le tette salveranno il mondo.

CAPITOLO 1.
'Il termine barocco fu utilizzato per la prima volta dagli storici del 700 per indicare il secolo precedente .. Meredith?'
Avevo la parte destra del viso poggiata sul banco, verde, freddo, scomodo ed ero immersa in me stessa, nei miei problemi, nei miei complessi, non voler vivere, ma aver paura di morire. Quanta ipocrisia.
'Meredith?'
Sentii il mio nome, alzai il capo e vidi il professore fissarmi con aria indispettita, come se non fosse stata la prima volta a nominare il mio nome.
'Sì prof?'
'Ti ho già chiamata, questa è la seconda volta, cosa sto spiegando?'
Spalancai gli occhi, non sapevo di cosa stessero parlando, non sapevo neanche la materia, ero assolutamente in crisi, ero imbarazzata e il mio viso era diventato completamente rosso e mi sentii come se dovessi esplodere, cosa faccio?
'Il barocco.'
'Il barocco professore, il barocco.'
'Esatto, ma so che ti hanno suggerito, stai attenta, per favore.'
Cosa? Chi diavolo mi aveva suggerito?
Mi girai e dietro di me c'erano dei capelli rossi lunghissimi, un braccio asciutto e cadaverico poggiato sul banco e ovunque c'erano lentiggini, cercavo di guardarla dritto negli occhi, ma non ci riuscivo, era girata dall'altra parta mentre parlava con i suoi amici e con uno di loro era molto intima, ho pensato subito fosse il suo ragazzo.
Finalmente era suonata la campanella della ricreazione e mi fiondai subito fuori dalla classe per arrivare fuori, dove vi era il prato.
Ero sola, nessuno si avvicinava a me, mi fecero sentire come se avessi una malattia inguaribile e contagiosa, ero quella diversa, ero quella che non era all'altezza, ma ero stanca di sentirmi così.
Ero seduta sul prato mentre mi rollavo la mia sigaretta e avevo le cuffie nelle orecchie, sono le mie migliori amiche.
Mi arrivò una chiamata da mio padre, ma puntualmente decisi di non rispondere.
Non vivo con i miei genitori ormai da qualche tempo, vivo con mia zia.
Probabilmente tutto è dovuto a mia madre, è l'odio, non la sopporto, è quel tipo di persona che incontri a prima mattina e ti rovina tutta la restante parte della giornata, mi mancava mio padre, sì, ma meno cercavo di sentirlo, meglio era, non volevo attaccarmi alla mia famiglia, non volevo sentirmi in colpa per essermene andata, non dovevo incolparmi di niente, io me ne sono andata e loro mi hanno lasciato andare.
Così sono andata da mia zia e mi ha accolto a braccia aperte, sia lei sia mia cugina, sua figlia. Sono due persone splendide e io devo tutto a loro, davvero tutto.
Se mi sentivo così isolata in quella scuola era perché ero appena arrivata, mia zia è fidanzata con un tipo che abita qui e ha deciso di portarci con lei.
Dalla lontana Pescara siamo a Venezia, gran bella città, ma forse non era per me.
Avevo finito di rollarmi la sigaretta quando si avvicinò la ragazza dai capelli rossi, si chinò verso di me e mi sorrise.
Era bellissima, davvero tanto.
'Hai da accendere?'
'Certo, tieni.'
Le porsi l'accendino sorridendole in modo gentile senza farle notare quanto f

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