Due chiacchiere annoiate?
Non è come intendo la comunicazione. Non amo le parole vuote, sai? Di quelle sterili, inconsistenti, prive di significato, senza alcun motivo di nascere e di giacere nello spazio condiviso fra due menti che si sfiorano, o tra due corpi trovatisi l'uno affianco all'altro senza necessità di guardarsi, di toccarsi - poiché la consapevolezza di percepirsi è sufficiente. Che diritto ne hanno, quelle parole, di insidiare quello spazio? Parole di chi non ha nulla da dire, davvero, se non il cavarsi dallo scomodo impaccio che comporta il misurarsi col proprio silenzio - e di sporcare quello altrui al fine di fugare rivoli di imbarazzo. Anche le parole sanno essere di troppo, talvolta: quando, ad esempio, si frappongono fra due persone e non permettono di ascoltare quella parte dell'altro - e di sé - inaccessibile tramite il suono, come i timori sopiti in fondo all'animo, o le piccole increspature più delicate, serene, o ancora il tonfo dei pensieri intrusivi che ci si trascina dietro come fardelli. Insomma, in quei casi lì, intendo: quando due menti, fra di loro, sono capaci di parlare a ruota libera, fitte, senza che sulla bocca si sporga l'ombra di un solo vocabolo.
Non amo quel genere di parole, di dialoghi, che non sono in grado di scavare nell'altro - e neanche ci provano -, che non lo affrontano, che non ne fomentano il ragionamento, o il piacere, che non fungono da sfida o da porta aperta, che non pungolano, che non appagano, che non si legano all'altro poiché non hanno la forza sufficiente, né la motivazione per restarvi. Con la giusta persona è confortante anche quel silenzio tanto stoicamente rifuggito, anzi, alle volte è tutto ciò che serve. Tutto ciò che basta.
Non amo quel genere di parole, di dialoghi, che non sono in grado di scavare nell'altro - e neanche ci provano -, che non lo affrontano, che non ne fomentano il ragionamento, o il piacere, che non fungono da sfida o da porta aperta, che non pungolano, che non appagano, che non si legano all'altro poiché non hanno la forza sufficiente, né la motivazione per restarvi. Con la giusta persona è confortante anche quel silenzio tanto stoicamente rifuggito, anzi, alle volte è tutto ciò che serve. Tutto ciò che basta.