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Non avevo fatto compiere quell'azione istintiva ad Audrey nel tentativo di cambiarla. Non era quello il mio obiettivo. Desideravo solo che si liberasse di tutta la rabbia repressa, perché non le faceva bene trattenere tutto dentro. Le circondai il collo con le braccia durante tutta la durata ➡️

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del bacio, e mi sentii come un'adolescente innamorata per tutte quelle farfalle che avevo a danzare dentro lo stomaco; solo lei era capace di ridurmi così. 〈 Sì. Molto meglio. 〉ammisi, strofinando il naso contro il suo. 〈 Torniamo ai dormitori. ... Resti a dormire da me stanotte? Credo che Frida vada dal fidanzato. ⟩
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Poteva un sentimento crescere e non affievolirsi mai? Questo si chiedeva mentre si perdeva nei suoi occhi grigi che la poca luce le faceva vedere discretamente. Erano bellissimi e traboccanti di desiderio, per lei e per loro. Si sentì grata per averla di nuovo con lei, perché una vita senza Chris riusciva a viverla ma non voleva più.
« Va bene, dormo da te. Andiamo. » fece intrecciare le mani con le sue, lasciando li la mazza e il misfatto.

Ero talmente eccitätā all'idea di rilasciare la rabbia repressa con Audrey da non essermi accorta di come quel mormorio potesse avere un effetto ... come dire, “particolare” su di lei. Dopo averle dato quei consigli, feci qualche passo indietro e la guardai mentre si accaniva sulla macchina. ➡️

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Diede prima un colpo, poi due, tre, quattro. Crescevano di intensità, così come il calore improvviso all'altezza del bassoventre. Mi avvicinai alla controparte, afferrandole il viso tra le mani. 〈 Bravissima, così ti voglio. Sono fiera di te. 〉ciò detto, la baciai con maggior trasporto.
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Fu soddisfacente colpire quella macchina. Sentì tutta l'adrenalina e la rabbia repressa dentro uscire di colpo, sentendosi più leggera. Era stato terapeutico, anche se non credeva lo avrebbe rifatto più. Questo colpo di testa era bastato ed avanzato, lei di temperamento era abbastanza mite.
Ricambiò quel bacio di Chris, le labbra erano leggermente salate complice la salsedine e le lacrime che le avevano bagnato le labbra. Fece slittare la lingua dentro, sfogando tutte quelle emozioni che quella strana gita fuori porta le aveva dato ed afferrando i suoi capelli biondi.
« Ti senti meglio adesso? » mormorò ad un centimetro dalle sue labbra.

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〈 Ma dai, non così! 〉sbottai, un po' delusa. La presi con premura per le spalle, da dietro, mormorandole nell'orecchio cosa ( secondo me ) avrebbe dovuto fare. 〈 Immagina che questa macchina rappresenti tutte le persone che non hanno creduto in te, che ti hanno fatto del male. Rilascia la rabbia. 〉

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Quel mormorio nell'orecchio ebbe l'effetto contrario, più che farla concentrare le fece portare l'attenzione su tutt'altro. Maledetta Chris.
Tuttavia mantenne salda la mazza da baseball, facendo attenzione a non colpire Chris e direzionò la sua rabbia nei confronti di quel catorcio.
Una volta per Ingrid. Il colpo fu leggero.
Una seconda volta per lo stage.
Una terza volta per la manager.
E l'ultima per sua madre. Fu la più forte e fece volare via uno dei cerchioni.
Fu terapeutico. Aveva ragione.
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〈 Ho preso talmente tanta mërdā nel corso della vita da avere gli anticorpi, tranquilla. 〉la baciai, lieta di constatare ancora una volta la sua immensa premurosità. Impugnai per bene la spranga e la usai per colpire con viōlenzä il parabrezza di una vecchia auto abbandonata, creando una ➡️

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rientranza su di esso. Avevo gli occhi iniettati di sangūë, il sorriso soddisfatto e l'adrenalina a mille; facevo quasi paura. 〈 Questo lo dedico a mia madre. 〉mi avvicinai poi al lunotto, posto dietro al quattro ruote. 〈 E questo ... a quella zōccöla di mērdä della mia manager! 〉gridai apieni polmoni, colpendolo e riducendolo in mille pezzi. Mi asciugai la fronte, voltandomi verso Audrey. 〈 Ora prova tu. 〉
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Non aveva mai visto Chris così, assuefatta dalla rabbia. Era una parte di lei che le mancava ed in quel momento le fece quasi paura. Colpì con una tale violenza quella macchina che Audrey deglutì fortissimo guardandola un po' sbigottita. Aveva gli occhi rossi e temeva che sarebbe finita per farsi male da sola. Tuttavia non le disse niente, la teneva solo sotto controllo perché non voleva che si sentisse giudicata.
« ...Okay. » rispose incerta, colpendo la stessa macchina ma non con la stessa violenza. Anzi, il colpo di Audrey fu leggero ed impercettibile.

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Io ero una creatura della notte: l'idea di fare casino al buio, senza alcun permesso, mi ëccitāva da matti. Seguii comunque il consiglio di Audrey, mettendomi sotto la luce del lampione, ma non senza prima aver recuperato da un cumulo di rifiuti una vecchia mazza da baseball e una spranga di ➡️

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ferro. 〈 Choose your character. 〉dissi con fare palesemente ironico, certa che avrebbe scelta la prima pur di non beccarsi il tetano.
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Al contrario, Audrey era una creatura del giorno. Amava svegliarsi la mattina presto e svolgere quella che era tutta la sua routine. Non era mai stata abituata a fare tardi la notte, anche perché non le era permesso - o meglio, i suoi genitori non le avevano mai detto niente era lei che per essere sempre diligente e pronta oltre un certo orario preferiva non stare in strada.
« La mazza da baseball, ma aspetta: hai l'antitetanica Chris? Altrimenti prendi tu questa. » spericolata, ma pur sempre preoccupata per la sua fidanzata (anche meglio dire: figlia adolescente).

Ero talmente elettrizzata al pensiero di vedere una Audrey un po' “diversa” che non realizzai neanche che, da quella parte, avrei potuto tranquillamente aprire il cancello. 〈 Ah. Aspetta. 〉mi avvicinai per sbloccare il passaggio, facendole poi cenno con la testa di entrare. Che disagiate.

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In effetti, erano state proprio due imbecilli. Audrey si era messa a guardare quel cancello come un vecchio al cantiere e Chris era convinta che la sua fidanzata fosse la nuova campionessa di atletica leggera del Venezuela; nessuna delle due aveva pensato subito al cancello, menomale poi ci pensò la sua Chris.
Entrò dal cancello, come tutte le persone normali senza fare chissà quali sforzi, e si tenne ben lontana dal toccare qualcosa di strano. Non si era pentita, ma era pur sempre una discarica e lei era pur sempre Audrey nonostante questo colpo di testa.
« Grande, andiamo lì? C'è un lampione, riusciamo a vedere meglio. » indicò una zona un po' più al centro della discarica, sia perché così nessuno le avrebbe viste (perché erano comunque entrate in orario di chiusura) sia perché tutto quel buio le metteva disagio.

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A causa di sua madre, Audrey aveva sempre avuto una vita ordinaria, lontana dalle sregolatezze di una teenager ribelle come la sottoscritta. Ora che Courtney era fuori dai giochi, volevo farle assaporare l'ebbrezza di una giornata all'insegna della sregolatezza; meglio tardi che mai. Quando ➡️

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arrivammo alla discarica, ci rendemmo conto che il cancello era chiuso. Il mio sguardo di ghiaccio volò subito sulla recinzione metallica a forma di rombo. Sorrisi volpesca, riponendo i caschi nel cruscotto e avvicinandomi a quest'ultima. 〈 Niente di più facile. 〉in fin dei conti non era la prima volta che facevo una cosa del genere. Mi aggrappai con le mani, mettendo i piedi nei buchi della recinzione e la superai, atterrando con un agile balzo. 〈 Se ti serve una mano, dimmelo. 〉
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Se Chris ci aveva messo pochi secondi a superare il cancello, Audrey rimase ferma a guardarlo. Ora, che doveva fare? Audrey aveva praticato danza ritmica quando era bambina, quindi di certo aveva una certa flessibilità, ma non era agile. Nel senso, non sapeva arrampicarsi e di certo sarebbe rimasta lì appesa come una caciotta al frigo.
« Non c'è un altro modo per entrare? » anche perché al piede aveva delle scarpe non proprio comode.

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In realtà, bastava poco per rendermi felice; il che la diceva lunga sulle persone di cui mi ero fidata troppo in passato e che mi avevano deluso. Il mood negativo per il rifiuto di Audrey era già finito. Recuperai a mia volta la giacca in pelle, solo che dal letto ( era lì che l'avevo buttata ), ➡️

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e presi dalla tasca le chiavi della mia motocicletta. 〈 Ho lasciato Byke Tyson in garage. Andiamo. 〉le rubai un bacio sulle labbra, sorridendo; le afferrai la mano e la trascinai fino al posto in questione. I caschi erano rimasti nel cruscotto, come al solito. Lanciai ad Audrey quello viola e mi accinsi a sistemare il mio rosso sulla testa.
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Lei viveva per poter vedere quel sorriso sincero sul volto di Chris. Le ricordava molto la Chris dai capelli castani boccolosi quando riusciva a prendere un buon voto a scuola da sola oppure quando riusciva a completare un assolo di chitarra. Le brillavano gli occhi di una vivacità ingenua, una luce che lasciava intravedere durante i concerti.
Per questo si era arrabbiata così tanto con quella manager. Non aveva capito il danno che aveva fatto a Chris. Lei viveva di musica, aveva nel sangue le note vibranti della chitarra.
(...)
Quando scesero dalla moto, la discarica era chiusa. Audrey sapeva che non lo era del tutto, molti ragazzi andavano lì per bere o per fumare in grazia divina. Si tolse il casco dalla testa, scuotendo appena i capelli.
« A te lascio il piano per entrare. » doveva dire, per quanto fosse una cosa non nelle sue corde, si sentiva parecchia adrenalina. Ricordiamo che Audrey ha sempre avuto una vita ordinaria, lontana da ogni ribellione.

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L'ultima volta che avevo improvvisato una rage room era con Luna. Lei non aveva capito che quello era stato un modo tutto mio di farla avvicinare al mio mondo, per questo avevo evitato di proporre una cosa così particolare ad altre persone; come ad Audrey appunto. Gliene avevo parlato ➡️

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in passato, ma la cosa era poi morta e sepolta, o almeno così credevo. I miei occhi si illuminarono quando lei, di sua spontanea volontà, disse di andare alla discarica. 〈 Ne sei proprio sicura? 〉domandai, torturandomi un iron ring all'anulare per sfogare la tensione. Ero gasatissima e non ero neanche certa che la controparte volesse o meno farlo sul serio. In ogni caso, ero felice che me lo avesse chiesto.
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Ad Audrey venne da sorridere dolcemente, alzando poco i lati della bocca. Aveva avuto proprio una reazione tenera la sua Chris per un invito ed una proposta tanto "stupidä". Quanto i rapporti prima di lei l'avevano lacerata? Quante ferite doveva sanare ancora?
In ogni caso, non rispose, la lasciò lì in bagno ed intanto afferrò la giacca.
« Ne sono sicurissima. Allora, andiamo? » non era una cosa molto da Audrey quella, ma la sua Chris era in difficoltà e le importava solo di quello. Era la sua nuova priorità.

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Da quando ero adolescente e mi ero sentita abbandonata dalla mia famiglia, avevo imparato a sfogare tutte le mie frustrazioni tramite il sēssö; comunicavo principalmente con quello e vedere come mi fosse negato mi dava fastidio. Era come una drōgä. Se poi avrei dovuto farlo con una donna che ➡️

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mi attraeva particolarmente come la mia Audrey, io perdevo la testa. Mi sciacquai la faccia e mi guardai nello specchio, come se stessi avendo una crisi di identità e cercassi di ritrovare me stessa. Chi ero? Ziggy Moondust o Chris Fahlenbock? Come mai mi trovavo in quella situazione di mërdā? Era davvero colpa di Audrey o solo mia?
〈 Okay. 〉dissi semplicemente una volta uscita, con le braccia incrociate al petto. 〈 Comunque non voglio più pensare a questa situazione, per ora. Ci starei male e basta. ... Facciamo qualcosa insieme. Voglio stare con te.〉
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Certo che voleva stare con lei, non l'avrebbe mai lasciata da sola dopo tutto quel turbamento. La capiva, la capiva benissimo.
Quando ti viene tolta la terra da sotto i piedi è un qualcosa di terribile, si perde la percezione del reale e di se stessi.
Picchiettò le dita contro le labbra, finché non si accese la lampadina.
« Rage room? Alla discarica. Ricordi che mi ci volevi sempre portare. » quale buon modo di farle sfogare la frustrazione che in quel momento stava provando? Infondo non voleva costringerla a parlare, ma magari entrando in un ambito più di comfort per lei, in un pezzettino del suo mondo, si sarebbe sentita più a suo agio.

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Un mugolio di dissenso uscì fuori dalle mie labbra quando mi afferrò per le mani, cercando di reprimere gli impulsi che stavo provando. 〈 Che c'è? Non mi vuoi più? 〉chiesi con spontaneità, non capendo quale fosse il punto. Per me non era facile decifrare i comportamenti degli altri; era già tanto ➡️

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che fossi in grado a capirne certi dei miei. Da quando avevamo ripreso ad uscire insieme, incominciando una storia di tipo platonico e poi romantico, Audrey non mi aveva rifiutata. Mai. Il fatto che lo stesse facendo in quel momento particolarmente fragile per me, non capendo che ricercavo contatto, mi ferì molto. Mi divincolai da quella stretta e mi diressi in bagno, senza attendere una sua risposta: non la volevo sentire. Non dopo che avevo quasi mandato a pūttanë i miei sogni per lei.
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Per quanto la conoscesse bene, lei e Chris si erano perse quasi dieci anni di vissuto insieme. C'erano delle zone d'ombra per entrambe le parti, tra queste vi era anche il suo disturbo. Per quanto Audrey cercasse di documentarsi, era chiaro che non avesse gli strumenti per aiutarla e poteva soltanto dosarsi di tanta pazienza.
La lasciò andare nel bagno e dalle labbra fuoriuscì un sospiro rumoroso; cosa doveva fare? Come poteva farle capire che la voleva e che il problema non era lei? Non poteva accontentarla, perché non l'avrebbe aiutata a risolvere il problema.
La seguì in bagno, restando però sull'uscio della porta. Voleva darle il suo spazio ed il suo momento di sfogo, non doveva essere un momento facile per lei.
« Certo che ti voglio. Dico solo che questo non è il momento. Non hai la testa per farlo. » infondo aveva capito che Chris sfogasse tutto col sêsso, ma non era un atteggiamento sano. Voleva insegnarle un nuovo canale di comunicazione.

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La mia soglia di attenzione era pari a quella di un criceto mörtō, per questo scoppiai a ridere a quella sua risposta. Sembravo una pazza: un attimo prima piangevo e quello dopo sembravo felice e solare, come se nulla fosse accaduto. Diciamo che non avevo soluzioni al momento e che starmi a ➡️

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struggere, non mi avrebbe portata da nessuna parte. Mi sporsi verso Audrey e le scoccai un bacio tenero sulle labbra, posandole le mani sui fianchi. 〈 Ho tantissima voglia di te. 〉
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Sapeva i problemi mentali che aveva Chris e non nel senso ironico del termine. Si era documentata parecchio e stava cercando di imparare quelli che erano i suoi comportamenti legati alla sua neurodivergenza.
Tuttavia, per quanto consapevole, non le veniva di assecondarla sia perché sapeva che non le faceva bene e sia perché, in quel momento, dopo essersela trovata piagnucolante davanti alla porta ed arrabbiata non le veniva proprio di fare qualcosa. Questo non perché non la trovasse attraente, semplicemente la sua testa era proiettata ad altro, aveva altre preoccupazioni.
La baciò comunque, ma rimase rigida. Non si scompose, così come non assecondò quello che voleva andare ad apparare la giovane rockstar.
« Chris, io credo che tu stia provando troppe emozioni in un solo momento. . . » cercò di essere dolce nei modi, prendendole le mani che aveva messo sul fianco, ma non allontanandole dal suo corpo. Non voleva farle percepire distanza, semplicemente voleva farle capire che quello non era decisamente il momento, per nessuna delle due.

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〈 I pensieri intrusivi non sono una cosa che controllo ... 〉spiegai cercando di mantenere la calma, invano. Per una con l'ADHD, era come chiedere la luna. 〈 Comunque sei sēxy quando ti arrabbi, sai? Dovresti proprio mēttermi a pē.cöra. 〉┃ 💀

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« Ed io penso proprio che dovresti prendere questa situazione seriamente. » la rimproverò, ma sempre col solito tono materno. Sapeva che non era colpa di Chris avere quel determinato tipo di atteggiamento alla vita, infondo faceva parte della sua indole ed Audrey voleva solo aiutarla a correggersi. Non avrebbe risolto niente disperandosi, dimenandosi come una bambina, piangendo e cercando di dimenticare tutto facendo la languida.
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〈 Ti ho macchiato il cuscino di mascara. Scusa. 〉era la seconda volta che mi scusavo nel giro di pochi secondi; iniziavo a sembrare un po' patetica. Esalai un profondo sospiro e trovai finalmente la forza di perdermi in quei bellissimi occhi color fondente. 〈 Ho bisogno di distrarmi. Non voglio ➡️

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più pensare a quanto sia diventata un fallimento. 〉
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« Chris. » il tono dolce e mansueto lasciò spazio ad uno più autoritario e deciso. « Se ti sento ancora dire che sei un fallimento o che non sei in grado, ti giuro che mi arrabbio. Non voglio che tu abbia questi pensieri intrusivi per colpa di una giumenta che ha preferito abbandonarti piuttosto che svolgere il proprio lavoro. Ti ha lasciato nel momento in cui le cose sono diventate difficili, quindi forse tanto brava non era. Era semplice gestire Ziggy nel momento del top, ma adesso? È scappata a gambe levate. --- Dio, se ci penso mi arrabbio il doppio. Quindi, per favore, resti sempre Ziggy Moondust con o senza di lei. Ricordalo. »
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Nonostante fossi arrabbiata e le stessi urlando contro, lei mantenne la calma; non so neanche io come. Il colpo di grazia, però, me lo diedero le carezze tra i capelli, che fecero raffreddare il bruciore che stavo provando all'altezza petto. Ora mi sentivo in colpa, perché Audrey, la mia Audrey, ➡️

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stava cercando di aiutarmi e io avevo avuto quasi la faccia tosta di vōmitarlë addosso delle colpe che non aveva. Mi voltai per guardarla, facendo aderire la schiena sul materasso; tirai su col naso e guardai verso il soffitto. 〈 Stavo per dirti delle cose cattive. Scusa. 〉
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« Io avrei fatto finta di non ascoltare. » le rispose, in maniera dolce. Sarebbe sicuramente andata a cercare quella giumenta, era stata davvero cattiva nel lasciarla così sapendo tutti i problemi che aveva Chris. Le si avvicinò col corpo, passando un pollice sulle sue guance e togliendole parte del mascara che era colato. Non le importava del cuscino sporco, voleva solo stare vicino alla sua Chris.
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〈 Non è stato con poco preavviso: già da qualche settimana stava minacciando di licenziarsi. L'altro giorno c'è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. ... 'fāncülo! 〉sbottai, sbattendo nuovamente il pugno contro il cuscino prima di ricadere con la faccia contro di esso. 〈 No, tu non ➡️

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troverai un bel niente con me. Devo risolvere questa mërdā da sola! 〉“anche perché ci sono finita dentro per colpa tua” stavo per aggiungere, ma l'amore profondo che nutrivo per Audrey mi trattenne. Mi morsi il labbro inferiore, imbibendo il fodero di lacrime.
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Il suo punto debole era vedere Chris rotta. Si sentiva impotente ed era una sensazione orribile. Le si avvicinò, mettendosi seduta al lato del letto e lasciandola sfogare. Le accarezzò i capelli biondi lasciandoci passare le sue dita affusolate all'interno.
Audrey poteva avere tutti i difetti del mondo, ma era naturalmente comprensiva. Era una qualità che le era nata col tempo, dopo la crisi dei suoi genitori, diventando il perno della famiglia a soli dodici anni.
« Perché devi risolverla da sola? » credeva che fosse una propensione al fatto che che Chris, dopo il divorzio dei suoi, fosse diventata un po' la mamma della famiglia, quindi era abituata a svolgere le cose da sola.

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Il sorriso di Audrey era la migliore delle medicine, ma quella volta non riuscivo proprio a cancellare i turbamenti interiori semplicemente guardandolo. Mi feci largo nella stanza e mi accomodai sul letto, non senza prima aver tirato un cäzzōtto al cuscino, senza un apparente motivo. 〈 La mia 1️⃣

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manger si è licenziata. Dice di non voler più lavorare con e per dei perdenti. 〉riportai le testuali parole di Leah, percependo il labbro che tremava. 〈 Vabbè, me lo aspettavo. ... A quanto pare i tempi d'oro di Ziggy e degli Halestorm sono finiti. 〉
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Quindi era stata colpa di quella giumenta che la sua Chris si era ridotta così. Il sangue le cominciò a ribollire nelle vene. Era stata pessima, soprattutto perché immaginava sapesse dei problemi comportamentali che aveva la giovane rockstar: le bastava davvero poco per crollare e prendere strade sbagliate. La sola idea che potesse succederle qualcosa di brutto per colpa di quella stangona tutta invidia la fece arrabbiare ancora di più. Le si tenne a distanza, sapeva che in quel momento Chris aveva bisogno di sfogare e non voleva esserle di impedimento.
« Innanzitutto non si può licenziare così senza darti un minimo di preavviso. Poi non avete bisogno di lei, ce l'avete sempre fatta senza e non dire cavolate: sei sempre Ziggy, con o senza di lei. ---- non è finito un bel niente, troveremo una soluzione. » già cominciò a prefigurarsi di trovare un cavillo legale per cui appigliarsi e vendicarsi di quella battiscopa; da una parte era contenta che si era tolta da mezzo, per quanto competente la trovava molto antipatica e tra loro due non c'era mai stato feeling, ma allo stesso tempo non voleva vedere la sua bambina triste.

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Audrey è uno di quegli affetti che Taylor definisce come un "porto sicuro", non è un caso se è la sua amica del cuore. Ha sempre la parola giusta al momento giusto, capace di farle vedere il bicchiere mezzo pieno della vicenda impedendole così di gettarsi a capofitto nello sconforto. Ed è un potere

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che prima del suo arrivo, aveva avuto in mano solo Floyd. È felice di poter contare su un'altra persona e no, non perché il suo fidanzato non sia abbastanza; sono due rapporti diversi, ma di egual importanza. ‹ E non capiscono quant'è egoistico un pensiero del genere. › ignora totalmente che Audrey stia passando la stessa cosa, ciononostante da lei si sente compresa, oltre che ascoltata. Alle dolci parole che le riserva, Taylor poggia dolcemente una mano sulla sua, stringendola appena. ‹ Vuoi farmi commuovere...? Perché sei sulla buona strada per riuscirci. Grazie di cuore, tesoro. Avevo bisogno di sentirmi dire questo. Ma sappi che le tue parole, sono anche lo specchio di te stessa. Sei una donna meravigliosa. Non importa cosa gli altri pensano di te. ›
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Ricambiò la stretta di mano, passando il pollice sulle nocche della sua mano come una carezza dolce. Sapeva che quel gesto non poteva essere interpretato diversamente, sapeva che Taylor sapeva leggerla e non aveva timore che quel tipo di comportamento fosse dovuto che le piacessero le donne. Audrey non era stata mai una persona fisica, quando la sua ömosessualità era venuta fuori aveva ridotto il contatto fisico con il gentil sesso a zero per paura che potessero interpretare male, per questo quelle ultime parole furono come una carezza su un cuore ferito.
La sua reputazione era andata a farsi benedire, ma aveva capito le vere persone che aveva attorno. Aveva perso tanto, tantissimo, ma anche guadagnato tanto amore ed era contenta di questo.
« Quando hai intenzione di dirlo ai tuoi? » non voleva metterle ansia, semplicemente voleva che non facesse come lei: dare la notizia come la bomba su Hiröshima. Era certa che i suoi genitori fossero più ragionevoli, ma almeno non causargli uno shock come Audrey aveva fatto con i suoi senza nessun preavviso.

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Audrey è uno di quegli affetti che Taylor definisce come un porto sicuro non è
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Dire che fossi incäzzatā come la mërdā con la mia manager, anzi ex manager, sarebbe stato riduttivo. Mi aveva lasciata sola nel momento in cui ne avevo più bisogno solo perché avevo scelto per una volta di anteporre l'amore alla carriera; cosa più unica che rara, conoscendomi. La Tarun mi aveva ➡️

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completamente fōttüto il cervello e arrivata a quel punto, non riuscivo più a capire se fosse un bene o un male. Senza alcun preavviso, fu verso la stanza di quest'ultima che mi diressi, bussando alla porta. Avevo le braccia incrociate sotto al petto e una faccia tirata; sembravo quasi sul punto di esplodere dalla rabbia, dal pianto o da entrambi.

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Audrey e la sua ragazza Chris non dovevano vedersi quel giorno. La rockstar avrebbe dovuto vedersi con la sua manager - che Audrey mal tollerava - e trovare una soluzione per il pienone ai concerti. Vedeva la sua Chris turbata per questo e cercava in tutti i modi di sostenerla, aveva anche smesso di farsi vedere in prima fila e l'aspettava direttamente nel backstage per non far sospettare niente di nessuno, anche se era inutile. Le persone avevano capito, anche perché il loro amore era così nitido e palese che non poteva essere nascosto.
Perciò quando se la vide fuori alla porta, Audrey l'accolse con un sorriso a trentadue denti, ma che si spese nel giro di un secondo nel vederla così turbata. Cosa era successo alla sua Chris? Chi era stato a ridurla così? Col musino imbronciato, gli occhi rossi? Subito le scattò l'allarme e la lasciò entrare in camera, senza dire nulla. Lasciò che si accomodasse sul suo letto, prima di parlare e chiedere.
« Che è successo? » pronunciò cercando di mantenere la calma, ma non ci riuscì. Il tono di voce tradì tutta la sua preoccupazione, aveva il cuore a mille, sentiva la rabbia e la delusione di Chris anche sua.

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Dire che fossi incäzzatā come la mërdā con la mia manager anzi ex manager
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‹ Sapevo mi avresti dato una risposta così. › dice senza mascherare l'ombra di un piccolo sorriso che le si è stagliato sulle labbra. Conosce bene l'animo materno di Audrey, per questo non ha avuto riserve a rivolgerle quella domanda. Fa una piccola pausa, assaporando un sorso di caffè prima di 👉

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abbandonarsi ad un sospiro. ‹ Ecco, ho lasciato criminologia. E l'ho fatto sapendo che mia madre darà di matto. Ma... non ce la facevo più. Sto vivendo forse il momento più felice di sempre, quella era l'unica nota stonata che mi stava solo mettendo ansia e sensi di colpa. (...) Mi domando perché i genitori a volte si comportino da ragazzini anziché da persone adulte e mature. Voglio dire, non siamo i loro giocattoli. Abbiamo un'identità nostra, delle nostre passioni e delle nostre aspirazioni future. Siamo esseri indipendenti, non un loro "prolungamento". Pare che fatichino a capirlo però. ›
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Audrey in prima persona sapeva cosa voleva dire tradire le aspettative dei propri genitori, anzi ad essere più precisi quelli di sua madre. Aveva sempre avuto un atteggiamento controllante nei suoi confronti, standole dietro ed indirizzandole sempre la strada. Da quando aveva conosciuto Chris aveva avuto il coraggio, per la prima volta, di prendere in mano la penna e scrivere da sola il suo destino.
« Semplicemente perché ci vorrebbero \felici\, ma nel loro ideale di felicità. » infondo la vita che le aveva sempre imposto sua madre era quella che sognava lei: un ottimo studio legale ed un buon uomo al proprio fianco, pulito e magari francese (leggersi tra le righe, Jean).
« In ogni caso, banalmente ti dirò: devi fare ciò che ti rende felice. La vita è tua e non dei tuoi genitori, ci potranno stare male ma sono certa che saranno ragionevoli e capiranno. Non hai deciso di mandare tutto all'aria, semplicemente di fare un cambio rotta. Sarebbe da stupidi perdere una figlia d'oro come te. » le toccò le nocche della mano con fare tenero, accarezzandogliele delicatamente. Era sincera, Taylor era una ragazza piena di qualità e di voglia di vivere. Sarebbe stato stupido prendersela per un desiderio che covava nel profondo, costringerla a farle vivere una vita che non le apparteneva.

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Sapevo mi avresti dato una risposta così  dice senza mascherare lombra di un
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Come può pensare di tergiversare sull'argomento davanti ad Audrey? Sa per certo che avrebbe voluto conoscere qual è il piccolo casino che ha menzionato e difatti è lì che prontamente va a parare. Così le si siede accanto sotto quel grosso albero, stando attenta a non rovesciarsi il caffè addosso. 👉

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‹ Immagina di essere mamma e di avere un figlio. Come pensi che reagiresti se decidesse di lasciare un percorso di studi che tu stessa gli hai imposto? ›
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Quella che stava sfondando era una porta già aperta nella vita di Audrey, ma questo Taylor non lo sapeva ancora e non perché non volesse dirglielo, semplicemente era un argomento delicato ed ancora sensibile per la giovane Tarun. Sospirò, abbassando di poco lo sguardo sulla punta delle sue scarpe laccate nere. Le venne da pensare che più la candela è grossa, più trema quando fa freddo e così come nelle vite delle due giovani donne: stavano affrontando lo stesso casino, solo in due ambiti diversi.
« Mi dispiacerebbe, ma resterebbe sempre mia figlia e la sua felicità viene prima di tutto. » commentò con una certa lucidità, perché sua madre non aveva fatto ciò anzi, aveva tagliato del tutto i ponti.

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Come può pensare di tergiversare sullargomento davanti ad Audrey Sa per certo
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ziggymoondust’s Profile PhotoⲤⲏⲅⳕ⳽
Avevano combinato un bel casino, ma quanto ne era valsa la pena? Così poggiata contro il petto della sua fidanzata non poteva fare altro che pensarci. Aveva guadagnato lei e la sua felicità, in più una famiglia nuova che l'amava per quella che era.
Aveva riscoperto il rapporto con suo padre, vedendolo come suo \ padre \ e non più come il marito che aveva tradito la moglie.
Il rapporto con suo fratello Phoenix si era consolidato, riscoprendosi più intimi di prima.
Trent, il suo amato \ zio \ e che adesso era diventato suo suocero.
Gli amici omosessuali di giurisprudenza che l'avevano inserita nel suo gruppo, nonostante la sua diffidenza o il suo caratteraccio.
Ci aveva ricavato un sacco di amore che, paradossalmente, andava a soppesare con le perdite che aveva avuto.
Diede un piccolo bacio all'angolo delle labbra della bocca, quanta forza le stava dando quella bambina dai boccoli marroni che neanche lo sapeva.
« Potremmo andare da lui domani, sì. » rispose con un affermazione, prima di accucciolarsi ancora di più su di lei e lasciandosi fare le coccole; sì, per quella sera sarebbe stata decisamente lei il cucchiaio piccolo.

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itsaudreybitch__’s Profile PhotoAᥙdrᥱყ
@itsaudreybitch__: today is a good day🌈, perché mi sono accettata. Non è stato un percorso facile e se ripenso alla me del passato ne è sempre stata consapevole, ma i pregiudizi e la paura di sentirmi sbagliata mi hanno sempre impedito di essere semplicemente me stessa.
L'eteronormatività impedisce un sacco di persone - giovani e non - di esprimersi, di essere se stessi per paura di perdere la famiglia e la carriera. Purtroppo succede, io ne sono in primis la testimone, non dobbiamo essere ipocriti e pensare che sono semplicemente dei fifoni. Fare coming out è difficile, ma è estremamente liberatorio.
Il mio personalmente non è avvenuto per mano mia, ma ne sono stata estremamente grata. E' stato come abbracciare una parte di me ed accoglierla, nel profondo. Ho pianto, ho pianto tanto perché ho perso tutto ciò che ritenevo fosse più caro per me ma ho anche guadagnato tanto, tanto amore sconfinato da persone che neanche conoscevo.
Quindi sì, today is a good day.
#. è la prima volta che Audrey ammette apertamente davanti a tutti di essere lesbicä. Mi sembrava doveroso farle fare un coming out per mano sua e non solo per colpa di persone esterne. Ormai non ha più paura di nessuno: sua madre lo sa e non le va più di nascondersi per la carriera. Quindi, diciamo di prendere questo post come il fatto che Audrey abbia ufficializzato la sua omosessuälità <3

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All'affermazione di Audrey, non può che stringerla di nuovo in un piccolo abbraccio, facendo attenzione ai caffè. La loro amicizia è una delle più salde che Taylor ha per un motivo: non importa la frequenza con la quale si vedono o si sentono, l'una c'è e ci sarà sempre per l'altra. Stringe 👉

forelsketheart’s Profile Photoꭲαуlσr.
saldamente il bicchiere di caffè tra le mani mentre abbandonano la biblioteca, contenta che quella iniziativa abbia riscosso il successo sperato. ‹ Siamo connesse, sempre pensato! Come due gemelle. (...) Io sto bene, tolto qualche piccolo casino. Tu invece? Dimmi che va tutto per il meglio adesso! ›
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Il radar da mamma protettiva si era attivato già a quel "piccolo casino", a cosa si riferiva? Di certo, Audrey non poteva passarci sopra, almeno con lei. Se fosse stata una persona qualsiasi avrebbe sorvolato, ma si trattava pur sempre della sua Taylor per cui le sue belle notizie - lasciando stare la questione della madre - potevano aspettare.
« Che riguarda questo piccolo casino? » si andò subito a sedere sotto l'albero adiacente alla biblioteca, portando il caffè bollente alla bocca.
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