Ho appena letto questo "Posa quel pensiero che ti fa male", e mi son resa conto di quanto possa esser difficile -per me- farlo. Voi riuscite? Pensate possa farvi meglio fare una cosa così o che sia un'arma a doppio taglio?
Difficile a dirsi, tanto più a farsi. Come in quelle sfide a chi sbatte prima gli occhi, in cui proprio non vuoi cedere ma poi inizi a stare male, ti manca la vista e brucia anche la faccia, e dopo poco tempo senti il bisogno di lasciarti andare. Piangi, poi ridi, poi forse torni a piangere. Ecco, succede quando provo ad analizzare invano quel pensiero a cui mi ostino ad assegnare una ragione; mi armo di bisturi e cerotti, poi apro alla ricerca della fonte, e puntualmente mi ritrovo in un angolo, con i tagli sul petto e le mani bagnate di sale. Sono dell'idea che lo si possa affrontare davvero solo quando si ha bisogno di andar oltre, quando ci si trova a non poter rimandare e in quel momento ci si costringe a vestire pesante, ad aggrapparsi alla vita con ogni forza possibile. Il dolore fa parte di quest'ultima come anche gioia e soddisfazione, e non esisterebbe compenso se dall'altro lato del piatto non ci fossero i tormenti. Ci si dimenticherebbe di noi stessi, suppongo, del motivo per cui siamo tali e non uguali agli altri, fatti a stampino con le emoticon incollate sulla faccia.
“Let's smile :-)”
Che frase ingombrante, dottrina di una società meccanica che impedisce al malessere il suo ingresso; ma dal dramma nascono i prodotti migliori, ed ogni tanto ci si dovrebbe concedere il lusso di star male in pubblica piazza, senza fingere oltremodo. Siamo abituati a farlo, lo so bene. Nessuno ci chiede di posare quel pensiero su un tavolo - a meno che non ci si trovi sulla sedia del terapeuta - di osservarlo, di tastarlo a più mani. Fa paura a chiunque, ce ne teniamo ben lontani. Ecco dovremmo dar l'esempio, essere coraggiosi, non avere il timore di chiudere gli occhi e lacrimare.
“Let's smile :-)”
Che frase ingombrante, dottrina di una società meccanica che impedisce al malessere il suo ingresso; ma dal dramma nascono i prodotti migliori, ed ogni tanto ci si dovrebbe concedere il lusso di star male in pubblica piazza, senza fingere oltremodo. Siamo abituati a farlo, lo so bene. Nessuno ci chiede di posare quel pensiero su un tavolo - a meno che non ci si trovi sulla sedia del terapeuta - di osservarlo, di tastarlo a più mani. Fa paura a chiunque, ce ne teniamo ben lontani. Ecco dovremmo dar l'esempio, essere coraggiosi, non avere il timore di chiudere gli occhi e lacrimare.