#distante

Ti insegna ad essere indipendente, prendersi cura di se stessi. Decidere, lavorare sodo per il proprio miglioramento. Per non aspettare che gli altri facciano le cose per te.
Stare da solo ti lascia decidere da solo. Quando le cose si incasinano, non puoi giustificare i tuoi errori. Non puoi incolpare nessun altro perché sei tu a fare le scelte. Ti insegna ad essere responsabile.
Stare da soli aiuta a conoscere di più te stesso. Quanto puoi fare e quanta strada puoi arrivare se solo ci metti il cuore in quello che stai facendo. Ti fa capire le cose a cui tieni. I tuoi valori, i tuoi sogni. Chi sei quando sei al meglio e quando sei stressato. Ti fa amare di più te stesso.⚘️
Stare da soli è divertente, ma / non / sempre.
Ci sono anche momenti in cui non amerai stare da solo. Tempi in cui il tuo corpo si arrenderà ma non ci sarà nessuno che si prenderà cura di te. Tempi in cui non riuscirai a darti consigli o motivazioni e non potrai chiedere nemmeno agli altri. Tempi in cui vorrai condividere le tue vittorie e le tue sconfitte ma non ci sarà nessuno a cui dirlo. Tempi in cui sarai troppo stanco per funzionare ma non ci sarà nessun altro che possa fare il lavoro. Momenti in cui ti sentirai così pesante da voler solo un abbraccio stretto per sentirti vivo, ma l'unica cosa che potrai fare è dormirci sopra e desiderare che svanisca con i tuoi sogni. Tempi in cui ti sentirai così distante e disconnesso. Momenti in cui ti sentirai così solo. Stare da soli è liberatorio, ma di sicuro comporta un sacco di pianti...

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Il pranzo natalizio era seguito col solito ordine: aperitivo di benvenuto, due primi ed un secondo per poi finire con qualche amaro sempre molto apprezzato da suo padre e dolci tipici venezuelani. Era sempre andato così fin da quando Audrey ne aveva memoria.
Sua madre Courtney indossava il solito vestito rosso natalizio che le andava sempre stretto sui fianchi e suo padre la prendeva in giro dicendo che quelle barrette proteiche non stavano funzionando più di tanto.
Suo padre Duncan arrivava già abbastanza sbronzo all'aperitivo di benvenuto.
Phoenix riusciva a resistere per due portate in croce, prima di mettersi la giacca ed uscire; era sempre stato molto intollerante alle feste.
Audrey era l’unica macchia in quello scenario limpido e ripetitivo e ciò non poteva restare indifferente all’occhio vigile di sua madre.

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C: « Posa il telefono, Audrey. È un momento di famiglia questo. » scoccò con la lingua contro il palato, guardandola fissa. Duncan si limitò semplicemente a bere un lungo sorso dal suo calice di vino.

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D: « Lasciala stare, starà parlando con qualche ragazzo. »

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C: « Non la lascio stare, già ha avuto un pessimo voto all’esame. » il tono di voce si alzò diventando più squillante ed insopportabile. Sua madre le aveva sempre detto di stare lontana dai ragazzi, che sono una perdita di tempo e che se lei non avesse avuto suo padre Duncan tra i piedi ora sicuramente non sarebbe stata una semplice avvocatessa di Toronto – nonostante avesse raggiunto una certa fama. Audrey pensava sempre che in realtà era il suo modo per giustificare il suo insuccesso, più a sé stessa che alla sua famiglia.

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P: « Guardate come sta in silenzio, allora c’è veramente qualcuno. » le diede una gomitata, giusto per stuzzicarla ed assecondare il loro papà.
Nell’esatto momento in cui avrebbe voluto rispondere e dire che quelle erano tutte delle cavolate, Chris le mandò un nudino e per poco non gettò il telefono per aria prima di diventare rossa come un peperone.

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C: « Fammelo vedere. » fu imperativa, mentre con la mano la esortava a passarle il telefono; ringraziò che fosse abbastanza distante perché altrimenti non si sarebbe fatta troppi problemi a sottrarglielo dalle mani.
Audrey avrebbe potuto tranquillamente mostrare la foto della sua Chris se fosse stata abbastanza coraggiosa da fare coming out, ma preferì usare la scorciatoia e mostrare loro una foto di Jean (@graniticlove). Era un bel ragazzo ed era a modo.

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C: « Mh, carino. »

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D: « Pare un paggetto, poi con sto orecchino all’orecchio. »

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P: « Ed io che pensavo che studiaste solo ed invece . . . »

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-AH NON VIENI EH! COMODO COSÌ, A ME LA PATATA BOLLENTE (ci manchi tanto Silvio) E A TE LA GLORIA!-
Ma il Padre eterno non rispose, implementando la già implementata ira di Michele, che finito di mietere la flora circostante, tornò minaccioso verso la minore.
-TU..TU..TUU..AAAHHH MI FARAI IMPAZZIRE! SI PUÒ SAPERE CHE FINE HAI FATTO EH!? ANZI NO..TACI, TACI PER L'AMOR DI DIO!-
Era pronto a varcare ogni limite, era pronto a far valere le sue ragioni, mietere Anastasia non sarebbe stato sacrilego, non sarebbe stato un oltraggio, la sua vita sarebbe cessata solo in forma carnale, ma spiritualmente sarebbe tornata alla casa del signore, per redimersi, e ripercorrendo la strada divina, giungere alla purificazione dell'anima, e tornare a risplendere avvolta dal lucente amore di Dio.
-AAHH IO TI ÂMMAZZØ! ANZI NO! IO MI ÂMMAZZØ!-
Si diresse quindi sotto una grande quercia poco distante e, in maniera insensata, convulsa, ma soprattutto insensata, iniziò a tirare una violenta sequenza di testate contro quel massiccio tronco, manco fosse colpa di quella grande pianta per i suoi isterismi. Fortunatamente la testa dell'arcangelo era dura, tanto da non farsi seriamente male, tanto non creare danni alla grande pianta. E fu solo quando le forze venirono meno che, lentamente, l'arcangelo tornò a placarsi e, a riprendere un briciolo di sanità mentale.
In tutto ciò, si deve sapere, che un Michele nella modalità Michele, tende ad estraniare il mondo circostante, quindi cara Anastasia, se nel mentre tu avessi deciso di fare o dire qualsiasi cosa, l'averti bellamente ignorata non è frutto di un menefreghismo voluto, bensì di un atto di conservazione.
Spossato, stremato, esaurito, Michele si accasciò al suolo adagiandosi al tronco del grande albero, l'ira funesta si era diradata, portando Michele alle sue sembianze più consone. Muovendo appena la mano, chiamò a sé Anastasia, e non importa quanto ella potesse essere spaventata, o infastidita, o adirata (o divertita) per la scenata poco piacevole appena vissuta, ma egli aveva le sue ragioni. Michele non era una creatura facile, era difficile capirlo, captarne i pensieri, le emozioni, le sue azioni. Come il suo creatore, anch'egli era enigmatico e misterioso, ma sempre come il suo creatore, egli agiva sempre per scopi benefici, per premura, e anche se non sempre era comprensibile, agiva soprattutto per amore, in qualsiasi forma si voglia leggere o interpretare tale sentimento.
-Ho acconsentito di mostrarmi il tuo modo di amare, ma caspita, mi rendi davvero difficile permettertelo-
Con il capo appena chino, sorretto dalle mani, Michele si godette quell'attimo di serenità. La brezza si era alzata, soffiando via ogni malessere (almeno il suo), mentre il crepuscolo si stava sbiadendo per lasciare posto alla sera, alla luna, e alla prima stella nel firmamento. Continuava a pensare alle domande poste da Anastasia, cercando un senso o una spiegazione..
Pt 2

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Hahaha ma tu mi segui? perché mi infastidisce molto che in mezzo alla domanda ci sta la palese affermazione, perché è più probabile che io parli di un cinghiale appena visto che di un pesce appena pescato..no, non abito vicino al mare. Casa mia dal mare è distante di 1h 44 in macchina e in treno se ne vanno quelle buone 3h-4h se non mi organizzo bene me faccio il bagno volentieri sotto un albero. Io sono dell'Aspromonte zona terra, fango e sopravvivenza. Invece se ti riferivi alla mia esperienza con la guida, mio padre che lavora in città ha un'officina sia a un passo da una stazione sia a un passo dalla spiaggia, quando mi trovo lì faccio la combo d'esperienza. Ma sono assolutamente campagnola, di quella dai tanti terreni con in mezzo un bunker con all'interno un trattore e gli attrezzi, quella che in classe superava il comodato d'uso in sintesi.

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Voleva tutto di lei, si godeva ogni millimetro di quella magnificenza. In questa notte serena e turbolenta, delicata e rude, sotto quelle candide lenzuola, chiusi in una stanza così distante dal resto del mondo, i due giovani amanti avrebbero scoperto ed esplorato nuovi idilliaci mondi.
Affidò l’entusiasmante, adolescenziale amore a chi si palesò al suo sguardo, indossando candide ali, invitandolo a volare
nell’onirico piacere.
Nessuna dolcezza, nemmeno un afflato avrebbe accompagnato il triste atto, le ali posticce e lo sguardo ammaliante, lasciò subitamente cadere il principe senza cuore, buttandosi sopra all’ambita preda, come un lupo famelico avrebbe fatto scempio, dell’ardente anelito, come sempre aveva fatto.
Ma non questa notte, non con lei.
Mentre lui le avrebbe insegnato a fare l’amore, lei gli avrebbe insegnato ad amare.

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Possa l'universo essere testimone dell'ascesa e del trionfo che il principe Aegon I Gott compirà. Sarà pure fidanzata, avranno pure deciso di cospirare alle sue spalle creando un matrimonio di convenienza, ma nessun ostacolo può fermare l'amore nato da un imprinting primordiale come il loro. Egli non ha mai perso una battaglia, non perderà di certo la battaglia più importante della sua vita, poiché non esiste ragione, non esiste ostacolo, non esiste impedimento tale che gli permetterà di distruggere chiunque gli sbarrerà la strada che porta al cuore della maggiore, e sconfiggerà la sua cecità, e alla fine, anche ella dovrà vedere che il loro amore esiste, e che il destino ha disegnato per loro un presente da vivere, un futuro prospero insieme.
Rilassato, beatificato, Aegon si godeva la presenza fisica e spirituale di Maria Antonietta, e spostandosi leggermente, portò la maggiore a farsi più piccola tra le sue braccia, adagiando la testa di lei sul petto del biondo. Poteva così sentire il vivo martellare del suo cuore, il caldo respiro scivolare sui suoi capelli argentati, un braccio sulla schiena, lasciava libera la mano di lui di poter solleticare delicatamente il fianco della giovane, mentre con l'altra mano, in un ritmico e ondulato movimento che scorreva avanti e indietro, coi polpastrelli disegnava linee sopra le vesti sue, che andavano dal ginocchio fino a quasi all'altezza dell'inguine, un continuo e ripetuto movimento quasi ipnotico..almeno per la mente.
Respirava a fondo, respirando il suo profumo e liberando sospiri di passione, nella sua mente continuava a martellare l'idea di assaggiare le sue labbra. Da anni sognava questo gesto, lo sognava quando era lontano da lei, lo sognava ogni volta che tornava al castello, ma mai come ora quel sogno era così vivido, così intenso, e al contempo così spaventoso. Poteva azzardare tanto? Finalmente avrebbe potuto cessar di sognare, e vivere finalmente quella realtà con la sua amata sorella? No..ciò che le sue labbra baciarono furono la pelle della fronte sua. Piccoli baci ripetuti, e nulla più.
-È che, dovrei stapprami il cuore per farti capire quanto e' grande il mio amore per te, così grande da farmi paura. Non temo di non essere importante, temo..di poterti perdere-
A quelle parole, il biondo venne come colpito da una lama che andò a trafiggergli il petto, e sentì l'impulso di stringere la maggiore a se, accarezzandone le braccia, le mani, per risalire al suo viso, poggiando la propria fronte sulla sua. I loro nasi si sfiorarono, permettendo ai loro respiri di incrociarsi. Non poteva guardarla negli occhi, ma sperò, che ideologicamente, lei potesse guardarlo come lui ora stava guardando lei. Lei così pura, così bella, così vicina, da sentire il calore delle sue labbra sfiorare le proprie. Erano lì, a pochi millimetri, eppure lei sembrava così distante. Per alcuni istanti, poté solo continuare ad immaginare quel contatto.
#2

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La famiglia Tarun aveva una piccola tradizione ogniqualvolta c'era un compleanno di uno dei membri della famiglia: ci si riuniva tutti insieme, si cantava la canzone tipica venezuelana di compleanno e soltanto al termine di questa il festeggiato poteva soffiare le candeline; in più la torta doveva essere rigorosamente il \quesillo\ venezuelano - cucinato seguendo la ricetta dei loro parenti materni.
Le aveva sempre fatto sorridere il modo in cui sua madre seguiva questa tradizione alla lettera - imponendo a tutti di seguire un iter prestabilito e non ammettendo obiezioni - o come suo padre nonostante i tanti anni di matrimonio ancora non riusciva a cantare perfettamente la canzone con la giusta cadenza accentale.
Ci fu solo un compleanno festeggiato senza tradizione ed accadde quando i genitori si separarono per un po' a causa del tradimento del padre. Avevano festeggiato senza quest'ultimo e con una torta comprata last minute al supermercato. Da quel momento in poi Audrey si era ripromessa che non sarebbe più accaduto.

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Audrey ー « y ruego a Dios porque pases un cumpleaños feliz.ー vai, esprimi il desiderio! » terminò di cantare la canzone, allungando la torta verso di lui in modo da permettergli di soffiare le candeline. Phoenix le spense tutt'ad un fiato, leggermente imbarazzato, prima di dare uno sguardo veloce all'orologio.

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Audrey ー « vai, i tuoi amici ti stanno aspettando! » lo sollecitò, guardandolo con sguardo amorevole. Era giusto che si divertisse anche con i suoi amici, nonostante avrebbe voluto trascorrere più tempo con lui.

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Phoenixー « Tu non vuoi passare? » la invitò, forse perché mosso dal senso di colpa. Attenzione, non che non l'avesse invitata per un particolare motivo: Audrey era molto distante dai suoi amici e poteva risultare antipatica, era solo lo strambo modo del fratello di proteggerla.

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Audreyー « Non preoccuparti, lo sai anche tu che i tuoi amici non mi piacciono e poi dovrebbe esserci anche Chris! » si giustificò, anche se c'era rimasta male. Le aveva sempre infastidito il modo in cui Chris fosse andata d'accordo con lui e con suo padre.

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Phoenixー « Guarda che se ti bevi due gin tonic e inizi a cantare Romeo Santos potrebbero apprezzarti. » rise a quell'immagine. Il fratello conosceva Audrey senza quella maschera di acidità e sarcasmo che indossava, sapeva che infondo era di buona compagnia.

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Audreyー « Ci penserò su, ora vai prima che fai tardi! »

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Il mondo brulica di nuove piccole creature. Fiori che sbocciano portando con sé la scia della vita, l’odore di un nuovo mondo, di nuove scoperte e calori che solo il senso della famiglia sa rivolgere e donare. Ed ecco che il dono stesso giunge alle porte del regno. Due re che si incontrano, che si prostrano a quella che dovrebbe essere la regina madre, ma al si fuori di questo, la virilità alfa troneggia.
«Aegon I Gott, non ti vedo da quando ti facevi la cacca nel pannolino, andando in giro ad urlare ‘’voglio la mamma’’ per tutto il regno» due stelle che si incontrano. Due luci che si scontrano, creando il più luminoso fascio di luce, una eclissi.
«E guarda ora come ti sei fatto grande! Le abete parlano, dicono che ormai sei diventato un vero conquistatore. Chissà osa si conquista, mh.. anche Hitler aveva conquistato, e guarda poi che fine ha fatto. Come tutti i conquistatori. Persino l’Impero Romano, il più grande degli imperi che la storia abbia mai visto, è crollato» le frecce vengono scoccate. Chi deterrà tale battaglia?
«Il tempo.. il tempo scorre sempre, anche per chi lo ferma, caro il mio nipotino» ma lui è Karlisle, diversamente da tanti_ ha un limite. E scoppiando in una sonora risata divertita, afferrò il nipote, abbracciandolo calorosamente, da veri uomini.

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..tuoni così potenti da spaccare il silenzio a chilometri di distanza, e l'acqua che trasaliva dalle alte onde, andò a mischiarsi con l'improvvisa pioggia che cadde su di loro. L'uragano Michele verrebbe da dire, si stava manifestando.
E mentre i due venivano investiti da quel violento nubifragio, il Santo permaloso finalmente si decise a riportare l'attenzione sul piccolo quanto agguerrito pulcino di un serafino.
*Ho una visione pucciosa tutta mia di Anastasia, porta pazienza player ^^. Ndrp*
-Paura di te?-
La figura di Michele, per un brevissimo l'asso di tempo scomparve alla vista di Anastasia, per riapparire alle sue spalle stringendola a se.
Volutamente, spiava nel vacuo dell’arcano
ed infinito mistero di un fenomeno strano, e lo scaltro pensiero nel torbido vedeva, di un’anima indifesa che celar non sapeva, nel tollerante cuore il suo triste dolore.
Non per volersi interporre nelle faccende altrui, ma, è stato incitato da una folletta insistente. Vedeva in quell’istante fluire il turbato terrore, creato da un ambiguo spiraglio, e fuggir via distante lasciando un tetro abbaglio, nel tremendo cordoglio di quell’anima ora stanca, che nel dileguarsi, arranca e con se, porta la tentazione e la grande delusione dell’insuccesso, nell’insinuazione, in un corpo colmo di timore. Nessuna visione fu mostrata ella, ma solo un piccolo assaggio di dolore e terrore che ogni giorno egli vive sulla sua pelle, perché sì che lui non teme nulla, ma in quanto L'angelo di Dio, egli vive tutto il male del mondo, e tutti i mali dei suoi miliardi di figli.
-In nessun tempo, in nessun luogo, in nessun modo tu potrai mai farmi paura. Non potresti in modo alcuno, poiché sento tutto il timore che hai verso di me, e non puoi spaventare colui che temi-
Tuttavia, egli non capiva. Ella aveva visto il brutto di lui, e lo aveva accettato. Quindi, era forse il suo immenso a spaventarla?
-O forse, forse non è me che temi, ma è il tuo amore nei miei confronti a spaventarti-
Cosa si teme di più? Una dura verità sbattuta in faccia o, un'illazione detta con ferma convinzione?

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Una bambina, dalla parvenza di una giovane donna ospitante un terribile spirito, quale combo peggiore poteva capitare ad uno come Cloud, che non conosceva il significato di parole come pazienza, perseveranza? Lui era un combattente, un lupo solitario abituato a badare solo a se stesso, tuttavia, non poté non ammettere che da quando la giovane era entrata nella sua vita, l'oscurità faceva meno paura, e il gelo iniziava ad essere un piacevole tepore.
Questo non cambiò il fatto che, il suo essere petulante metteva davvero a dura prova la sua pazienza, e se Cloud aveva imparato che per addomesticare Astrid poteva abusare del potere del cibo, Astrid capì (forse) che prendere per sfinimento Cloud poteva essere un buon rimedio per ottenere ciò che voleva.
Per un po', il viaggio sembrò procedere bene, ma la traversata nel deserto andava presa con attenzione, e non solo per l'alto calore del clima, nonostante quel tipo di carrozza fosse attrezzata e costruita per le traversate nel deserto, il caldo restava pur sempre torrido, e le creature selvatiche regnavano in ogni dove, certo, in una landa desolata non si correvano rischi di uscire di strada o fare incidenti, ma Astrid sembrava avere una predisposizione naturale ad attirare i guai, era davvero sicuro farla guidare?
-Ascolta bene. Queste sono le redini, servono a dare la direzione e la velocità ai chocobo. Sono animali intelligenti quindi tendono a evitare gli ostacoli, tuttavia eseguono gli ordini, quindi stai bene attenta a ciò che fai-
Passò quindi le redini alla ragazza, e proprio mentre stava per dirle di non frustare le creature poiché l'andamento tenuto era più che consono alla traversata, ella, improvvisandosi cowgirl, lanciò una bella frustata con tanto di "IIIHH AAHH"..e l'ovvio risultato fu solo uno: chocobo imbizzarriti che partirono a tutta birra e, Cloud, che per forza d'inerzia rotolò nel retro della carrozza con tanto di testate un po' ovunque.
"BIIPP! BIIIIPPP! BIIIIIIIIPPPPPP" (imprecazioni non ripetibili)
Le creature correvano libere nel caldo vento, e nonostante il panorama piatto, l'orizzonte sembrava sempre meno distante, e se Cloud in un primo momento sembrò prossimo a commettere un omicidio, ancora una volta si dovette arrendere alla gioia dipinta sul volto della ragazza, sembrava davvero una bambina spensierata e divertita.
Si riportò quindi accanto a lei, lo sguardo di rimprovero era sufficiente, non vi fu bisogno di aggiungere altro.
-Ora, tira leggermente le redini, evitiamo di farli stancare più del dovuto-
E per evitare ulteriori danni, si sistemò dietro di lei, poggiandosi col petto sulla sua schiena, le braccia accanto alle sue, le proprie mani su quelle di lei ad eseguire un movimento deciso e delicato al contempo, e le creature lentamente diminuirono la velocità.
Il profumo dei suoi capelli, della sua pelle, quelle esili braccia, quelle piccole mani, più le stava vicino, e più Cloud aveva l'impressione che quella ragazza fosse stata disegnata..
Pt.1

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゜・。✿ 。・゜゜・。✿ 。・゜゜・。✿ 。・゜
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❀ ˖ ࣪⊹ La princesa de las flores ˖ ࣪⊹ ❀
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❀ Hoy tuve la dicha de conocer
a la princesa de las flores,
quien no sabe reconocer
sus grandes valores.
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❀ Como un jazmín es su amabilidad
y su bondad la de una blanca zinnia.
Representa una calendula su creatividad
sin rebeldía, dócil flor de maravilla.
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❀ Piensa en los demás como una astroemeria,
perseverando en este mundo cual magnolia,
pero si un distante le hablare
se pone tímida como una peonia.
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❀ En el pantano florece un nenúfar
que se parece a ella en resiliencia.
Plantaría cien anémonas azules
para no subestimar su inteligencia.
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❀ Puede cruzar mares por sus queridos
con la fortaleza de una orquídea,
y trasmite luz con su sonrisa
de carácter aniñado cual margarita.
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❀ Bella y pequeña como una flor de cerezo
sabe que la vida es corta y efímera
y como una flor de cerezo aprendió
a amarse el tiempo que le quedara.
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❀ Era la primera vez que le reconocía
todas sus inminentes virtudes
mientras que con la luz del día
recitaba al espejo con gran brillantez.
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❀ No es un presuntuoso narciso,
olvidará estos versos en la mañana,
o cuando su semblante se matice
por los rocíos de la telaraña.
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❀ Pero cuando su corazón olvide
este lírico relato le recordará
que es una valiosa persona, no dude,
la princesa de las flores será.
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˗ˏˋ✿´ˎ˗ Creado por Hanami Hime, de mí para mí, y para todas las flores inseguras de este mundo. ( ᴗˬᴗ)
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˗ˏˋ✿´ˎ˗ Estoy ultra feliz con este poema, es el primer poema que escribo y me lo quería dedicar a mi misma.
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Mi piacerebbe linkare un podcast che ho ascoltato stamani , che per l'appunto parlava della difficoltà di conoscere( o approcciare ) persone nuove.
Partiamo dell'obbiettivo in questo primo caso: vogliamo attirare qualcuno a noi perché ci da l'idea di essere una persona attraente intellettualmente?
E vorremmo ottenere una reazione ed una conversazione stimolante nel caso?
Se questo genere di persona ci interessa a tal punto potrebbe educarci alle sue materie, magari comuni per un confronto.
In ogni caso approfondire un argomento per noi potrebbe colmare delle lacune e farci scoprire cose e persone nuove , consigliabile certo.
Nel secondo caso:
Siamo costretti alla manipolazione per farci notare , a comportarci e trattare temi escono dalla nostra routine?
Dipende tutto dell'obbiettivo e qui faccio un esempio pratico
Parliamo di ragazze
Bene , vuoi o vorresti attirare L'attenzione di una ragazza che però è completamente distante dal tuo modo di essere, e questo comprende il registro (cioè come parli) e come ti poni (come ti presente)
Se il tuo obbiettivo è fare una bella impressione solo per ottenere un qualcosa, tipo portartela a letto più facilmente rientrando nei suoi canoni allora potrebbe sembrare manipolazione
Se il tuo obbiettivo è conoscerla per poter creare un dialogo disinteressato potrebbe essere una strada più facilitata agire in questo modo, seppur manipolatorio, ma potresti comunque interessarti veramente
In parte credo anche che la risposta giusta non sia solo dipendente dell'obbiettivo ma anche da quanto uno voglia mettersi in discussione e alla prova

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Intenta a fare un passo avanti, una mano mi ha fermata. Mi ha stretto forte il braccio ed io, incredula, ho abbassato gli occhi, intenzionata a capire chi fosse colui che voleva ostacolarmi.
Non vi era nessuno alle mie spalle, e nessuna mano mi stava stringendo la pallida pelle.
Ho sollevato nuovamente lo sguardo e con piú decisione ho ripreso la mia precedente azione. Un passo incompleto, potrei definirlo, in quanto nuovamente due mani mi hanno fermata, stringendomi stavolta entrambe le braccia ancor prima che la pianta del piede potesse toccare il suolo. Infastidita, ho iniziato ad agitare le spalle nel disperato tentativo di liberarmi da quella "morsa", ignara del fatto che, ancora una volta, nessuno ci fosse dietro di me, che nessuno mi stesse tenendo le braccia. Allora, ho tentato ancora, ed ancora, ed ancora, ma piú tentavo, piú braccia si aggiungevano alle precedenti: una alle spalle, un'altra al petto, un'altra ancora al collo, fino a rendermi incapace di fare qualsiasi cosa, di compiere qualsiasi azione.
Non vi era nessuno alle mie spalle, non vi erano mani che mi stringevano o braccia che mi ostacolavano, eppure non mi muovevo, non riuscivo in alcun modo ad andare avanti.
Il famoso treno che passa una sola volta nella vita era giá partito, veloce ed impossibile, ormai, da fermare,
severo e preciso come non mai.
Sfinita, le mie gambe hanno ceduto su una panchina poco distante. Ho abbassato lo sguardo ed una lacrima ne ha approfittato per scendere con dolorosa lentezza lungo il viso.
É cosi che ogni giorno, ogni singolo giorno perdo occasioni preziose e, con esse, il tempo che scorre inesorabile e che non vivo, alla cui corsa assisto passivamente.
Quelle braccia sono la vergogna, la timidezza, il timore di sembrare tante cose e tutte pessime: patetica, stupida, insensata, ripetitiva, assillante, noiosa, inopportuna, mediocre, piccola, non all'altezza, immeritevole.
La mia prigione, il mio limite, la mia gabbia sono io stessa ed il mancato coraggio di vivere come disperatamente e ossessivamente desidero, non come gli altri credono io debba farlo.

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Son sempre aperta ad iniziative finalizzate a riportare in auge la piattaforma! u.u D'altro canto, essendo io approdata in un periodo ormai ben distante da quella che fu l'epoca d'oro Askiana, non mi spiacerebbe affatto assaporare un accenno di ciò che hanno avuto la possibilità di esperire gli utenti iscritti in quel rigoglioso periodo. Ben vengano, quindi, nuovi quesiti innovativi e stimolanti – anzi, nella piatta e desolante omologazione che predomina il panorama della nostra bacheca domande, costituiranno una piacevole ventata di aria fresca, e andranno ad aggiungersi a quei pochi ma validissimi contributi rimasti ad impreziosire il sito!
Per quel che mi riguarda, benché purtroppo non possa garantire alcuna costanza sulle mie risposte, avrò lo stesso piacere a ricevere quotidiani spunti di riflessione su cui ricamare ragionamenti.~

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