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Inghiottii l'enorme nodo che mi si era creato in gola, tentando di convincermi che sarebbe andato tutto bene. Le sollevai il viso, dandole un profondo bacio e socchiudendo gli occhi, sperando di rilassarmi.

❝Adrian C. Pucey.❞
Risposi al bacio lentamente, tenendo le mani ferme sul suo petto, il bacino aderente al suo. Le sue labbra riuscivano sempre a togliermi parte della tristezza, dell'ansia, di qualsiasi sensazione negativa.

"No, ovvio che no. " dissi piano, sapendo che probabilmente avevo torto. Non potevo saperlo, ma speravo con tutto il cuore che sua madre stesse bene, perché vedere Eloise così mi uccideva.

❝Adrian C. Pucey.❞
«Ok.» Sussurrai, lievemente rincuorata. Mi rifugiai tra le sue braccia, stretta anche involontariamente in quell'abbraccio per il poco spazio che ci era concesso dentro quella doccia.

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"Lo..so." sussurrai abbassando come lei lo sguardo, mordendomi il labbro e togliendomi la schiuma dai capelli. Non sapevo cosa dire, era ovvio che nulla andava bene, tentavo di consolarla ma era inutile e in fondo la capivo. Mi faceva male vederla stare cosi, avevo una voragine nel cuore.

❝Adrian C. Pucey.❞
«Non morirà, vero?» Alzai nuovamente lo sguardo sul suo, gli occhi lucidi, l'acqua calda che batteva come pioggia sui nostri corpi.

"Oh." mi colse di sorpresa, e le presi le mani mentre i suoi capelli lentamente cambiavano colore. La strinsi a me più forte che potevo, eliminai tutte le distanze possibili. "Piccola, fidati che andrà tutto bene." dissi in un sussurro,baciando la ragazza sulla guancia e agli angoli della bocca.

❝Adrian C. Pucey.❞
«Volevo andarci. Sai che volevo tanto andarci.» Mugugnai abbassando lo sguardo, evitando il suo. Non andava bene, affatto, e ci stavo decisamente male. Per fortuna avevo lui, l'unica roccia ormai dove potevo agrapparmi.

"Particolarmente bene ora che sto con te, e tu?" chiesi con dolcezza, in un sorriso dolce. I suoi occhi sorridevano, i suoi capelli erano castani. Andava tutto bene.

❝Adrian C. Pucey.❞
«Sto bene. Ieri ho parlato con Silente.» Lo guardai, abbassando lo sguardo. I capelli lentamente si ingrigirono. «Non mi ha permesso di andare. Dice che è troppo lontano.*

*Sbuffò rumorosamente, fulminando l'amica che l'aveva trascinata via da quella povera ragazza.* «Che diamine fai? Mi aveva spinta, e di certo non per sbaglio!» *Disse in modo irruento, passando una mano tra i capelli e mordendosi violentemente il labbro inferiore, che era completamente screpolato.*

Demelza R. Robins.
«Dem, so che hai fame, ma non è la reazione adatta.» Sospirai ironica, facendola entrare dopo di me nella Sala e cercando posto nella tavolata. In fondo non c'era nessuno, così determinai che era meglio così e la trascinai letteralmente a sedersi di fronte a me.

"In effetti ho saltato il lavaggio mattutino, stamattina." mormorai togliendomi i vestiti e entrando con lei nella stretta doccia che costringeva i nostri corpi a stare a pochi centimetri di distanza. Le stampai un bacio sulle labbra, afferrando lo shampoo. "Buongiorno amore."

❝Adrian C. Pucey.❞
«Ma buongiorno.» Presi il suo viso tra le mani e baciandolo, per poi prendere da dietro di lui il sapone e iniziando a passarlo sul suo petto con movimenti circolari. «Come stai oggi?»

Corsi come un pazzo al dormitorio, non avevo visto Eloise tutta la mattina, e mi mancava da morire. Bussai alla porta della sua stanza, fra le occhiate delle ragazze. Non ci feci troppo caso, pronunciando il mio nome con voce roca. "Adrian, sono Adrian."

❝Adrian C. Pucey.❞
Sebbene l'acqua della doccia stesse già scrosciando, sentii la voce di Adrian fuori dalla porta. Non mi sarei mai presentata struccata davanti a molte persone, ma Ad non era una di quelle, così aprii la porta e lo trascinai dentro con me, ridendo. «Giorno amore, doccia?»

- // È una tua comodità. In compenso starti tu.♥

❝Adrian C. Pucey.❞
{Ma....ewe
Sebbene non fossi solita farlo, decisi di farmi una doccia anche se era prima mattina. Forse mi avrebbe aiutata a svegliarmi, essendo che avrei avuto lezione il pomeriggio e sembravo praticamente uno zombie. Mi imposi così di alzarmi dal letto, stiracchiandomi a mo di gatto e alzandomi, diretta verso il bagno.

-si alla ragazza.* «Hei tu! Emerita idiota, che ti passa per la testa?» *Disse con tono furente, squadrando dall'alto in basso la ragazza svariate volte.*

Demelza R. Robins.
«Perdonala, si è svegliata dalla parte sbagliata del letto.» Liquidai la ragazza che aveva un'espressione alquanto perplessa e presi per il polso Demelza, come a farle capire di andare alla Sala Grande senza fermarsi in piccolezze del genere.

«Che stiamo aspettando allora? Andiamo, su!» *Disse con tono gioioso. Continuò camminare lungo il corridoio, aspettando che la ragazza la raggiungesse, quando un'altra studentessa, sempre della sua casata, le urtò la spalla, facendola barcollare. Contò fino a dieci, prima di aprire bocca e rivolger-

Demelza R. Robins.
-

«Gatto, torna in te, ho fame e voglio andare a mangiare!» *Disse alla ragazza, continuando ad osservarla nella sua forma mutata.* «Sei una pessima imitatrice, dovresti migliorare il verso.» *Aggiunse con tono sarcastico, mandandole poi un bacio con la mano.*

Demelza R. Robins.
«Diventa tu un gatto e fai pure il verso perfetto, Dem» Roteai gli occhi ironica, tornando alla mia forma normale, tranne che per i capelli che avevano ancora le sfumature del pelo del gatto. «Anche io ho fame.» osservai poi, alzando le spalle.

«Non ti avevo chiesto di certo di prendermi in parola, eh!» *Disse osservando l'estrema facilità con la quale la ragazza si era trasformata in gatto. Era un gattino adorabile, con i suoi stessi occhi, si notava facilmente che la bestiolina fosse El.*

Demelza R. Robins.
«Miao?» Ecco, l'unica cosa che non sapevo fare era emettere i versi degli animali che interpretavo, e la cosa mi dispiaceva un sacco. Alcuni miei simili potevano farlo. Comunque, la scena era in sé decisamente divertente, fatto dimostrato anche dall'espressione di Dem.

*La abbracciò di getto, tenendola stretta tra le sue braccia. Le scombinò i capelli con le mani, facendoglieli arruffare totalmente, rendendola simile ad un gatto.* «Ma che bel micetto che abbiamo qui!» *Disse con tono canzonatorio, accarezzandole il capo, prima di scoppiare a ridere.*

Demelza R. Robins.
Ridendo alle sue parole, feci una cosa che in realtà non facevo con molte persone: mutai. Pian piano, il mio viso prendeva sempre di più le sembianze del muso di un gatto, fino a diventarlo completamente. Dubitavo me l'avesse mai visto fare, o meglio, dubitavo che l'avesse mai visto fare da qualcuno, ma non mi importava. Mi veniva naturale farlo, e spesso dovevo tenermi, ma sentivo che con lei non avevo bisogno di nascondermi nei miei segreti.

|| Non penso tu venga a Torino ad aprile per me.

Anthony Goldstein.
{Senti Gioele, onestamente non me ne fotte una benemerita minchia di una messa di due ore e di un pranzo con gente che non conosco, me ne starei volentieri a casa a farmi i cazzi miei ma invece no. Pensala come ti pare.
Liked by: Rachel Forbes.

|| Non sono così importante da impedire a qualcuno di essere felice con la mia assenza.

Anthony Goldstein.
{ E se io ti dicessi che per me sei davvero importante? E se ti dicessi che ho convinto mia mamma a farmi saltare un giorno di scuola per venire a Torino ad aprile? E se ti dicessi che continuo a guardare su whatsapp se mi hai sbloccata?

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