#vivi

Ci sono diversi modi per gestire le piante in casa quando si è via per un periodo più o meno lungo e non si ha nessuno che le accudisca:

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Preparazione:

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Scegli le piante giuste: Alcune piante sono più resistenti di altre e richiedono meno cure. Quando si sceglie una pianta da tenere in casa, è importante considerare quanto tempo si è in grado di dedicarle. I cactus, le succulente e le sansevierie sono solo alcuni esempi di piante che richiedono poca manutenzione e sono perfette per chi è spesso via.
Rinvasare le piante: Se le tue piante sono in vasi piccoli, potrebbe essere necessario rinvasarle in vasi più grandi prima di partire. Questo darà loro più terra in cui crescere e aiuterà a trattenere l'umidità.
Dare loro una bella annaffiata: Dare una bella annaffiata a tutte le tue piante un giorno o due prima di partire. Questo aiuterà il terreno a trattenere l'umidità e a durare più a lungo mentre sei via.
Mantenimento dell'umidità:

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Aggiungere un vassoio di umidità: Posizionare le piante su un vassoio di ghiaia umida aiuterà ad aumentare l'umidità intorno a loro. Assicurarsi che il fondo dei vasi non tocchi l'acqua, altrimenti le radici potrebbero marcire.
Raggruppare le piante: Raggruppare le piante insieme aiuterà a creare un microclima umido intorno a loro.
Utilizzare un umidificatore: Se hai un umidificatore, puoi usarlo per aumentare l'umidità dell'aria in casa tua. Questo è particolarmente utile se vivi in un clima secco.
Irrigazione:

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Sistema di irrigazione a goccia: Un sistema di irrigazione a goccia è un ottimo modo per annaffiare le piante mentre sei via. Puoi impostare il sistema per innaffiare le piante automaticamente a intervalli regolari.
Irrigatore per bottiglie: Se hai solo poche piante, puoi utilizzare un irrigatore per bottiglie per annaffiarle. Basta riempire una bottiglia d'acqua, praticare un piccolo foro nel tappo e capovolgere la bottiglia nel vaso. L'acqua gocciolerà lentamente nel terreno, mantenendo le piante umide.
Gel idratante per piante: Il gel idratante per piante è un prodotto che può essere inserito nel terreno per rilasciare lentamente l'acqua alle piante. Questo è un'opzione utile se hai intenzione di stare via per un lungo periodo di tempo.
Luce:

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Posizionare le piante in una posizione luminosa: Posizionare le piante in una posizione luminosa della casa prima di partire. Questo aiuterà a garantire che ricevano abbastanza luce solare anche mentre sei via.
Luci di crescita: Se le tue piante non ricevono abbastanza luce solare naturale, puoi utilizzare delle luci di crescita per integrarla.
Altri consigli:

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Chiedere a un amico o un vicino di controllare le tue piante: Se hai un amico o un vicino che vive nelle vicinanze, puoi chiedergli di controllare le tue piante mentre sei via. Possono annaffiarle e assicurarsi che stiano ricevendo abbastanza luce solare.
Assumere un house sitter: Se hai molte piante o se devi stare via per un lungo periodo di tempo, potresti prendere in considerazi

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Non ho mai compreso questa emblematica attrazione per la retorica dei luoghi comuni e degli immaginari collettivi; che cosa dovrebbe significare "gli uomini di una volta"?
È anzitutto il contesto sociale a produrre una certa classe di individui, nonché la forma mentis dalla quale inconsapevolmente si ritrovano a dipendere per far fronte alla società in cui vivono. Dovrei ordunque dedurre che quello che vorresti, in realtà, è il ritorno a una retrospettiva che è stata mistificata dal tuo modo di concepire e proiettare suddetto immaginario.
Tuttavia, se dovessi a mia volta adottare la retorica come processo cognitivo per elucubrare le mie sensazioni, replicherei alla tua affermazione sostenendo che gli uomini di una volta vivevano in quella medesima società patriarcale che oggi le neo-femministe aborrano per una metodica questione di propaganda che, guarda un po', è intrinsecamente sostenuta più dalla retorica che dagli stessi contenuti politici.
Ciò nonostante, temo che la verità sia una soltanto: quando sentiamo di essere nati in un'epoca che non ci rappresenta, l'indotta nostalgia trasporta il pensiero verso una mistificazione della realtà, per celare l'incapacità di adattamento nei riguardi dell'epoca che ci è contemporanea. Volgendo lo sguardo al passato, si legittima l'intenzione di fantasticare sulle possibilità che si sarebbero potute concretizzare, dal momento che nel presente non troverebbero la conferma né la smentita, poiché vi è l'impedimento tecnico per compiere tutte le prove del caso. Questi "uomini di una volta", ordunque, non solo ti impediscono di accedere alla comprensione nonché all'interesse conseguenziale di volerli conoscere, ma ti permettono anche di giustificare una retorica che compensa la povertà di contenuto delle parole con le delle immagini illustrative che mistificano la realtà sociale in cui vivi. In altre parole, questi "uomini di una volta" non rappresentano altro che uno slogan che a sua volta fortifica quello che di fatto è un mero bias cognitivo.

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Viví dos situaciones en las que considero que hubo una discriminación o rechazo.
En Alemania o, al menos, en la zona en la que yo vivo, no es común que los conductores de autobús te pidan enseñar la tarjeta de transporte. Un día cogí un bus acompañada de una persona alemana. Esa persona entró primero, saludó al conductor y pasó sin enseñar la tarjeta. Luego entré yo y saludé también, pero el conductor no me dejó pasar sin enseñarle antes el bono de transporte. No sé si se trató de un acto de xenofobia (seguramente notara mi acento) o de machismo (la persona que me acompañaba era un chico), pero me sentí tremendamente ofendida.
La otra experiencia que tuve, curiosamente, también fue en un medio de transporte. Todavía era obligatorio el uso de la mascarilla en el transporte público. Iba con un familiar en el metro que llevaba la mascarilla puesta, solo que asomando un poquito la nariz. Había una revisora cerca de nosotras que nos estaba mirando mal mientras hablábamos (evidentemente, estábamos hablando en español) y se acercó para decirle a mi acompañante que se pusiera la mascarilla correctamente. ¿Cuál fue el problema? Que al lado de nosotras había más gente haciendo un mal uso de la mascarilla e incluso sin ella, y la revisora no les dijo nada.

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Buongiorno! Il pv da te richiesto viene usato, tecnicamente, da @poisonblossom , e, essendo il GDR ancora in una situazione di semi stallo, non sappiamo se lə player tornerà attivə.
Approfittiamo di questa domanda per rispondere a tutte quelle in sospeso nelle quali viene richiesto un pv specifico, specie se prevedono pv che venivano usati all'interno del GDR; non essendoci attualmente limiti di presenza, vista la situazione attuale (che ricordiamo aver specificato nel post qua: https://ask.fm/TheVeilGDR/answers/173384920407 ), le richieste pv sono TEMPORANEAMENTE sospese, più che altro per quei prestavolti che dovrebbero essere occupati e/o che erano occupati nei momenti di piena attività del gruppo. Questo almeno fin quando non faremo il post-censimento; tale decisione deriva dal fatto che, come nel caso di Maya Hawke che era stata precedentemente utilizzata, non sapremmo come risponderti sulla disponibilità o meno del pv. Anche perché l'attività lascia a desiderare per quasi tutti i pg presenti nel gruppo role, al momento, pagina del GDR compresa, di conseguenza noi admin non siamo in grado di sapere chi tornerà o meno attivo.
Il post del censimento comunque non dovrebbe tardare ad arrivare, e, nel caso in cui i player dei pv che volete utilizzare non si facciano vivi quando verrà fatto, vi invitiamo a richiederli nuovamente in pagina e vi verranno ceduti!

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⸻ Le admin.

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Ti sei sfogato? Mi dispiace che tu tragga conclusioni senza nemmeno conoscermi, sai io non sarò certo la migliore persona al mondo, ma non vedo cosa abbia di incoerente, sicuramente la perfezione non mi appartiene e so di avere molti difetti, ma forse l'unica cosa di cui posso vantarmi e proprio quello di essere una persona sincera e diretta, ma mai incoerente, anche qui su ask anche se ho risposto alle x e pubblicato foto ho sempre fatto presente al mio interlocutore di giocare e che oltre non sarei mai andata, dove sta l'incoerenza? Insisti ancora con il descrivermi intellettuale quando io non mi senta proprio tale, non ho mai sfoggiato le mie doti forensi ne le mie conoscenze letterarie, anzi ho evidenziato più che altro le mie debolezze passate e la mia voglia di vivere.
Conosci i quattro accordi toltechi?
Ti consiglio di leggerli anzi te li scrivo, perché io è così che vivo:
1. Si impeccabile con la parola;
2. Non prendere nulla in modo personale;
3. Non supporre nulla (questo dovresti impararlo);
4. Fai sempre del tuo meglio.
Comunque voglio ringraziarti, perché almeno scrivo con qualcuno che ha argomenti più interessanti delle x 😉 spero che tu possa scrivermi ancora, magari ci sarà da imparare qualcosa entrambi, ciao
P.S. io non vivo per gli altri, ma per me stessa 😉

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tutto dipende dal posto in cui ti trovi, se il posto in cui ti trovi è già impossessato dal reciproco affetto dell'amore è molto probabile che tu viva un amore a distanza più sereno, poiché là dove una mancanza è lontana hai la possibilità di ricaricavarne o sottrarne più della metà che sia dall'affetto di un genitore o di un'ambiente sereno. Ma, se il posto in cui ti trovi è cupo, vuoto e non sei cresciuto o non vivi in un'ambiente di equilibrio basato sull'amore, un rapporto a distanza diventa la peggior condanna, poiché sei davanti a una possibilità frustante dove l'unica persona in grado di capirti o offrirti la giusta quantità d'amore e attenzione vive dall'altra parte della tua zona, frustante perché pensi costantemente a cosa fa nel momento stesso in cui il suo stato da online passa offline. Ti tocca combattere con i tuoi demoni e i tuoi silenzi, e a volte conviverci non è facile.
Può funzionare si, io ci credo, ma bisogna essere in gamba da entrambi le parti.

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Presenziare in questa mente significa far incontro e conoscenza di frammenti d'anima che in un corpo soltanto non potrebbero sfogare. Tradotto: esistono, in me, sfumature d'anima sufficienti a dar luogo ad una popolazione intera, ragione per la quale resto convinta dell'idea che questa carne - il guscio che portiamo avanti per la vita - sia soltanto un prestito.
Se dovessi far vanto di qualcosa, la consapevolezza di prestare ascolto a me stessa rientrerebbe tra le prime ad essere menzionate. L'esperienza mi ha insegnato a non respingere le emozioni neppure si tratti della peggiore specie, in quanto fetta - una soltanto tra le parti - di un intero di cui sono composta. In pratica, per lungo tempo ho creduto di potermi associare all'ansia, all'angoscia, al mancato controllo; sono soltanto colori, sfumature di me che ora accolgo ed accetto in quanto tali. L'oscurità che mi appartiene e che emerge, in questa mia fase di vita, non mi spaventa ormai come avrebbe saputo fare un tempo. La vivo a pieno spirito, ve ne immergo le mani e me ne macchio il cuore, certa che sia solo un abito fra tanti, un inedito “qualcosa” che necessita di essere visto.

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Sono forte nell'affrontare la scoperta, nel dar volto, voce ed espressione a discorsi che resterebbero inespressi. Vivo, semplicemente esisto nel mio qui ed ora interiore.

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Fue uno de los años más complicados, y créeme que he tenido varios así, pero también fue uno de los más felices que he tenido y no sabes lo doloroso que es aceptarlo.

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Todo cambió, naturalmente. Nuevas experencias, nuevos conocimientos, cosas que necesité aprender y otras cuantas que sólo se repitieron, llantos de dolor, enojo, desesperación, frustración; sonrisas de satisfacción, orgullo, empatía y felicidad.

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Fueron tantas emociones y sentimientos encontrados, antagonismos despiadados que me quitaron el aliento una y otra vez, que me llenaron de insomnio por no saber qué hacer.

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Tuve fisuras, más no me rompieron como creí, me dolió el corazón pero no el alma como pensé, así como gané, perdí, pero también me perdieron, y sigo en pie, intentando no perderme a mi misma. Lastimé y me lastimaron, pero jamás intencionalmente. Tomé decisiones correctas y muchas otras incorrectas, dusfrazadas de acertadas, obviamente.

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Empecé a cumplir un sueño, mientras otro se me escapaba de las manos, me dejó, vacilé por un instante "¿qué está sucediendo?", cuando era muy obvio que no estaba pasando en ese momento, ya había sucedido y no habíamos abierto los ojos. Fuí cobarde, pero también tuve la valentía de aceptarlo y con ello las consecuencias.

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Claro que me dolió la vida y un largo tiempo fuí rencorosa con ella, además de enojarme con 'Dios' (la verdad todavía no aclaramos las cosas), en los últimos 4 meses tuve que trabajar en ello, estuve tan confundida con todo... Experimenté al máximo este año, con todo lo que conlleva decir esa curiosa palabra, me equivoqué, me excedí, bailé, canté, me enamoré, sufrí... viví.

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— Quiero explicar que cuando vi esta imagen, me conmoví mucho por la persona que la compartió, sentí admiración por él y me recordé a mí y todas las veces que este año pensé exactamente lo mismo. 📝

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Il comportamento di alcune persone che fanno/ facevano parte della mia vita. Diciamo che non facendomi più aspettative, difficilmente vengo delusa adesso. Sono quelle che ti fregano.
In più, se hai la consapevolezza che non c'è alcuna certezza nel futuro ogni promessa perde di significato e eviti di aggrappartici, ma almeno vivi bene il momento fintanto che dura.
Banalmente per fare un esempio il "ti amerò per sempre" non è una bugia, ma è una verità solo in quel momento lì. In quel momento la persona che dice questa cosa con sincerità lo pensa davvero, ma non c'è alcuna garanzia che questo pensiero non cambi nel giro di giorni, mesi o anni.
Quindi insomma, nel momento in cui smetti di farti aspettative e smetti di credere nelle promesse, ma ti godi semplicemente quello che accade nel presente, smetti anche di venire deluso dagli altri

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Por dos ocasiones, una vez unos cinco męnores armądos con cuchillos me cayeron de sorpresa y me quitaron (lograron que les entregara) las cadenas y una placa; luego la gente decía que cómo era posible que yo tan grandote me iba a dejar atracąr con unos męnores con "cortaúñas" en sus manos; ¡pues se nota que no han vivido situaciones así; y lo material se recupera, la vįda no! :/, :V. La otra ocasión fue cuando trabajaba en un vehículo con cilindros de gas doméstico, esperaron que nos paramos a despachar gas y al querer irnos dos malhechoręs se montaron con nosotros, ¡uno de ellos portaba un 38 de tambor, de esos antiguos que usan a veces los vigilantes, pues al momento no me asusté, hasta actué como "intermediario", igual el que tenía el ąrma me apuntąba al pecho, le decía al chófer que si no decía dónde estaba la plata me matąba, para que viera que hablaba en serio; ¡todo fue un tremendo "evento", mas viví para contarlo! :V.

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Vivo la vita come una competizione.
Ah, frase banalissima, mi fa pensare a Tumblr nel suo furore dei tempi d’oro, ma è un po’ la verità. È personale, del tutto. Sentirsi tanto in difetto che anche la cosa più banale - come può essere una relazione d’amicizia - appaia come una competizione. Mh, è come se ogni prova che ci capiti sia un affronto, una sfida – per l’appunto, una competizione.
Forse la competizione più grande che sto vivendo attualmente è il lavoro: mi sono spesso ritrovata con il dito puntato contro, che ormai dò il massimo in tutto e per tutto; cerco sempre di dimostrarmi migliore, pur volendo apprendere dagli altri - sarò scema ma ammetto, soprattutto a me stessa, di avere dei limiti - ciò nonostante la vivo come una perenne sfida. Sapere di aver dato il massimo in quello che ho fatto mi rende fiera – e talvolta sfrontata, è un lato di me che in realtà sto iniziando ad accettare. Bisogna solo fare attenzione, ecco, con l’idea della competizione, di non superare la linea di confine che delimita dal dare il massimo di sé stessi al diventare arroganti e superiori.
Trovo corretto - per un bene personale - darsi degli obiettivi - alla fine la competizione non è altro che un percorso tracciato al quale bisogna puntare al primo posto - ma è necessario prestare attenzione a rimanere nel proprio rango.
Volgarmente ‘’non pisciare fuori dal vaso’’ espressione che riassume perfettamente e precisamente la pappardella di roba che ho scritto finora.
Alla fine di tutto... fa sentire vivi – ah, non sempre! Anche perché, da una competizione, può sempre uscirne il fallimento: direi però che questo concetto servirebbe un discorso a parte, una parentesi che poi sai... bisognerebbe affrontare la tematica de ‘’non mollare’’, ‘’rialzarsi sempre’’, ‘’ciò che non ti uccide ti fortifica’’.. che per carità!, sono tutte espressioni veritiere eh, ma per l’appunto molto alla Tumblr nei suoi tempi d’oro. Ognuno la vive a modo suo, c’è chi la competizione la percepisce come la cosa peggiore della propria vita, chi invece con la spensieratezza, chi come se in realtà non esistesse..
Il bello è che, inconsciamente, ci poniamo tutti dei fini, perché siamo esseri umani, e già la nostra sola mera esistenza è una competizione. No?

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Vivere le emozioni è molto, molto difficile.
Ogni sfumatura di esse si cuce sulla pelle e nell’anima. Lasciano il segno, è inevitabile. Che sia dall’emozione più brillante ed eterea, idilliaca e gioiosa, solare e beata, a quella più tenebrosa, che sconquassa, un terremoto logorante. Fanno pensare.. ci si cimenta nel senso della vita, si sente l’esigenza di cercare i significati, di rispondere a quei quesiti che non troveranno mai pace nel corso del tempo. È un perpetuarsi inarrestabile. La notte, complice di queste emozioni che s’accendono vivide dal nulla e ardono come lume di una candela. Le mie emozioni mi hanno sempre fatto paura e per quanto banale possa sembrare ogni coniugarsi dell’essere umano mi fa paura. Temo gli effetti che possono avere sulla mia persona, sulla mia mente e sulle mie gesta. Al tempo stesso, sono effettivamente la vera forza, proprio perché ci mostrano quel lato di noi che tendenzialmente non mostreremmo. Le emozioni sono il riflesso di quanto seminiamo nel nostro giardino, quelle lande desolate di tarli e lontani meandri della psiche.
Che poi... chissà se nascono davvero dal cuore o dall’anima o banalmente dal cervello. Tipo, le scosse elettriche che si illuminano se osservate sul monitor, come un cielo stellato di notte o un città che nel buio è più viva che mai.
Da tutto questo mio discorso traggo proprio che, le emozioni, il modo in cui le vivo io, sono il più grande ‘’Perché’’ della mia esistenza, il punto interrogativo permanente.
Le vivo alla giornata, annaffiandole, aspettando che crescano e fioriscano. Le leggo, pagine del libro più idilliaco.

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Per fare in modo che la mia risposta non appaia tossica e da sottona ti direi che lo farei, ma non so che termine corretto usare per argomentare perché dire "lo inseguirò ovunque" è quasi come dipendere dal cambiamento di una persona pur di non perderla, ma anche dire "dipende dal sacrificio comune" è una sottospecie di 'lo faccio perché lui farà la stessa cosa, devo ricambiare". Risposta onesta e comprensibile? se amassi qualcuno davvero tanto, sì, lascerei il posto in cui vivo per quella persona. Mi muoverei in qualsiasi parte del mondo se sapessi che è la cosa giusta da fare, e che la persona che amo vale tutti i sacrifici del mondo. Sono sempre stata una romantica, e non ci sarebbe nulla che non farei per chi è il mio tutto. Se l'amore è reciproco e forte, non esiterei a lasciare tutto indietro.

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Hahaha ma tu mi segui? perché mi infastidisce molto che in mezzo alla domanda ci sta la palese affermazione, perché è più probabile che io parli di un cinghiale appena visto che di un pesce appena pescato..no, non abito vicino al mare. Casa mia dal mare è distante di 1h 44 in macchina e in treno se ne vanno quelle buone 3h-4h se non mi organizzo bene me faccio il bagno volentieri sotto un albero. Io sono dell'Aspromonte zona terra, fango e sopravvivenza. Invece se ti riferivi alla mia esperienza con la guida, mio padre che lavora in città ha un'officina sia a un passo da una stazione sia a un passo dalla spiaggia, quando mi trovo lì faccio la combo d'esperienza. Ma sono assolutamente campagnola, di quella dai tanti terreni con in mezzo un bunker con all'interno un trattore e gli attrezzi, quella che in classe superava il comodato d'uso in sintesi.

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Avrei preferito ficcãre cento volte le lame nel collo di un maiale piuttosto che assistere a quella scena davvero patetica. Dentro avevo un vulcano in eruzione di emozioni contrastanti, molte delle quali non proprio piacevoli. Il veleno che in tutto questo tempo avevo accumulato era schizzato fuori. Ci voleva del fegato per parlarmi in questo modo, tch!
《Io / SONO CALMISSIMA /. Ti sembro agitata forse?! Vedi di calmarti tu, piuttosto!》consiglio gratis per i maschi stupïdi senza cervello ( praticamente / tutti quanti / ): non dire MAI ad una donna di stare calma, specialmente quando non è dell’umore giusto, specialmente quando non fa sessø da mesi, specialmente quando sono IO. È come buttare un fiammifero acceso su una tanica di benzina, no?! Potrebbe seriamente finire / molto / male e quest’uomo è più morto che vivo in questo momento. I nostri sguardi si incrociavano come due lame in un duello: quello del mio era ancora più severo e adirato, quello di lui invece era morbido e condiscendente, ma i suoi occhi erano vivi e penetranti che mi fissavano senza timore, in un modo indecifrabile. Voleva dimostrare di non temermi, di potermi fronteggiare a testa alta. Stavo per reagire e farlo fuori, con la precisa volontà di rovinare quel momento e ridurlo in mille pezzi, come se fosse stato un vetro da infrangere, ma lui non mi lasciò il tempo di ragionare. Alzò una mano e con quel gesto mi bloccò e portò la mia sul suo petto, sul cuore. Incatenò il suo sguardo al mio e l’acciaio squarciò il cielo, l’estate sciolse il gelo dell’inverno, e per un istante tutto restò completamente immobile; nessun suono a disturbare quella sfida dalla quale nessuno di noi due era intenzionato a uscire in qualità di perdente; il tempo si era fermato, piegandosi al nostro tacito volere, mentre ci studiavamo come predatori in procinto di azzannare la propria preda. Lo stomaco improvvisamente mi era nato come un formicaio che impazzito mi brulicava dentro. Che cosa diamine era questa sensazione così invadente e così fastidiosamente piacevole e familiare? Era quasi come se il cuore mi si stesse spaccando in due e mi sanguinasse di felicità.
Ne fui confusa, oltre che spaventata.
La mia baldanza e la mia rabbia per un po’ erano volati via, come fumo che si disperde nell’aria, mentre lui mi parlava con il cuore in mano, così sentimentale, così føttutamente bello che tra poco mi stava venendo il diabete a forza di sentirlo e l’unico che poteva veramente riuscirci era il mio stupidö James. Non dissi niente, ma la mia mano si mosse quasi da sola. Lo schiocco del palmo che si abbatteva sul viso dell’uomo riecheggiò nell’aria. Dovevo picchiärlo prima di tutto, ne avevo proprio di bisogno, per sentirmi in pace con me stessa.
《Sei una testa di cazzø!》convenni alla fine. Le mie iridi lo trafissero come lame acuminate: talmente freddi da somigliare a un cielo in tempesta e così infuocate da sembrare braci ardenti, originarie degli abissi dell’inferno.

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Si picchettò la fronte col palmo della mano, scoppiando in una sonora risata liberatoria. E a quel punto, quasi scrollatosi di dosso un enorme macigno, un cruccio mentale destabilizzante, Michele tornò in sé, e alzando le braccia al cielo ringraziò il Padre.
Il nuovo giorno spuntò all'orizzonte, in fondo a quella tavola piatta chiamato oceano, i primi timidi raggi del sole fecero capolino, colorando quella lontana linea di confine tra cielo e mare di svariati colori, dal blu al verde, dall'azzurro all'arancione, dal giallo al bianco. Era una tavola di colori che madre natura stava dipingendo per l'umanità e, per i due angeli.
Michele, andò a sedersi accanto ad Anastasia, questa volta però, senza osare nessun contatto, senza invadere alcun spazio vitale, la presenza di Michele era talmente ingombrante da toccare anche stando semplicemente fermo.
-Guarda che meraviglia Anastasia. L'umanità ha avuto persone come Da Vinci, Michelangelo, Van Gogh, Rembrandt, Monet, Dalì, Cézanne..eppure nessuno ha mai superato, né mai supererà l'opera di Dio. La Creazione, il mondo nella sua naturale forma incontaminata, è l'arte più bella che un cuore possa cogliere-
E il punto fu proprio qui. Anastasia Altair, nata umana e divenuta angelo per volere di Dio. Quello stesso Dio che concesse ella di crescere e vivere nel mondo terreno, e dal mondo terreno apprendere quanto più possibile, attingere ogni emozione, ogni sensazione. Ma senza una guida, senza qualcuno che le mostrasse la strada da perseguire, il Serafino finì col dimenticare il suo essere, e da angelo tra gli umani divenne un'umana figura angelica. Questa fu la spiegazione plausibile di Michele. Ella era un meraviglioso mondo, contaminato dal peccato.
-Come primo giorno di allenamento direi che può bastare. Hai delle basi forti, te lo riconosco. Ma sei stata così tanto tempo sulla Terra da dimenticare di essere un serafino. Se fossi stata umana non avrei avuto nulla da ridere ma, sei il serafino di Dio..-
E a quel punto, lasciò l'ammaliante bellezza dell'orizzonte, per concentrare il proprio sguardo e le proprie attenzione su di lei.
-Tu vivi un amore tossico, peccaminoso. Pensi che non sappia cosa fai, con chi, quando, dove, come..-
Allarme stalker, ripeto, allarme stalker.
-Fai pensieri impuri, mangi tanto, dormi troppo, per tutti i santi del Paradiso, sei un angelo di Dio o un'adolescente ribelle? Capisco che essere membro di una famiglia folle come quella dei Bailey non sia facile, ma non è una giustificazione valida per condurre la vita che fai-
Tecnicamente, la giovane non aveva ancora proferito parole, ma in tutta la sua presunzione, Michele, ipotizzando l'unica risposta valida che avrebbe ella elargito, si portò avanti con il suol discorso.
-Ma la colpa non è tua-
Certo che no, ovviamente.
-Il tuo intento è nobile angioletto, ma il tuo è un amore sporco, corroso dalla tua vita terrena-
Pt 2

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