedendosi cosa avesse fatto di tanto sbagliato per meritarsi tutto quello.
Non ci pensò due volte prima di ridurla in frammenti, troppo debole anche solo per fingere che non fosse successo nulla.
Lui non c’era nemmeno lì.
Forse si era effusa abbastanza con quella sfuriata, aveva mostrato loro di che pasta era fatta: determinazione e fierezza che non avevano eguali.
Solo, sapeva di star prendendo in giro se stessa, giocando con quelle tante maschere che si era creata durante tutte quegli anni.
Additata come una pazza isterica, dilettevole, ma tanto lontano da quella dura realtà che ogni sacrosanto giorno bussava alla sua porta, rinfacciandole l’onta e l’aberrazione che si meritava. {..}

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