“É buffo sai? All'inizio non mi piacevi neanche. Sei entrato in classe senza guardare niente e nessuno. Ti ho visto e ho storto il naso. Poi hai incrociato lo sguardo con il mio, così, per caso. Mi hai sorriso, un piccolo sorriso gentile ad una sconosciuta. Non ho potuto fare a meno di ricambiare. Succedeva ogni giorno, sorrisi silenziosi. Ma non ci parlavamo ancora. Poi sono arrivate le risate, ogni volta che succedeva qualcosa di divertente, ci guardavamo, come se non avessimo fatto altro per tutta la vita. Non parlavamo ancora, ma ridevamo insieme. Poi questi ultimi giorni, ogni tanto parlavamo, niente di serio, solo cazzate. L'altro giorno eri così stanco che ti sei quasi addormentato sul banco, ti hanno richiamato e hai alzato leggermente il capo. Inutile dire che mi hai tolto il fiato. Ti eri tolto gli occhiali e il cappello, eri solo tu leggermente spettinato e un po’ addormentato. Ti ho guardato un secondo di troppo e te ne sei accorto. Ma non mi hai guardata male, non mi hai ignorata, mi hai fatto un sorrisino a mo’ di scusa, come dire “sono stanco morto”. In quel momento avevo una voglia matta di venire da te e spettinarti ancora di più, avevo voglia di farti addormentare su di me e di tenerti stretto. Ma si sa, ciò che desideriamo non si avvera mai. Si sa, che ci illudiamo sempre, stravolgiamo le cose, solo per poter pensare ad un bel futuro. Io lo so, che le mie sono solo illusioni, lo so che non succederà mai niente e continuerò a guardarti dall'ultimo banco. Ma, nonostante questo, un po’ ci spero ancora, non si sa mai.”