Com'è lavorare a quattro mani? Quali sono le peculiarità del lavoro tuo e di Sofia insieme, e quali sono le differenze più interessanti con la scrittura in solitaria?
Ciao, Francesca!
Lavorare a quattro mani con Sofia Guevara per la stesura di Contaminati è un'esperienza bella e formativa.
Ci avevamo già provato molti anni prima, ma non era riuscita la cosa; quando poi nel 2013 scoprimmo di avere in comune la malsana passione per i serial killer e una vecchia idea da poter rielaborare, decidemmo di provare nuovamente, riuscendo in maniera soddisfacente a realizzare il nostro libro.
La cosa più bella di lavorare a quattro mani è stato poter integrare interessi comuni e discordanti all'interno di una storia che, scritta in solitaria, sarebbe stata meno profonda su certi aspetti. Io sono molto ligia ad esempio all'assetto psicologico, mentre Sofia ha il gusto del macabro molto più sviluppato di me. Per un thriller, diciamo che ci siamo compensate quindi perfettamente! E mi ha personalmente aiutata a crescere, perché ora sono diventata pratica anche di scene che una volta non avrei mai pensato di essere in grado di scrivere - così come Sofia riesce a vedere nuove prospettive che mai prima aveva considerato! Ci siamo ben compensate.
Abbiamo strutturato Contaminati in modo tale che potessimo gestire due punti di vista per ciascuno - nonostante la prima stesura in realtà vedesse più un "questa scena non mi piace, scrivila tu!", ora siamo state più attente alla divisione, perché volevamo si notasse una differenza stilistica a seconda del personaggio. E anche perché era un continuo mettersi alla prova.
Sicuramente scrivere da soli è più "libero", perché non si scende a compromessi e si può scrivere quando e come si vuole, padroneggiando uno stile più personale possibile e facendo evovere i personaggi in modo del tutto arbitrario; quando si scrive in due è come crescere un bambino insieme, quindi con modelli educativi non sempre uguali e sfaccettature che riprendono un po' di qua e un po' di là. Ma la cosa più positiva è che nei momenti in cui non si riesce ad andare avanti c'è sempre l'altra persona disposta a fare brain-storming, a dare consigli e ipotizzare dialoghi e scene realistici, perché... beh, sono anche i suoi bambini, li conosce! E questo c'è stato di grandissimo aiuto all'inizio della riscrittura del libro, quando non sapevamo dove mettere i capelli dovendo integrare per editing alcune scene.
E poi, sai, è bellissimo fangirlare con qualcuno dei tuoi personaggi. A volte ci perdiamo in lunghe chiacchiere seminostalgiche, del tipo: "Ma hai visto quanto sono cresciuti?" Proprio come due genitori di mezz'età che rimpiangono i propri bimbi che non sapevano ancora camminare!
E non potevo desiderare nessuno migliore di Sofia per condividere questa bellissima esperienza. :)
Lavorare a quattro mani con Sofia Guevara per la stesura di Contaminati è un'esperienza bella e formativa.
Ci avevamo già provato molti anni prima, ma non era riuscita la cosa; quando poi nel 2013 scoprimmo di avere in comune la malsana passione per i serial killer e una vecchia idea da poter rielaborare, decidemmo di provare nuovamente, riuscendo in maniera soddisfacente a realizzare il nostro libro.
La cosa più bella di lavorare a quattro mani è stato poter integrare interessi comuni e discordanti all'interno di una storia che, scritta in solitaria, sarebbe stata meno profonda su certi aspetti. Io sono molto ligia ad esempio all'assetto psicologico, mentre Sofia ha il gusto del macabro molto più sviluppato di me. Per un thriller, diciamo che ci siamo compensate quindi perfettamente! E mi ha personalmente aiutata a crescere, perché ora sono diventata pratica anche di scene che una volta non avrei mai pensato di essere in grado di scrivere - così come Sofia riesce a vedere nuove prospettive che mai prima aveva considerato! Ci siamo ben compensate.
Abbiamo strutturato Contaminati in modo tale che potessimo gestire due punti di vista per ciascuno - nonostante la prima stesura in realtà vedesse più un "questa scena non mi piace, scrivila tu!", ora siamo state più attente alla divisione, perché volevamo si notasse una differenza stilistica a seconda del personaggio. E anche perché era un continuo mettersi alla prova.
Sicuramente scrivere da soli è più "libero", perché non si scende a compromessi e si può scrivere quando e come si vuole, padroneggiando uno stile più personale possibile e facendo evovere i personaggi in modo del tutto arbitrario; quando si scrive in due è come crescere un bambino insieme, quindi con modelli educativi non sempre uguali e sfaccettature che riprendono un po' di qua e un po' di là. Ma la cosa più positiva è che nei momenti in cui non si riesce ad andare avanti c'è sempre l'altra persona disposta a fare brain-storming, a dare consigli e ipotizzare dialoghi e scene realistici, perché... beh, sono anche i suoi bambini, li conosce! E questo c'è stato di grandissimo aiuto all'inizio della riscrittura del libro, quando non sapevamo dove mettere i capelli dovendo integrare per editing alcune scene.
E poi, sai, è bellissimo fangirlare con qualcuno dei tuoi personaggi. A volte ci perdiamo in lunghe chiacchiere seminostalgiche, del tipo: "Ma hai visto quanto sono cresciuti?" Proprio come due genitori di mezz'età che rimpiangono i propri bimbi che non sapevano ancora camminare!
E non potevo desiderare nessuno migliore di Sofia per condividere questa bellissima esperienza. :)