Pluviophile

L'amicizia è un legame tra due persone. Che è sempre diverso, a seconda di chi hai di fronte.
Tante persone non riescono a distinguere amicizie e conoscenze, però secondo me è fondamentale saperle separare.
Si può ridere e scherzare con chiunque. L'uomo dopo tutto è un animale sociale. Ma non sempre le persone sono in grado di capirti o di aprirsi con te, non sempre stare bene in compagnia senza bisogno di espedienti è semplice.
L'amicizia è qualcosa di complesso che non può essere definito così, su due piedi. Ogni caso è diverso, e le varianti sono importanti.
Mi hanno chiesto di scegliere una sola persona che sia quella che io definisco "migliore amica". Non ho risposto, perché non riesco a scegliere.
Con le persone che considero mie amiche ho rapporti talmente diversi che non sono in grado di paragonarli, non riesco a dire di voler bene in modo maggiore o minore a seconda della persona.
Esperienze diverse, amicizie diverse.
Le considero tutte "migliori", ma in modo differente.
Soprattutto nell'ultimo periodo, fare amicizia è diventato complicato.
Sono sempre stata una di quelle persone che ha bisogno degli altri, mi sono sempre sentita diversa, e quando qualcuno dimostrava di volermi bene per me era così bello da risultare strano. All'inizio, facevo qualsiasi cosa per piacere, con scarsi risultati.
Poi ho cominciato a chiudermi, ed è rimasta solo una manciata di persone a cui importava, e importa tutt'ora. Ad un certo punto, però, ho ripreso ad aprirmi, e mi sono resa conto che ridere e scherzare con le persone, se non ci sono paure di mezzo, è abbastanza facile. Ora sono una di quelle persone che tiene banco, che spara stronzate, e con cui parlare è semplice, ammesso che chi ho davanti mi stia simpatico. Però tento il più possibile di rimanere legata solo alle persone di cui mi fido, e, di recente, per evitare di affezionarmi a troppe persone, quando vedo che gli altri si avvicinano troppo tendo ad allontanarmi per prima.
Mi sono resa conto che questo avvicina gli altri più di tutto il resto, però. Mi sono resa conto che si ottiene sempre l'effetto inverso.
No ho mai capito come muovermi in queste cose, però ora sto cominciando a realizzare. Diciamo che sto sperimentando.
Sempre tenendo strette le persone a cui non posso rinunciare, però. Sperando che non scappino nel frattempo.
Mi fido delle persone abbastanza velocemente. E compio l'errore di non smettere, una volta iniziato. Non posso non fidarmi, è nel mio carattere. E anche perdonare lo è. Lo avverto come un enorme problema.

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Non molto.
Quando amo qualcuno, lo amo veramente con tutta me stessa, ma non sono il tipo da "dimostrazioni romantiche".
Tempo fa lo ero, diciamo. Ma sono cambiate un sacco di cose ultimamente, tutte assieme, e sto ancora tentando di capire cosa combacia e cosa no.
Comunque ero molto romantica ai tempi delle medie, quando ero ancora tenera e innocente. Poi ho cominciato a capire che il mondo non girava come pensavo, ho capito che a volte mostrare troppo non porta a niente, e un passo per volta, tutto il romanticismo che avevo è sparito. Magari c'è ancora da qualche parte, ma lo tiro fuori solo in rare occasioni, e comunque in questo periodo non mi è utile per nulla.
Ma, comunque, anche nei momenti i cui c'è bisogno di essere romantici tendo ad essere la persona che sdrammatizza con una battuta, perché si sente a disagio.
Diciamo che a fiori, cioccolatini e mille frasi, preferisco uno sguardo. Non che altre cose non mi facciano piacere, anzi, solo che se li ricevo poi non mi sento in grado di fare altrettanto per l'altra parte.

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