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Alice Shinju

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Andare fuori di casa con quel tempo non era stata una scelta molto saggia. Ma lei non era di certo una ragazza saggia, anzi, fin troppo impulsiva da non resistere al richiamo della bellezza della natura.
Appena svegliata, con gli occhi ancora socchiusi e la mente ancora assopita, alzandosi dal letto notó che la finestra vicina era spalancata. Presa dai pensieri più terribili non si accorse dei lamenti agghiaccianti del vento.
Si avvicinó alla piccola finestra vicina al letto e la chiuse delicatamente, pensando di averla lasciata aperta la sera prima.
(Un ladro potrebbe essere entrato, dannazione!) si voltò irritata, raggiungendo nuovamente il letto e sdraiandosi sopra esso.
(Se mi disturberá lo uccideró. Sí, andrà sicuramente così)
La usó come scusa per giustificare la propria pigrizia.
Proprio in quel momento la finestra si spalancó ed entró un vento molto forte, freddo ed estremamente violento. Lei, rizzando in piedi, andó con una smorfia di collera a chiudere la finestra. Avvicinandosi sentí il fischi e i lamenti del vento impetuoso, che scuotevano gli alberi e le foglie.
"Allora é stato il vento è non un ladro..." concluse con svogliatezza, affacciandosi gli occhi per cercare di mettere a fuoco qualcosa oltre il proprio naso.
Vide gli alberi del proprio giardino muovere la propria chioma prima in una direzione e poi in quella opposta, piegandosi ad una forza invisibile.
Impressionata da tanta potenza senza pensarci due volte si tolse il pigiama e infiló frettolosamente una camicia bianca ed una gonna rosa pastello molto leggera, fin troppo per la temperatura esterna molto bassa. Corse con furia in direzione della porta d'ingresso, si mise un paio di scarpe da ginnastica rosse ed uscí di casa per ammirare la danza degli alberi scossi dal canto soave del vento.
Abitando lontano dal centro c'erano poche case nei dintorni e dal giardino poteva ammirare qualche collina sull'orizzonte.
Infine si mise vicino ad un alto albero, una quercia, e allargó le braccia, nella speranza di essere trasportata lontano come un po' di polvere.

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-domanda random ai roleplayer che seguo: per quale motivo avete scelto il vostro personaggio???

Shikamaru_’s Profile PhotoShinohara Koujo
Alice.
Perché mi piace e ho scelto Alice?
Che domanda interessante!
Alice in quanto mia creazione la ritengo perfetta, una Me perfetta in tutto quello che fa, quindi ciò che vorrei essere.
Il bello è nato dal fatto che odio alla follia Alice. La amo talmente tanto da volerla morta: ha invaso la mia mente e voglio vendicarmi.
Da personaggio perfetto e utopico l’ho resa impaurita, odiata, indecisa, tangibile, insicura, fredda, sola.
E lei fa tanto la dea! Con menefreghismo sopporta le mie decisioni divine e immutabili, zitta, muta, fingendosi poco interessata e impossibile da scalfire, sorridendomi maliziosamente nella speranza che abbassi la guardia.
Alice è certamente un personaggio interessante a livello psicologico, abbastanza difficile da interpretare, quindi essenzialmente valida.
Non è certo bella, un genio in qualcosa, onnisciente, ma nemmeno indifesa, stupida o inutile.
Si trova proprio a metà, ma quello che la penalizza sono Io!
Non può contare minimamente sul mio aiuto, quindi in tutte le role cercherò di metterla in difficoltà e farò di tutto per vederla vinta.
Per il momento non ho ancora avuto modo di dimostrarlo attraverso le role, ma spero che in futuro riuscirò a sfruttare contesti adatti per mettere in scena una recita perfetta del mio burattino preferito:
Vanìsia.

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domanda random ai roleplayer che seguo per quale motivo avete scelto il vostro

http://ask.fm/xMeduasax/answer/127410519678

-PARTE DUE-
notando il viso della salvatrice. Si riprese velocemente e mise a fuoco il suo volto.
(Oh, ma che bella idea. Mi piace. Peccato che io non sia masochista e non mi voglia suicidare.
Penso che potrei risparmiarti da una morte atroce, mi intrighi)
“Oh! Hai proprio ragione!” Prese la mano dell’altra, tirandola leggermente verso di se.
“Hai dei soldi? Perché io no... e vorrei comprare un cartoncino ed un pennarello”
httpaskfmxMeduasaxanswer127410519678

https://m.ask.fm/xMeduasax/answers/127410519678

xMeduasax’s Profile PhotoMedusa. (メデューサ)
Vide la folla acclamare la ragazza davanti a lei. Il traffico si era fermato, alcuni conducenti avevano messo la testa fuori dal finestrino per capire cosa fosse successo; altri erano addirittura scesi.
Non capiva perché fossero tutti immobili nel bel mezzo della strada, perciò si girò attorno in cerca di qualche elemento mancante. Il suo sguardo ricadde sul semaforo dei pedoni, di colore rosso.
(Rosso?)
Chiaramente le sembrava strano, proprio perché quello era il semaforo delle macchine. Il semaforo dei pedoni era diventato verde già da qualche secondo ma, siccome in quella strada il traffico era tanto, sarebbe durato ancora per un bel po’.
(Dannazione. Quello era il semaforo sbagliato)
Portò una mano alla fronte, ormai rassegnata, solo per sorreggere la testa che avrebbe preferito far sprofondare nel sottosuolo, a qualche metro dal centro della terra per far evaporare il sudore gelido che le percorreva la pelle senza sosta.
Una ragazza come lei che, oltre ad essere stata salvata (il che già le pesava e non poco), sarebbe finita nella prima pagina del giornale locale, poteva solo desiderare di fuggire all’istante.
Tanto più la situazione le suscitava delle emozioni quanto più era pericolosa.
Non tanto per lei, ma per il resto delle persone attorno. Per loro fortuna, una volta diventato giallo il semaforo, tornarono alle loro solite occupazioni.
Le passarono davanti in tanti, ma non la giudicarono. Erano impegnati a elogiare e lodare la sua ‘salvatrice’, che non sembrava né interessata, né contenta. Anzi, la vedeva molto schiva e fuggitiva nei confronti di tutti quegli sguardi che la portavano al centro dell’attenzione. La sua immagine si rifletteva nelle pupille e nelle iridi degli uomini e delle donne di qualsiasi età che avevano assistito alla scena.
(Che pagliacci. Le formiche operaie non devono fermare il loro lavoro prima della loro fine. Gli esseri umani corrono senza sosta e credono di essere indipendenti, svincolati e liberi, ma non si rendono conto di seguire norme già scritte. Credono che questo sia un gesto buono, pertanto si fermano e lo osservano in massa, in moltitudine.
Alcuni guardano, altri non guardano. Loro si avvicinano, gli altri fanno lo stesso.
Arrivano, cercano e trovano. Trovano quello di cui hanno bisogno.
Guardano, osservano, scrutano, fissano senza sosta un unico punto. Poi si spostano e si allontanano come se niente fosse, senza imparare e senza apprendere.
Perfino una tazza è più utile: questa non ti giudica se ne bevi il contenuto o la rompi. )
Tutti oltrepassarono le due giovani. Molti le sorridevano, e a tutti lei ricambiava con delicatezza.
(Muori. Muori. Muori anche tu. Ti odio. Vattene. Muori. Morite tutti. Tutti. Tutti. Tutti)
"E allora la prossima volta attaccati un cartello con scritto 'voglio tornare all'inferno, uccidetemi o lasciatemi morire' così vedrai che ci tornerai sicuramente, cara."
(Ha parlato? Quella bastarda ha parlato?)
Ancora immersa nei suoi pensieri si voltò di scatto, (....)

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Sei un o.c.?

*fa un applauso all'anonimo facendo finta di sorridere con gioia* Certo che questo mondo è popolato da geni, wow! *porta le mani ai fianchi, smettendo di ridere e biasimando l'interlocutore*
Chi è la cima che ha fatto una domanda simile?
|Mi sembrava chiaro. Potevi leggere un po' in basso per arrivarci, car@.
In ogni caso, cambiamo la domanda con un "posta un'immagine, grazie" (?).
Sei un oc

http://ask.fm/xMeduasax/answer/126502931326

xMeduasax’s Profile PhotoMedusa. (メデューサ)
Voltò appena lo sguardo davanti, sorridendo, pronta a camminare verso la parte opposta della strada.
Cosa poteva andare storto?
In un millesimo di secondo non sentì più i piedi poggiare a terra e d’istinto chiuse gli occhi. Aspettò qualche secondo, mentre si sentiva sballottata a destra e a sinistra.
Il battito del cuore accelerava senza sosta e l’attesa la faceva preoccupare. Alcune confuse domande le occupavano i pensieri, come se volessero appropriarsi della sua calma e sanità mentale.
Quando si accorse che il disturbatore che l’aveva presa in braccio si era fermato, aprì gli occhi scocciata.
“Puoi mettermi giù, grazie” il ‘grazie’ era più per formalità che per ringraziare.
Non aveva ancora messo a fuoco la persona davanti a lei, ma quando lo fece si accorse che era una ragazza. Portava un cappuccio che le copriva gran parte del volto contornato da capelli biondi.
Non fece in tempo per chiedere spiegazioni che sentì il rumore di un autobus proprio dietro di loro. Si girò e lo guardò scorrere a distanza di qualche metro. Era a due piani, come quelli che usano le persone normali per fare tour in giro per il mondo, di un colore rosso acceso e con alcuni messaggi pubblicitari ai lati.
Solo in quel momento si accorse di essere nelle braccia della sua salvatrice, che le aveva evitato di rimetterci la ‘vita’.
Anche se in realtà la voleva ringraziare, scese con noncuranza aggiustandosi il vestito e accarezzandosi i capelli con fare altezzoso e rispose: “tsk. Un’occasione persa per tornarmene all’inferno”
Per la prima volta le guardò gli occhi, spenti, che sembravano assenti e guardare il vuoto.

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httpaskfmxMeduasaxanswer126502931326

Qual è il tuo più grande desiderio per quest'anno?

(Desiderio?)
Guardò il suo interlocutore con fare incuriosito. C’era mai stato qualcuno chi si era interessato del suo pensiero?
Se, anche per un momento soltanto, le poteva essere parsa una domanda innocua, posta con gentilezza e senza egoismo, subito dopo iniziò a diffidare.
Il suo sguardo si spostò velocemente dalle labbra dell’altro ai suoi occhi, per poi sprofondare in qualche punto anonimo della stanza, mentre fissava intensamente il vuoto.
“Tu...” cercò di continuare la frase, ma divenne incerta e dubbiosa. Per questo dovette aspettare un momento, prima di dire con fare scontroso: “Cosa cerchi di ottenere, eh?!”
Da un’espressione malinconica e assente, il suo viso divenne rosso dall’ira. Gridando contro quel povero non poteva che ricevere reazioni negative ma, non notando risposta alcuna, si sedette imbronciata su una sedia, altezzosa.
(Chi è il cretino che osa sfidarmi? Avanti, provaci e ti spedisco direttamente nella tomba. Non scherzo affatto.)
E non scherzava, perché i mezzi per attuare il suo cruento piano li possedeva più di chiunque altro.
Fece un sorrisetto malizioso, scostando una ciocca di capelli dietro l’orecchio sinistro con una mano.
“Tsk. Parla” attese ma invano. L’anonimo rimaneva lì, guardandola e non guardandola, come se fosse acqua. Si lasciava offendere, non rispondeva, non parlava. Questo faceva ancora più adirare la dea che, per quanto infuriata, si ripeté di rimanere calma.
Non aveva tempo da perdere, quindi si alzò frettolosamente, voltandosi e fermandosi davanti alla porta, di spalle.
“Desiderio? Io non ho bisogno di esprimere desideri” quanto si sbagliava, quanto mentiva. Il suo desiderio? Qualcuno che si interessasse a lei sinceramente.

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Qual è il tuo più grande desiderio per questanno

•⤵🎧🌠❇♠♦🎀🌸•GUARDATE•🌺🎀♥♣✴💠🎶⤴•

AliceLoveDonuts’s Profile PhotoAlice Shinju
|Prima di tutto vi consiglio di sentire questa canzone:
https://www.youtube.com/watch?v=G3C-VevI36sAliceLoveDonuts’s Video 125914354714 G3C-VevI36sAliceLoveDonuts’s Video 125914354714 G3C-VevI36s
Sono due mesi che la ascolto ininterrottamente *^*
.
E per secondo vi invito a guardare questo disegno, fabbricato con tanta maestria dalla mia migliore amica. Sarebbe la cover del terzo capitolo della mia fanfiction in corso (vedi bio sopra 🔝) e, per gli interessati, ho anche le altre cover fino al quinto compreso |
Avanti, scioglietevi davanti alla mia dolcezza~
|Grazie per l'attenzione *O* |
GUARDATE

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Praisethedarkness’s Profile PhotoIl corriere
In quanto rappresentante di classe, era tenuta ad amministrare le diverse gite scolastiche, gli avvisi, i versamenti per la scuola e le varie attività come club o mercatini. Non era molto diligente, e tantomeno responsabile, però l’idea di poter saltare qualche lezione per partecipare ad alcune assemblee l’aveva stuzzicata molto: si era candidata e con sua sorpresa era stata eletta con la grande maggioranza dei voti.
Dopo poco meno di un mese si era accorta di cosa significasse svolgere questo ruolo fondamentale e di quanto fosse faticoso. Non potendo però ritirarsi, si mise l’animo in pace.
“Shinju” il professore l’aveva chiamata a venire vicino alla lavagna. Lei eseguì gli ordini senza fiatare, e l’uomo le porse alcuni fogli, che avrebbe dovuto consegnare in segreteria. La segreteria avrebbe dovuto consegnarli al preside, che doveva dare l’approvazione. Insomma, per organizzare la gita di fine anno bisognava fare richiesta come minimo quattro mesi in anticipo.
Lei uscì dalla classe, diretta verso il piano superiore dell’immensa scuola. Giunta ormai a destinazione, si trovò ad attraversare un lungo corridoio. Alla fine di questo, se si andava a destra si prendeva un altro corridoio che portava in segreteria, mentre a sinistra c’era una stanzetta sempre chiusa, dove lavorava il preside del polo liceale.
In genere però non era mai lì; lo aveva visto raramente, solo all’inizio dell’anno, quando era venuto a salutare i nuovi studenti arrivati.
Si trovò davanti alla porta in legno, con la scritta “presidenza” scritta in un foglio attaccato con un chiodino al centro.
Il preside non c’era quasi mai, quindi le venne spontaneo cercare di aprire la porta. Inoltre la segreteria avrebbe impiegato un sacco di tempo per fargli arrivare l’avviso, che avrebbe anche dovuto firmare. Poteva rendere il tutto più veloce, chiedendolo al diretto interessato.
Bussò alla porta più per curiosità che per altro, desiderosa di conoscere meglio quell’uomo che fin dall’inizio le era sembrato strano e misterioso.

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http://ask.fm/RolePlayerC/answer/127909239821 PARTE 5

AliceLoveDonuts’s Profile PhotoAlice Shinju
voce, proveniente dal nulla. Mi giro, per rivedere quello stesso volto. Il viso delicato come i petali di una rosa della bella ragazza dai capelli bianchi, che avevo crudelmente ucciso nel mio patetico sogno.
La trovo, con mia sorpresa, riflessa nel vetro della finestra.
Io. Sono io. Sono io per davvero. Mi porto una mano al collo, come per assicurarmi di non essermi davvero fatta del male da sola e senza un motivo.
Mi accascio a terra, piangendo lacrime amare.
“Ti odio!” pronuncia ancora quella voce. Solo ora mi accorgo di essere io la fonte di tale dolore. Io ho pronunciato quelle parole terribili. Sono diventata il mio peggior nemico.
FINE

http://ask.fm/RolePlayerC/answer/127909239821 PARTE 4

AliceLoveDonuts’s Profile PhotoAlice Shinju
di spostarmi leggermente.
Perfetto!
Lei si gira, sentendo sfregare il metallo, e si avvicina violenta.
Riprende l’arma, la impugna, ruota il colpo e si mette in posizione. Con violenza inizia a colpire, ma riesco a interporre tra me e lei le catene, che si spezzano.
“Come hai fatto?!?!”urla contro di me, spaventata e sorpresa dal mio gesto “Io ti odio! Smettila!” si porta le mani fra i capelli, scuotendo velocemente la testa.
Io cerco di riprendere fiato, mentre inizio a sentire un dolore lancinante provenire dalla vecchia ferita. Devo fermare l’emorragia.
Lei di colpo mi punta contro l’arma, cercando di colpirmi. Non riesco a schivarlo del tutto e, colpendomi una spalla, strappa parte dei miei vestiti, producendo un’altra ferita meno grave.
Prima che possa riportare l’arma a suo favore, con una mossa rischiosa le afferro il polso con entrambe le mani, facendola sobbalzare. Non aspettandoselo, fa cadere davanti ai miei piedi l’ascia, che calpesto brutalmente.
Lei rimanendo incredula tenta di liberarsi dalla mia misera presa. Riesce ad avere la meglio, ma io raccolgo la sua arma grondante di sangue e la colpisco in un braccio, ferendola gravemente.
Le tappo la bocca con una mano, zittendola ed evitando che possa gridare. Mi porto dietro di lei, bloccandole anche l’altra mano. Le strappo un lembo del suo prezioso vestito lungo, e lo uso come straccio per asciugare il sangue che cola dalla gamba.
Mi sento incredibilmente bene.
Le lascio la bocca, e sento le sue urla di dolore straziate.
Mi sento incredibilmente bene.
La colpisco, ancora ed ancora, in tutti e quattro gli arti, solo per provare il suo bel corpo, per provare la sua resistenza fisica e mentale.
Mi sento incredibilmente vuota.
Il piacere provato fino a quel momento non era abbastanza. Devo forse infierire di più?
Subito cerco di fare quello che aveva fatto a me, per vendetta.
La lascio a terra, a riflettere sulle sue colpe che stavano lentamente diventando mie.
La lascio lì, come un misero insetto, a soffrire, crogiolandosi nel dolore.
Così impara a comportarsi per la prossima volta! Già! Peccato che non ci sarà una prossima volta per lei!
“La tua vita finisce qui!” le sorrido allo stesso modo con cui aveva osato sorridermi fino a quel momento. Abbandono tutto il mio dolore, tutto quello che avevo passato, abbandono tutto, solo per darle il colpo di grazia.
La guardo sfinita a terra, sotto i miei piedi, sdraiata, mentre di tocca il cuore con una mano e chiude gli occhi per non assistere a quello spettacolo orribile.
**
Apro gli occhi, sgranandoli, spalancandoli alla ricerca di un po’ di luce, che non trovo.
Mi alzo frettolosamente dal letto, quasi piangente, alla pazza ricerca della finestra e di aria.
Trovata, la apro con fatica, buttandomi letteralmente sulla ringhiera del balcone. Respiro affannosamente, ma stavolta senza dolore e nel pieno delle forze.
Cos’è successo? Un sogno. Un incubo. No! Un meraviglioso sogno!
“Cosa fai? Piangi?” mi domanda una (4-)

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http://ask.fm/RolePlayerC/answer/127909239821 PARTE TRE 3

AliceLoveDonuts’s Profile PhotoAlice Shinju
(...) Lei si abbassa, rannicchiandosi all’altezza dei miei piedi candidi, portando a contatto con la mia pelle un oggetto. Lo fa salire lentamente fino alla caviglia, facendomi rabbrividire. Solo ora capisco di cosa si tratti: un pugnale.
Lei continuando a nasconderlo lo porta all’altezza del ginocchio, poi, con uno scatto, affonda la lama nella mia coscia sinistra. Per fortuna non ha colpito dei vasi sanguigni importanti, perciò posso ancora continuare ad usarla.
Grido, e lei tira subito fuori il coltello, quasi mortificata.
“Cosa stai facendo, sei scema?!” Qui la vera scema sono io, a non essermi resa conto fin da subito della situazione in cui mi trovo. Lei mi ha torturato, mi ha legato e ora vuole ‘giocare’ con me. Mi ha torturato con chissà quali strumenti e ora mi metto ad urlare per questo suo semplice gesto? Sono davvero patetica. Però come biasimarla? Anche io mi prenderei volentieri a pugnalate.
“Oh, scusami” come se si volesse inchinare, flette il busto in avanti in segno di riverenza e, portandosi una mano alla bocca, mi chiede anche di perdonarla.
Le rispondo in modo poco cortese e raffinato, ma lei torna a sorridermi con quel suo sguardo sporco, infido, come se sapesse già tutto.
“Dai, lo volevi anche tu, giusto?” si abbassa di nuovo, puntandomelo contro l’altra coscia. Io sosto la gamba, sfruttando quel poco di energia che mi era rimasta. Non ero abbastanza forte per resistere.
“Smettila” le ordino, ma lei non mi ascolta. Sembra assorta nei suoi pensieri, assente, senza coscienza di quello che sta facendo. Tenta invano di colpirmi, ma io mi sposto di nuovo.
“Non spostarti. Io lo faccio per te, capisci...” non mi guarda più negli occhi, come se li temesse. Lascia cadere a terra il pugnale insanguinato e, tornando sui suoi passi prende un’ascia che si trovava dietro al trono.
La mia gamba sanguina, e io mi sento sempre meno bene. L’odore forte di quel liquido viscido si impossessa di questa stanza.
Ritorna vicino a me, e dopo avermi toccato delicatamente il collo come per cercare preventivamente il punto esatto in cui colpire, si prepara a sferrare il colpo che sarebbe stato decisivo e mortale.
Abbasso la testa, sconfitta da quella ragazza che non ho mai visto, che non conosco. Non conosco le ragioni che l’hanno spinta a compire quest’atto così spietato, non ho neanche avuto modo di poterle comunicare la mia gratitudine.
“Ah! L’ho dimenticato! L’ho dimenticato!” Lascia cadere violentemente la pesante arma.
Con nonchalance di gira, tornando vicino al trono, lasciandomi senza parole. Avevo temuto per nulla! Potevo ancora farcela.
La vedo raccogliere una stupida e misera rosellina bianca da terra, accarezzandola , per poi poggiarla delicatamente sulla parte più alta dello schienale.
Anche se dolorante e affaticata, cerco di rimettere in moto le gambe, e alzo lo sguardo verso il cielo, muovendo le mani per capire se le catene sono fissate al soffitto.
Queste anche se non si staccano, si allungano, permettendomi di (3-)

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http://ask.fm/RolePlayerC/answer/127909239821 PARTE DUE 2

AliceLoveDonuts’s Profile PhotoAlice Shinju
(...) debilitato, rendendomi impossibile una visione nitida di ciò che mi circonda.
Io sono ricoperta di un liquido rosso scuro, spento, che bagna anche le esigue vesti che indosso. Probabilmente si tratta di sangue, e a giudicare dal colore deve essere il mio.
Le mie braccia, separate e lontane fra di loro, sono avvolte da due lunghe catene, che ne impediscono il movimento, rendendomi quasi completamente immobile.
Continua a farmi male dappertutto, ma ormai mi sono assuefatta a questo dolore straziante.
Sorrido leggermente, sconfitta, per l’ironia della situazione. Insomma, sono stremata, priva di ogni forza, legata e congelata.
Chi mi ha ridotto così? Vorrei davvero vedere il volto di chi è riuscito a mettermi così alle strette, vorrei conoscerlo e parlargli, per sapere come ha fatto. Deve essere senza ombra di dubbio qualcuno di davvero forte, che merita la mia ammirazione.
Nell’intento di scovare tra le tenebre della stanza il sadico viso di colui che mi ha ridotto in questo stato, alzo la testa e affilo gli occhi.
Una figura esile seduta si gira verso di me, spostando una parte dello strascico del suo lungo vestito nero a destra delle pallide gambe accavallate le une sulle altre.
Sul suo volto si stampa un sorriso pieno di malizia. Splendono anche i suoi occhi rosso acceso, che ne risaltano la cattiveria. Riflettono i raggi lunari, risaltando tra le ombre e i candidi capelli che tiene sciolti.
La bella ragazza di circa quindici anni, dai lineamenti fini e delicati, mi guarda con attenzione, dicendomi con voce allegra e squillante: “Allora sei ancora viva!”
Io rido, piano, ma sicura che anche lei riesce a sentirmi.
“Hai ancora la forza di ridere?” mi domanda quasi addolorata, fissando il basso con sguardo assente “Meglio! Così potremo giocare ancora un po’, insieme! ♥” mi sorride nuovamente, allegra e felice, portando le mani vicine, quasi da toccarsi, e dandogli la forma di un mezzo cuore ciascuna, unendole subito dopo. Mi lascia spiazzata per un momento e, capendolo, mi sorride e mi rassicura con parole dolci.
Si alza dal trono su cui era seduta, una sedia poco comoda perché composta da rami di rose attorcigliati. In pochi sarebbero capaci di creare un’opera d’arte magnifica come questa: una composizione di spine e di spilli tanto armoniosi e appuntiti da far male solo a guardarli. Si tratta di un trono maledetto, sopra il quale nessuno potrà mai riposarsi. Un’opera malvagia, fatta proprio per far del male, non tanto ai temerari che la testano, ma a coloro che, spinti dalla paura, abbandonano il desiderio e la necessità di ristorarsi. Quindi non fa così male come sembrerebbe: l’apparenza inganna.
I suoi passi risuonano come i rintocchi di un vecchio orologio, rimbombando nella stanza. Si avvicina a me, guardandomi dritta negli occhi con fare serio. Io faccio altrettanto, fissandole le iridi di rubino, che sembrano tutto d’un tratto vuote, anche se penetranti. (2-)

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http://ask.fm/RolePlayerC/answer/127909239821

RolePlayerC’s Profile PhotoEvent Revenge. -
Respiro affannosamente. Ho un fortissimo mal di testa, che sembra trapanarmi le tempie.
Mi fanno male le guance, come se qualcuno mi avesse preso a schiaffi per ore.
Continuo a respirare ingorda di ossigeno, affannando non solo perché l’atmosfera si è fatta calda ed insopportabile, ma anche perché non riesco mai a riempire appieno i polmoni, dove inizio a sentire dolore, come se ci fossero conficcate delle lance di piombo, fredde e perfino pesanti. Attraverso la gola passa l’aria, diventata ormai un acido potentissimo, capace di corrodermi e di sciogliermi dall’interno.
Il cuore mi batte fortissimo nel petto, senza regolarità, che brucia incessantemente.
Ogni volta che il mio diaframma si muove, ne risento. E’ come se avessi migliaia di spine acuminate piantate nella carne della pancia. Vorrei rimanere immobile, per fermare almeno per un momento questo dolore insopportabile, ma non ci riesco. Mi sento impotente di fronte a tutto, vulnerabile e preda delle mie stesse paure.
Questo dolore persistente sembra spargersi per tutto il corpo, contagiandolo irrimediabilmente, penetrando in tutte le cellule, dalla più vicina alla più remota.
Ora provo dolore anche lungo la schiena, nella gambe e nelle braccia. Come se fossi stata frustata.
Non ho più padronanza di me e nemmeno dei miei movimenti. Non riesco né a muovermi, né a pensare, per quanto mi faccia male dappertutto.
Per di più sento anche freddo, in particolar mondo nei piedi, nudi, che sfiorano leggermente terra. Dove posso mai trovarmi?
Ora che ci penso non ho neanche cercato di scoprirlo. Ho ancora gli occhi chiusi.
Tento di aprirli, ma non vogliono rispondere ai miei comandi. Nessuna parte del mio corpo è sotto l’influsso della mia mente: sono diventate due entità a parte.
Vorrei tanto gridare, ma non riesco ad aprire la bocca o a prendere fiato. Se provassi anche solo a parlare potrei morire di asfissia.
Man mano che il dolore aumenta, riprendo coscienza e padronanza del mio corpo. Muovo lentamente una mano, che ritorna nella posizione iniziale dopo essere scivolata leggermente attraverso una manetta in metallo. Un brivido freddo mi attraversa tutta la schiena, come una scarica elettrica di bassa -ma percettibile- intensità, prodotta dal contatto con quel materiale freddo e duro. A questa sensazione i miei occhi si spalancano, e trattengo il fiato, con l’intento di regolarizzarlo. Sposto lo sguardo verso il basso e poi verso l’alto, per comprendere meglio dove mi trovo.
Sono appoggiata verticalmente ad una parete di pietra, tenuta sospesa dal pavimento grazie a due lunghe catene collegate al soffitto. Sono in una stanza circolare e chiusa, quasi totalmente al buio, dove penetra qualche raggio tenue e pallido della Luna.
La sua luce mi illumina il viso, dandomi fastidio. Ho tenuto gli occhi chiusi per molto tempo e anche quei flebili raggi mi irritano, pizzicandomi il naso come il sole di giorno. Anche l’unico senso su cui posso fare affidamento in questo momento è (1-)

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{Ahah, sta temporeggiando eh? XD} *mi fermai di colpo, chinando appena lo sguardo con un piccolo sorriso rassegnato sulle labbra. Era evidente che volesse cambiare argomento* Perché mi menti? Sono la tua sorellona, non dovresti vergognarti di nulla di fronte a me. Su, ho capito... vuoi stare da me?

KoriKiyokuro’s Profile PhotoKori
Mentire.
Ero certa che non mi avrebbe scoperto.
Come osa accusarmi di una cosa così ignobile?
Io non mento. Mai.
Ahahahah, l’ho appena fatto.
Sorrido a questi pensieri, senza comprendere di aver combinato un bel pasticcio.
Non ho amici, sono completamente sola. Proprio ora che pensavo di essermi trovata una brava sorella... tornerò sola...
La guardai dritta negli occhi, dritta in quegli occhi di ghiaccio, freddi e duri.
“vergognarti” dice. Questa parola mi assilla la mente. E’ così orribile, tremenda. Sembra colpirmi in fondo al cuore, tagliandomi in due e provocandomi un dolore immenso.
Io non mi vergogno di nulla! E poi, di cosa dovrei vergognarmi?
Io faccio quello che voglio.
No, non voglio stare da te. Cosa te lo fa pensare?
“s-scusami” balbetto leggermente. Mi porto le mani dietro la schiena, rannicchiandomi leggermente.
Forse ora non mi vorrà più bene. Non è così, vero?!
“n-non volevo” continuo a mentire spudoratamente. Alzò gli occhi nuovamente, incrociando quel suo sguardo imperturbabile che raggelerebbe qualsiasi cosa.
“...in un certo senso...” dico dopo aver fatto una piccola pausa, come a rispondere alla sua domanda.
|Io ti chiedo perdono per il ritardo immenso. E ti chiedo perdono anche per aver risposto in stile role.

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Ahah sta temporeggiando eh XD mi fermai di colpo chinando appena lo sguardo con

A te, perdonarmi ancora// http://ask.fm/MySweetPuppet/answer/126168133892

MySweetPuppet’s Profile Photo☾NyX☽
Ero entrata in una stanza abbastanza buia e piccola.
Non sembravano esserci finestre, e l’unica fonte di luce erano le lampadine delle altre stanza adiacenti.
Le pareti erano spoglie e gli scaffali vuoti.
Le bambole che dovevano esservi riposte sopra erano invece ammassate in gran numero sul pavimento nero, come a formare un mucchietto di cadaveri.
A tener compagnia a queste ‘bamboline’ di porcellana c’era un ragazzo, che le stava parlando sottovoce. Appena sono entrata si alzò di scatto in piedi, lasciando scivolare la bambola che teneva in mano a terra.
Farfugliò qualcosa, come se volesse scusarsi.
-Non è come pensi- disse, ma non capii a cosa stesse alludendo.
‘Avrò fatto qualcosa di sbagliato? Forse è il custode di questo negozio e questa stanza non è accessibile al pubblico’ pensai, cercando di darmi una spiegazione ragionevole. Poi lo squadrai per bene, in cerca di un qualche cartellino o di una targhetta. Non trovando nessuna delle due, scartai l'idea che fosse il proprietario.
Vedendo che aspettava una mia reazione, mi affrettai a dirgli qualcosa.
“Mah, e allora? Penso che queste bambole siano proprio brutte” gli risposi con una smorfia “nell’altra stanza ce ne sono di più carine”
Guardai dietro di lui, notando che aveva rotto la porcellana che gli era caduta a terra pochi secondi prima.
“Hai rotto la bambola, non so se te ne sei accorto”

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