Erica G. (Echoes)

Ouch, proprio l'inizio? Credo che sia il pezzo peggiore di tutto il libro. >_< Ma se ci tieni, ecco a te le prime righe. Io ti ho avvisato, spero non ti faccia troppo schifo.

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« LA corsa si fa sempre più lunga e il dolore al fianco comincia a diventare sempre più pesante. Ormai sarà passata più di un’ora da quando ho iniziato a correre, ma non ho intenzione di fermarmi. Non ora, non finché sento questo peso opprimente nello stomaco.
Se dovessi trovare un modo per descrivere cosa provo in questo momento non credo che andrei in cerca di grandi paroloni, ma userei un solo sostantivo, forse il più banale: dolore. Non parlo di quello della milza che continua ad inviarmi segnali per spronarmi a fermarmi, ma di quello situato in un punto poco più alto nel mio corpo, esattamente all’altezza del mio cuore. Che sia proprio il cuore a farmi star male?
Le lacrime scendono senza chiedere il permesso di attraversarmi il volto, ma ormai non ho più nemmeno la forza per fermarle alle palpebre. Le lascio percorrermi, scavarmi, perché ormai so che non ho altra scelta. È l’unico sfogo che mi concedo in queste situazioni: un po’ d’acqua nelle guance ceree e una gran lunga corsa, fino a sfinirmi. E quando entrambe finiscono ritorno ad essere quella di sempre, una ragazza come tante altre, con un sorriso e due occhi allegri. Normale.
Però ora non è così ».

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« Crisi. Ecco cosa preoccupava Luigi, il motivo per cui ormai ogni sua notte la passava insonne, a rimuginare su come avrebbe fatto a superare quel periodo di profonda crisi. Non monetaria, sia ben chiaro - il suo lavoro da macellaio ancora gli procurava ciò che era necessario alla sua sopravvivenza - quanto in fatto di materie prime.
Ormai tutti gli animali dal gusto prelibato, tutte le carni di ottima qualità che si vantava di vendere erano state esaurite. Ne arrivavano sempre meno e la richiesta continuava invece ad aumentare. Le specie di animali più gustose ormai si erano praticamente estinte, divorate dalle bocche umane mai sazie, mai contente.
Fu per quello che, un giorno, guardando l'ennesimo documentario sull'uomo come animale, Luigi accarezzò per la prima volta quell'idea - una malsana idea, ai suoi stessi occhi quasi raccapricciante.
Dopo giorni e giorni in cui quella odiosa, orribile, repellente idea cominciava ad appropriarsi della mente dell'uomo - e dopo giorni e giorni in cui la crisi continuava a farsi sempre più sentire - Luigi capì che non aveva altra scelta.
Mise in vendita corpi di uomini, in mezzo alle poche carni animali che gli erano rimaste. Il cuore gli batteva forte, convinto che per aver osato tanto si sarebbe meritato non solo l'Inferno nell'oltre vita, ma anche l'ergastolo in quella vita. Come si poteva mettere il corpo di un uomo in vendita, pronto per essere cucinato e mangiato? Bisognava essere proprio disperati, come lo era lui.
Eppure, quando i primi clienti cominciarono a vedere questa singolare vendita, nessuno ne fu sconcertato. Nessuno mai lo denunciò. La fame era talmente tanta, in quei giorni, che qualsiasi cosa andava bene, persino l'arto di un uomo. Iniziarono a comprare quei corpi e addirittura a chiederne di più. Andavano in giro manifestando il loro apprezzamento - "La carne di Luigi è sempre la migliore!", "Il braccio che ho mangiato ieri è stato il migliore pranzo di tutta la vita!" - e consigliando ad amici e parenti quel negozio, che in spaccio d'uomo aveva davvero scalato le classifiche.
Luigi, dopo i primi momenti di panico, di disgusto e di rimorso, cominciò ad essere soddisfatto del suo lavoro e a non preoccuparsi più delle povere vite che stava vendendo. Dopotutto, la fame era pur sempre fame, e gli affari pur sempre affari. L'importante in quel mondo ormai alla deriva era trovare un modo per sopravvivere, senza prestar troppa attenzione a chi si calpestava e a chi si vendeva ».

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Spero con tutto il cuore che non accada mai niente di simile, ma questa è anche un po' una metafora della mia visione della società. Macabra, forse, ma... beh, spero in qualche modo che faccia riflettere.
Spero di aver risposto alla tua domanda in maniera efficace. :)

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Oddio, queste domande mi mettono in difficoltà.
Allora, a me la società odierna fa abbastanza schifo. Non mi piace come la gente si pone, i rapporti tra le persone, la poca sincerità, l'egoismo che circonda un po' tutti... non mi piace.
Non mi piace che, nel 2013, ancora siamo attaccati a "valori" dettati duemila anni or sono - il fatto, ad esempio, che l'omosessualità sia vista ancora come una "malattia" da debellare - e sembra che non si faccia niente per progredire.
Dal mio punto di vista ci siamo modernizzati, abbiamo creato macchine e strumenti che sono veramente frutto di grandi geni e di cui possiamo solo essere orgogliosi; il nostro tenore di vita è sicuramente migliorato, ma la mentalità che ci contraddistingue è più retrograda che mai.
Ancora siamo egoisti, ancora non riusciamo a vedere oltre un palmo dal nostro naso, ancora restiamo con le mani in mano ad aspettare che le cose cambino da sole e che ci piovano dal cielo. Abbiamo inventato computer, macchine, televisioni, aerei, operazioni chirurgiche, modi per migliorare la nostra vita solo su un piano materialista... e tutto il resto? E il piano dei valori? Buttato nel dimenticatoio?
Vorrei dire di più, ma faccio fatica a esprimere le mie considerazioni a questo riguardo, mi dispiace.

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