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«No – rispose Kyoko fra i denti – Io non mi piango addosso. È inutile: so di aver fatto un errore, di aver sprecato il mio desiderio per qualcuno che non lo meritava, ma non ho rimpianti. Se li avessi, se anche solo arrivassi a pensare di avere rimpianti, crollerei. Ho fatto una scelta, per quanto alla fine mi si sia ritorta contro, ma se tornassi indietro so che la rifarei di nuovo».
Sayaka continuava a tenere lo sguardo basso, senza alzarlo né su di lei, né sulla chiesa in rovina che le circondava. Kyoko fu tentata dal tirarle un calcio, uno schiaffo… qualsiasi cosa potesse scuoterla da quell’apatia.
«Non volevi essere un’eroina? – continuò, beffarda. – Non volevi salvare delle vite? Salvare gli esseri umani? – rise, senza gioia. Con rancore, cattiveria. Perché la principessa dall’armatura scintillante si era arresa così presto? Perché non l’aveva ascoltata? – Non hai ottenuto quello che desideravi? Il prezzo è troppo alto, per te? O forse, se lo avessi saputo prima, non saresti stata così stup-»
«Smettila!»
La ragazza scattò in piedi, urlando; le mani strette a pugno tremavano, nel disperato tentativo di trattenersi dal colpire l’altra maga.
«Non ti permetto… Non ti permetto di giudicarmi così! A te non frega niente, vero? Non ti importa di essere solo uno zombie? Che con questo corpo, con questo involucro vuoto, non potrai mai amare, non potrai mai avere una vita normale?»
Kyoko osservò attentamente Sayaka. Studiò le lacrime che scendevano dagli occhi chiari, la postura rigida e rabbiosa. Desiderò, per un attimo, che si scatenasse e l’attaccasse; bramò di potersi confrontare ancora con la paladina della giustizia che lottava per i suoi ideali, per il suo desiderio, per ciò che credeva…
Cos’era quella sua pallida imitazione? Dov’era la Sayaka che la stimolava, che la sfidava, che la faceva sentire viva?
«E quindi? – replicò – Cosa speri di ottenere tagliandoti le gambe da sola? Hai fatto una scelta. Una fottutissima scelta, giusta o sbagliata che fosse. Abbi almeno la decenza e la dignità di non lamentartene e di combattere per essa. Anche questa è una scelta: persistere nel tuo obiettivo o lasciarti andare! È una scelta, lo capisci? Anche noi abbiamo delle scelte! Tutti le abbiamo!».
Non ottenne risposta. Sayaka restò in silenzio, come consumata dalle sue parole. O, forse, non ne aveva ascoltata neanche una, ma se le era fatte scivolare addosso. Intoccabile, Kyoko osservò la sua principessa dalla corazza splendente, la sua piccola paladina della giustizia, allontanarsi con passo lieve.
Prima che la pesante porta della chiesa si chiudesse alle sue spalle, l’unico sussurro che giunse alle orecchie della maga fu un flebile:
«Io no».
Sayaka continuava a tenere lo sguardo basso, senza alzarlo né su di lei, né sulla chiesa in rovina che le circondava. Kyoko fu tentata dal tirarle un calcio, uno schiaffo… qualsiasi cosa potesse scuoterla da quell’apatia.
«Non volevi essere un’eroina? – continuò, beffarda. – Non volevi salvare delle vite? Salvare gli esseri umani? – rise, senza gioia. Con rancore, cattiveria. Perché la principessa dall’armatura scintillante si era arresa così presto? Perché non l’aveva ascoltata? – Non hai ottenuto quello che desideravi? Il prezzo è troppo alto, per te? O forse, se lo avessi saputo prima, non saresti stata così stup-»
«Smettila!»
La ragazza scattò in piedi, urlando; le mani strette a pugno tremavano, nel disperato tentativo di trattenersi dal colpire l’altra maga.
«Non ti permetto… Non ti permetto di giudicarmi così! A te non frega niente, vero? Non ti importa di essere solo uno zombie? Che con questo corpo, con questo involucro vuoto, non potrai mai amare, non potrai mai avere una vita normale?»
Kyoko osservò attentamente Sayaka. Studiò le lacrime che scendevano dagli occhi chiari, la postura rigida e rabbiosa. Desiderò, per un attimo, che si scatenasse e l’attaccasse; bramò di potersi confrontare ancora con la paladina della giustizia che lottava per i suoi ideali, per il suo desiderio, per ciò che credeva…
Cos’era quella sua pallida imitazione? Dov’era la Sayaka che la stimolava, che la sfidava, che la faceva sentire viva?
«E quindi? – replicò – Cosa speri di ottenere tagliandoti le gambe da sola? Hai fatto una scelta. Una fottutissima scelta, giusta o sbagliata che fosse. Abbi almeno la decenza e la dignità di non lamentartene e di combattere per essa. Anche questa è una scelta: persistere nel tuo obiettivo o lasciarti andare! È una scelta, lo capisci? Anche noi abbiamo delle scelte! Tutti le abbiamo!».
Non ottenne risposta. Sayaka restò in silenzio, come consumata dalle sue parole. O, forse, non ne aveva ascoltata neanche una, ma se le era fatte scivolare addosso. Intoccabile, Kyoko osservò la sua principessa dalla corazza splendente, la sua piccola paladina della giustizia, allontanarsi con passo lieve.
Prima che la pesante porta della chiesa si chiudesse alle sue spalle, l’unico sussurro che giunse alle orecchie della maga fu un flebile:
«Io no».
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Rei Murai