Ogni volta che sfioro questa domanda provo a fuggire ma non senza immaginare una risposta. Credo sia impossibile poter offrire una risposta senza risultare di parte, e c'è da considerare che la voce, normalmente, rappresenta credo una delle componenti che tendiamo ad apprezzare meno di noi stessi. Almeno, con me funziona in questo modo.
Sforzandomi di non screditare le mie corde, ti direi che la mia voce è [semplicemente] mutevole: riflettendoci adesso ha senso, e in effetti non sapri trovare descrizione migliore. Varia, si adatta al contesto, evolve in base allo stato d'animo e alle esigenze del momento, come per tutti del resto. La mia voce si esprime con me, con i miei sentimenti: se mi agito e finisco sotto pressione, ecco che ogni tanto si inceppa, inciampa sui suoi stessi passi; talvolta, corre veloce, precipitosa di raggiungere il traguardo. Quando la spendo nel canto, partono note e forse acuti che spesso dimentico di avere; cantare in inglese, invece, mi rende piacevolmente intonata: credo, almeno, a me vedi non dispiace. Quando rido, la senti che parte in crescendo, tocca le vette più alte del suono, poco discreta ma sincera quando quel ridere vien dal cuore e risulta spontaneo. Quando sussurro, compare dolce e cade liscia come una carezza; similmente, quando ho a che fare con i bimbi, la voce si modula, si cosparge di miele e squilla ove si presenta meraviglia, ma bada: presta ben attenzione a non risultare irritante. Quando gode - sì, proprio quando gode - ecco che si fa suadente, setosa, come petali vellutati sui polpastrelli. È generosa, al contrario di quando si piange, che povera affaticata trova la sua fine in fondo alla gola, spesso stretta dalla morsa di un accumulo d'ansia. Nel quotidiano presenta invece i suoi umori, i suoi accenti variegati: dal sardo allo spagnolo, ecco che il passo si fa breve [e chi la capisce la gente]. Sorrido. E quando sorrido? Uh, ecco che spesso partono i mugolii, parole inespresse - riassumibili in “mh!” e “mhmh” - che, timidi, vogliono a loro modo donare un contributo alla conversazione.
Di solito, questa voce si trattiene ben poco: ha sempre qualcosa da raccontare, fin troppo direbbe qualcuno: vuoi il tipo di lavoro che faccio, vuoi il piacere della condivisione, mettici la repulsione per il silenzio, aggiungi il mancato dono della sintesi. Ecco che nell'aria si sente se manca; quando accade, probabilmente mi trovi a scrivere da qualche parte. 🗨️
View more