@risatedicarta4676

merak

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Due chiacchiere annoiate?

Non è come intendo la comunicazione. Non amo le parole vuote, sai? Di quelle sterili, inconsistenti, prive di significato, senza alcun motivo di nascere e di giacere nello spazio condiviso fra due menti che si sfiorano, o tra due corpi trovatisi l'uno affianco all'altro senza necessità di guardarsi, di toccarsi - poiché la consapevolezza di percepirsi è sufficiente. Che diritto ne hanno, quelle parole, di insidiare quello spazio? Parole di chi non ha nulla da dire, davvero, se non il cavarsi dallo scomodo impaccio che comporta il misurarsi col proprio silenzio - e di sporcare quello altrui al fine di fugare rivoli di imbarazzo. Anche le parole sanno essere di troppo, talvolta: quando, ad esempio, si frappongono fra due persone e non permettono di ascoltare quella parte dell'altro - e di sé - inaccessibile tramite il suono, come i timori sopiti in fondo all'animo, o le piccole increspature più delicate, serene, o ancora il tonfo dei pensieri intrusivi che ci si trascina dietro come fardelli. Insomma, in quei casi lì, intendo: quando due menti, fra di loro, sono capaci di parlare a ruota libera, fitte, senza che sulla bocca si sporga l'ombra di un solo vocabolo.
Non amo quel genere di parole, di dialoghi, che non sono in grado di scavare nell'altro - e neanche ci provano -, che non lo affrontano, che non ne fomentano il ragionamento, o il piacere, che non fungono da sfida o da porta aperta, che non pungolano, che non appagano, che non si legano all'altro poiché non hanno la forza sufficiente, né la motivazione per restarvi. Con la giusta persona è confortante anche quel silenzio tanto stoicamente rifuggito, anzi, alle volte è tutto ciò che serve. Tutto ciò che basta.

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Ciao! Grazie per i "mi piace " che ogni tanto metti alle mie risposte... ma nonostante ciò... ho deciso di abbandonare ask. Non so tu, ma io in quattro mesi non sono riuscito a trovare un amico. Sarà perché sono troppo vecchio per stare qui. Diamo la colpa a questo. Ciao Merek .

Ciao, Alessandro! Figurati, usufruisco volentieri della funzione dei likes per testimoniare il mio gradimento in merito ai contenuti che mi garbano.^^ In fondo la suddetta è stata creata proprio per lo scopo di cui sopra!
Venendo alla tua comunicazione, per quanto comprensibili le ragioni che spingono gli utenti a prendere le distanze dal sito (dopotutto, purtroppo, è la piattaforma in sé ad essere ben più inospitale rispetto ad una manciata di anni fa), la cosa non può che dispiacermi.
Ask è di per sé un social poco convenzionale: il suo scopo primario non è quello di favorire lo sviluppo di rapporti stretti fra coloro che si ritrovano ad esplorarne lo spazio virtuale. In prima istanza nasce per condividere il proprio sé tramite piccoli spaccati in relazione al rispettivo vissuto o alle opinioni nutrite – ritrovandosi, al contempo, a sondare quelle altrui.
Ergo, le connessioni con gli altri si creano, sì, poiché scaturite dalla comunicazione e dal raffronto sulle tematiche affrontante di volta in volta, ma non è automatico che da ciò si giunga alla tipologia di legame da te nominato. Quest'ultimo corrisponde più a un eventuale apprezzabile effetto collaterale che le interazioni di cui sopra portano con sé, tuttavia il suo mancato verificarsi non va ad inficiare nella gradevolezza dell'esperienza.
Per quel che mi riguarda, da quando sto qui ho avuto l'occasione di entrare in contatto con utenti piuttosto stimolanti, con i quali v'è modo di instaurare dialoghi in grado di arricchire ambo le parti. Sfortunatamente i suddetti rappresentano una desolante minoranza, soprattutto in questo periodo, tuttavia è comunque possibile imbattervisi e dare inizio a conversazioni interessanti altresì in privata sede. Anche qua, perlomeno nel mio caso, è azzardato tirare in ballo il termine amicizia (soprattutto per il peso che conferisco a quest'ultimo), ma si tratta comunque di gente con cui mi intrattengo con piacere. u.u

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Qual é il modo più veloce per calmare una donna quando é arrabbiata?

martalombardo20’s Profile PhotoDiablaDevil27❤
Dunque, non ho la pretesa di esprimermi per la totalità delle esponenti del gentil sesso che popolano questo pianeta, però posso fornire la mia, di esperienza. Nel caso non si stesse dibattendo per ragioni particolarmente gravi, l'arma micidiale con cui assicurarsi il completo annientamento delle mie difese corrisponde alle coccole. Le effusioni sono il mio punto debole per eccellenza - nonché uno dei mezzi a cui ricorro, a parti invertite, per spegnere il conflitto in atto se dall'altra parte della barricata vi è un mio affetto -, perciò in quei frangenti tendo a sciogliermi come un panetto di burro, deponendo le armi. Anche se, in ogni caso, polemica come sono, non escludo di continuare ugualmente a borbottare tra me e me come una pentola di fagioli - ma vi assicuro trattarsi di uno strascico del tutto innocuo.
Bonus extra (non determinante per la riuscita del proprio intento, ma caldamente consigliato): se la zuccherosa offensiva di cui sopra è accompagnata altresì dalla proposta di una crêpe - o, in alternativa, di una capatina al primo ristorante di sushi nei paraggi -, ciò può influire positivamente sulle proprie chances di vittoria.
P.S.: dovrebbe risultare oramai assodato, ma ci tengo lo stesso a far presente che, viceversa, masochistiche espressioni sulla falsa riga dell'intramontabile «stai calma» e affini, beh, sarebbe molto più saggio e accorto bandirle provvisoriamente dal proprio vocabolario, tanto per garantire l'incolumità del mio interlocutore, quanto per preservare la mia pressione, lol.

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Trovare un compagno/compagna per te è fondamentale in questo momento esatto della tua vita?

Né in questo, né in qualsiasi altro suo frangente. Come credo di aver accennato in altri miei precedenti post, non rientra fra le mie mire, o tantomeno dimora i miei desideri, la presenza di un partner sentimentale nella mia vita. Non ricerco l'amore romanticamente inteso e in tutta onestà non ne avverto proprio l'esigenza, né l'ho mai ritenuto un obiettivo da conseguire ad ogni costo. Con ciò non intendo sminuirne la rilevanza assunta all'interno dell'esistenza di un individuo, sia ben chiaro, né tantomeno negare i risvolti piacevoli del ritrovarsi a condividere il proprio percorso di vita con una persona in grado di arricchire ulteriormente la nostra routine: in passato ho avuto modo di sperimentare la gradevolezza che esso comporta, e, se in futuro dovesse fare nuovamente capolino un'eventualità simile, non disdegnerei l'esperienza, anzi, la accoglierei di buon grado e mi godrei ogni istante. A prescindere da ciò, comunque, per il tipo di importanza che riservo a questo specifico ramo dell'amore, so di poter vivere tranquillamente anche senza.

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La tua filosofia di vita ? 🌻

Dansca1990’s Profile Photo•Dansca•
Ora come ora, credo possa essere racchiusa in un'espressione giapponese a me molto cara: «komorebi». Se, su un piano letterale, descrive quel fenomeno ipnotico e suggestivo che si verifica nel momento in cui piccoli zampilli di luce creano delle incisioni fra le fronde degli alberi, ebbene, superandone l'accezione fedele alla sua traduzione ci permette di ricavare, al suo interno, un forte rimando di stampo simbolico. Vi saranno dei momenti, nell'arco della nostra vita, in cui il male sperimentato sarà tale da sovrastarci alla stessa maniera in cui la succitata volta di rami e foglie si impone nella nostra visuale, mozzandoci l'accesso diretto al cielo. Eppure, per quanto temibile, non riuscirà ad occuparne interamente lo spazio: a frapporsi nel suo intento, difatti, piccoli - ma tenaci - sprazzi luminosi che lo affrescano, si impongono nel suo dominio, lo sfidano, lo provocano, e ci invitando implicitamente a notarli. A coglierli. Komorebi null'altro è che un'esortazione che ci rammenta di non privarcene, di quei piccoli ritagli di positività, di non ignorarne la presenza, poiché il loro compito è rammentarci che anche il periodo più doloroso e avverso non lo è mai abbastanza da riuscire ad estirpare quanto di buono rimane – e che resterà sempre, nonostante tutto. Anche se quest'ultimo appare più debole, anche se si intravede quasi di sfuggita: sarà comunque sufficiente per consentirci di appigliarci al suo cardine con tutte le nostre forze, ricaricandoci e fungendoci da sprono nel tornare ad issare la nostra figura in piedi. Provata, sofferente, ma ancora ritta sulle proprie gambe. La cosiddetta bellezza collaterale, insomma, tanto per citare anche una pellicola altrettanto apprezzata dalla sottoscritta. Per quanto si tratti di un concetto paradossale, da concepire, può al contempo rasentare i contorni di una vera e propria ancora di salvezza.

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É mai successo che qualcuno/a si ossessionasse a te?

Gosh, no, e il cielo me ne scampi!
L'ossessione, nell'ambito delle relazioni interpersonali, è un tratto di una tossicità inaudita: se non affrontate le cause dello stesso in un adeguato percorso di psicoterapia, la conseguenza si tradurrà in ricadute disastrose sul legame in questione, tanto sul soggetto che si ritrova a sperimentare sentimenti estremi simili, quanto sull'equilibrio mentale e fisico del malcapitato destinatario. Cerchiamo di non confondere un genuino interesse con quelle che si configurano come vere e proprie fisse patologiche.
Nel malaugurato caso mi ritrovassi vittima di morbose attenzioni di questo genere, me ne espatrierei dritta in Papuasia, lol.

Perché si preferisce la superficie alla profondità?

Perché l'abisso fa paura. È immenso, dalle pareti ignote e non promette possibilità di ritorno. Non hai idea di quando - e se - avrai modo di riemergere, né se una sua traversata valga il rischio corso. Io per prima, ad esempio, ho non poca reticenza ad inoltrarmi in anfratti di me ben celati alla luce del sole, e la ragione è semplice: non sai mai cosa troverai dall'altra parte, non sei preparato, e, a conti fatti, non sei neanche così sicuro di volerlo scoprire, dopotutto. Talvolta l'ignoranza sa essere un rifugio sufficiente dalla sofferenza.
In altri casi, invece, non ve n'è neanche la necessità: ci sono persone talmente limpide da lasciare scorgere il proprio fondale, e non vi è nulla di più confortante: buona parte di ciò che le caratterizza non è un mistero, non sei colto dal malsano desiderio di addentrarvisi, pur di raccapezzarti in loro, di scandagliare il rebus di incognite che le compongono, né assalito dalla snervante smania di carpire informazioni, consapevole di dover scendere a patti con la scoraggiante possibilità che le risposte in attesa potrebbero anche non garbarti.
Non fraintendermi, io sono dell'idea che quello della conoscenza di sé sia un viaggio necessario, ai fini del nostro benessere, e che in determinati frangenti si realizzi anche e soprattutto attraverso la conoscenza dell'altro, tuttavia ciò non significa che la tratta prevista appaia allettante, anzi. Ragion per cui, non è raro che uno dei primi scogli incontrati nel tragitto in questione corrisponda proprio a quella parte, di noi, che si guarda bene dal volerlo percorrere – ed aggiungo essere piuttosto ostica da convincere, lol.

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Cosa ti manca per essere davvero felice?

Non sempre si tratta di lacune, sai? Di vuoti da colmare, ingredienti da reperire o platonici tasselli ai quali incastrarsi al fine di risolvere l'assillo di un'esistenza altrimenti ritenuta incompleta.
E se fosse ciò che c'è, ad essere il vero impedimento? Ciò che c'è di troppo, intendo. Nel mezzo fra noi e la felicità tanto agognata, reo di costituire un ostacolo al suo ricongiungimento. Macerie di ricordi che ingombrano il cammino, ad esempio, scomodi testimoni di un passato che ancora si ostina a vestire i panni del presente, nostalgie che possono affacciarsi nel cuore e confonderne i battiti, o pensieri gravidi di paure dense e nere come il petrolio - impurità che macchiano la mente e si riversano sullo sterno, spezzando il respiro -, spore di tossine emesse da voci livide di invidia, presenze scomode, mordaci, invalidanti. Fardelli di rimorsi tali da gravare sulla schiena come il più opprimente dei macigni. O anche mura erette che ci negano il lusso di scorgere alcunché dall'altra parte, o tantomeno udire, di percepire, trincerati nel distorto sollievo dell'isolamento. Ogni elemento che, di fatto, limita, costringe, ostruisce, sovrasta, annienta, che distanzia dall'obiettivo di serenità prefissatoci. Insomma, ciò di cui mi sono resa conto, negli anni, è che non sempre è necessario aggiungere, per rinvenire il segreto di una vita felice, talvolta è sufficiente rimuovere. Forse alle volte ci si pone la domanda sbagliata.

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Preferite fare colazione al bar o a casa?? 🥐☕ 💚🐺

Si contendono la risposta la me inguaribile pantofolaia, amante della comodità e contraddistinta da sentimenti squisitamente asociali e, dall'altra parte del ring, la mia controparte suscettibile al goloso richiamo delle leccornie. Direi che il compromesso perfetto in grado di soddisfare ambedue è: colazione da bar a casa! u__u

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Pro o contro a sberle educative in faccia ?

Chi ha necessità di imporsi tramite la violenza denota l'assoluta incapacità di farsi rispettare in altri modi, oltre ad offrire l'implicita dimostrazione di non essere affatto in grado di mantenere il controllo sui propri impulsi. Per il resto, non credo serva scomodare anni di letteratura pedagogica a tema per sottolineare quanto sia dannoso, a livello cognitivo e psicologico, crescere in un contesto familiare scandito da intimidazioni fisiche; a qul punto non sarebbe la stima per il genitore il motore che condurrebbe a seguire le direttive impartite, bensì la paura. E non credo serva sottolineare quanto non sia esattamente una conquista portare il figlio a temere la propria figura di riferimento - dato che il caregiver, al contrario, è tenuto a rappresentare il suo porto sicuro per eccellenza.
Tra l'altro, subentra anche un ulteriore fattore al quale i fervidi sostenitori della cosiddetta “vecchia scuola” sembrano non aver prestato considerazione: finché il bambino è relegato alla sfera dell'infanzia, infatti, sarà semplice farsi ubbidire attraverso i metodi discutibili di cui sopra. Tuttavia, con gli anni il corpo cresce e, una volta che sarà sconfinato nella turbolenta era adolescenziale, a due passi dalla soglia adulta, a quel punto non è improbabile che possa arrivare a reagire alle punizioni corporali, rispedendo i suddetti ceffoni al mittente – d'altronde, non gli è stato forse insegnato che è nella maniera di cui sopra che si risolvono i conflitti di questo genere?

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Siete selettivi?

chia143’s Profile Photochiara Travaglini
La sono divenuta negli anni, e si è rivelata essere la mia salvezza. Dapprincipio, la mia precipitosa ingenuità mi spingeva ad un'incauta apertura del mio giardino a chiunque si aggirasse nelle vicinanze, fornendo l'accesso alle mie vulnerabilità senza sincerarmi in misura preventiva della natura di coloro che si apprestavano a varcarne la soglia - e non tutti, imparai a mie spese, avevano il riguardo di introdursi osservandosi bene dal creare scompiglio, anzi, vi era chi internamente godeva dello sfacelo perpetrato ai miei danni. Vi sono tipologie di persone con le quali non riuscirei mai ad instaurare un legame che vada oltre i superficiali convenevoli di cortesia, gente i cui valori non collimano con i miei, i cui modi di fare non si allineano con la mia concezione di rispetto nei confronti del prossimo, gente in grado di scaricare le proprie esigenze sulle spalle altrui senza badare ai bisogni dell'altro fronte. Quel genere di individui, ecco, è bene che rimanga al di fuori dei miei confini, pena la compromissione della mia salute mentale e fisica. Valutare per tempo e operare una doverosa cernita all'ingresso la definirei un'operazione vitale. Inserire dei paletti sani e non transigere sugli stessi è un gesto di amore nei propri riguardi, stabilisce il trattamento che si è disposti a ricevere - esortando a far girare i tacchi coloro non intenzionati ad osservarlo.
Con ciò, è necessario far attenzione a non esasperare tali accortezze al loro estremo: vi è differenza fra il porre degli opportuni limiti e il settare, invece, degli standard inarrivabili, dato che quest'ultimo può rivelarsi nocivo al pari di una totale assenza di selezione: in ogni caso, difatti, a rimetterci sarà la nostra qualità di vita. Come già ripetuto in altri post, la soluzione rimane sempre un giusto equilibrio.

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Sei affascinante

Gosh, di fronte a questo genere di complimenti mi ritrovo puntualmente a squagliarmi in un brodo di giuggiole!
Che dire? Ti ringrazio molto, e sono lieta che le mie parole possano esserti state in qualche modo di supporto. ^^ Sai, il nostro tempo, la nostra dedizione, il nostro investimento... si tratta di doni estremamente preziosi, benché si tenda a non rendersene conto. Se il modo di fare di un determinato individuo dà ad intendere di non esserne affatto degno, questi ultimi andranno riservati a colui o colei che dimostrerà di esserseli effettivamente guadagnati.
Indi per cui, a fronte di innamoramenti futuri, ti auguro che i sentimenti che ti ritroverai a provare verranno riposti nel cuore di qualcuno che saprà conferire loro il giusto valore, contraccambiandoli come meritano. Nel frattempo, pensa solo a ristabilirti: sei la tua priorità, al momento, è su di te e sulla tua guarigione che dovrai concentrare ogni tua premura ed energia.

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Bentornata signorina Merak, è bello che sia qui. Un saluto affettuoso e paffuto!

Ringrazio per la calorosa accoglienza e contraccambio il saluto! Felice di sapere che, a dispetto della discontinuità del mio andirivieni nelle lande Askiane, si continui a gradire l'apporto di disagio delirante in cui mi prodigo occasionalmente. u__u

Il mio ex ( fidanzato) mi guarda tutte le storie ig , mi ha fatta seguire da un suo amico, e le guarda anche la sua ragazza . Perché ?

La reale domanda da porsi è: perché te ne curi?
Fermo restando che alla base del suo agire le motivazioni responsabili possono essere svariate, quel che mi sento di chiederti è: si tratta di qualcosa che davvero merita la tua attenzione? Il tuo coinvolgimento? Le tue energie (fossero anche esclusive maratone mentali di sorta)?
Poniamo il caso di trovarci, ad esempio, al cospetto di uno scenario in cui questo suo silenzioso orbitare corrisponda, magari, alle braci di un attaccamento non del tutto spentosi: alla luce di ciò, cosa cambierebbe, di fatto?
Non so quanto fresca sia la vostra separazione, ma se in ogni caso è stato stabilito - a prescindere che fosse di comune accordo o unilateralmente - che le vostre strade dovessero dividersi, allora continuare ad indagare, con sotterfugi più o meno indiretti, sul come l'altro stia riorganizzando la rispettiva vita senza di sé, oppure sulla possibilità che covi ancora interesse nei propri riguardi, la trovo una pratica che, per quanto umanamente comprensibile per via della nostalgia bruciante, altro effetto non sortisca al di fuori del minare la propria integrità psichica. Anzi, mi permetto di aggiungere il come lo ritenga altresì molto squallido se addirittura nel frattempo si è deciso di intraprendere un nuovo percorso di coppia, come nel caso del soggetto in questione: difatti a quel punto tutto l'investimento dovrebbe essere convogliato nella costruzione del rapporto nascente, anziché nel cercare di mantenere una blanda forma di possesso sull'ex partner.
Ecco, direi di soffermarci proprio su questo punto: se anche vi fosse spazio per un qualche tipo di ripensamento che suggerisca la ripresa dei contatti, ora come ora, indipendentemente dai vostri trascorsi e dovendoti basare sull'atteggiamento da lui tenuto, reputi materiale da relazione una persona che dimostra un simile rispetto nei confronti di ambedue?
(Continua sotto)

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da piccoli avevate un diario segreto?

Più o meno, lol. Per quanto fin dall'infanzia mi caratterizzasse un'irreprimibile inclinazione al racconto, diretta figlia di un quotidiano approvigionamento di bottini letterari, il ritrovarmi ad appuntare nello specifico le mie piccole peripezie giornaliere non ha mai costituito un'attrattiva, ai miei occhi acerbi, al punto che ogni mio blando tentativo - un paio, per la precisione - di affidare ad uno spettatore di carta le mie più intime confidenze si arenava puntualmente in una manciata di settimane. Al tedio dei resoconti, d'altronde, ho sempre prediletto il fascino delle narrazioni di fantasia, tramite le quali farmi sospingere oltre le soglie della routine a cui ero avvezza, in terreni inesplorati e ben più stuzzicanti di quelli noti propinatimi dalla mia realtà. Col senno di poi, non ho difficoltà ad imputare le mie creative scappatelle di allora a un'insoddisfazione latente che ignoravo mi avrebbe pedinata anche negli anni a venire; una silenziosa e ribelle forma di evasione, in definitiva, la prima di una lunga fila.

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Pt.2: il ritorno. Quale è la vostra stagione preferita?

Da parte di quelle restanti all'appello, mi approprierei volentieri dell'inscalfibile compostezza dell'inverno, del suo elegante aplomb bianco e soffice, della sua signorilità affilata, delle sue misurate tempeste. Maestoso e imperturbabile, in apparenza difficile da valicare, tuttavia capace di offrire un giaciglio quieto e temperato, una volta superata la marginale lastra di algida diffidenza. Anni addietro ebbi cura di spendermi in parole in grado di testimoniare il mio immenso amore per ognuna delle sue caratteristiche, comprese le più aride e sfuggenti, e il come conservi la venuta del periodo dell'anno che considero più lieto e pacifico, fattore che non può che riconfermarla a tutti gli effetti la mia stagione prediletta – l'opposto di quella che ripudio, e che salterei serenamente a piè pari tutte le volte, lol.
Segue l'autunno e, per quanto, come già esternato in un altro post, mi destabilizzi il vuoto che avverto ai suoi tocchi, di mio ne apprezzo la compassione nostalgica, lo stallo cortese che promette, la sua premura triste. Nutro sentimenti contrastanti nei suoi riguardi, ma non posso che riservare affetto e invidia al suo atteggiamento, alla calma che rivela, al suo contegno, alle sue movenze morbide e rilassanti. Costituirebbero un buon compromesso con la mia frastagliata indole priva di pace e costanza – ciò che più spasimo, in fin dei conti.

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La primavera: Rondini che cinguettano, fiori nei prati, allergie varie, clima indeciso... Che stagione meravigliosa vero? Ma qual è la vostra stagione preferita? Vi sentite mai Primavera?

TheLastMattoUrlante’s Profile PhotoTheLastMattoUrlante
Nel salvifico risveglio che smuove in natura dopo mesi di letargo indolente, cede note più aspre, come l'insostenibile fragilità che inevitabilmente racchiude, la sua sconcertante insicurezza che si traduce in un tempo mutevole e irrequieto. La primavera ha un piglio tremulo, intimorito, e improvvisamente impetuoso, scostante, poi indulgente e materno. Ti abbacina di meraviglia, dopodiché a tradimento te la strappa dagli occhi in un trauma furioso e ostile. Tanto vi è di bello nei frutti concessi dal suo girovagare, tanto vi è di leggero, e di variopinto, e di gentile e posato, quanto è violenta la fuggevolezza degli stessi, l'amaro sconvolgimento dei suoi strascichi. Stordisce e annienta, rassicura e devasta. Non puoi riporvi affidamento, non è un appiglio solido, la sua languida fermezza è apparenza lucente ma effimera. È estrema, lunatica, splendida e temibile.
In cosa mi riconosco, delle sue controverse manifestazioni?
Senza alcun dubbio nell'incertezza bruciante che questo modus operandi tradisce, nonché nella totale assenza di stabilità che non può promettere in primis a lei stessa, nella sua ambivalenza ottusa e spietata, implacabile, nonché nei danni che essa comporta; nella scoraggiante difficoltà nel ritrovarsi ad amare un animo così, assediato dall'indecisione, soppresso dietro uno scudo di carne mansueta e tiepida, una superficie placida priva del minimo graffio di increspature – ma il sangue, al di sotto, ribolle rovente di demoni messi a tacere a forza, di sensibilità stordente. Può apparire un artificio, una messa in scena patetica e gretta, ma in verità è tutto ciò che può offrire – e rimuovere. È capricciosa, ma non fittizia. Non abita le mentite spoglie di nessun altro, e la sua non è illusione, bensì vulnerabile incapacità di stare al mondo, di assecondarne i rintocchi, di agire, di adattarsi. Inadeguata alla vita e ai ritmi da essa imposti: la frustrazione che si riversa dai bordi – e che si impone di arginare – è una desolata conseguenza.

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Vorrei che ask tornasse quello di una volta: c'erano domande intellettuali e non so chi di voi si ricorda "i days". Saresti interessat* a ricevere giornalmente delle domande interessanti? 🌿 Fammi sapere cosa ne pensi ✨

Asdfghmiao22’s Profile PhotoViolet.✖️
Son sempre aperta ad iniziative finalizzate a riportare in auge la piattaforma! u.u D'altro canto, essendo io approdata in un periodo ormai ben distante da quella che fu l'epoca d'oro Askiana, non mi spiacerebbe affatto assaporare un accenno di ciò che hanno avuto la possibilità di esperire gli utenti iscritti in quel rigoglioso periodo. Ben vengano, quindi, nuovi quesiti innovativi e stimolanti – anzi, nella piatta e desolante omologazione che predomina il panorama della nostra bacheca domande, costituiranno una piacevole ventata di aria fresca, e andranno ad aggiungersi a quei pochi ma validissimi contributi rimasti ad impreziosire il sito!
Per quel che mi riguarda, benché purtroppo non possa garantire alcuna costanza sulle mie risposte, avrò lo stesso piacere a ricevere quotidiani spunti di riflessione su cui ricamare ragionamenti.~

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Buonasera.

Santi numi! Cosa veggono le mie fosche pupille? Un raro esemplare di anon che, nel suo palesarsi all'utenza, non si è affidato alla barbosa consuetudine delle uscite di natura casuale, prive di senso logico, sopra le righe, oppure intenzionalmente provocatorie, imbarazzanti, lesive – nei riguardi del prossimo e/o del nostro povero e bistrattato idioma madre – o inopportune? Esordendo, per giunta, con pacata educazione e secondo le basilari norme di una conversazione svolta in termini civili? Cielo... dov'è il WWF?! Qui parliamo di una specie a rischio d'estinzione!

Buongiorno ☀️ qual'e il primo pensiero appena ti svegli? ✍️

Vanessa_lombardi’s Profile PhotoStupidaAnimaFragile ✨
In questo periodo specifico, a perforare la mia mente al pari di una trivella vi è un solo il ferreo monito che mi intima di dover studiare per un esame imminente. Il pensiero successivo è una sua diretta conseguenza, e recita più o meno così: «Oh, gosh... che darei per prendermi una vacanza dall'università – anzi, facciamo direttamente da questa vita – e sollazzarmi per qualche mese alle Bahamas/Hawaii/x meta del mondo ristoratrice e sufficientemente distante dal tugurio in cui vivo». Sai, una vocina al mio interno mi sussurra che potrebbe corrispondere alla panacea di tutti i miei mali. Peccato che io sia costretta a dover seguire i dettami della seconda, che mi rammenta il come gli unici viaggi che al momento le mie finanze mi possono concedere siano di natura mentale; a quel punto mi limito a sospirare di sconforto, a trascinarmi a forza giù dal letto e a soffocare la mia insoddisfazione dietro la consolante promessa di un caffellatte riparatore.

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Buongiorno! Oggi mi sento di "riciclare" una domanda che sicuramente hanno fatto anche a te quand'eri bambin*, perciò ti chiedo: chi vuoi essere da grande?

Thomaszanche’s Profile PhotoThomas
Una persona felice. Serena, stabile, appagata da ogni aspetto della propria vita e in pace con se stessa. È l'unica risposta salda, concreta, che posso vantare di stringere fra le dita incerte dopo aver rovistato fra le tasche scomposte della mia realtà, districandola dalla presa sinistra delle incognite accumulate contro la stoffa. Il resto verrà da sé.

Ti ho persa e mi manchi

Premesso che al 90%, in situazioni di questo stampo e maturata un certo tipo di esperienza all'interno di questi lidi virtuali, non nascondo di nutrire la brutta impressione che dietro tale dichiarazione si celi un troll – e probabilmente la mia natura guardinga e sospettosa assumerà un peso di rilievo nelle mie considerazioni –, lascio comunque uno spiraglio di dubbio aperto: se le tue parole fossero sincere e avessi semplicemente timore a mostrarti, qua su Ask, con un'identità in grado di consentirmi di riconoscere chi si cela dietro la loro stesura, ti invito a contattarmi privatamente su IG, così da illustrarmi la situazione in esame. Questo poiché son davvero rari i casi in cui scelgo di troncare di netto un legame: solitamente, se arrivo a propendere per un'opzione tanto definitiva, è per via di episodi di una gravità tale da portarmi a ritenere il suddetto rapporto oramai irrecuperabile (e le basi su cui si fondava irrimediabilmente compromesse dalla vicenda), altrimenti in genere non ho problemi a riallacciare i contatti con persone con cui mi sono trovata bene. Può capitare, al massimo, che talvolta diradi - o interrompa per brevi periodi - la frequenza con cui si conversa per via di impegni pressanti che gravano sulla sfera personale, ma non arrivo mai a cancellare dalla mia vita quel determinato soggetto: in breve, salvo casi eclatanti, son sempre favorevole ai riavvicinamenti.

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La solitudine è il teatro dei risentimenti?

NessunDio’s Profile PhotoLord Voldemort
Non vi è niente di più neutro della nuda solitudine, a mio avviso, modellabile dal nostro cuore a seconda dei sentimenti che crepitano al suo interno. Se quel cuore cova pace, se è sospeso nell'equilibrio e nella soddisfazione più placida, il silenzio della solitudine non assumerà mai il peso di un macigno, bensì si intaglierà in una leggerezza consapevole di chi è a posto con se stesso. Molto ambita, come tipologia di solitudine – ed altresì la più rara, lol, la più ricercata –, poiché non corrisponde a una tragica conseguenza, e il ritrovarsi a tu per tu con la propria persona è vista come occasione per un dialogo costruttivo e pacato.
Se quel cuore è vittima dell'odio, invece, se nella sue pareti giace indelebile, a fuoco, un nome scritto con precisione rabbiosa, la solitudine sarà uno spazio soffocante, sarà sdegno, sarà rancore bieco e affanno, sarà veleno. Il teatro risulterà vuoto, ma il petto ingombro e saturo spasimerà la libertà di un applauso, e pregherà di abbandonare le assi instabili di quel palco che mai per un istante si è sognato di calcare.

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Siete più da videogiochi o un buon libro?

elisa
Entrambi, in verità. Benché in misure e modalità che differiscono, non ho potuto fare a meno di notare che ogni composizione di stampo creativo smuove e funge da nutrimento ad una specifica radice del mio essere; e se il mio debole è l'altro, la sua storia, mi verrà naturale ricercarla fra i meandri di quella intessuta dalle sue dita e che ci ha tenuto a narrarmi – o che io stessa recepisco, a seconda di ciò che in quel momento necessito di sentire. Insomma, studiare la mano dell'autore fra le righe, carpire i suoi intenti (vuole stupire l'audience? Scandalizzarla? Scuotere le coscienze? Cerca un confronto, da parte nostra? Una smentita?) nel dialogo senza voce che si crea tra donatore e ricevente - d'altro canto, non è proprio l'opera in sé a vestire i panni di un ponte di contatto fra il rispettivo fautore e il pubblico a cui è somministrata?
Per quel che concerne la prima forma di intrattenimento, a seconda del genere per cui è stata elaborata, ne ho sempre usufruito al fine di sfogare le mie energie, anelare una pausa dall'uragano di pensieri da cui cercavo di far ritorno il più tardi possibile, oppure, nel caso della mia tipologia prediletta di tali prodotti, lasciare che mi catturasse la trama e i molteplici sviluppi in cui si diramava, nonché i personaggi che quest'ultima l'avrebbero esperita, e poi modellata – tramite le scelte che noi avremmo attribuito ai loro temperamenti.
Dietro i libri, invece, ero solita rifugiarmi e osservare il mondo dal loro angolo di carta, quello più protetto. Quello che maggiormente mi limitava, segregata, com'ero, in seconda linea. Ora che nell'arena della vita ho fatto anche io la mia comparsa, però, non ho più la minima intenzione di farne utilizzo come scudo, né tantomeno in qualità di arma. Non renderebbe loro giustizia. Forniranno una nuova chiave di lettura tramite cui interpretarla – che sia rabbonirla lievemente laddove serva stemperare l'amarezza, oppure ravvivarla con del pepe negli intermezzi di forzata staticità.

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