#fango

non ho cancellato niente, ma avevo già messo in conto potesse accadere e ripubblico ciò che ho scritto prima.

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sono veramente stanca di dover rispondere a domande stupide e giudicanti riguardo le mie scelte personali. non devo giustificare a nessuno il fatto di aver scelto di fidarmi di qualcuno.
fidarsi è una scelta personale, basata su valori come il rispetto, la comprensione reciproca e la crescita.
continuare a mettermi in discussione per questa scelta, insinuando che sono stup.ida, è semplicemente offensivo e immaturo. non conoscete tutta la storia, non vivete le mie emozioni e non avete il diritto di giudicare le mie decisioni. trovo veramente frustrante dovermi difendere da attacchi basati su pregiudizi e su una visione limitata delle cose.

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invito chiunque continui a fare domande del genere a fermarsi e riflettere su cosa significa davvero rispettare le scelte degli altri. io rispetto e la comprensione sono alla base di qualsiasi relazione, sia essa di amicizia o altro. se non siete in grado di accettare questo, forse dovreste rivedere le vostre priorità. continuare a gettare fango sulle scelte altrui non fa altro che creare un ambiente tossico e negativo, che non porta alcun beneficio.

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spero che questo chiarisca la mia posizione una volta per tutte, e che si smetta di mettere in dubbio le mie decisioni con insinuazioni del tutto fuori luogo.

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grazie!

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*hacker
E ciao, sempre a mettere in mezzo terze persone 🙃 innanzitutto fare queste accuse sul "sentito dire" è diffamazione, bisogna sempre avere delle prove prima di accussare e io non le vedo ma tralasciando questo dettaglio (e tralasciando anche gli altri dettagli che vengono come sempre dimenticarti) "entrare nei dati della gente rubare profili scoprirli" 😅 CHE? Con quale Italiano me lo stai dicendo??
Tutto quello che faccio è dimostrabile e a differenza di altre persone utilizzo sempre metodi 100% legali e pensa recentemente ho acquistato un PC nuovo ed il vecchio non l'ho formattato proprio perché se qualche persona con problemi di orgoglio (anche se disattivato leggerà con i suoi mille profili) farà davvero qualcosa nessuno si potrà appellare a niente perché ho tutto ben custodito senza aver cancellato niente cosa che non si può dire alla controparte 🙂 ergo perde sempre in partenza.
Detto questo devi dire a chi "mi hanno detto" che può inventate meno cose per tentare di buttare fango addosso alle persone perché chi ha coscienza pulita non ha bisogno di questi mezzi per intimorire, basta la verità a far paura e quella per cui mi accusi non lo è 😊

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Rellenar mi cabeza con algo que no es arrepentimiento.

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No sé definir bien qué es, porque satisfacción desde luego que no.

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Esforzarme en cosas me mantiene sobre unos raíles que, además de conducirme a mis supuestas metas, me permiten permanecer centrado y tranquilo. Porque sé que voy de "A" a "B". A "B" voy a llegar. Ni "C", ni "D", ni "E". "B". Seguro. Lo que ocurre es que, cuando llego a mi destino, no siento nada. Como mucho, aquello de liberarte de una mochila repleta de piedras. El chiste es que, en primer lugar, fui yo mismo quien cargó la mochila al establecer un objetivo. Es parecido a clavarte una estaca en el pecho por decisión propia y después extraerla. Por supuesto, alivio sentirás puesto que ya no duele. Pero es que eres imbécil, ¿para qué te clavas una estaca?

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Será por eso que dentro del top 3 de comentarios que me hace la gente se encuentra: "¿por qué te metes en cosas tan complicadas?", referenciando lo que estudio o al hecho de que siga estudiando. Cabe destacar que son palabras escupidas por personas que se dirigían a "B" pero, al darse cuenta de que el trayecto sería más largo de lo que en un primer momento pensaban, se fueron bajando en "C", "D", "E", o en la primera estación con flores bonitas que observasen por la ventana. Ahora las flores están muertas.

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Así que, podría decir que la recompensa que busco al esforzarme es tranquilidad. Evito alimentar tentaciones al destinar todos mis recursos a la decisión que haya tomado. De esta forma, no me quedarán fuerzas para probar otros caminos, por muy atractivos que me puedan parecer. Desaparece el riesgo de perderme.

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Y es que no me atrae particularmente la idea de convertirme en ese señor mayor que vive en un constante tormento por no haberse esforzado lo suficiente en esto o aquello cuando tuvo la oportunidad.

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Porque son varias personas sumergidas en ese fango las que he podido conocer. Sin ánimo de frivolizar ya que, gracias a dichas personas, he aprendido esta lección; son como espejos mágicos. Mientras una especie de manto de polvo te impida verte reflejado/a en ellos, enhorabuena. De alguna manera, vas bien. Ahora, si te observas en ellos y ves que el reflejo te saluda, bueno. Tienes un espejo. Enhorabuena también.

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Supongo que es fácil predecir que, al igual que estas personas, acabaré ahogándome en uno u otro fango.

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Pero, en ese, seguro que no.

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Hahaha ma tu mi segui? perché mi infastidisce molto che in mezzo alla domanda ci sta la palese affermazione, perché è più probabile che io parli di un cinghiale appena visto che di un pesce appena pescato..no, non abito vicino al mare. Casa mia dal mare è distante di 1h 44 in macchina e in treno se ne vanno quelle buone 3h-4h se non mi organizzo bene me faccio il bagno volentieri sotto un albero. Io sono dell'Aspromonte zona terra, fango e sopravvivenza. Invece se ti riferivi alla mia esperienza con la guida, mio padre che lavora in città ha un'officina sia a un passo da una stazione sia a un passo dalla spiaggia, quando mi trovo lì faccio la combo d'esperienza. Ma sono assolutamente campagnola, di quella dai tanti terreni con in mezzo un bunker con all'interno un trattore e gli attrezzi, quella che in classe superava il comodato d'uso in sintesi.

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Nel libro della vita, le risposte non sono nella copertina, bisogna leggere pagina dopo pagina, capitolo dopo capitolo, e solo perché non capiamo non significa che la risposta non esista, a volte, bisogna solo rileggere con più attenzione. Alla fine si vive una volta sola, ma se si vive bene, una volta sola è abbastanza. E negli ultimi giorni, finalmente Cloud stava iniziando a capire capitoli che finora gli erano stati ostici, apprendeva parola dopo parola, verso dopo verso, nel suo libro personale della vita, l'avvenuta di Astrid diede un senso a tutto, un tutto troppo vasto e improvviso da poterne cogliere il significato all'istante, ci sarebbe voluto tempo, attenzione, ammissioni..già, e proprio quest'ultimo dettaglio per lui erano ancora un ostacolo, ostacolo che il suo caro amico Zack avrebbe usato come proprio punto di forza.
I tre si incamminarono all'interno dell'insediamento, varcate le mura iniziali, si aprì ai loro occhi un vero e proprio villaggio, coperto su tre lati da delle mura e, sulla parte più a Nord, il villaggio veniva protetto da un alta montagna rocciosa, che vegliava sul villaggio proteggendolo. All'interno dell'insediamento, Zack spiegò che vi erano civiltà diverse, creature scappate dalle zone di guerra, sopravissuti agli attacchi dei mostri, superstiti dello sterminio di Sin. Il capo Clan accoglieva tutti nel suo villaggio ma ad un'unica condizione: chiunque decideva di rimanere in pianta stabile, doveva giurare fedeltà alla causa. E la causa era semplice, la sorte del villaggio andava preservata a costo della vita. Già, perché nonostante fossero nell'angolo più estremo del deserto, non solo erano soggetti ad attacchi da parte dei mostri, ma a poche centinaia di km si ergeva sui resti di una città caduta, un insediamento di ribelli anti maghi, che venivano visti come il male di Tera, e questa guerra tra maghi e rivoltosi durava da decine di anni. Ovviamente Cloud ed Astrid in quanto ospiti di passaggio non erano soggetti alle regole del clan, tuttavia, si sarebbero dovuti adeguare per tutta la durata della loro sosta.
-Nessun problema amico, aiutarvi in caso di necessità sarà il nostro modo di sdebitarci-
Z: buono a sapersi. Questa è la vostra dimora ragazzi, e mi raccomando fiorellino, se ti servisse una vera compagnia, quella lì è la mia dimora, ho tanto tanto cibo e..un prelibato dolce tutto per te-
-Vattene Zack!-
E dopo tutta una serie di battibecchi, i due vennero lasciati tranquilli di potersi sistemare nella provvisoria dimora. Era una piccola casetta fatta di fango e ciottoli, molto intima e accogliente. Una zona cucina, una piccola sala munita di poltrone, grandi cuscini, un camino e qualche libro sulle mensole, un piccolo bagno e..una sola camera da letto, un letto matrimoniale e un mobile, ed eccola lì, madame ansia tornare a tormentare la mente del giovane, ancora una volta costretto dal destino a dover condividere con lei, molto più di quanto si aspettasse.
Pt.1

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L’istinto, primordiale. Si insidia nell’anima, sconvolgendo quella benevolenza, un battesimo umano, un desiderio che arde più d’uno stesso incendio. Singola fiamma. S’esibisce ed illumina, protagonista, egocentrica, al centro dell’attenzione. Nessun vento soffierà mai abbastanza. Sënsualë, danza nella notte, lucciola effimera, preda angusta.
Il lupo e l’agnello: ricorda docile creatura, che can che abbaia non morde ma se lo istighi prima o poi t’azzanna!
Renesmee aveva giocato troppo, la fune era stata tirata al punto di essersi spezzata, svezzando un gene poco raccomandato. Ed ella, animo pudico, mente docile, era inciampata nella tana del lupo - affamato!
Era più che benzina. Era più che incendio e fuoco, fiamme di desiderio, mostranti l’ardente inferno, girone della lussuria. Erano stati benedetti dal diavolo – oh no! Kaede era stato carezzato dalla sua mano, affinché privasse il buon Dio di un’altra pecorella, agnello sacrificale, capro espiatorio delle sue gesta. Affamato, s’avventò su ella, divorando veracemente il suo corpo, la sua essenza, prosciugando quanto di lei e della sua genuinità era rimasto, marchiando ogni suo angolo – tessuto diafano divenuto cremisi. Lenzuola sudate, disfatte, ormai solo una lontana visione, mentre veniva sballottata, incredula dell’amplesso e delle sfaccettature che stavano prendendo forma in quella stanza. L’ossigeno mancava, aspirato dalla famelica portanza del biondo. I demoni banchettavano nella notte della luna rosso sangue, gocce colanti sulla terra. La distesa corvina nascondeva le bestialità che rumoreggiava, perpetuo sconquasso causato dai loro corpi.
«K-Kaede..» un sussurro, strozzato, agonizzato. La mente della rossa si perse, privandosi della lucidità. Ogni parte di lei fremeva, il piacere si fondeva nell’aria, pënetravä fino alle ossa, martellando la testa, il cuore. Lo_ sentiva spingersi in profondità, gonfiarsi, occupare la sua_femminilità. Virile possanza , s’avvinghiava ad ella senza lasciarla, una morsa che la riteneva prigioniera. Succube, schiava della vöglia del biondo – ebbe la forza di chiedersi che cosa gli stesse passando nella testa, quale arcano desiderio lo avesse investito, influenzando l’amorevolezza - seppur giovanile - con la quale l’aveva toccata finora. Ma amarlo voleva dire accettare anche quella parte grezza e burbera, veemente uomo primitivo, arcaico. Non erano più solo due anime danzanti, era fame e virulenza, bocche che lottano per la vittoria, lingue asfissiate che rotolano nel fango, sotto l’acra pioggia d’autunno. Porta via con te, in questa triste estate, tutte le attese e rilascia, giovane Ness, le tue movenze femminili, lasciati possedere e possiede col tuo amore, quel cuore vuoto che dev’essere riempito, permettigli di trasportarti, il nocchier de la lividia palude, il Caronte del tuo girone infernale. Il canto si fece aggressivo, unghie che s’incastrano e lividano la carne, capelli tirati, mano nella mano, gambe avvinghiate, intrecciate, strette.

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//parte 1

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@Midaleah 🏝️ Holi Emily, ten buen año, pásate 🍸
Ettoo... Si, me encanta leer, siempre tengo libros a medio 📚
📖 Literatura
Tolkien, J.R.R. (Sudáfrica, Inglaterra) (1892, 1973 ✝).
"The Hobbit" (1937), "El Hobbit" (1984).
Capítulo 1. Tertulia inesperada [parte 1]
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En un agujero en el suelo, vivía un hobbit. No un agujero húmedo, sucio, repugnante, con restos de gusanos y olor a fango, ni tampoco un agujero seco, desnudo y arenoso, sin nada en que sentarse o que comer: era un agujero-hobbit, y eso significa comodidad.

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Tenía una puerta redonda, perfecta como un ojo de buey, pintada de verde, con una manilla de bronce dorada y brillante, justo en el medio.

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La puerta se abría a un vestíbulo cilíndrico, como un túnel: un túnel muy cómodo, sin humos, con paredes revestidas de madera y suelos enlosados y alfombrados, provistos de sillas barnizadas, y montones y montones de perchas para sombreros y abrigos; el hobbit era aficionado a las visitas.

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El túnel se extendía serpeando, y penetraba bastante, pero no directamente, en la ladera de la colina –La Colina, como la llamaba toda la gente de muchas millas alrededor–, y muchas puertecitas redondas se abrían en él, primero a un lado y luego al otro.

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Nada de subir escaleras para el hobbit: dormitorios, cuartos de baño, bodegas, despensas (muchas), armarios (habitaciones enteras dedicadas a ropa), cocinas, comedores, se encontraban en la misma planta, y en verdad en el mismo pasillo. Las mejores habitaciones estaban todas a la izquierda de la puerta principal, pues eran las únicas que tenían ventanas, ventanas redondas, profundamente excavadas, que miraban al jardín y los prados de más allá, camino del río.

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Este hobbit era un hobbit acomodado, y se apellidaba Bolsón. Los Bolsón habían vivido en las cercanías de La Colina desde hacía muchísimo tiempo, y la gente los consideraba muy respetables, no sólo porque casi todos eran ricos, sino también porque nunca tenían ninguna aventura ni hacían algo inesperado: uno podía saber lo que diría un Bolsón acerca de cualquier asunto sin necesidad de preguntárselo.

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Ésta es la historia de cómo un Bolsón tuvo una aventura, y se encontró a sí mismo haciendo y diciendo cosas por completo inesperadas. Podría haber perdido el respeto de los vecinos, pero ganó... Bueno, ya veréis si al final ganó algo.

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La madre de nuestro hobbit particular... pero, ¿qué es un hobbit? Supongo que los hobbits necesitan hoy que se los describa de algún modo, ya que se volvieron bastante raros y tímidos con la Gente Grande, como nos llaman. Son (o fueron) gente menuda de la mitad de nuestra talla, y más pequeños que los enanos barbados.

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Los hobbits no tienen barba. Hay poca o ninguna magia en ellos, excepto esa común y cotidiana que los ayuda a desaparecer en silencio y rápidamente, cuando gente grande y estúpida como vosotros o yo se acerca sin mirar por dónde va, con un ruido de elefantes que puede oírse a una milla de distancia.
[...]

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Temo che questa sia una richiesta fin troppo delicata, e che scelgo consapevolmente di declinare; non tanto per privacy, quanto piuttosto per fatica. Rivangare su spicchi di passato tanto fragili non porta mai beneficio allo spirito, seppure ci ricordino senz'altro cosa nella vita ha saputo forgiarci maggiormente. Da questo ne si evince che ho avuto esperiente in merito, non ho alcuna esitazione ad ammetterlo, tuttavia le vicende accadute sono e restano un baglio strettamente personale.
La mia precedente bio decantava uno spassionato “good vibes only” e voglio - vorrei - che tali restino, quantomeno in un perido in cui sento di voler evitare di calpestare fango. La mia mente ora tiene il focus ben ancorato al presente; il passato non mi serve se non per destinargli un bel dito medio.

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Peace ☮

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*Tra le numerose cosmogonie egizie che comprendevano otto divinità primigenie, quella Khemnu, ovvero "Città degli Otto", era la più astratta me aveva come particolarità solo otto divinità chiamate Hehm, con precise caratteristiche.
Nell'antico Egitto vigeva il principio della dualità intesa come forze uguali e contrapposte ma armoniosamente unite, per cui le divinità primigenie erano formate da coppie dove all'essenza maschile si opponeva quella femminile detta paredra (culto a cui una divinità è associata a un’altra). Esse erano: Nun e Nunet, le acque primordiali; Kuk e Keket, l’oscurità; Huh ed Huhet, l’illimitatezza; Amon ed Amonet, l’invisibilità. Gli dei dell'Ogdoade generarono, ad Ermopoli, una collina di fango primordiale chiamata Isola delle Fiamme o Isola dei Coltelli. Qui, in maniera misteriosa dettero vita al sole (da cui il nome Isola delle fiamme). Le otto divinità risiedevano nel Caos ed oltre la creazione avevano anche il compito di consentire il sorgere del sole quotidianamente proteggendolo nell'Oltretomba.
Con lo scoccare del tempo, gli dei avrebbero creato un uovo, da cui nacque Amon, il dio-sole.
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Dopo la notte viene sempre il giorno. Così, dopo la disperazione giunse la quiete, diffusa dal dio Amon-Ra, padre di tutti gli dei. Mi verrebbe da pensare ‘’buffo, Amon-Ra che mi slava’’. Probabilmente fu per pietà, probabilmente fu il frutto di una lotta con Horus... sinceramente non saprei cosa credere o pensare, non sono più capace di nulla.
Passai altri mesi immersi nel pozzo della guarigione.
Al mio risveglio non seppi mai cosa accadde alla dea Sekhmet, ma ero sveglia, ero / viva /.
Viva a casa mia, circondata dai miei genitori.
sapete, dicono che prima di morire si rivive tutta la propria vita - e vi giuro che io sono morta un sacco di volte.
E tutte quelle volte, io, solo una persona ho visto e avrei sputato nuovamente sangue per poterlo rivedere, veramente questa volta!*
-Devo...andare via-
*Pronunciai, in un sussurro.
Sono la dea pasht, sì. Se voglio una cosa devo prenderla.
Mi verrebbe da dire che ho affrontato di peggio - dipende sempre dai punti di vista.
Inutile starvi qui a raccontare che vagai per mari e monti alla ricerca del mio dio, sono una divinità e non una qualunque!
Come detto, se voglio una cosa me la prendo.

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L’acqua del mare era cristallina e la sabbia mi ricordava il colore marrancino del deserto. Il sole splendeva nel cielo ed io, nascosta sempre sotto al mio telo, lo attendevo.
So che passerai da qui, dio Igai. È ora di tornare a vivere.*
-Non credi ci sia una giornata bellissima per non sperare che accada qualcosa di bello?-
*Dissi e lentamente alzai il mio manto, mostrando il mio viso, le mie orecchie... la mia coda.*
-Nyah!-
*Nel cuore so che non mi ha dimenticata, che mi ha sempre cercata. Sentivo il suo grido, mi raggiungeva ogni volta.
Perdonami se ti ho fatto aspettare.*

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Non siamo noi stessi parte del mondo? Siamo a misura d'amore? Cos'è davvero? Sentimento, desiderio, presenza, armonia, complicità? E se non esistesse una risposta, o se esistesse e fosse diversa per ognuno di noi? Chi siamo per esprimere giudizi su qualcuno, o su qualcosa, che non conosciamo? Così tante domande a cui potremmo trovare risposta solo esaminandoci, chissà.
Probabilmente, vediamo quello che ci fa più comodo e di cui, magari, abbiamo bisogno, o forse, più semplicemente, non abbiamo le capacità né le conoscenze per guardare il mondo da un punto di vista oggettivo. Ci giustifichiamo con noi stessi, perché siamo i primi a cercare la sofferenza e gli ultimi a chiedere di essere amati. Senza accettare ciò che abbiamo, ciò che siamo, ciò che vogliamo, come potrà farlo chi sarà in grado di trovarci? Non sappiamo nemmeno cosa dovremmo aspettarci, ma siamo spaventati dai fantasmi del tempo.

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Il Treno della Memoria, gennaio-febbraio 2019.

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È un viaggio di per sé molto particolare perché affronti situazioni difficili con persone che non conosci, ma con cui in solo due settimane stringerai un rapporto che rimarrà quasi indissolubile.

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23 ore di pullman per arrivare a Praga, camerate da 8-12 persone in cui lo spazio era così poco che ci si stava in massimo due persone per volta, il freddo che ti entra nelle ossa, levatacce nel bel mezzo della notte per spostarsi da una città all'altra, scarpe sempre sporche di fango e lo stomaco sempre sottosopra.
Abbiamo visitato i campi di concentramento la mattina presto, con la stanchezza addosso, l'umido che ti si appiccica sopra e un cielo ancora scuro che ti fanno entrare nel vivo dell'azione.
Abbiamo "calpestato" il suolo di una città che è stata interamente sterminata e ammirato il suo bellissimo lago ghiacciato al tramonto e la sensazione è stata sconvolgente.
Abbiamo dato un nome a chi un nome non lo aveva e dato un volto a chi lo aveva ormai perso.

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Abbiamo visitato Praga, Cracovia sia come turisti che come viaggiatori, ripercorrendo le storie di chi da lì non ha mai potuto andarsene.
Ho conosciuto persone incredibili, e con ognuno ho creato un legame diverso, con qualcuno anche più forte che con altri.
E se potessi tornare indietro rifarei tutto daccapo senza pensarci due volte.

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