ludovica italiano

Ciao.
Io, ora, non so quanto faccia bene scrivere. Il fatto è che ci sono cose che non hai il coraggio di dire. O magari non hai voglia. O magari non trovi le parole. No, cazzata. Il fatto è che ci sono certe cose che non sai proprio a chi dirle, ma non riesci ad tenertele dentro per troppo tempo. Probabilmente è per questo che la gente scrive. Io scrivo e parlo a me stesso, se a te va di leggere o magari di sentire, fa pure. Magari è ciò che spero.
Ci sono tante di quelle cose che vorrei dirti, ma che tu non capiresti. Perché alle mia parole, in fondo, non ci hai creduto mai. O ci hai creduto a modo tuo. Non ti sento più adesso.
Tutte queste cose credo girino tutte intorno al fatto che per me, sei stata un punto fisso. Tante volte ti è stato detto di essere speciale, ma forse non hai mai capito cosa intendevo. Continui fraintendimenti. Questa è la vita mia: continui fraintendimenti. Ho spesso cercato di dare una giustificazione a questo dicendo che la gente è banale. E’ vero. O sono troppo contorto. Per me le persone sono tutti pacchettini diversi. Non esistono luoghi comuni per me. Tutti sono in grado di fare la differenza.
Tu l’hai fatta più di tutti. O magari ho voluto che tu la facessi più di tutti.
Io ti amavo. Ma non eri amore. Eri una salvezza, ma non eri amore.
Non so che cosa voglia dire innamorarsi di qualcuno, il fatto è che nemmeno mi interessava saperlo. Mi bastava esserlo e sapere che di te, innamorato, non lo ero. Ero, però, e sono ancora innamorato perso del bene che ti ho voluto, dell’importanza che ti ho dato.
Sono cose che ho sempre pensato e che su cui scommetto di tutto sul fatto che non te le aspetti. Guardavo i tuoi occhi l’ultima volta e vedevo me, testa di cazzo come sono e quel segno, che avevo tanto cercato di lasciare su di te, che scompariva. Ora quel segno non lo vedo proprio più. E in fondo va bene così. In qualche modo questa storia doveva finire. Magari un finale diverso sarebbe stato gradito, ma più ci penso e più mi rendo conto che per noi, questo finale, era più che inevitabile ed era schifosamente adatto. Sei sempre andata avanti per la tua strada, su cui prima, grazie a tanti piccoli sentieri che noi stessi costruivamo, ti facevo compagnia. Ora quella tua strada è diritta, senza altre vie e la mia è quella esattamente opposta e parallela. E dalla mia, di strada, io ti vedo, ti seguo con gli occhi e col pensiero, su quella strada dove io mai più ci arriverò, cerco di salutarti, ma tu fai finta di non vedermi e guardi avanti. Sei così bella, da sola, per fatti tuoi, per quella tua vita che ho sempre guardato con passione. Amo la tua vita e amo il fatto che tu sia così maledettamente fortunata ad averla. Poi c’è la mia, di vita. Non è granché, ma ci sto lavorando. Io cammino più lentamente di te e non te ne rendi conto. Sto costruendo marciapiedi di passioni, ambizioni, vie ricche di buoni voti, di sorrisi di mia madre, di lacrime felici di mio padre.
Mia sorella mi sta accompagnando tenendomi la mano da un bel

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