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Anastasia Altair Bailey

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anastasiabaileyb’s Profile PhotoAnastasia Altair Bailey
[...]
Mary Jane si apprestò subito a raccontare ai suoi compagni del ragazzo che aveva accompagnato Anastasia, solitamente sempre sola. I maschietti lo guardavano con circospezione mentre le femminucce sfoggiavano i loro occhietti a cuoricino e le orecchiette rosa alle punte. Michele, fai proprio conquiste!
H: «Ana chi è lui?» il piccolo quanto non piccolo Haruki tirò l’orlo della maglietta di Anastasia, richiamando la sua attenzione. La ragazza si abbassò di un poco, e come sempre incrociò gli occhi verdi e spenti del fanciullo. Lo sguardo greve e freddo pitturava la sua indifferenza, solo Anastasia era riuscita a fare breccia nel suo cuoricino solo e abbandonato. Come tutti, d’altronde, ognuno con la sua storia.
MJ: «Lui è Michele» si intromesse la piccola Mary Jane la quale ricevette lo sguardo fulminante del piccolo Haruki.
H: «Non ho chiesto a te, pettegola» serpeggiò il piccolo, senza distogliere lo sguardo da Anastasia, la quale prontamente lo sgridò ma limitandosi ad uno sguardo. A quel punto Haruki affiancò il santo: la fronte corrucciata e le mani chiuse a pugno sui fianchi. Un piccoletto senza peli sulla lingua.
H: «Tu non mi piaci. A me non piace nessuno, soprattutto se sta troppo vicino ad Anastasia. Ma lei dice che bisogna dare una possibilità a tutti, invece io credo che le persone debbano meritarsi questa possibilità. Quindi tu, ragazzo adulto, cosa dai a me?» parlò e il suo tono era serio e sfrontato, con qualche imprecisione nel vocabolario e la voce genuinamente infantile ma al contempo ferma, impostata, senza alcuna nota di tentennamento. Era una battaglia tra Haruki e Michele e sebbene Anastasia avrebbe / dovuto / intromettersi, la voglia di assistere al finale superò di gran lunga il dovere.
Come ti approccerai Santo Michele?

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knb11’s Profile PhotoArcangelo Michele
Anastasia non si era mai sentita tanto soddisfatta come ora. Sapeva che portando Michele in un luogo tanto delicato gli avrebbe permesso di guardare il mondo da un’altra prospettiva. Seguendo il suo ragionamento, potrebbe semplicemente vedere quei bambini abbandonati come l’ennesima riprova di quanto l’essere umano dovrebbe essere punito, ma la prospettiva di Anastasia era completamente diversa e avendo ormai compreso la logica illogica dell’arcangelo, avrebbe davvero combattuto - anche con gli artigli - per mostrargli quando sia davvero meraviglioso il mondo e le persone che lo popolano. D’altro canto nessuno è perfetto ed egli dovrebbe essere il primo a saperlo! Per di più MJ aveva fatto la sua mossa. Era una ragazzina tanto dolce quanto ruffiana, ma dalla sua boccuccia pigolavano sempre parole dolci e cariche d’amore, era birbantella ma anche gentile ed educata, insomma il temperamento giusto per sovreccitare l’ego di Michele.
«Hai proprio ragione piccola MJ, Michele è molto bello» assecondò Anastasia, sfoggiando il suo bellissimo e sornione sorriso angelico. MJ era totalmente rapita dalla luminescenza del santo e quand’egli si apprestò alle attenzioni, la piccolina mostrò tutta la sua timidezza ma senza tirarsi indietro. È proprio l’età dei primi amori quella.
MH: «Michele tu ti chiami come l’angelo di Dio. Sai, abbiamo una sua statua nella cappella e ogni tanto, a catechismo, quando la maestra ci racconta dei santi, lo nomina spesso» l’orfanotrofio non era gestito da Anastasia e né tantomeno faceva parte della famiglia Bailey, ma la ragazza spesso donava loro offerte e quando poteva trascorreva con loro del tempo, specialmente per diffondere in loro la parola di Dio ma senza mai sottrarli dalla libertà della vita che avevano davanti.
Tuttavia Michele non sembrava aver colto ancora i frutti che il serafino aveva seminato anzi, interpretò il tutto come un complotto e non avendo trovato ragioni, tentò di scatenare su di ella la sua ira, lontani dagli occhi indiscreti: ancora una volta erano loro due a fronteggiarsi e ancora una volta Anastasia lo accolse con il sorriso sulle labbra: non si pavoneggiava con superiorità e nemmeno aveva intenzione di farlo. È vero che nulla era lasciato al caso, ma secondo lei Michele doveva abbandonarsi a questo amorevole contatto.
«Sii solo te stesso Michele. Vedi? Piaci ai bambini. Permetti loro di entrare dentro di te e toccarti l’anima. Scoprirai cose che nemmeno avresti mai potuto credere di provare» parlò adagio e con franchezza ma non abbandonando mai la sua composta dolcezza. Quando attorno a loro tutto riprese a scorrere secondo le lancette dell’orologio, un’orda di piccole creature scorrazzarono nell’atrio per salutare la bella Anastasia. Fanciulli di tutte le età, anche giovani donzelle appena più mature. Salutavano la ragazza con la gioia negli occhi e i bambini non si sdegnavano di saltarle addosso e abbracciarla, nonostante i richiami della loro tutrice.
[parte uno]

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anastasiabaileyb’s Profile PhotoAnastasia Altair Bailey
[...]
All’ingresso vi era una piccola targhetta con inciso ‘’centro di accoglienza’’. Due secondi dopo aver varcato la soglia, una piccola bambina si presentò a loro. Accorse subito tra le braccia di Anastasia cinguettando allegramente il suo nome. Avrà avuto tra i 7/8 anni, la chioma morbida sfoggiava un meraviglioso color dorato e le punte si arricciavano in graziosi boccolini. Gli occhietti azzurrini brillavano.
«Ciao tesorino» la voce di Anastasia scivolò dolcemente e penetrò nelle orecchie in modo avvolgente. «I tuoi compagni non ci sono?» Chiese, carezzando amorevolmente la testa della bambina. La minore rispose che stavano terminando alcuni lavori e che lei era stata la più veloce tra tutti. Il serafino si abbandonò ad un risolino grazioso per poi passare alle presentazioni. «Mary Jane, lui è Michele. Michele lei è Mary Jane. MJ per gli amici» la piccolina si avvicinò al maggiore e gli tese la mano. La sua piccola boccuccia a fiore si incurvò in un piccolo e timido sorriso ma i suoi occhietti luccicavano come stelle in piena notte.
MJ: «Sei bellissimo» pigolò. Le gote si tinsero di rosa pastello e nuovamente Anastasia rise della scenetta. Un risolino divertito e fragoroso, puro e sincero.
MJ: «Ana lui è bellissimo. I suoi capelli sono bianchi come la neve» la voce della piccola si fece appena più acuta, l’imbarazzo aveva preso il sopravvento coinvolgendo la dolcezza della sua voce.

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knb11’s Profile PhotoArcangelo Michele
Anastasia era stata vittima di una silenziosa lotta mentale, alla quale non sarebbe potuta sopravvivere se si fosse permessa anche solo di allungare un dito. Non aveva mai vissuto quel lato di Katherine se non per ‘'salvaguardia’’ di Jared; ma anche per lei la famiglia era un tasto dolente e non aveva mai permesso a qualcuno di vincere facile. Michele trasmetteva un’aura travolgente, capace di diffondere quiete e armonia; in pieno contrasto rispetto a ciò che era la zia, puro concentrato di peccato – anche se ciò non le negava l’allegria e la vivacità. Era una delle persone più gentili e sincere che Ana avesse mai conosciuto ed era felice di essere sua nipote. Per sua fortuna riuscirono a risolvere i loro fardelli mentalmente e la donna si congedò con tutta grazia e fanciullezza, lasciando nuovamente i due angeli da soli in quella stanza. L’attimo durò poco, tuttavia. Il serafino non aveva ancora preso coscienza della nuova forma dell’arcangelo, sentiva di essere travolta da un’ignota purezza e santità, un desiderio astratto di volerlo abbracciare, amare e venerare per sempre. Dunque è questa la forza di un santo? Prima di cedere ad ogni movimento, si chiese - finalmente - quale fosse la reale forma santificata di sua madre. Il quesito non trovò risposta nel breve tempo tra l’essere trascinata fuori e il trovare una nuova attività da fare – alla fine, lei, era stata l’unica a non essersi rinfrescata. Pazientò. Anche lei dovrà essere fatta santa! Ah Dio! Le hai affidato uno dei tuoi figli più difficili da tenere a fianco. «Nella mia famiglia sono tutti un po’ strani» affermò Anastasia. Se con la mente idealizzava cosa poter mostrare a quel farabutto di un arcangelo, con la bocca ingannava il tempo dispettoso. «Però li amo proprio perché sono così» aggiunse poi. Non voleva ritrovarsi accusata di parole interpretate in malo modo e Michele meritava di sapere che vi sono persone capaci di amare le sfaccettature più strane e assurde di qualcun altro. «Sono brave persone, purtroppo hai assunto la tua forma...» a queste parole si fermò di colpo e si voltò verso il maggiore. Beato fra tutti gli uomini, già.. guardarlo le suscitava una certa ispirazione. Il cuore batteva più velocemente, le sue pupille si dilatavano lasciando un accenno di celeste a contornare il buco nero e le labbra si incurvavano in un sorriso: su di lei era finalmente scesa l’illuminazione divina, era stata accolta tra le braccia del padre - in forma allegorica - e il dovere le era stato sussurrato. «...andiamo» labbreggiò, facendo cenno al maggiore di seguirla. Per tutto il tragitto Anastasia non accennò ad alcuna parola. Sebbene un attimo prima si era mostrata interessata alla forma di Michele, in seguito alla sua ultima esclamazione su di lei era scesa una nota di cupidigia che non accennava ad alcuna spiegazione. Dieci minuti dopo, giunsero dinanzi ad un enorme edificio. Nell’aria presero ad echeggiare le campane. Attraversarono il cancello, il cortile ed infine l’edificio.
[..]

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anastasiabaileyb’s Profile PhotoAnastasia Altair Bailey
Come se il reale problema della circostanza potesse essere suo padre. Ebbene, poteva esserlo! Ma non stava facendo nulla di male – diversamente da lei che era nuda.
K: «Non badate a me. Stavo per farmi una doccia ma quando sono entrata in bagno era occupato. Per non disturbare ho atteso fuori, poi mi è venuta fame ed eccomi qua» zia Kathe era completamente disinvolta, come se la situazione non le creasse alcun problema. Diversamente fu per Anastasia, rossa sul volto dall'imbarazzo.
K: «Tu sei il suo fidanzato?» ad Anastasia sembrò crollare il mondo addosso. Tra tutte le cose che poteva chiedere, proprio la più incresciosa.
«Ecco.. no.. lui.. lui è Michele!» rispose alla svelta. Doveva rimediare. Salvare e salvarsi. Non c'era altra via di fuga. Ma dinanzi al corpo nudo della zia, Anastasia non riusciva a reagire. Era completamente ipnotizzata dalle sue curve perfette, dalle forme che plasmavano divinamente il suo corpo. Era una dea gotica, incantevole. Dall'apparente innocenza diabolica. Dai suoi occhi famelici sgorgava ogni tipo di peccato, mentre dal suo cuore si versava l'amore più puro e sincero. Era una contrapposizione vivente, il bene e il male racchiuso nel suo corpo.
K: «Che piacere Michele! Io sono Katherine, sono sua zia. Sei così bello, sai? Hai la stessa aura di mia sorella Lain...» ma d'un tratto, quelle parole mutarono nella lingua più velenosa e serpentina che il creato avesse mai assistito; in lei scorreva il sangue del demone galattico e quello dell'àncora universale, ma ancor di più la demone per eccellenza, e non per aver privilegio all'inferno no... bensì per essere l'inferno stesso in persona!
K: «...e se hai la stessa aura di mia sorella, vuol dire che questa casa non è fatta per te!» zia Kathe era innocente e la sua voce ne dettava l'ingenuità. Tutt'al più, ci mise un attimo per affiancare il corpo dell'arcangelo e termine la frase sussurrata all'orecchio. Per Anastasia fu veloce l'attimo, come se per lei il tempo fosse stato annichilito, diversamente per loro che l'attimo fu perpetuo. Avvenne uno scontro lontano dagli occhi del serafino. Scontro che poteva risultare fatale.
Quando tutto cessò tra loro, il tempo riprese a scorrere per Anastasia, la quale rimase nella sua eterna ignoranza.
K: «Prenditi cura di mia nipote allora, Santo arcangelo Michele» terminò e sfoggiò il suo più bel sorriso, raggiante e fragoroso.

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knb11’s Profile PhotoArcangelo Michele
Si chiese se avesse sbagliato qualcosa in quel breve lasso di tempo tra l'accordo e il finale di quella mezza giornata. Sembravano essere passate ore, interminabili ore di inferno terrestre. Non si sarebbe mai immaginata di vedere un angelo ubriaco comportarsi come un villano di strada. Era stata una scena imbarazzante che l'aveva costretta a reagire in quel modo; a ripensarci adesso, le venne da ridere. E se la concesse una parentesi di relax, lontana dal caos esterno. Anche se non sapeva da che parte riapprociarsi, una cosa era chiara: a Michele servivano le basi. Come poteva essersi dimenticata di un fatto tanto scontato?
Sospirò. Si massaggiò le tempie. Chiuse gli occhi e si abbandonò al tepore della casa, alla quiete e alla sua stanchezza che per una volta l'aveva avuta vinta su di lei. Riposò beatamente. Il suo viso era sereno, angelico. La luce del giorno filtrava dalle finestre e la illuminava; era calda e accogliente, come se sua mamma la stessa accarezzando. Aprì gli occhi: le sue iridi celesti raggiavano il viso diafano. Un incontro di luci… luci? Come poteva esserci tutta quella luce in casa? Si strofinò gli occhi e dinanzi a lei stanziava una figura nuova, candida come la neve appena attecchita. La sua aura non la investiva bensì l'avvolgeva: era la stessa sensazione di poc'anzi, quella percezione di pace, come se davanti vi fosse un Santo beato e amato dal mondo. Seguirono, dopodiché, le parole proferite dal suddetto, parole pronunciate come se tra loro vi fosse un trascorso. Più questo parlava più Anastasia si sentiva confusa. Non riuscì a controbattere nulla e non seppe se per la confusione, la stanchezza o le miriadi di sensazioni che provava a contatto con lui.
Quello era davvero Michele?
Non era possibile…
A fine discorso, sorrise addirittura. No, non poteva essere / quel / Michele. Sospirò di nuovo. Amareggiata e turbata. Forse rinfrescandosi avrebbe potuto schiarirsi le idee, fare mente locale e gettarsi tutto alle spalle per dare inizio a qualcosa di più sorprendente, capace di sposarsi coi loro temperamenti.
«Aaah» ma alla fine riuscì a labbreggiare un semplice grugnito. Non che il verso esprimesse molto, non sapeva né di carne né di pesce. Nella sua testa continuava a riecheggiare "io ti perdono". Perdonarla? E per cosa? Esattamente cosa aveva sbagliato? Ancora a rinvangare il suo passato? Non era discorso chiuso? Certo che quello era Michele! Solo un rancoroso come l'arcangelo poteva permettersi il lusso di proferire certe idiozie senza sentirsi un idiota. Anastasia, tanto buona quanto posata, stava iniziando a perdere le staffe. Era pronta al suo dibattito ma fu stoppata sul nascere da una figura a lei sì conosciuta, ma che non la sapeva a casa: zia Katherine passeggiava tranquillamente e non vi sarebbe stato alcun problema se non fosse che era / completamente / nuda.
«Ah.. emh.. z-zia p-perché.. p-perché sei nuda?»
K: «mh? Ana tesoro! Ma sei a casa? E qui chi abbiamo? Un ragazzo? E tuo padre lo sa?»
[Pt.1]

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anastasiabaileyb’s Profile PhotoAnastasia Altair Bailey
Se si fosse concessa una tale libertà, persino lei sarebbe passata per pazza e ubriaca.
Ma per sua fortuna, Michele ebbe un momento di lucidità, giusto il quanto per permetterle di riprendere i suoi passi senza essere lo zimbello di turno. Ahimé… Anastasia in quel momento era rossa di rabbia e niente e nessuno avrebbe potuto fermarla dalla ramanzina. Prima però, una doverosa punizione spettava al maggiore e alla ragazza poco importava della sua posizione; aveva perso il controllo e si era comportato malamente. Un atteggiamento maleducato, sia per gli altri sia per loro due.
Estremamente convinta delle sue intenzioni, non si fermò a riflettere sulle conseguenze - ritenne valido che solo lei poteva arrabiarsi, poiché offesa - e dunque, carica di rabbia, gli tirò una bella botta in testa; magari così riprendeva tutta la sua lucidità.
«Ora basta!» esclamò furiosa. Anastasia era proprio una guastafeste, un lato che aveva ereditato dalla madre — Damon non si sarebbe sottratto a tanto divertimento. «Ti lascio un po' di libertà e guarda come ti riduci. È così che ricambi la mia fiducia in te?» mamma Anastasia era entrata in azione, in mezzo alla strada. Uno spettacolo per gli esseri umani, non aspettano altro. «Ti sembra il modo di comportarti? Ora vedi di ricomporti, per oggi basta birra, basta tutto! Finché non sarai tornato in te non farai nient'altro» sentenza chiusa! Lo prese per mano e lo trascinò con sé, a passo svelto e incalzante, fino alla villa in città, ove per fortuna non vi era alcuno – per ora! «Adesso ti fai una bella doccia fredda» il tragitto fino a casa le aveva permesso di calmarsi un po'. Aveva perso le staffe, aveva urlato contro all'arcangelo Michele, ma ne era valsa la pena; lo aveva fatto con tutto rispetto, per il suo bene. Sospirò, amareggiata. Non era così che aveva intenzione di far vivere quella breve esperienza al maggiore.
Tuttavia, per quanto riguardava il divertimento, Anastasia era senza ombra di dubbio la persona meno consigliata. Mancava di ogni tipo di euforia e senso del divertimento; doveva tenere tutto sotto controllo, una maniaca compulsiva/ossessiva. Niente di peggio che una Lain più estroversa. Necessitava di riorganizzare la mente e di non perdere il controllo.
«Il bagno è in fondo. Ti preparo un po' di vestiti, ti va bene? Sembri avere la stessa corporatura di mio papà ma nel caso dovrebbero esserci anche indumenti di mio nonno» Anastasia, ti sei mai chiesta se gli angeli si lavano? Se sa usarla una doccia? «Mi raccomando, l'acqua deve essere ghiacciata!» sei proprio crudele, serafino!
«Adesso vai» non accettava storie, altrimenti nulla l'avrebbe fermata dal colpirlo nuovamente. Sospirò di nuovo, mentre preparava gli indumenti necessari per Michele. Non avrebbe fatto terminare lì la giornata; sebbene egli non fosse stanco, lei aveva bisogno di staccare per un po' la spina. Lasciò i vestiti fuori dalla porta del bagno e si accomodò sul divano, chiuse gli occhi e si abbandonò al silenzio.

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knb11’s Profile PhotoArcangelo Michele
"Di qualsiasi cosa sono fatte le anime, la mia e la sua sono della stessa sostanza".
Così recitava la frase di un libro. Anastasia credeva fermamente in queste parole, tuttavia si rese conto - solo adesso, con Michele - che l'anima altro non è che il riflesso della persona stessa, e che dunque le anime non possono essere simili minimamente tra loro; quella di Michele, soprattutto, non faceva esclusioni. Anastasia si era avventurata in una boscaglia pericolosa e si rese conto troppo tardi del pericolo: lo aveva lasciato fare, noncurante della situazione: in fondo, era come avere a che fare con un bambino — e ai bambini non si lascia il libero arbitrio. Si pentì, chiese perdono, ahimé la disfatta era compiuta. Tentò di rasserenarsi, godendo del momento che si erano concessi.
Ordinò il suo pranzo: hamburger classico con patatine fritte e da bere una coca-cola; aveva imparato a mangiare dovutamente in famiglia ma c'era un segreto per i cibi pesanti: bevande gassate per digerire. Insegnamento che non poteva mancare all'appello.
Michele, d'altro canto, sembrava un bambino e le sue espressioni dicevano tutto: era un invitante libro aperto, e Anastasia non poteva smettere di leggerlo, curiosa di girare la pagina e scoprire qualcosa di nuovo.
«La mamma sta bene. È di nuovo incinta» rispose, concedendosi qualche patatina mentre si divertiva a guardare il maggiore vivere la sua esperienza. Non credeva che sarebbe potuta essere l'artefice di qualche sua prima volta — non ne gioire caro serafino, presto o tardi ti maledirai per questa decisione.
Anastasia non beveva, ma conosceva bene gli effetti dell'alcol sulle persone e sebbene quella fosse / solo / birra, bisognava tenere in considerazione che Michele non era abituato a quel trattamento e che anche una piccola percentuale avrebbe influito su di lui negativamente. E questo dramma accadde prima del previsto, forse per troppa ingordigia da parte del maggiore, forse per troppa galvanizzazione, sta di fatto che Anastasia aveva perso le redini della situazione e quello che sembrava un pranzo ottimale, divenne circo per i presenti e i passanti. Come giustificare questa situazione? Michele era fuori controllo e non sapeva in alcun modo cosa poter dire per placare l'animo selvaggio che aveva prevalso su di lui. Si sentiva sprofondare dalla vergogna, ma non era certo il caso di pensare a sé stessa.
Perciò, mentre sorrideva tranquillizzando la gente attorno - per di più sconvolta - pagò il rispettivo, giusto in tempo prima di diventare vittima delle burle dell'arcangelo. Cosa mai gli era successo? Vige assopito un lato di lui tanto sbarazzino? Anastasia non sapeva se ridere o piangere dalla disperazione, allibita dalla persona che la stava trascinando per le strade come un sacco di patate, a cantar canzoni e proferir parole senza senso: i passanti si erano, dovutamente, fatti un'idea sbagliata. Non era un ubriacone ma il santo arcangelo Michele.
[Parte 1]

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knb11’s Profile PhotoArcangelo Michele
Non si sa né come né quando, ma anche laddove tutto sembra perduto, riuscire ad intravedere un barlume di lucentezza, può solo essere segno di ancoraggio e Anastasia, porgendo la mano all’arcangelo, decise di rappresentare - per la settimana a venire - la forma umana. Ella amava con tutto il suo cuore le persone, nelle loro forme e sfaccettature e non cercava in alcun modo di recare insulto all’Onnipotente. Sapeva che vi erano cose che non sempre possono essere comprese... ma non voleva giudicare, stava indossando panni non angelici e condivideva tutta la sua umanità con Michele.
«Dicono che il posto migliore dove poter assaporare un puro concentrato di magia sia l’hamburgeria. Ero indecisa, ma secondo me è la scelta più ottimale. Ad ogni modo, ti farò provare ogni tipo di cibo!» Anastasia voleva oltremodo sorprenderlo ma ancor di più permettergli di capire quanto il cibo possa mettere in relazione pensieri diversi, società diverse, culture diverse, lingue diverse...
E in famiglia aveva imparato che nulla è fatto bene se non a pancia piena.
Ritornarono per le strade della città. Pullulavano di macchine e persone. Oh Dio... quante cose sono accadute nelle ultime ore? È stato davvero possibile questo susseguirsi di eventi? Lo scontro di parole, di pensieri e di atti. Gesti dovuti e gesti rubati. Anastasia non lasciò nulla al caso, si limitò ad accantonare il quanto nel suo profondo, valutando situazione dopo situazione: voleva godersi e vivere a pieno ogni eventuale mutamento dell’arcangelo, come un fiore che cresce giorno dopo giorno sino a sbocciare totalmente.
Raggiunsero in poco tempo la destinazione. Anastasia teneva ancora per mano il maggiore: era certa che sarebbe morta, incapace di reggere una tale pressione.
E invece scoprì un tocco leggiadro, come la neve che attecchisce al suolo e abbraccia il terreno. Un tocco diverso e distante dai suoi occhi, dalle sue parole. Si chiese, nel frattempo, cosa celasse la sua anima o il suo cuore, quale tipo di fardello portava, se davvero ciò che pensava lo sentiva ardere nelle sue viscere. Cara Anastasia Altair, sorridigli e rendilo partecipe di questo mondo colorato.
Prese posto ad un confortevole tavolo per due e la cameriera portò loro il menù.
«Scegli ciò che più ti aggrada. Hai mai mangiato prima d’ora?»
Non si era mai posta questo problema, se gli angeli mangiassero o meno. A pensarci, sembrerebbe tanto surreale: una tavola imbandita di pietanze deliziose con sedie occupate da ogni tipo di angelo. Anche per essere una singola fantasia ad Anastasia risultò impossibile.
Ma nemmeno mai avrebbe creduto di poter sedere ad un tavolo con l’arcangelo Michele.
«Immagino che dovrai alloggiare da me. Per fortuna la casa è piuttosto grande e mio papà è tornato su Gaia II per alcune faccende, quindi vige la quiete totale» chissà che incontro fatale sarebbe nato se Damon avesse incontrato Michele. Due caratteri fin troppo simili da risultare opposti. Sentì i brividi pervaderle la schiena.

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https://ask.fm/knb11/answers/165548823045

knb11’s Profile PhotoArcangelo Michele
Gli occhi di Anastasia ammiravano la figura dell’arcangelo, mentr’egli parlava, lei lo ammirava. Nello sguardo del serafino vi era dipinta l'onniscienza coltivata nel corso della sua breve vita. In lui vi coglieva infinità nascoste e percettibili solo a lei. Perché mai? - domanderebbe qualsivoglia persona, illustre dei sentimenti del serafino. La risposta giungerebbe in breve tempo, semplicemente perché in lei risiede la sapienza umana che abbracciata alla divina bontà angelica, plasmava semplicemente lei, Anastasia Altair. Perciò poteva permettersi la beatitudine e la testardaggine di prendere il santo arcangelo per le corna e tentare l’agro suicidio con lui.
La voce possente e prioritaria di Michele l’aveva ipnotizzata. Il cuore della ragazza batteva, e battito dopo battito, l’organo scandiva una piacevole armonia celestiale: d’improvviso, ella si chiese - segretamente - se anche lui percepisse la medesima sinfonia: che sciocchezze andava mai a pensare? Ma era l’onirica rivelazione della quale fu resa partecipe: condividere una settimana con l’arcangelo Michele, l’angelo della morte, fatto santo per la sua misericordia e bontà.
...che raffigurazione distorta di egli.
Questo pensiero era meglio seppellirlo nei tarli del suo motus animi e lasciarlo giacere lì per sempre, privo di lapide.
«Non sai quanto questa tua scelta renda letizia la mia anima» si espresse con ambe le mani sul cuore, a mostrargli la pienezza e la sincerità delle sue parole. Il sorriso formatosi, seppur non fragoroso, ornava allegramente il viso tenero e fanciullo della ragazza. Nonostante la sua maturità, le forme accennavano ancora alla giovinezza fruttuosa delle sue membra rosee. E gli occhi celesti, sfumati d’un pungente cremisi, sperimentavano un’armonia nuova e inesplorata.
«Sarò degna di questo compito, Michele» a quel punto gli tese la mano... le dita lunghe e sottili, lo invitavano. Dolce serafino ingenuo, docile pecorella, cosa ti fa credere che un arcangelo della sua portata accondiscenda / lealmente / ai tuoi voleri? Sostieni, dunque, che sia blasfema la sua parola? Un’apocalisse imminente, terremoti oltre oceano, annunciavano il giungere pronto della fine del mondo. La notte era ancora giovane ed eterea…
«Sai, anche errare è umano, sarà per questo che esiste la redenzione anche qui sulla Terra. Un giudizio un po’ errato, per quanto si professi l’uguaglianza, talune volte essa viene ignorata. È un mondo contaminato dall’ingiustizia. È il motivo per cui mi sento più coinvolta di quanto dovrei» il tono solenne di Anastasia risuonava nell’aria delicatamente, ma alle orecchie del maggiore investiva i filamenti della coscienza. Ancora ella attendeva il contatto con l’arcangelo, immaginando la sommossa che avrebbe percepito una volta entrata in collisione con lui. Quando fu il turno per la mente, essa crollò in un oblio mentre l’anima si ancorò ai rammenti. E il corpo? Sarebbe sopravvissuto?
«Vorresti mangiare?»

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https://ask.fm/knb11/answers/165481094661

knb11’s Profile PhotoArcangelo Michele
Michele aveva imboccato una strada smossa, non ben asfaltata e piena di buche. La percorreva a tutta velocità e non si curava della sua incolumità, della loro. Non proferiva parole, egli sputava veleno.. un veleno fatale per la mia ingenua Anastasia. Ella aveva il cuore spezzato, ferito e non riusciva a curarlo con dei semplici cerotti. I suoi occhi cerulei, oramai si erano spenti : non rappresentavano più il cielo sereno; in lei v'era tempesta, la medesima che si stava scatenando nella sua anima.
Era sempre stata persistente e non aveva mai preso in considerazione una possibilità opposta alla sua ragione. Desiderava portare avanti la sua di ideologia, senza riflettere che questa medesima filosofia aveva indotto la stella del mattino, Lucifero, a rivoltarsi contro il Padre e a ricevere l’inferno come punizione. Oh no mia Anastasia Altair, non puoi paragonarti a lui... tu non vuoi ribellarti al volere di Dio, tu non vuoi un regno tuo, tu non vuoi far del male. Tu vuoi solo difendere le creature che l’Onnipotente ha creato, ha plasmato, ha partorito come una madre e come un padre.
Perché mai Michele nutre tanto risentimento verso l'essere umano? Perché mai cerca di frantumare l’ampolla in cui Anastasia si stava ramificando? Voleva tanto poggiar la mano sul suo petto e leggergli l’anima : si domandava quanto dolore e quanta delusione gli occhi dell’arcangelo devono aver visto per essere divenuto così. Non aveva il coraggio di chiedere e perciò taceva; Anastasia taceva per timore. Nonostante ciò, non aveva abbassato lo sguardo; lo fronteggiava, puntava gli occhi nei suoi, lo scavava, lo attirava e alla fine si rese conto - ma solo alla fine - che Michele stava conducendo un gioco pericoloso.
«Vedi...» parlò dapprima, poi seguì il gesto della mano che mostrò il mondo sotto di loro : le persone. Già, le persone che sbagliano, le persone che vivono all’oscuro, le persone e tutto il loro mondo. Quel posto che aveva accolto la temeraria Anastasia e lei lo avrebbe difeso a tutti i costi.
«...Michele, tu dici che l’essere umano pecca, denigra / tuo / Padre, lo rinnegano, lo insultano, si allontanano per abbracciare il diavolo, quel diavolo che / io / ho baciato.. già! Ma tu, adesso, che cosa stai facendo?» la voce del serafino non tuonò, non portava un fardello tanto importante bensì intonò la misericordia, intonò la pietà, intonò l’Amore e la Forza della Madonna, creatura vergine e pura. Anastasia, molto probabilmente, non poteva essere il simbolo rappresentativo della madre di Gesù Cristo, tuttavia era umana tanto quanto lo fu Lei, e conosceva sentimenti ed emozioni che un angelo - nato come tale - non poteva conoscere.
«Non stai forse incriminando quel che tuo Padre ha creato? L’essere umano, la plasmazione di Dio Onnipotente, Lui che li ama così per come sono poiché di sua immagine e somiglianza, non di sua perfetta copia! Forse.. prima di puntare il dito contro.. dovresti provare a conoscere questi esseri umani.»

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kaelgod’s Profile PhotoKaede Bailey
La madre aveva sganciato una bomba che né Anastasia né Kaede si aspettavano di ricevere. Ne era felice, era più che felice – diversamente dal fratello minore che sembrava averla presa in tutti i modi fuorché bene. Anastasia leggeva l’espressione rattristata sul volto della madre, la quale conscia non disse nulla. In questi casi non vi erano parole da esprimere e Lain, per quanto fosse sempre stata amorevole, mancava di parole e di tatto. A quel punto, poteva intervenire solo Anastasia... ne avevano passate molto per quel giorno.
Prese il biondo sottobraccio, ed entrò in casa; non disse nulla finché non furono soli nella stanza. Sapeva cosa stava provando in quel momento e saperlo così tanto in conflitto con sé stesso le si stringeva il cuore. Non poteva fare nulla, si sentiva debole davanti al suo amato fratellino. Lei era solo un angelo... non era così forte come Kaede credeva e lui era molto più forte di quanto poteva immaginarsi; aveva solo bisogno di appiccare il fuoco.
«Non sei stato gentile con la mamma» non era ciò che voleva dire, ma non poteva più trattenersi – Anastasia rimane pur sempre la sorella maggiore ed era suo dovere rimproverarlo.
«Non è rimasta incinta perché credi di essere un fallimento, altrimenti mi sarei dovuta sentire così con te?» quelle di Kaede erano state parole dettate sicuramente dalla rabbia, ma dovevano soltanto gioire. Un altro membro in famiglia di cui prendersi cura... nessuno avrebbe scommesso un centesimo su Damon, Anastasia si chiedeva se le voci su di lui fossero vere – a quel punto, come poteva aver fatto innamorare la mamma? Anche lei era una gatta da pelare!
«Sai, ho passato anche io un momento come il tuo e solo una persona mi ha aiutata e ti assicuro che non è stato Dio. Torna a casa, su Gaia II e vai da Stella. Non dire niente a nessuno, tu va’ semplicemente da lei. Saprà cosa fare, è l’unica che attualmente possa aiutarti» non voleva disfarsi di Kaede, fosse stato per lei lo avrebbe tenuto a sé. Ma erano diversi, lui era uno spirito libero, non aveva bisogno di una piagnucolona come lei. Doveva lottare e rialzarsi, soprattutto ora che aveva toccato pienamente il fondo. La sua anima era stata corrotta, toccata dal male puro e vivo, eppure ne era uscito. Doveva aver capito da solo di essere in grado di superare gli ostacoli: doveva solo accettare e accettarsi. Ma non sempre è facile trovare qualcuno in grado di smuovere il terreno saldato e cementato. Kaede si stava chiudendo dentro, doveva muoversi prima di sigillare la sua anima con un lucchetto: non spettava più a lei salvarlo.
Lo abbracciò. Un arrivederci.
«Ti voglio bene Kaede, non dimenticarlo mai. Tu sarai sempre il fratellino che dovrò proteggere anche quando supererai tutti. Ora va’ e spicca il volo, diventa la persona che vuoi essere. Solo tu puoi prendere in mano il tuo destino. Dimostrami di essere il più forte di tutti e torna a sfidarmi come se dovesse essere una lotta all’ultimo sangue»

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https://ask.fm/knb11/answers/165380643333

knb11’s Profile PhotoArcangelo Michele
Anastasia non sapeva bene da che parte rifugiare il proprio cuore. Sentiva di dover scappare, ma quale servo di Dio fugge dinanzi ad un tale oltraggio? Lei era la giustizia, portava le veci e i fardelli di tanti pensieri, tra esseri umani e non, tutti coloro che credevano nell’Onnipotente, lei ne aveva carico... come per Michele! Non erano partiti col piede giusto, entrambi combattevano per i loro ideali e sarebbero arrivati alla morte se Michele avesse compiuto un passo più lungo della gamba. La ragazza sentiva sulla sua pelle la lama fredda e affilata della falce, gli sarebbe bastato un movimento netto per staccarle la testa e rimandarla al Creatore – l’avrebbe fatto davvero? Michele non sembrava spirito ciarlatano, ogni parola da lui proferita si era insidiata in Anastasia con fermezza e senza alcun oltraggio. L'aveva plasmata e sebbene non condividesse i suoi ideali, sebbene lei ragionasse con la sua testa, nonostante le ultime ore, non riusciva a smettere di ammirarlo, di vederlo come un angelo misericordioso, di amarlo come ama i suoi fratelli. La sua anima era in conflitto, il suo cuore batteva velocemente, le orecchie fischiavano e non riusciva a pensare. Il respiro era accelerato, si sentiva mancare l’aria e sapeva che la causa non era la sua condizione tra vita e morte, ma i sentimenti che agivano discostanti in lei. In che modo doveva combattere? Come fargli capire cosa provava lei? Come metterlo nella sua condizione? L’arcangelo aveva ragione sotto ogni fronte, e ribattere voleva dire far prendere aria alla bocca. Lo guardava dritto negli occhi, lo scrutava dentro: voleva vedere l’invisibile. Si chiese cosa volesse dire tutto questo, per quale motivo arcaico Dio avesse permesso a loro di incontrarsi, quando era ovvio e palese il loro dibattito: libero arbitrio.
Dovevano imparare l’uno dall’altra, ma che cosa?
Alla fine si rese conto che era una battaglia persa con lui, ah ma non voleva arrendersi. Avrebbe persistito fino a sanguinare. «Tu sbagli» esordì, poggiandosi la mano sul petto, all’altezza del cuore. Lo ascoltava battere; era una melodia fastidiosa, frastornante. Le faceva male la testa. Quella notte era stata più intensa del dovuto. Ma un temperamento come il suo, cosa mai poteva raccogliere da un giardino arido come quello di Michele? In lui non crescevano fiori... in lui non cresceva nulla: era un deserto gelido e povero.
‘’Sii tu a seminare, Anastasia Altair.’'
«Guardi il mondo con occhi sbagliati, Michele. Mettiti una mano sul cuore, ti scongiuro e ascoltalo. Dimmi, cosa senti? Solo morte? Solo odio verso l’essere umano? Pietà? Misericordia? Credi che l’uomo non meriti di vivere? Se sì, se pensi tutto questo... allora predichi bene ma razioni male. Sarò anche un serafino per pietà di Dio, ma lo sono e non puoi puntarmi il dito contro, non puoi far crescere rancore o odio. Non sei solo l’angelo della morte! Sei molto di più. Vedi di aprire gli occhi»

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https://ask.fm/knb11/answers/162869843205

knb11’s Profile PhotoArcangelo Michele
Michele era la rappresentazione e l’espressione di Dio. Anastasia non obiettava il suo operato, non contraddiceva kilo suo pensiero ma non poteva negare - almeno a sé stessa - di non essere d’accordo. Era troppo acerba per comprendere pienamente il ciclo della vita, l’atto col quale si concede a Dio un’anima piuttosto che un’altra. Era stava codarda e ignava e di questo ne prendeva atto ma senza pentimento, non sarebbe stata lei a preferire una vita piuttosto che un’altra. Si dice che solo Dio possa giudicare i peccati e loro che ne sono figli... che ruolo hanno in questa tessitura? L’Onnipotente tesse i fili dall’eternità e per l’eternità, come Penelope; che cosa sta aspettando Lui?
Anastasia non parlò. Si atteneva ad osservarlo, un po’ ammirarlo, ignara della presenza dell’arcangelo al suo cospetto. Perché mai era sulla Terra? Perché mai era con lei? Si interrogava senza trovar risposta, nemmeno una parte, nemmeno un lascito del divino. Lo seguì nelle viscere, in visita ai neo-nascituri, piccoli e docili creature indifese, abbandonati al loro destino, ad una sorte dolce/amara.
Michele proferì ed ogni sua parola divenne una pugnalata al petto per Anastasia. La sua lama era affilata e incideva nelle profondità oscure della povera anima del serafino, tanto da indurla alla disgrazia e condannarla alla più brutale delle scene. Non aveva reagito, non aveva fatto / nulla / e ora osava piangere? Come poteva permettersi di piangere quando non aveva tentato il tutto e per tutto per salvare l’anima di un innocente? Michele è questo il tuo scopo? Vederla perire? O aspetti il momento in cui il velo purificato abbandoni il suo corpo per lasciarla alla sorte umana?
...quanto è sbagliato arrabbiarsi?
‘’Purché il cuore rimanga saldo e fermo. Non dimenticare le tue origini.’'
Anastasia sentiva ribollire il sangue nel corpo. Cercava un modo per placarsi, ma la mente l’aveva già abbandonata: pecorella smarrita di Dio. Non aveva più il potere per giustiziare le anime; era solamente... Anastasia.
«Io...» è questa la vera forza di un angelo di Dio? Di un serafino? Sottomettersi alle peripezie che gli angeli infliggono agli umani? A questo punto viene da chiedersi quale sia il giusto e quale sia lo sbagliato: è per questo che esisti tu, Anastasia Altair. Ricordare chi sei, perché vivi, perché la mano dell’Onnipotente si è posata su di te. È solo una mossa sull’immensa scacchiera chiamata Terra.
«Hai ragione, Michele. Morire non è male, si va da Dio. Ma cosa ricorderà mai quella piccola creatura? L’hai forse privato delle sue sofferenze? O per te... per te è solo un gioco, alla fine. L’arcangelo Michele, l’angelo della morte, colui che può tutto. No, tu non puoi un bel niente. Sei meschino Michele» che cos’era mai questa sensazione al petto? D’improvviso si sentì più libera, come se si fosse tolta un peso dal petto. Aveva coscienza del fatto che avesse superato il confine che divideva le loro anime, ma in quel momento sentiva di aver detto la cosa giusta.

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https://ask.fm/kaelgod/answers/167248287822

kaelgod’s Profile PhotoKaede Bailey
Nella Bibbia viene spesso sottolineata la rivalità tra fratelli, per incalzare il fedele ad essere rispettoso e a non commettere gli stessi peccati. Eppure anche gli angeli non sono mai stati santi, anche tra gli angeli arde la fiamma della rivalità. Anastasia aveva imparato a sue spese che non esiste grande differenza tra angeli ed esseri umani quando si parla di sentimenti. D’altronde non si può correre controvento ed ignorare un qualcosa che esiste e persiste, è solo un inutile spreco di tempo e fiato. Il serafino aveva accettato la rivalità del fratello: dacché egli nacque, lei sapeva che quel momento sarebbe giunto. Ma non aveva calcolato che avrebbero combattuto insieme rischiando la vita e mettendo in gioco i sentimenti. Avevano vinto e perso, chi più e chi meno, ciò che realmente premeva alla sorella maggiore fu il poter tenere nuovamente tra le proprie braccia Kaede e sentirlo ringhiare ancora e ancora per molto. Era una parte di lui che non poteva - e a questo punto nemmeno voleva - cambiare. Lo aveva accettato invece di indurlo al cambiamento, così come dovrebbero fare dei fratelli: accettarsi e amarsi incondizionatamente.
«Aspetta, fammi stare così ancora per un po’» le lacrime scendevano senza sosta, solcavano quel purissimo e delicato viso diafano e angelico. Lo macchiavano di lacrime salate, di tristezza e felicità. Il cuore si stringeva nel petto e batteva con grande forza. Lo stomaco sottosopra, si opprimeva. Era in uno stato pietoso e ricordava così tanto la pietà di Michelangelo da reincarnare l’essenza. Con che coraggio lo avrebbe lasciato? Non avrebbe permesso a dio alcuno di strapparle il proprio fratello, a costo di mostrare i denti, a costo di mostrare la belva assopita e incatenata dentro di lei.
‘’Il pulito sporco è già e lo sporco si pulirà, tanto spesso troppo bene uguale al male è, ed il male tante volte il bene porta in sé, vivere morire fa e morir la vita da.’'
«Andiamo a casa, adesso» quelle terre sconsacrate, riacquistarono la loro protezione divina. In ginocchio, mentre il serafino pregava, mentre la Vergine Maria invocava, il suo amore e le sue lacrime si erano riversate sul suolo, benedetto dall’amor di Anastasia. Soffriva ma nulla in confronto all’idea di perdere Kaede. Lo aiutò ad alzarsi, entrambi si reggevano a stento ma le maestose ali dell’angelo fecero da supporto sino al raggiungimento della dimora. La madre li attendeva sulla soglia della porta. Nonostante la sua figura, rimaneva pur sempre una mamma, una mamma preoccupata per i propri figli. Li abbracciò entrambi. Lain non era mai stata di molte parole ma i suoi gesti sapevano esprimersi perfettamente. Non immaginava cosa avevano passato e mai lo avrebbe immaginato... lei era estraniata da questo mondo, ciò nonostante percepiva le loro sofferenze grazie - o per sfortuna - all’istinto materno.
«Mi dispiace di averti fatto preoccupare, mamma»
L: «D’ora in poi dovete fare più attenzione. Presto arriverà un nuovo membro in famiglia»

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[role pt.2 to: @kaelgod ]

anastasiabaileyb’s Profile PhotoAnastasia Altair Bailey
Preferì non chiedersi in che condizioni si trovasse Kaede. Se la sua anima era stata infettata o meno. Se periva o no. Scelse di saperlo forte perché ormai tale lo reputava; era meglio non pentirsi delle scelte prese, doveva aver fiducia. Già... fiducia. Quella famigerata fiducia che si era imposta ma in cui solo suo fratello credeva. Tra i due si scoprì essere lei quella debole.
A quel punto, quando osò avvicinarsi svenne: si ritrovò in una specie di altrove assoluto, un sogno? Un ricordo? La realtà? Vi erano bambini, neonati. E un dio. E tanto, tanto fuoco. Un fuoco caldo, di quello che Prometeo rubò agli dei. Il popolo sacrificava i propri figli per placare l’ira del dio Moloch. Nei secoli, Dio punì coloro che offrivano al dio Moloch i propri figli, la progenie, creature indifese che nascono con il peccato originale ma che peccatori non sono.
Così, il dio Moloch divenne bestia, divenne demone. Ormai non vi è più modo per placarlo, la sua bramosia non è sazia; ha fame di bambini, ha fame di innocenti, ha fame...
‘’Tu sai cosa devi fare, Anastasia Altair’’ .
«Ave, Maria, grátia plena, Dóminus tecum. Benedícta tu in muliéribus, et benedíctus fructus ventris tui, Jesus...» recitò la preghiera, invocando l’aiuto e la purezza della madre di Gesù. Il suo sussurro era stato gratificato e accolto dalla fragilità e dall’amore di Anastasia per suo fratello. La Vergine conosceva il segreto del demone. Non l’aveva abbandonata la figlia sua, aveva sempre vegliato su di lei con il velo dell’amore e della misericordia. Madre di questo mondo, ora porgeva le sue mani al serafino, incalzandola al pianto, mentre recitava costantemente la preghiera, in ginocchio: la pietà della Madonna si beò e si formò sul suo viso. Colarono dapprima lacrime e poi i singhiozzi e questo pianto divenne carico di emozioni: il pianto triste di una madre che tiene tra le braccia il figlio morto. Moloch, non sei più un dio, sei un demone e all’inferno sei conosciuto come il Principe delle Lacrime e solo il pianto /vero/ di una madre può placarti e sconfiggerti.
Il corpo di Kaede posseduto bruciò; arse diversamente da come accadde ad Anastasia; non era un affronto all’angelo bensì un esorcismo. Il demone stava staccando il suo spirito dall’anima pura di Kaede, per tornare all’inferno, confinato dal potere della Madonna. Anastasia non smise di piangere e di pregare, martoriata dal dolore del suo corpo, voleva solo riavere con sé il suo fratellino e liberarlo dalla selva oscura del male.
Attorno a lei tutto arse e soltanto la sua figura rimase inerme a questo atto. Il fuoco - e con esso ogni sensazione negativa - cessò di colpo. Il corpo del biondo cadde a terra, privo di sensi, al capezzale di Anastasia. Ella lo avvolse con le sue braccia e questa volta le lacrime scesero dal suo cuore felice. Gi carezzò il viso, delicato come quello di un bambino: a modo suo era ancora un fanciullo ma che al contempo divenne uomo.
«Ti ho salvato Kaede. Ti ho salvato perché sei forte.»

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role pt2 to kaelgod

1. https://ask.fm/kaelgod/answers/167200406350 2. https://ask.fm/kaelgod/answers/167203959886

kaelgod’s Profile PhotoKaede Bailey
Ricordare è più difficile di quanto si pensi: bisogna addentrarsi dentro l’inconscio, dentro l’anima e affrontare quella parte di sé stessi che talvolta si vuole solo ignorare. È proprio /quella/ parte di noi che tiene i ricordi freschi e arzilli, indipendentemente dalla natura di essi; ci sono e non possono sparire. Nella testa di Anastasia si proiettarono i ricordi: come quando si è sul filo della morte e tutta la vita ti passa davanti... fu più o meno così. Non esiste spiegazione a questo fenomeno, accadde e probabilmente accadde per un motivo, per uno specifico ricordo, un cimelio che era stato custodito gelosamente nell’anima e nel cuore del serafino. Ma perché adesso? Perché suo fratello si era tuffato nella morte e lei era rimasta inerme. Se lo era lasciato sfuggire. Come poteva, lui, avere tanta fiducia in lei? Una fiducia che la stessa ragazza si negava? Sarebbe bastata - da parte sua - per colmare il vuoto che aveva?
Mentre ci rimuginava, aveva permesso al demonio di possedere Kaede e di fare di lui carneficina. Non è il diavolo il male, ma colui che troneggiava dinanzi a lei, prendendosi beffa del suo compiuto. Oh Dio, solo tu sai quanta rabbia sta inglobando il tuo serafino, il tuo angelo. Non abbandonarla adesso, nel momento del bisogno; sii il padre che lei ama, sii il suo Creatore, sii Padre e Figlio e Spirito Santo. Non c’era più tempo per prostrarsi ai piedi e chiedere la forza e la pazienza e la saggezza; Dio stesso aveva sperimentato che con l’inferno non si gioca, non è un mondo a cui - creature come lei - possono appartenere.
Per suo fratello si sarebbe tolta la vita, onestamente. Andava al di là delle sue competenze, al di là della logica angelica. Le emozioni umane avevano preso il sopravvento e si sprigionarono in lei come un tornado. Era avvolta e scatenata e veniva travolta senza sosta; una situazione gestibile ma difficile, come una discesa frastagliata, doveva fare attenzione a non cadere nel dirupo. Doveva pensare, essere lucida e razionale; dopotutto il mostro aveva le sembianze di suo fratello e doveva prestare furbizia, poiché se al momento della morte, a morire, fosse Kaede e non il demone? Era un’opzione non contemplabile, non adesso. Anastasia imparò sul campo ad equilibrare i suoi istinti selvaggi con quelli maturi e pensati.
Bastava una preghiera?
Tra le mani stringeva il rosario: la croce penzolava dalla mano, rivolta verso il demone. Esso fluttuava nell’aria, circondato dalle fiamme dell’inferno. Queste divampavano ma non sembravano causar dolore fisico, solo un’atroce sensazione di angoscia e blasfemia nei confronti del serafino e del Paradiso. Anastasia ancora non sentiva la mano del Padre sulla sua spalla ma una voce le veniva da dentro e le sussurrava un pacato cantico.
Il demone rideva, come se lo sentiva...
Poi d’un tratto, pianti dolenti di infanti echeggiarono nella stanza. Era davvero l’inferno sulla terra o solo una sua percezione disumana e cruenta?
[parte uno]

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[role pt.2 to: @kaelgod ]

anastasiabaileyb’s Profile PhotoAnastasia Altair Bailey
[...]
Era stanca e debole e nonostante ciò di allentare la presa da Kaede non se ne parlava. Erano così vicini, ancora un piccolo passo e poi, la ragazza, cadde a terra sulle sue ginocchia.
Ogni parte del corpo prese improvvisamente fuoco sotto agli occhi del biondo: era il fuoco del male, il fuoco dell’inferno. Marchiava la purezza angelica di Anastasia: urlava di dolore, si disperava. La mente pullulava di sofferenza e tortura. Quand’esso cessò, sulla sua pelle vi erano marchiate croci al contrario: il simbolo del domino che li attendeva al di là della porta. Un grugnito moribondo echeggiò nell’aria e risa di mille bambini seguirono successivamente, permeando nelle menti dei due fratelli. Pareva uscire del fumo da terra e odore di carne bruciata impregnò l’aria.
«Kaede.. promettimi di essere forte / qualsiasi / cosa accada» chi c’era ad attenderli? Quale male osava attaccare la figlia di Dio? «In nomine patris, et filii, et spiritus sancti. Amen» la porta si spalancò. Anastasia si alzò da terra, mostrando il suo rosario. La bestia troneggiava dall’alto e sulle pareti, dovunque, vi era scritto il suo nome: Moloch.

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role pt2 to kaelgod

https://ask.fm/kaelgod/answers/167166988878

kaelgod’s Profile PhotoKaede Bailey
Gli errori fanno parte della vita, così come le perdite dei propri cari, le morti, i dolori... sono un ciclo della vita e non ci si può sottrarre da un destino che già è segnato.
Anastasia lottava contro demoni inquieti e sofferenti, contro le creature dell’oscurità e del male, ma di un male non voluto interamente da loro: il diavolo gioca con le debolezze e i desideri altrui e per quanto lei fosse creature di Dio, aveva comunque le sue debolezze, i suoi desideri.
Non era perfetta, ma non era nata per esserlo.
«Dio.. ti prego, dammi la forza» i suoi occhi non avevano mai visto nulla di tanto pietoso, la sua anima non aveva mai incassato colpi tanto veementi e veleniferi. Il male non attende che guarisci dalle ferite, però; e senza esitare aveva condotto la più grande debolezza di Anastasia dinanzi ai suoi occhi. Il serafino pianse sangue e non lacrime, affranta dalla visione che si era manifestata a lei.
Era la cosa più crudele che potesse vedere.
Lo stomaco si contorceva dal dolore. Era immobile, inerme, non sapeva cosa fare, come agire.
«K-Kae..Kaede..» un sussurro flebile, incerto, incredulo. Sperava fosse solo una mera illusione, un terribile scherzo e non la più cruda e sanguinaria realtà. Le sue ali angeliche si spalancarono in tutta la loro essenza, proiettando la più eterea luce paradisiaca. Ad urlare era il suo dolore.
«Creatura del demonio ti ordino di abbandonare il corpo e ti condanno all’inferno per la tua eternità. Kyrie eleison, kyrie eleison, kyrie eleison!» non era questione di vincere facile o di vittoria, ma la paura si era riscattata in lei facendola agire d’istinto; ciò che albergava Kaede era solo un piccolo insetto facile da scacciare. Era caduto in una stupida trappola. Solo a questo punto Anastasia capì l’oscurità del fratello.
«Kaede svegliati, avanti» c’era ancora tanto da affrontare, non poteva permettersi di abbandonare. Non lei.
Gli afferrò la mano, così facendo era certa che non si sarebbero separati e una volta che il minore ebbe ripreso conoscenza, tornarono al loro cammino. Aveva paura non poteva negarlo. Non temeva per sé stessa, si era ritrovata faccia a faccia con il re dell’inferno, con il demonio, con la bestia ma ciò che aveva provato e percepito era ben diverso da questa distesa di odio e dolore che infestava l’aria. Muoversi era diventato difficile e pesante, si trascinava il corpo e passo dopo passo usava il suo corpo come scudo; le sue membra diafane erano martoriate, dipinte del rosso cremisi del sangue. Invocava la purezza della vergine e la sfrontatezza dell’angelo della morte, invocava la forza dei santi, la determinazione e l’amore del figlio di Dio, crocifisso per amore dei suoi fedeli. Lei era un serafino di Dio, Angelo della giustizia, le pene che stava subendo non erano nulla.
Ma lo sentiva il male impersonificato, era vicino a loro e li attendeva a braccia aperte.
Le lacrime sanguigne di Anastasia si fecero più dense.
[parte uno]

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https://ask.fm/Eagle_Hawks/answers/166574894375

Eagle_Hawks’s Profile PhotoHawks
É come sentirsi bambini. Questa è la sensazione che ebbe Anastasia quando Hawks le consigliò di prendere dei bei respiri. Non credeva possibile provare un’emozione immensa per il mare. Si riscoprì quando andarono sott’acqua: fu come se il mondo si capovolse e il paese delle meraviglie venisse a galla per mostrarsi esclusivamente ai loro occhi.
Anastasia era ammaliata, non dava conto al suo respiro. Il cuore le batteva d’emozione nel petto e si stringeva ad Hawks con forza, guardandosi attorno come una bambina. Vi era di ogni lì sotto: dalle piante ai pesci e la loro quiete permise di potersi avvicinare ad un bel pesce e accarezzarlo come un qualsiasi altro animale terreno.
I raggi del sole filtravano nell’acqua cristallina, donando una luce soave e magnifica; si sentiva avvolta da una freschezza indissolubile, era quel vento di freschezza di cui aveva bisogno ed essere con Hawks aveva seriamente aggrovigliato ogni radice del suo animo. Riponeva i momenti con lui nello scrigno della sua anima, altro non erano che cimeli da tener preziosi, la cosa a lei più sacra.
Tornati in superficie, era ben evidente come Anastasia brillasse estasiata dalla loro avventura. Era pervasa da un’emozione nuova e allegra.
«Hawks, Hawks è così bello qua sotto!» esclamò cinguettante.
La chioma bianca attaccata al viso le conferiva un non so che di più genuino; la pelle diafana bagnata dalle gocce dell’acqua cristallizzavano la sua espressione e il maggiore non era da meno. Si portò di fronte a lui, ma senza lasciare la presa. Anche il suo viso era diverso bagnato dall’acqua e i capelli dorati rivolti verso il basso mostravano un’angolatura differente dalla solita: era come se quel senso primordiale che era solito mostrare, fosse svanito.
«Mi rendi felice ogni volta» sussurrò timidamente, giocherellando con una sua ciocca di capelli. Un goccia gli scivolò giù per il naso e per qualche strano fenomeno la cosa la fece ridere. C’era quiete, beata quiete ed il momento era solo loro. «Sai, il mondo marino è ancora inesplorato per una buona parte. Sono quelle creature che Dio vuole proteggere. E se ti dicessi che oltre alle sirene e al megalodonte c’è ben altro?» la curiosità è vorace e se Anastasia era bramosa di vedere quel che già sapeva, come avrebbe reagito il suo amato all’idea di esplorare l’inesplorato?
«Dimmi, tu che esisti da tanto tantissimo.. hai mai visto Atlantide prima che affondasse? Secondo te era davvero abitata da persone simili a divinità?» e se vagando, così per caso, negli abissi profondi, scoprissero la ormai dispersa e sepolta Atlantide? E se.. se in realtà non fosse poi così tanto dispersa? Gli interrogativi a riguardo erano molteplici ma poteva avere senso... non può sparire da un giorno all’altro un’isola, non quando il mare ha la capacità di conservare tanto quanto mangiare. Qual è la verità?
Chissà se Hawks sapeva qualcosa, e se non sapeva avrebbe voluto sapere?

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[role pt.2 to: @kaelgod ]

anastasiabaileyb’s Profile PhotoAnastasia Altair Bailey
Fu per Anastasia stessa la sensazione di morire; udire quelle parole aveva prosciugata ogni sua forza di volontà: poteva arrendersi, doveva arrendersi; era troppo per lei.
«Dio mi proteggerà» chiuse gli occhi, e quando li riaprì la strada si mostrò a lei chiara e spianata. Prese a camminare, d’istinto, dove il senso di giustizia prevaleva, pulsava. Ne era attirata, come il cantico d’una sirena.
/*Kaede salvami* il significato di salvezza varia a seconda dell’interpretazione. È logico il desiderio di aiutare quando a soffrire è una bambina e Kaede si era lasciato trasportare, sotto un certo aspetto; proprio come quei bambini all’ingresso avevano scelto e atteso un futuro roseo e smagliante: la magia ha sempre un prezzo che deve essere pagato. Tu come vuoi pagare, Kaede? La mosca ronzava ancora attorno al capo del biondo. Insistente e fastidiosa. Dopodiché cessò; gli era entrata - a sua insaputa - nell’orecchio, prendendo possesso di lui così facilmente da essere il burattino del Mangiafuoco di Pinocchio. Gli si tinsero gli occhi di cremisi.
*Raccontami una storia* il corpo della bambina - tetro e sfigurato, agognato dal suo peccato - era sopra Kaede steso a terra: come e perché? Non ci sono risposte a queste domande, così è. La bambina rigurgitò nella bocca del ragazzo: fu posseduto. *Uccidi tua sorella, Kaede. Uccidi il Serafino di Dio e avrai potere* L’ipnosi, il desiderio di accrescere, la sfiancante ricorrenza d’esser messi in disparte, non sentirsi mai abbastanza, non evolversi... hai vinto Kaede, ma ora paga con l’anima di Dio/.

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https://ask.fm/kaelgod/answers/167156119118

kaelgod’s Profile PhotoKaede Bailey
Anastasia temeva per l’incolumità di suo fratello. Si erano addentrati in un mondo di cui nemmeno lei aveva preso piena coscienza. Bisognava essere sfrontati, determinati e forti d’animo. Bisognava prendere di petto la propria paura, sfidare la sorte e camminare in equilibrio su un sottile filo tra vita e morte. ‘’Dio mi protegge’’ erano queste le fatidiche parole che il giovane serafino recitava con anima e corpo, affinché l’idealismo del male non prendesse il sopravvento in lei. Ma per l’ignaro Kaede la sorte aveva un altro destino in serbo; un’anima acerba ancora in via di sviluppo. Un frutto prelibato da tenere sotto la propria ala, quel tipo di pianta che non deve essere esposta troppo al sole per non rischiare di bruciare e morire. Kaede era una bomba ad orologeria, sfrontato nel peggiore dei modi e convinto di una drastica e irrazionale fermezza, si era lasciato fregare facilmente e sebbene mostrasse segni di lucidità alla sorella, ciò che le aveva negato era la verità... una verità crudele ma che gli avrebbe tenuto salva la vita se non fosse che, per orgoglio e ostentazione, aveva preferito la via del gradasso: oh giovane Kaede, qui non ci sono vie facili o difficili, qui in gioco c’è vita e morte. Anastasia si sentì in trappola quando con gli occhi scorse la figura del minore distanziarsi dal suo fianco e proseguire per conto suo; e dire che glielo aveva rammentato più e più volte di non fare di testa sua.
«Kaede! Kaede!» urlò la ragazza, ahimè le fu evidente il muro che si era innalzato tra i due allo scopo di isolarli.
«Ti prego Kaede, fai attenzione. Signore mio, proteggilo» strinse fortemente la croce al petto, chiudendo gli occhi. Non lo avrebbe abbandonato alla sua sorte ma in quel breve tempo, ella aveva capito che l’unico modo per dar fine ad un tormento tanto maligno, era prendere la fonte per le corna e rispedirla all’inferno.
/Una piccola figura scorrazzò liberatamene davanti agli occhi del biondo. Nell’aria echeggiava il risolino cinguettante d’una infante. Batti mano. *Trovami Kaede, trovami tu* La voce penetrava nella testa, martellava, e il suo animo era spinto da una forza esterna a muoversi. Al suo orecchio si sentiva il ronzio di una mosca. Ultimo batti mano. *Sono qui*/
Un urlo pervase l’aria circostante della stanza dove Anastasia aveva appena fatto il suo ingresso. La voce straziante aveva penetrato le ossa sino a giungere all’anima; ne poteva subire la medesima violenza e d’istinto iniziò a piangere, straziata da quel dolore che non voleva saperne di darle tregua. Cadde in ginocchio. La forza andava via via a diminuire. Per proteggersi, si costrinse alle ali le quali l’avvolsero come le calde braccia di una madre; si sentiva al sicuro e ne proseguì il percorso, recitando velocemente il padre nostro. Almeno per ora era riuscita a far cessare le urla. Che / diavolo / di posto era mai quello? Quanto dolore era stato versato?
‘’STREGA BRUCIA’’ una figura cadde dinnanzi ad Anastasia.
‘’KAEDE MORIRÁ’’.
[pt.1]

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[role pt.2 to: @kaelgod ]

anastasiabaileyb’s Profile PhotoAnastasia Altair Bailey
[...]
Ancora poteva vederlo, sembrava lui.
Girò a destra, imbucando un corridoio. Un vento forte soffiò, alzando attorno a loro un gran polverone. Anastasia sentì la sua anima sopraffarsi, ma era forte... sì, ancora poteva sopportarlo.
«Kaede stai bene? Ti prego, dimmi di sì» era pericoloso, forse aveva sbagliato a portarlo con sè. Ma non poteva permettersi di esitare adesso e non poteva permettersi nemmeno di sapere il fratello carico di fardelli; se venisse preso già adesso, segnerebbe la sua debolezza.
«Proseguiamo?» nel suo cuore non smetteva di pregare, per lui, per lei... soprattutto per lui.
/*Kaede giochiamo?* di nuovo il tocco, che seguì la voce, dritta nella sua testa. Solo lui poteva sentirla. Cinguettante e divertita come quella di una bambina. *Trovami Kaede e salvami* un battito di mani/.

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role pt2 to kaelgod

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kaelgod’s Profile PhotoKaede Bailey
«Stupido di un fratello!» due cose Anastasia aveva sempre messo in chiaro: mai_ essere scettici e mai_ (soprattutto quest’ultimo) usare un linguaggio scurrile. Attualmente Kaede aveva infranto entrambe le due regole e da perseverante sorella maggiore non poteva lasciargliela passare liscia; sarà anche vero il dover porgere l’altra guancia, ma prima bisogna impararlo l’errore. Al che, senza molta esitazione, gli tirò fermamente sulla fronte, due colpetti con le dita. Niente storie caro fratellino, lei è la / legge /.
«Alla prossima parolaccia o comportamento poco educato ti faccio dire l’Ave Maria» il suo tono era più che serio; Anastasia non scherza mai su queste cose. Poteva ancora comprendere e accettare lo scetticismo di Kaede per quanto riguardava la potenza, ma aveva compreso che anche il biondo stesso aveva percepito quella malsana malvagità e per quanto riguarda il / suo / mondo, ci sono forze che non possono essere battute con la forza ma solo con il credo. Kaede non era per niente devoto, non come Anastasia, e il suo animo giovane e bramoso sarebbe stato facile da tentare. Doveva tenerlo al suo fianco e non permettergli alcuna mossa azzardata. «Mi raccomando, non essere avventato» gli ripetè; avrebbe preferito beccarsi gli insulti piuttosto che doverlo esorcizzare e fargli conoscere - così presto - la forza del diavolo. Non importa che creatura si è, quando un’anima può essere traviata, l’inferno spalanca le sue porte.
I due fratelli si addentrarono nell’edificio; con un po’ di volontà, Anastasia riuscì ad ignorare la tentazione della casetta. Non era quello l’obiettivo, li avrebbe soltanto rallentati. Aperto il portone, a dar loro il benvenuto, vi erano i cadaveri di due bambini. I bulbi oculari erano coperti da due monete di ferro. Anastasia sobbalzò, facendo il segno della croce. Quelle due piccole anime non conosceranno mai la pace. «Vedi Kaede? Nel mondo succedono cose terribili anche agli innocenti, soprattutto a loro! Non c’è la giusta / giustizia /» è per questo che siete qui, Ana? Per giustiziare? Ma chi? ...o che cosa?
Anastasia conosceva bene quel rituale: solo uno spirito malvagio usava le monete a quel modo, attira le anime innocente con quelle come pagamento per la loro anima.
Proseguirono. La corrente non funzionava e la luce non filtrava abbastanza – poteva prenderlo per mano? Glielo avrebbe permesso? No, certo che no. Doveva fidarsi di saperlo lì; anche il solo sentirlo parlare non le avrebbe dato la certezza che fosse lui. I demoni giocano brutti scherzi alla mente, anche se forte, anche se addestrata, anche se protetta dal volere divino, anche se si è angeli. La maggiore incrociò le mani al petto; teneva stretta la sua croce.
/Qualcosa andò a toccare il corpo di Kaede. Silenzioso e freddo, appena sfiorato. Un tocco fragile e delicato. Gli aveva lasciato un brivido, riversando in lui ansia e tormento. Lontano dagli occhi indiscreti di Anastasia. Il gioco ha inizio/.
«Kaede.. ci sei?» gli chiese.
[parte uno]

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Eagle_Hawks’s Profile PhotoHawks
Anastasia riusciva a tirar fuori ogni sfumatura di Hawks, seppur involontariamente. Era una bomba ad orologeria e nessuno sapeva quando sarebbe esploso. Dalla quiete passava al più totale caos, era un tornado imprevedibile che si scatenava d’improvviso; a volte stravolgendo tutto, altre limitandosi semplicemente a ricordare la sua presenza. Era un lato di lui che Anastasia non solo invidiava ma amava; gli si sposava perfettamente ed emanava una luce ilare.
Accolta la sua proposta, la coppia si diresse senza troppe pretese alla spiaggia: c’era solo un piccolo problema, ossia che entrambi erano a corto di costume. Ecco, sebbene per Hawks non sembrava chissà che problema, per Anastasia era un po’ diverso... sentiva il peso di mostrare il suo intimo, pienamente differente dal tessuto del costume. Ma ormai erano lì e ringraziò che non pullulasse di molte persone, la spiaggia. Timidamente si spogliò, cercando di scacciare il suo imbarazzo con le battutine del maggiore – tentativo fallito.
«Dovresti nasconderle sì» sottolineò, inerente alle rosse ali di Hawks. Amava guardarlo incorniciato da quelle due maestose meraviglie, ma non era abbastanza etico – avrebbe dovuto nasconderle a prescindere anche in città, ma non era tempo della ramanzina. Il mare era proprio di fronte a lei... si soffermò a guardarlo e tutte le sue paranoie scomparvero. Non c’era più il peso della timidezza e dell’imbarazzo ma solo lei e l’immenso specchio d’acqua. La schiuma solleticava i suoi piedi; a contatto era gelida, Anastasia esitò all’ingresso ma il sole scottante la incitava fino a farla abbandonare interamente al desiderio. Ecco che il suo ingresso nelle acque battezzò ufficialmente la sua unione con l'oceano. Nulla di più bello poteva esistere: anche se si trattava semplicemente di un atto più che naturale e spontaneo, per Ana fu come il aprire un regalo la notte di Natale.
Il suo candido viso sorrideva gioioso. Gli occhi le brillavano. La sensazione della sabbia sotto i piedi era piacevole. Allargò le braccia, sfiorando la superficie del mare più e più volte, come il petalo di un fiore sbuffato dal vento. Vi sarebbe potuta crogiolare.
«È bellissimo» mormorò. Era sì bellissimo e a rendere l’atmosfera ancora più spettacolare era la presenza stessa del suo amato. Quell’attimo la fece ripensare ad ogni momento sviluppatosi nell’arco della sua giovane vita, ricordandosi di come dalla quiete era passata alla più immensa devastazione con l’incontro di Hawks. Affibbiarlo ad un tornado era azzeccatissimo! Chiuse gli occhi e si immerse totalmente sotto l’acqua e tornata in superficie si sfregò il viso con le mani, aggrappandosi alle spalle del maggiore.
«Mi farai tu da salvagente. Portami in giro» esordì, anche perché di nuotare non ne era per niente capace – non tutte le creature sovrannaturali sono dotate di conoscenza e abilità innate, d’altronde non rientra nelle peculiarità di un serafino.
«Voglio vedere i pesci» gli sussurrò all’orecchio, ridacchiando.

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