@MichelaClemeno

Michela

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Cosa pensi dell'ultima rissa tra ragazze?

Che schifo. Ho il ribrezzo. Quando ho visto la ragazza che si prendeva i calci in testa e implorava aiuto mi sono venuti i brividi.
È triste vedere che certa gente non sappia difendersi con la parola ma solo usando la violenza.
Magari pensava di diventare la bulla di sta minchia,invece secondo me rappresenta il degrado in Italia,e rappresenta l'ignoranza fatta a persona.
Dovrebbe solo vergognarsi,insieme ai propri genitori che al posto di darle una buona educazione,hanno procreato una bestia. Nemmeno gli animali hanno reazioni così.

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DOMANDA DEL GIORNO:Questa volta vi do carta bianca,scrivete tutto quello che vi passa per la testa, i vostri pensieri,tutto. Basta che siano cose serie. Ricambia con una domanda o qualche like se ti va.

"Che farai senza di me?"
“Mangerò, forse di meno.”
“E poi?”
“Fumerò, forse di più.”
Strinse i pugni e abbassò gli occhi.
“Non avresti mai dovuto incontrarmi.”
“Non avresti mai dovuto sorridermi.”
“Come facevo a non sorriderti?”
“Come facevo a non innamorarmi?”
La stazione era buia, vuota, eravamo rimasti solo noi lì dentro. In lontananza si cominciava a sentire il rumore dei binari calpestati.
“Dai, vado via. Altrimenti perderai il treno.”
“Che importa? Quello più importante l’ho già perso.”
“E’ colpa tua.”
“E’ colpa di questa fottuta distanza.”
Attaccai le mie labbra al suo orecchio sinistro e gli sussurrai piano.
“Ma adesso siamo vicini.”
“Si. Siamo vicinissimi.”
“Dimentica i chilometri, ricordati delle emozioni.”
“Il treno su cui non vorrei mai salire sta per arrivare. Non c’è più tempo per ricordarmi delle emozioni.”
“Allora ricordati di me quando guarderai fuori dal finestrino.”
“Se ti bacio ricordo meglio.”
E le nostre guance si sfiorarono con le lacrime incastrate fra le ciglia, e le sue mani tremarono nei miei capelli come quando si raccoglie un oggetto prezioso caduto a terra che non si è rotto, e la sua fronte premette forte sulla mia come per schiacciarmi i pensieri, e il rumore del treno si faceva sempre più intenso.
“Eccolo lì. Mi sa che devo…”
“Si. Devi…”
Raccolse lo zaino a terra.
“Non mi ricorderò di te quando guarderò fuori dal finestrino. Mi ricorderò di te quanto ti volterò le spalle e ti lascerò qui e starò in pensiero perché non potrò seguirti con lo sguardo mentre mi allontano. Mi ricorderò di te quando in treno ci saranno altri cento posti liberi e a me basterebbe la tua presenza per riempirlo. Mi ricorderò di te quando prenderò la bottiglina d’acqua, e l’altra mano non sarà legata alla tua. E mi ricorderò di te quando…”
“Il treno è qui…”
Gli dissi con un filo di voce. Lui corse verso le porte che si stavano per chiudere, mi guardò ancora una volta. Dietro quei vetri trasparenti lo vidi sedersi, incrociare le gambe e abbassare la schiena. Il treno era partito. Si allontanava velocissimo, e in quel momento lo invidiavo così tanto, perché stava portando con sé la cosa più cara che avevo. Raccolsi anch’io la borsa a terra. Ma… c’era un bigliettino affianco. Doveva essergli caduto dallo zaino. Lo aprii.
“…E mi ricorderò di te quando tornerò a casa, e non mi sentirò più a casa senza di te.”

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DOMANDA DEL GIORNOQuesta volta vi do carta biancascrivete tutto quello che vi
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