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A Layla l'irruenza non dispiaceva affatto, a patto che da parte sua ci fosse lo stesso desiderio — cosa che non sempre avveniva nella sua intimità, ahimè. Si prese qualche secondo per osservare il suo corpo, ricoperto da capo a piedi da tatuaggi, ma non ci volle molto prima che lui prendesse di ➡

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nuovo possesso delle labbra della fanciulla. Sorridendo contro quel bacio, si lasciò sospingere verso il letto fino ad adagiarvisi sopra. Le gambe si aprirono appena per accogliere la sua imponente figura, che attirò maggiormente verso di sé afferrando l'elastico dei suoi pantaloni.‹‹ Devo ammettere, cariño, che questa è la versione di te che preferisco. ›› mormorò, con il capo lievemente alzato e quello sguardo tanto innocente quanto lascivo. Fremeva già dal desiderio, la latina. ❫
Non sapevo molte cose sul conto di Layla e onestamente, in un momento del genere, neanche mi interessava scoprirle. Cioè, mi sembrava una tipa apposto; questo bastava per farmela piacere e finirci a letto. Diciamo che delle pazzë tipo Cass ne facevo volentieri a meno. Non appena mi afferrò per l'elastico dei pantaloni, deglutii. Le donne audaci non mi dispiacevano affatto, per quanto avessi il timore di risultare troppo impacciato con loro; infatti, stavo già sudando. « E non hai ancora visto niente. » sussurrai, facendo scivolare le mani sotto il suo tubino rosso borgogna per raggiungere l'intimö. Sentendolo con i polpastrelli, giurai che fosse in pizzo e me ne compiacqui: si era già preparata. Sì, per uno sfigatö come me. A questo punto mi chiesi con quanti altri uomini si comportasse in quel modo e non per giudicarla, ma giusto per rendermi conto quanto mi avesse trovato “attraente” e quanto “speciale” potessi considerarmi rispetto ad altri. Sì, ero molto insicuro. Comunque le abbassai quella stoffa inutile ed incominciai a toccarla un po', riscoprendola mädida. Mantenendo un certo contatto visivo, mi accovacciai ed iniziai a lambirle la fëmminilità con la lingua.

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‹‹ Se dalla nascita tutto ti è concesso solo grazie alla tua bellezza, è un po' difficile non montarti la testa. ›› sembrava strana tutta quella consapevolezza ed effettivamente in circostanze normali non l'avrebbe ammesso con così tanta franchezza — bisognava ringraziare l'alcol per questo. Ma ➡

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a quanto pare Layla non era l'unica a sorprendere e anzi, lei stessa si ritrovò a dir poco senza fiato quando Tate catturò le sue labbra in un bacio, non appena messo piede nel dormitorio. In tutta risposta, ostentando quella malizia che sì le apparteneva, approfondì quel bacio e lasciò che le mani iniziassero a vagare curiose sul corpo altrui. Nulla di troppo spinto, almeno per il momento: voleva farsi desiderare ancora un po'. ❫
Immaginavo che mi avrebbe mandato a quel paese o peggio, che mi avrebbe tirato un cefföne per tutta l'irruenza che ci avevo messo. Invece ricambiò il gesto e, con mia grande sorpresa, cominciò anche a far vagare le mani sul mio corpo. « Aspetta. » mormorai con voce calda, togliendomi la maglietta e mostrandole così il mio corpo costellato di tatuaggi. Non le diedi neppure il tempo di fare un commento che ripresi a baciarla, sospingendola verso il letto.

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Non commenta la fase libertinaggio, tanto meno si sente responsabile di ciò. Ricorda vagamente che Tate le avesse già accennato di sposare quella filosofia agli albori della loro conoscenza. Così si limita solo ad annuire, senza specificare quanto fosse contro quel determinato tipo di pratiche; il

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suo parere è irrilevante. Specie in una questione dove lei non centra affatto. ‹ Che cos'hai da perdere? › chiede Taylor, dando un morso al cono che stringe tra le mani. ‹ Credo che a volte ci voglia un po' di perseveranza per cercare di ottenere quello che si vuole. E tu vuoi lei, no? › ❫
Non reputavo assolutamente Taylor la causa del mio periodo di libertinaggio, per questo fui lieto di constatare che non si fosse sentita tirata in ballo. Certo, ci ero rimasto male della sua friendzone, ma avrei continuato a “divertirmi” con le ragazze in ogni caso. Avevo paura di impegnarmi ed innamorarmi di qualcuna; certe volte pensavo di non essere abbastanza, ed ero dell'idea che le donne alle quali interessavo erano mosse dalla pëna e dalla compassione nei miei riguardi. « Sì, voglio lei. » risposi con decisione. « La voglio come tu volevi Floyd. È una storia altalenante ed ambigua che va avanti da anni, la nostra. ( ... ) Sai, in questo particolare momento della mia vita comincio a capirti. Credo / e temo / di interessare ad un'altra ragazza, ma non mi vedo compatibile con lei. Non mi attrae neanche in quel senso, anche se di carattere è molto dolce e le auguro il meglio. Non vorrei avvicinarmi troppo a lei pur di non rimanere solo. Vorrei evitare di... accontentarmi, ecco. »

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Non commenta la fase libertinaggio tanto meno si sente responsabile di ciò
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A Layla non dispiaceva essere inebriata durante l'atto; ormai era consuetudine per lei, visto ciò a cui la sottoponevano al lavoro. Poi, se questo avrebbe implicato una maggior scioltezza per Tate, meglio ancora. Lei, in ogni caso, ci sarebbe andata a letto pure da sobria, trovandolo già

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abbastanza attraente. Con la sua usuale nonchalance, gli si avvinghiò al braccio sulla strada del ritorno verso i dormitori. ‹‹ L'importante è che tu resti cosciente. Sarebbe un peccato se ti dimenticassi di una tale esperienza, non credi? ( ... ) Manca ancora molto? ›› ❫
Avrei dovuto avere più fiducia in me stesso. Era una cosa che mi ripetevano spesso Noam, Ramona, Taylor, Rachel, e altre persone importanti che facevano parte della mia vita. Peccato che fosse più semplice sentir dire certe cose che metterle in pratica. Trattenni il respiro quando mi strinse il braccio e la guardai, sorridendo impacciatamente. « Come fai ad avere tutta questa self-confidence? » domandai, estraendo con la mano libera le chiavi dalla tasca. « Siamo quasi arrivati. » dopo altri cinque minuti, raggiungemmo i dormitori della Warner. Aprii la porta e senza perdere ulteriore tempo, feci sgattaiolare la bionda dentro la stanza. Eravamo lì per un motivo, no? Così mi feci coraggio, tirai giù un bel sospiro, e finalmente mi fiondai sulle sue labbra.

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A Layla non dispiaceva essere inebriata durante latto ormai era consuetudine per

‹ Tecnicamente sì, ma se dovessi mangiare adesso del cioccolato non mi accadrebbe nulla. Siamo sempre nel cosiddetto "mondo dei cartoni animati". È nel mondo reale che non posso mangiarlo. Io taglio la testa al toro e non lo mangio a prescindere. › d'altra parte i dolci non la stuzzicano così tanto

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come qualcosa di salato, eccezione fatta per i suoi amati Scooby snacks. Anche se pure quelli cerca di mangiarli con parsimonia. Una volta raggiunta la panchina si accomoda al fianco di Tate, gustando il tanto agognato gelato mentre finalmente il suo amico le toglie quella curiosità circa la sua crush del momento. Lo ascolta con interesse, non potendo non notare quanto le sembri coinvolto. In cuor suo spera solo che non dovrà prendersi un'altra batosta; le dispiacerebbe vederlo soffrire di nuovo. ‹ A te tutto ciò che non è problematico non piace per niente! A parte gli scherzi, se c'è intesa, soprattutto mentale, chi dice che non può nascere qualcosa di serio? Non prendere il libertinaggio come un ostacolo. Te lo dico per esperienza. Spesso si danno al libertinaggio tutte quelle persone che temono un impegno, qualcosa di serio. C'è sempre un motivo dietro. E finché non te lo dirà, perché non continuare a frequentarla? Aiuterebbe a far intensificare il vostro legame. › ❫
« Anch'io sono nella mia fase libertinaggio, attualmente. » confessai, sperando non prendesse la cosa come una sottospecie di frecciatina. In passato, quando litigavo con Cassandra e la nostra relazione restava sospesa per un tot di tempo, mi era già capitato di dilettarmi nel sësso occasionale; nessuna donna, però, mi aveva coinvolta così tanto come la Bravo. C'era qualcosa che la faceva spiccare rispetto alle altre, rendendola decisamente attraente ai miei occhi. Poteva avere un corpo magro, senza forme, eppure aveva un viso e un carattere meravigliosi, che compensavano su tutto il resto. E gli occhi? Ma certo, come avevo potuto dimenticarmi dei suoi bellissimi occhi azzurri? Sospirai, tornando a guardare la cagnolina. « In poche parole, stai dicendo che dovrei buttarmi? »

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Non ha mai smesso di volere bene a Tate, neppure quando ( giustamente ) ha preso le distanze da lei. Taylor ha capito il motivo per il quale ha voluto interrompere il loro rapporto e non può di certo biasimarlo; non sa se al posto suo avrebbe fatto lo stesso, pertanto non si sente in diritto di 👉

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giudicarlo. Almeno lui, a differenza di qualcun altro, ha avuto il pensiero di tentare di ricucire l'amicizia che li ha legati in quei mesi estivi. Ride a quella bonaria presa in giro, non sentendosi offesa per così poco. ‹ Sempre! Ma in verità non mi piacciono granché le creme o la panna. In generale i dolci non mi ingolosiscono molto. Preferisco il salato. › spiega mettendo già mano al portafoglio, ma Tate la precede, proponendosi lui stesso di pagare. ‹ Ma Tate... › bofonchia, roteando le pupille. Le fa piacere quel gesto di cortesia, certo, ma al tempo stesso non vuole che sprechi soldi per lei. Anche se ormai ha poco da borbottare. Mormora dei ringraziamenti, stringendo il cono nella mancina e annuisce, dirigendosi verso la panchina. ‹ Dai su! Non tenermi sulle spine! › ❫
« Mhmh, capisco. Ma poi sbaglio o per te certi gusti, come ad esempio il cioccolato, sono veleno? » domandai, curioso di saperne di più. Taylor era un cane, ma aveva anche una forma umana, per questo mi chiedevo se mangiare alcuni alimenti dannosi per la sua natura ferina, potesse o meno avere un impatto negativo su di lei. Ci sedemmo su quella panchina e iniziammo a mangiare i nostri coni gelato. Dalla sua esortazione capii che voleva davvero sapere di Rachel e che non si stava comportando in quel modo per semplice cortesia. Le sorrisi, sentendomi già in imbarazzo: mi faceva strano parlare alla mia ex crush di una mia crush corrente. « Ci siamo conosciuti a Los Angeles quando io avevo diciassette anni e lei quindici. Era solare e un po' pazza, dunque non poteva non attirare subito la mia attenzione. Abbiamo fatto sēsso e siamo rimasti in buoni rapporti per qualche mese prima di perderci completamente di vista. Al college ci siamo ritrovati, precisamente da quando io e te abbiamo smesso di parlarci, e... non so, a me piace parecchio. Mi fa stare bene. Non c'è solo un'intesa fisica, ma anche mentale. Se solo non fosse libertina... potrei avere qualche chance. »

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Non ha mai smesso di volere bene a Tate neppure quando  giustamente  ha preso le

‹‹ Parole tue, non mie. Suppongo che con te non ci si annoia mai. ›› raramente si sprecava in complimenti e quando lo faceva non era per nulla diretta. Quello che aveva appena pronunciato, ad esempio, lo era: la compagnia di Tate, per il momento, le stava piacendo. ‹‹ Vuoi farmi ubriacare, eh? A me

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sta bene, per carità: non si rifiuta mai una bevuta in compagnia. Specie in contesti più... / intimi /. Fammi pure strada, cariño. ›› ❫
« Mai, te lo posso assicurare. » risposi strizzandole l'occhio e poi ridacchiando. In effetti era vero: la mia simpatia e il mio brio mi consentivano di accalappiare ragazze con molta facilità. Per il resto, non ero chissà quanto affascinante e me ne rendevo pure conto. « Übriacare no, ma... okay, forse un pochino, ma non saresti mica la sola! Seguimi. » esultai internamente, scortando la ragazza verso i dormitori della Warner. Stava per succedere quello che pensavo?
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Non mi sarei mai aspettata una cosa del genere, forse perché ogni volta che ci provavo io lui scappava, ma dopo aver buttato giù tutte le lattine Tate mi abbracciò. Dopotutto era un ragazzo espansivo, anche se non lo era stato con me prima di quel momento. Sentirmi così sollevata da terra mi fece -

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venire le famose farfalle allo stomaco, le conoscevo bene. E di certo quei complimenti non aiutarono, facendomi arrossire, oltre che sorridere. ❝ Ma che dici, la maggior parte le hai fatte cadere te! ❞ Soffiai una risata, mentre mi faceva scendere. Anche se io, tra le sue braccia ci sarei rimasta molto di più. ❝ Si, andiamo. ❞ Annuii alla sua domanda, seguendolo per prendere il premio. Appena conquistato non potei che osservarlo da cima a piedi, sembrava davvero morbido. ❝ È davvero carin- oh! Davvero? Sei davvero gentile Tate.. grazie. ❞ Sorrisi un po' imbarazzata, poi mi feci coraggio e decisi di levitare qualche decina di centimetri verso l'alto e dare un piccolo bacio sulla guancia a Tate, per poi tornare con i piedi per terra. ❫
« È vero, ma non ce l'avrei comunque fatta da solo; prenditi i meriti che ti spettano! » la rimproverai in modo affettuoso, comportandomi come avrei fatto con qualsiasi persona buona, che mi ispirata fiducia. In fondo Xylia non era una persona cattiva: era solo strana. Taaanto strana, come il sottoscritto; che fosse il punto in comune migliore per farci avvicinare l'uno all'altra? Chi lo sa. Io la palla di vetro non ce l'avevo. Comunque la cosa più particolare avvenne poco dopo, quando levitò (letteralmente) per raggiungere la mia guancia e stamparvi sopra un bacio. Strabuzzai gli occhi, toccandomi la zona profanata. « E di che... l'ho fatto senza pensarci. » asserii infine, sorridendo.

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Ascolta con piacere la vicenda di Tate, Taylor, provando a rincuorarsi un minimo. Sua madre è una donna adorabile, buona, gentile; lo è sempre stata. Spera che possa esserlo altrettanto anche davanti la scelta di sua figlia di spiccare il volo verso un'altra meta. ‹ Che dolce che è stata tua 👉

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madre. Mi auguro che anche la mia sia altrettanto comprensiva. Di solito lo è sempre, ma quando si tratta di lavoro diventa un'altra persona. › asserisce lei, facendo di conseguenza spallucce. Ormai quel che fatto è fatto. Non si può tornare indietro. Lo segue verso il chioschetto con entusiasmo, non vedendo l'ora di conoscere ogni dettaglio della ragazza che ha conquistato il suo interesse. ‹ Per me limone e pesca! › ❫
« Addirittura? Ugh. Capisco che il lavoro di un figlio sia importante, ma da qui ad arrabbiarsi perché sceglie una carriera al posto di un'altra... ce ne vuole! » diedi vita ai miei pensieri, tanto ormai Taylor sapeva che ero fatto così. E mi voleva bene anche per questo, o almeno credo. I rapporti tra noi purtroppo si erano raffreddati, ma se eravamo usciti insieme, era proprio perché miravamo a ricucirli. Quando fu il nostro turno in fila, mi voltai verso di lei, inarcando un sopracciglio. « Zero creme anche stavolta? Sei la solita salutista. » la presi affettuosamente in giro, ordinando il gelato da lei richiesto. Fu poi il mio turno: optai per un cono con ciocciolato fondente e pistacchio. Amavo il pistacchio, era uno dei miei gusti dolci preferiti. « Pago io. Non accetto un “no” come risposta. » e ancor prima che potesse opporsi, diedi al gelataio la banconota con la quale saldare il debito. Infine mi guardai attorno, in cerca di una panchina vuota sulla quale potessimo sederci. « Vogliamo andare laggiù? »

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Gli accennai un piccolo sorriso, completo di cenno con il capo per fargli capire che avevo capito. Avevo ancora paura di essere non voluta, di fargli paura. Ma sembrava non fosse più così per fortuna. Lo osservai colpire ben dieci lattine, era molto bravo. E per fortuna anche io, avremmo vinto -

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Mimikyu senza problemi. ❝ Detto fatto! ❞ E scoccai cinque colpi ben assestati facendo cadere una lattina ogni volta. Quindici lattine in totale. ❝ Sono abbastanza, no? ❞ ❫
Rimasi sorpreso quando fece fuori quelle lattine tutte e cinque di fila, senza sbagliate un colpo. E poi la gente si chiedeva perché avessi paura di lei! Se ci stavo uscendo, però, era per abbattere tutti i pregiudizi e i timori che si erano sedimentati in tutti quei mesi di conoscenza. « Wow!! » rimasi a bocca aperta e nella foga del momento, decisi di abbracciarla. Per farlo dovetti abbassarmi parecchio e sollevarla da terra, altrimenti mi sarebbe venuta la scoliosi. « Sei stata pazzesca. Senza di te, dubito ce l'avremmo fatta! ( ... ) Lo andiamo a prendere? » detto ciò, la rimisi a terra e dopo aver scavalcato il bancone, agguantai il peluche. Era grande quanto il pokèmon originale, ed era morbido. Bellissimo. Guardai prima questo e poi Xylia, esitante. « Vuoi tenerlo tu? Così potrai ricordarti della serata passata insieme. A me... farebbe piacere. Sì. »

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Gli accennai un piccolo sorriso completo di cenno con il capo per fargli capire

‹ Ma no figurati! È una sciocchezza. Ho deciso di concentrarmi solo sulla pallavolo e non più su criminologia. I miei è probabile che daranno di matto, ma si vive una volta sola. Non si può continuare ad accontentare gli altri e spegnere se stessi, no? › è la domanda retorica di Taylor, ché 👉

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dopo aver parlato con il suo fidanzato è molto più tranquilla. Come andrà, andrà. Non ha voglia di continuare a sentirsi in colpa per qualcosa che riguarda solo lei e il suo futuro. Nel sentire che va tutto alla grande, non può che esibire un'espressione raggiante; ha sempre voluto il bene di Tate. Anche se l'ha fatto soffrire per un periodo, seppur non proprio di proposito. ‹ Sono felicissima di vederti stare meglio, non sai quanto. Te lo meriti davvero. ( ... ) Devi assolutamente! Voglio sapere tutto. › ❫
« Sis, hai fatto benissimo. Ti ammiro molto e vai pure tranquilla: se i tuoi capiscono di che pasta sei fatta, ti sosterranno in ogni scelta che farai. Anche in quelle che, inizialmente, a loro non andranno tanto a genio. Devi sapere che mia madre non era molto favorevole all'idea che avevo avuto di aprire un negozio di tatuaggi con la mia socia, ma alla fine ha visto con che passione porto avanti il mio lavoro e si è convinta che non potessi prendere decisione migliore. » mi persi in quella spiegazione lunghissima, sperando di non annoiarla. Nonostante avessimo ripreso a parlarci dopo tanto tempo, mi sentivo abbastanza a mio agio da raccontare fatti che costellavano la mia vita passata; Taylor era stata una mia confidente, in fondo. « Va bene, ma prima ci prendiamo il gelato! Seguimi. » la scortai fino al chioschetto, davanti al quale non c'era una fila chissà quanto; per fortuna. « Di che gusti hai voglia? »

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Ma no figurati È una sciocchezza Ho deciso di concentrarmi solo sulla pallavolo
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❝ Se non vuoi no, ovvio. ❞ Risposi con un tono appena amareggiato. Avevo provato ad essere me stessa e dimostrare di non essere un pericolo, ma magari aveva ancora paura di me. Lo seguii diretta allo stand e sorrisi a labbra chiuse quando mi fece notare Mimikyu. Gli ricordavo quel pokemon, quello -

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che era carino ma terrificante sotto la maschera. Bel momento per ricordarselo. Arrivata allo stand presi subito la pistoletta in mano e mi sistemai in posizione. Braccia tese, mani salde sulla pistole e sguardo fisso sul bersaglio. ❝ Vediamo se riusciamo. ❞ ❫
« Ma certo che voglio! Stavo solo scherzando. » speravo di non doverlo specificare, ma a quanto pare serviva farlo. Da quel poco che mi era perso di capire, Xylia non aveva chissà quale grande autostima e sotto quel punto di vista, potevo capirla benissimo. Comunque aspettai che anche lei si preparasse e non appena fu pronta, feci fuoco sulle lattine. Ne colpii una, due, tre, otto, arrivando fino a dieci. Sì, i videogiochi mi avevano insegnato come avere una mira quasi perfetta. « Mërda! Sto per finire tutte le munizioni. Pensi di riuscire ad abbattere altre cinque lattine? »

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Dalle labbra laccate di vermiglio si levò il soffio d'una risata. Sentirlo parlare in spagnolo, per qualche ragione, la divertiva; forse era l'inflessione americana che percepiva. Una volta fuori, con la stessa nonchalance con cui l'aveva trascinato con sé, accese le sigarette di entrambi, ➡

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facendo attenzione a non buttar fuori il primo tiro proprio in faccia al povero Tate. Lo squadrò da capo a piedi, dopodiché pronunciò con malizia: ‹‹ Dipende, cariño: tu cosa mi proponi? ›› ❫
« Ugh, perché ridi?? Sono un soggetto, lo so. » risi a mia volta, cercando di stemperare la tensione. Odiavo sembrare così disperato (non è che lo sembravo: lo ero) ma, come si suol dire, tentar non nuoce. Mi schiarii la gola, facendo un tiro con la sigaretta. « Potresti sempre venire in camera mia. Ho ancora una buonissima bottiglia di rhum da finire e nessun compagno di stanza a rompere le pälle. »
; il bro vuole inzuppare
Dalle labbra laccate di vermiglio si levò il soffio duna risata Sentirlo parlare
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Ogni volta che Tate mi incoraggiava un sorrisetto si palesava sul mio volto, quasi come un orologio svizzero. Un piccolo brivido mi attraversò la schiena quando mi "accarezzò" la schiena, al ché abbassai appena il volto per mascherare l'imbarazzo. Praticamente concentrarmi sulla partita era arduo, -

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dato che stavo con gli occhi fissi su Tate. Per fortuna lui era troppo concentrato sulla sfida per accorgersene. Sfida, perché eravamo quasi allo stesso livello. Riuscii a fare qualche strike durante la partita e diversi spare, ma alla fine vinse comunque lui. ❝ Mh.. si, ma ti ho fatto vincere. La prossima volta non sarò così gentile con te! ❞ Sbuffai appena divertita, giusto un poco abbattuta dalla sconfitta. Mi bastava essere lì con Tate. ❝ Intendi quello in cui si spara? ❞ Chiesi, e i miei occhi si illuminarono appena. ❫
« Ah perché ci sarà una prossima volta? » la presi un po' in giro: era ovvio che ci sarebbe stata. In fondo, quei momenti che stavo passando in sua compagnia all'arcade, non si stavano rivelando così malvagi. Avevo giudicato male Xylia, ma non per ragioni infondate, dato che era letteralmente la principessa dell'Oltretomba; il solo pensiero mi faceva cäcare sotto. « Sì, proprio quello! Vieni. » le misi una mano dietro la schiena, portandola verso lo stand apposito. Dietro di esso c'erano tanti pupazzi da vincere, tra cui... « Un Mimikyu!! » glielo indicai, entusiasta. Sul bigliettino c'era scritto che per vincerlo bisognava buttare giù ben quindici lattine. In pratica tutte, tranne cinque. Ma ero determinato, dunque impugnai la pistoletta e attesi che la minore facesse altrettanto. « Vogliamo provare a vincerlo? » la guardai, ormai gasato come un ragazzino.

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Mandò giù quel che rimaneva del daiquiri, che era sicuramente riuscito nell'intento di renderla più disinibita. Più del solito, s'intende. Dalla borsetta dorata tirò fuori il pacchetto di sigarette, estraendone un paio: una per sé e una per Tate, come a volersi in qualche modo sdebitare per il ➡

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cocktail offerto. Dopodiché, lo prese per mano e lo trascinò fuori dal locale, con un sorrisetto volpesco ben stampato in volto; non si premurò di guardare davanti a sé, prediligendo rimanere girata: voleva assolutamente vedere la sua reazione. ❫
Avrei preferito fumare / altro /, ma anche una sigaretta andava bene: nei periodi particolarmente stressanti, mi accontentavo di tutto. « ¡Muchas gracias! » la ringraziai in lingua spagnola, portandomi il vizio tra le labbra. Quando mi afferrò per mano, sbattei un paio di volte le palpebre. Divenni un po' rosso e cercai pure di darmi un contegno, ma era difficile con una bella ragazza che diventava improvvisamente fisica nei miei riguardi. Ora o mai più. « Senti, ma... più tardi... hai da fare? »
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‹‹ Non me lo dicono in molti, forse perché farmi ridere non è facile. Non di gusto, perlomeno. ›› sospirò amabilmente, Layla, continuando a sfoggiare sorriso sardonico che non accennava ad abbandonarla. La leggerezza con cui ammise tutto ciò fu a dir poco disarmante, ma che spesso peccasse di ➡

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noia nei confronti del mondo non era chissà quale segreto, a maggior ragione a seguito di tutto ciò che era costretta a sopportare per lavoro. ‹‹ Sarò sincera: non l'ho mai assaggiato. Posso? In cambio ti do un sorso del mio. E poi... mmh, ti andrebbe di uscire? Credo di avere urgente bisogno di fumare. ›› ❫
« Ci credo. » risposi giocherellando con il centrino su cui il barman aveva posato il mio drink poco prima che lo bevessi. Non conoscevo Layla, eppure mi sembrava già una ragazza disincantata, difficile da conquistare sia col cuore che con la mente. Le porsi subito il bicchiere prima di finire tutto il liquido, in un segno tacito di assenso. « Anche tu fumi? Comunque sì, certo! Possiamo fare tutto quello che vuoi. »
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Non può proprio rifiutare l'abbraccio che Tate le riserva appena la raggiunge. Lo stringe affettuosamente, Taylor, percependo a sua volta la mancanza che ha covato silenziosamente per tutti quei mesi. ‹ Anche tu mi sei mancato moltissimo. Non sai quanto sono felice di rivederti. › mormora quelle 👉

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parole poco prima che l'abbraccio venga sciolto e di conseguenza sorride, annuendo brevemente. ‹ Un po' sotto stress per la questione studio, ma non posso lamentarmi! E tu? Che mi racconti? › ❫
« Niente di grave spero. » non la smettevo di sorridere perché, nonostante la tensione, ero davvero contento di rivedere una persona che per un breve periodo della mia vita mi aveva reso felice. Non avevo alcun risentimento, poi la tristezza era passata, dunque potevamo tornare amici come un tempo. O almeno provarci. « Niente di che. Il lavoro mi sfinisce, ma per il resto, va tutto alla grande! ( ... ) Ti devo raccontare di questa ragazza. »
Non può proprio rifiutare labbraccio che Tate le riserva appena la raggiunge Lo
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Tate era sempre così gentile. Lo avevo notato, sapevo che non lo era specialmente con me. Eppure non riuscivo a non sentirmi un po' speciale nel vederlo incoraggiarmi. Quando gli strinsi la mano sentii nuovamente le gote bruciare, al ché mi voltai immediatamente verso la pista, non potevo certo -

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farmi vedere. Lo osservai giocare, e quando il suo tiro mancò completamente i birilli mi avvicinai a nuovamente a lui. ❝ Capita a tutti, non ti preoccupare! ❞ Gli sorrisi cercando di incoraggiarlo, poi gli lasciai il suo spazio per continuare. Applaudii appena quando al secondo tiro centrò ibirilli, sei per l'esattezza. ❝ È solo il secondo turno... vedremo! ❞ Lo incalzai un po', non volevo che pensasse di non essere bravo solo perché aveva completamente mancato i birilli. In realtà, era successo diverse volte anche a me. Scelsi una nuova boccia e mi posizionai in pista, per poilanciare. Feci cadere sette birilli, e al secondo tiro non ne colpii nemmeno uno. La palla finì nel canale di sinistra a metà della pista, senza avvicinarsi minimamente ai birilli. Mi limitai a liberare il campo facendo spallucce e una piccola smorfia in volto. ❝ Tocca a te. ❞ ❫
Mi sentivo come in Inazuma Eleven, con la sola differenza che non ci stavamo sfidando in una partita di calcio ma a bowling. Il mio obiettivo era stracciare Xylia e no, non ci sarei andato leggero solo perché era una donna: volevo trattarla come mia pari. Cosa che a tutti gli effetti era. Sì, a differenza di tanti altri miei “soci” nerd, io non ero affatto maschilista. La osservai giocare e vidi che era andata abbastanza bene. Al secondo turno aveva mancato completamente il centro pista ma vabbè, nessuno era perfetto. « Dai, stai andando alla grande! » la incoraggiai, mettendole una mano sulla schiena e dirigendomi poi sulla postazione per tirare, tenendo la palla attraverso i tre fori per le dita. Spare. Andammo avanti così per un'altra mezz'ora finché il tabellone non annunciò la mia vittoria, di pochi punti rispetto al punteggio totale della principessa degli Inferi. « A quanto pare ho un nuovo rivale. » la buttai sullo scherzo, sperando non si abbattesse per la sconfitta: era stata brava. Non mi capitava una partita così avvincente da molto tempo. « Ti propongo un'ultima cosa: tiro a segno. Ci stai? »

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Tate era sempre così gentile Lo avevo notato sapevo che non lo era specialmente
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‹‹ Ay, che permaloso! ›› esclamò la bella Layla, con tutta sua teatralità da latina. Poi accennò una risatina divertita, che stranamente era sincera. Avere a che fare con Tate era senza dubbio una boccata d'aria fresca, motivo per cui si sentiva più rilassata. Quasi a suo agio, se vogliamo. ➡

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Prendendo il suo "daiquirì" tra le mani, fece tintinnare il proprio calice con quello altrui. ‹‹ Direi di brindare al giochino che ci ha fatti conoscere. ( ... ) Cosa bevi? ›› ❫
« Chi? Io? Da morire. » non era vero, ma se lei voleva fare la misteriosa con me, allora avrei fatto altrettanto io con lei. « Sei molto carina quando ridi. » incalzai poco dopo, cercando di tirare fuori il mio rizz migliore. Feci tintinnare il bicchiere contro quello altrui, per poi guardare il liquido giallino al suo interno. « Uno Screwdriver. L'hai mai provato? »
Ay che permaloso  esclamò la bella Layla con tutta sua teatralità da latina Poi
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‹‹ C'è bisogno che ti faccia la lista della spesa? Se t'interessa, dovrai scoprirle da te, pian piano. ›› Scostò i capelli biondi dietro la schiena nuda, accennando un sorriso sornione; il suo marchio di fabbrica, per intendersi. Se c'era qualcosa che amava più del provocare la gente, era proprio

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fare la misteriosa. E con Tate, tanto carino quanto assolutamente impacciato, si sentiva particolarmente nel suo elemento: era la preda perfetta per lei. ‹‹ Lo conosco. È lì che ho fatto il mio primo tatuaggio, un paio d'anni fa. E sì, me l'ha fatto proprio la tua socia... si chiama Mona, giusto? ›› ❫
« Sì va bene, ma non darmi queste rispostacce. » misi su un finto broncio, poi risi: ci voleva molto più di una risposta sgarbata per offendermi. In genere ero una persona che si lasciava scivolare le cose di dosso facilmente. « Ramona, proprio lei! È la mia bro. Ci vogliamo un sacco bene. » spiegai mentre il barman poggiava il suo Daiquiri sulla superficie del bancone. Io avevo ordinato uno Screwdriver, era da tempo che non ne bevevo uno. « A cosa brindiamo, chica? »
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ˢᵉᵉ ʸᵒᵘ ᵃᵍᵃᶤᶰ ⁻ ᵀʸˡᵉʳ˒ ᵗʰᵉ ᶜʳᵉᵃᵗᵒʳ
ᵞᵒᵘ ˡᶤᵛᵉ ᶤᶰ ᵐʸ ᵈʳᵉᵃᵐ ˢᵗᵃᵗᵉ
ᴿᵉˡᵒᶜᵃᵗᵉ ᵐʸ ᶠᵃᶰᵗᵃˢʸ
ᴵ ˢᵗᵃʸ ᶤᶰ ʳᵉᵃˡᶤᵗʸ
ᵞᵒᵘ ˡᶤᵛᵉ ᶤᶰ ᵐʸ ᵈʳᵉᵃᵐ ˢᵗᵃᵗᵉ
ᴬᶰʸ ᵗᶤᵐᵉ ᴵ ᶜᵒᵘᶰᵗ ˢʰᵉᵉᵖ
ᵀʰᵃᵗ'ˢ ᵗʰᵉ ᵒᶰˡʸ ᵗᶤᵐᵉ ʷᵉ ᵐᵃᵏᵉ ᵘᵖ˒ ᵐᵃᵏᵉ ᵘᵖ
ᵞᵒᵘ ᵉˣᶤˢᵗ ᵇᵉʰᶤᶰᵈ ᵐʸ ᵉʸᵉˡᶤᵈˢ˒ ᵐʸ ᵉʸᵉˡᶤᵈˢ
ᴺᵒʷ ᴵ ᵈᵒᶰ'ᵗ ʷᵃᶰᶰᵃ ʷᵃᵏᵉ ᵘᵖ
²⁰⁻²⁰˒ ²⁰⁻²⁰ ᵛᶤˢᶤᵒᶰ
ᶜᵘᵖᶤᵈ ʰᶤᵗ ᵐᵉ˒ ᶜᵘᵖᶤᵈ ʰᶤᵗ ᵐᵉ ʷᶤᵗʰ ᵖʳᵉᶜᶤˢᶤᵒᶰ
ᴵ ʷᵒᶰᵈᵉʳ ᶤᶠ ʸᵒᵘ ˡᵒᵒᵏ ᵇᵒᵗʰ ʷᵃʸˢ
ᵂʰᵉᶰ ʸᵒᵘ ᶜʳᵒˢˢ ᵐʸ ᵐᶤᶰᵈ ⁽ᵞᵉᵃʰ⁾˒ ᴵ ˢᵃᶤᵈ˒ ᴵ ˢᵃᶤᵈ
ᴵ'ᵐ ˢᶤᶜᵏ ᵒᶠ˒ ˢᶤᶜᵏ ᵒᶠ˒ ˢᶤᶜᵏ ᵒᶠ˒ ˢᶤᶜᵏ ᵒᶠ ᶜʰᵃˢᶤᶰᵍ
ᵞᵒᵘ'ʳᵉ ᵗʰᵉ ᵒᶰᵉ ᵗʰᵃᵗ'ˢ ᵃˡʷᵃʸˢ ʳᵘᶰᶰᶤᶰᵍ ᵗʰʳᵒᵘᵍʰ ᵐʸ ᵈᵃʸᵈʳᵉᵃᵐ˒ ᴵ
ᴵ ᶜᵃᶰ ᵒᶰˡʸ ˢᵉᵉ ʸᵒᵘʳ ᶠᵃᶜᵉ ʷʰᵉᶰ ᴵ ᶜˡᵒˢᵉ ᵐʸ ᵉʸᵉˢ
ᶜᵃᶰ ᴵ ᵍᵉᵗ ᵃ ᵏᶤˢˢˀ
ᴬᶰᵈ ᶜᵃᶰ ʸᵒᵘ ᵐᵃᵏᵉ ᶤᵗ ˡᵃˢᵗ ᶠᵒʳᵉᵛᵉʳˀ
ᴵ ˢᵃᶤᵈ ᴵ'ᵐ 'ᵇᵒᵘᵗ ᵗᵒ ᵍᵒ ᵗᵒ ʷᵃʳ
ᴬᶰᵈ ᴵ ᵈᵒᶰ'ᵗ ᵏᶰᵒʷ ᶤᶠ ᴵ'ᵐᵃ ˢᵉᵉ ʸᵒᵘ ᵃᵍᵃᶤᶰ
ᶜᵃᶰ ᴵ ᵍᵉᵗ ᵃ ᵏᶤˢˢˀ ⁽ᶜᵃᶰ ᴵ⁾
ᴬᶰᵈ ᶜᵃᶰ ʸᵒᵘ ᵐᵃᵏᵉ ᶤᵗ ˡᵃˢᵗ ᶠᵒʳᵉᵛᵉʳˀ ⁽ᶜᵃᶰ ʸᵒᵘ⁾
ᴵ ˢᵃᶤᵈ ᴵ'ᵐ 'ᵇᵒᵘᵗ ᵗᵒ ᵍᵒ ᵗᵒ ʷᵃʳ ⁽'ᴮᵒᵘᵗ ᵗᵒ⁾
ᴬᶰᵈ ᴵ ᵈᵒᶰ'ᵗ ᵏᶰᵒʷ ᶤᶠ ᴵ'ᵐᵃ ˢᵉᵉ ʸᵒᵘ ᵃᵍᵃᶤᶰ ⁽ᵁʰ˒ ˢʷᶤᵗᶜʰ ᶤᵗ ᵘᵖ⁾
ᴵ ˢᵃᶤᵈ˒ ᵒᵏᵃʸ˒ ᵒᵏᵃʸ˒ ᵒᵏᵃʸ˒ ᵒᵏᶤᵈᵒᵏᶤᵉ˒ ᵐʸ ᶤᶰᶠᵃᵗᵘᵃᵗᶤᵒᶰ
ᴵˢ ᵗʳᵃᶰˢˡᵃᵗᶤᶰ' ᵗᵒ ᵃᶰᵒᵗʰᵉʳ ᶠᵒʳᵐ ᵒᶠ ʷʰᵃᵗ ʸᵒᵘ ᶜᵃˡˡ ᶤᵗˀ ⁽ᴸᵒᵛᵉ⁾
ᴼʰ ʸᵉᵃʰ˒ ᵒʰ ʸᵉᵃʰ˒ ᵒʰ ʸᵉᵃʰ˒ ᴵ ᵃᶤᶰ'ᵗ ᵐᵉᵗ ʸᵒᵘ
ᴵ'ᵛᵉ ᵇᵉᵉᶰ ˡᵒᵒᵏᶤᶰᵍ˒ ˢᵗᵘᶜᵏ ʰᵉʳᵉ ʷᵃᶤᵗᶤᶰᵍ ᶠᵒʳ ᴵ
ˢᵗᵒᵖ ᵗʰᵉ ᶜʰᵃˢᶤᶰᵍ˒ ˡᶤᵏᵉ ᵃᶰ ᵃˡᶜᵒʰᵒˡᶤᶜ
ᵞᵒᵘ ᵈᵒᶰ'ᵗ ᵘᶰᵈᵉʳˢᵗᵃᶰᵈ ᵐᵉ˒ ʷʰᵃᵗ ᵗʰᵉ ᶠᵘᶜᵏ ᵈᵒ ʸᵒᵘ ᵐᵉᵃᶰˀ
ᴵᵗ'ˢ ᵗʰᵉᵐ ʳᵒˢᵉ ᵗᶤᶰᵗᵉᵈ ᶜʰᵉᵉᵏˢ˒ ʸᵉᵃʰ ᶤᵗ'ˢ ᵗʰᵉᵐ ᵈᶤʳᵗ⁻ᶜᵒˡᵒʳᵉᵈ ᵉʸᵉˢ
ˢᵘᵍᵃʳ ʰᵒᶰᵉʸ ᶤᶜᵉᵈ ᵗᵉᵃ˒ ᵇᵘᵐᵇˡᵉᵇᵉᵉ ᵒᶰ ᵗʰᵉ ˢᶜᵉᶰᵉ
ᵞᵉᵃʰ ᴵ'ᵈ ᵍᶤᵛᵉ ᵘᵖ ᵐʸ ᵇᵃᵏᵉʳʸ ᵗᵒ ʰᵃᵛᵉ ᵃ ᵖᶤᵉᶜᵉ ᵒᶠ ʸᵒᵘʳ ᵖᶤᵉ
ᵞᵘᵍʰᵎ

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Non risposi alla sua frase provocatoria, decisi anzi di osservarlo fare la sua prima mossa. Mi avvicinai a lui il giusto per notare ogni movimento sulla pista, poi aspettai. Non fu un'attesa lunga però, poiché in pochi secondi aveva già fatto uno strike. Se fosse stato possibile entrambe le mie -

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sopracciglia si sarebbero staccate dalla faccia tanto era lo stupore. ❝ STRIKE! Al primo colpo?? Solo fortuna.. ❞ Altro che fortuna, quello sembrava un colpo da maestro. E la mia sicurezza sembrava essersi sgretolata in un secondo. Scelsi la palla che più mi aggradava e poi mi misi in posizione.Lanciai la palla e questa riuscì a colpire solo quattro birilli. Sul mio volto si palesò una smorfia dispiaciuta, ma non le lasciai troppo tempo di esistere. Presi una nuova boccia e la lanciai, per fortuna buttando giù il resto dei birilli. Spare. Tirai un respiro di sollievo, almeno ero riuscita a farli cadere tutti. ❝ Tocca a te. ❞ Mi voltai verso Tate, accennando un sorriso. ❫
Molti avrebbero parlato della fortuna del principiante, però, ripensandoci, non ero poi così negato: su Wii Sport facevo sempre strike. Come? Non è la stessa cosa? Ah, allora sì: era decisamente la fortuna del principiante. Diciamo che, quando avevo uno sfidante, sia online che di persona, diventavo molto competitivo; puntavo sempre all'eccellenza. Mi pavoneggiai per un po' e rimasi ad osservare la minore mentre buttava giù quattro birilli: non male. « Dai, al prossimo li butterai giù tutti! » la incoraggiai, battendo le mani. E così fu. Attesi che mi raggiungesse per stringerle la mano come avrei fatto con un bro, per poi prendere la stessa palla di prima. Al primo turno, mancai di brutto i birilli; al secondo, però, ne buttai giù sei. « Visto? Non sono / così tanto / bravo. Vai, tocca a te. »

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Fece fatica a stargli dietro con tutte quelle definizioni, la povera Layla. Il suo gemello era quello più nerd dei due, ma si limitava a giochi che lei definiva "da maschi", come Fifa o Call of Duty. Per il bene della conversazione, però, si limitò ad annuire, scrutandolo bene in volto. ‹‹ Capito. ➡

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non lo conosco, lo siento. Magari un giorno mi ci fai giocare, sì? ›› si sporse appena sul bancone, coi gomiti appoggiati sulla sua lignea superficie e la mancina a reggerle il capo. Lo sguardo per un attimo scese verso le labbra del giovane, poi risalì per continuare la conversazione. ‹‹ Lavoro come ballerina in un locale. Ma questa è la cosa / meno / interessante su di me. Tu, invece? ›› ❫
Trovare una ragazza nerd con la enne maiuscola era come cercare un ago in un pagliaio, per questo non mi scandalizzai quando Layla ammise di non conoscere Genshin Impact. Mi strinsi nelle spalle, come per dirle di stare tranquilla; stavo per dire qualcosa, ma poi lei disse che un giorno avrei dovuto farla giocare e mi bloccai. Voleva vedermi di nuovo? Ma poi perché mi fissava le labbra? Le interessavo? Era davvero così disperata o qualcuno l'aveva pagata per fare tutto questo? Sorrisi in modo impacciato, guardandola intensamente negli occhi. « E quali sarebbero le cose / più / interessanti di te? Sono tatuatore comunque. Gestisco il Lumpy Space Tattoo Shop con la mia socia. Sei mai andata lì? Se la risposta è affermativa, è molto probabile che ti abbia tatuata lei: non mi ricordo di te. »

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Mugugnai un po' in disaccordo, ma alla fine mi lasciai andare in un sorrisetto per via della sua espressione buffa. Era così carino. Mi fiondai sulle scarpe per non farmi vedere troppo in volto, sentivo le gote appena calde. Erano sicuro rosse. ❝ Che complimento, grazie! ❞ La presi sul ridere, -

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ma in effetti le caratteristiche erano quelle. Appena mi tolsi gli stivali con il tacco e misi le semplici scarpe in dotazione persi una quantità assurda di centimetri. Sembravo quasi una bambina. Mi avvicinai alla pista, con un sorrisetto sulle labbra. ❝ Preparati a perdere, Rickerson! ❞ ❫
Non si era offesa e menomale: avevo sempre il timore di dire qualche cavolata. Ero un ragazzo impulsivo, non stavo mai troppo a pensare a ciò che era opportuno dire o fare di fronte ad altre persone. Dopo esserci messi le scarpe, ci dirigemmo sulla pista. Stavo cercando una palla da bowling adatta per stracciarla: non doveva essere troppo leggera, perché ero alto un metro e novanta, ma neanche troppo pesante dato che ero un fuscello. « Sei troppo sicura di te, principessa. » dissi con un tono fintamente serio, di sfida, prendendo la mia “arma”. Iniziai per primo, lanciando la palla sulla pista e buttando giù tutti i birilli. Sì, al primo colpo. Non sapevo neanche io come fosse successo. « STRIKE!! ( ... ) Ora tocca a te. »

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Mugugnai un po in disaccordo ma alla fine mi lasciai andare in un sorrisetto per

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