Mi viene sempre un po’ di ansia quando mi chiamano con il mio nome intero.
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Vivere facendosi scivolare tutto addosso. Sì, deve esserlo veramente.
Peccato che sono in perenne overthinking.
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Sbocciare. Come fiorellini intendo.
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Credo che non sia giusto dare un quantitativo ai sentimenti, soprattutto se si tratta di amore: amo per come sento, perché si va a sfondare la sfera dell’irrazionalità, anche se ovviamente siamo noi poi a modulare il tutto con le nostre azioni. Ed è qui che potrebbe entrare in gioco il limite. Se capisco che mi sto mettendo da parte, che non mi porto rispetto, che mi faccio del male, anche se l’amore é forte, bisogna frenare.
Con queste trecce mi sono sentita la protagonista di un film di supereroi.
Vivo le emozioni come il 2x dei vocali su whatsapp: sempre a tremila, con un cuore in fibrillazione, e non riuscendo a capire bene tutto.
Sono troppo passionale per poter vivere serena.
Magari fosse solo uno.
Però posso sicuramente riassumere il tutto nella sensazione di non star percorrendo la strada giusta. Però non voglio mollare a metà senza sapere se effettivamente sia così, al limite tornerò indietro che poi per tutte le esperienze che si collezionano è comunque un andare avanti, oppure si aprirà un nuovo percorso, o semplicemente proprio perché così difficile, è quella giusta.
Il mio mantra è: “tutto ciò che dai è tuo per sempre; rappresenta un monito a “donarmi” il più possibile, proprio perché quello che dai sarà poi quello che rimane di te.
Credo di lasciare, quindi, qualcosa nelle persone che si imbattono nella mia vita, anche se non so come e in che misura. Molto spesso tanta confusione. Sono complessa e caotica, nei sentimenti e nelle azioni, probabilmente il più delle volte chi mi conosce rimane interdetto.
So un miscuglio di pensieri con un po’ di persona.
Mi piacerebbe avere sempre il controllo sulle mie emozioni, nonostante sia una persona estremamente passionale.
Forse ciò che mi aiuta è imparare a capirle e dargli la giusta dimensione, cercare di inserire un pensiero razionale in quel turbinio di stati emozionali che creano a volte delle catene che virano poi verso l’esplosione.
Spesso ci riesco, ma non con facilità, dentro c’è un forte lavoro di analisi.
Credo sia importante farlo perché non voglio prendere decisioni o determinate direzioni sulla base di emozioni del momento.