AMOSPHEROS

Judie continuava a piangere, era più forte di lei. Alan. Morto.
Il suo ragazzo. Morto. Così. Da un giorno all'altro, e nessuno sapeva niente. Quando per Tom venne il momento di lasciarla sola, aveva ormai smesso di piangere.
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02.30.
Fa freddo, decisamente troppo. Alan sta guardando un live degli Aerosmith. Squilla il telefono.
«Pronto? Matteo, non ti avevo riconosciuto, hai una voce strana...Eh, gira di quesi tempi. No non è in casa, sta al camposcuola, torna domani pomeriggio. I miei dormono, perché?»
~Non ho bisogno della serratura, mi basta una fessura. Gli umani ne hanno sempre una, da qualche parte. Mi avvicino. Lui dovrebbe essere al telefono con il capo. Sono entrato. Mi dà le spalle. Peccato, così mi toglie il divertimento.~
«Si, di solito hanno il sonno pesante. Ma che devi dirmi?»
~Ho in mano la lama. La materia con cui è stata creata scorre nel mio sangue, sempre se di "sangue" si possa realmente parlare. Chissà se un taglio gli farà infezione. Ma che dico? Non è mai sopravvissuto nessuno e nessuno lo farà mai. Non lo scoprirò, pazienza.~
«Allora se non devi dirmi nulla perché hai chiamato a quest'ora? Potevi sempre chiamarmi domani o scrivermi in chat. C'è una ragione seria?»
~Bene, è il momento di fare quello che devo. Il ragazzo sembra spaventato. Il capo si sta divertendo a mettergli paura, sicuramente. Beh, ma finirà presto.~
«Smettila mi stai spaventando. Si può sapere che ti prende? Dici che c'è un'ombra che mi sta venendo a prendere, che cazzo ti sei preso?»
~Gli poso una mano sulla spalla.
Non se ne accorge. Nessuno è in grado di accorgersene. I bambini fanno bene ad aver paura del buio, peccato che con l'età tale paura svanisca. Ed ecco che muoiono.~
«Sì, la luce è spenta, ma che domande...» ~È ora.~ «...sono da...»
~Alzo il pugnale.
Attraversa il suo corpo.~
Il silenzio della casa fu attraversato da un tonfo sordo e la voce del ragazzo si perse nell'aria fredda della stanza.
~Muore. Ma io lo so, è l'effetto dell'arma. Era già morto di paura, prima di morire.~
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Inutile precisare che quella notte Judie non chiuse occhio. Aveva letto.
Alle 7 del nuovo giorno, fragile tra i pensieri che l'affliggevano, Judie si addormentò mentre la luce dell'alba ormai trascorsa e del sole alto attraversava la sua stanza vuota e le sfiorava il corpo.
~Celata da se stessa, l'Ombra aveva osservato la ragazza tutta la notte. Le ore di buio procedevano e la ragazza continuava a tenere la luce accesa accanto a sé per finire un libro. Quella notte le era andata bene. Si era salvata, ormai non poteva fare più nulla.
La luce fece il suo ingresso,
le tenebre svanirono,
la ragazza chiuse gli occhi.~

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La notte successiva tornò.
E si prese Judie.
E tornò ancora.
E si prese ogni essere umano.

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E uccise l'anima del mondo.

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