#godo

Guardando il muro, bianco, fissandolo come fosse una tela da dipingere, ho percepito un forte vuoto, assenza totale dello spazio e del tempo. Mi sono ritrovata catapultata nei miei medesimi meandri, tarli lontani di una mente inesplorata, dal timore di poterla conoscere.
Nostalgia è la mia infanzia.
Un susseguirsi delle giornate dal sapore di spensieratezza, un cocktail di succo alla pesca e beatitudine. Un gaio che, molto probabilmente, non riassaporerò più. Non è un qualcosa che io possa ordinare al bar.
Semplicemente permea dentro di me, ed è nostalgico, mi fa piangere.
Non ne comprendo il motivo, in realtà. Forse perché ho dimenticato la palpitazione che mi invadeva il piccolo petto. Ora altro non sento che tante emozioni, tanti brividi ma non / quelli /. Ecco, farsi largo la nostalgia, come se avesse qualche virtù sulla mia persona.
E i miei occhi, fissando quella parete, si perdono. I rammenti carezzano la mia effige e tutto si tinge, colori un po' cupi, un po' tristi... ma ugualmente piacevoli, poiché nella nostalgica piacevolezza del fumo che intacca l'aria, scorgo un pezzo di me stessa.
E che fare?
Semplicemente.. la godo.

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Chissà che un domani, ripensando a questo momento - a questi momenti - io possa scoprire una nuova sfumatura della nostalgia. Me lo auguro tanto.
Dopotutto, sono dell'opinione che la nostalgia non sia un colore che non possa cucirsi vivamente sulla pelle, tutt'altro! Mi dà proprio la sensazione di sapere di rosa e thè caldo, biscotti alla cannella e aria di salsedine.

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Le quali, agili, la privarono degli indumenti inferiori, lasciando coperta solo la sua intimità. Percorsi le cosce, uno scottante contatto che mi accendeva miriadi di fantasie. Tremavo, quasi, dal desiderio insaziante che nasceva peccaminoso dalla gola. «dio solo sa quanto ti amo!» ringhiai. Sbrigativo, intrecciai la chioma corvina nella mia mano, la tirai appena, esercitando la viril possanza su di lei: ah! amo quando mi guarda con quegli occhi, di chi la sottomissione se la mangia a colazione. Schioccai la lingua, sbuffando sulla sua bocca.
«Inutile che mi guardi così, tanto so che ti piace» mi bastò un gesto per obbligarla a snodare il suo intreccio dal mio corpo. La sollevai di più, facendo poggiare le sue gambe sulle mie spalle, intanto mi deliziavo del ristoro su cui presto mi sarei tuffato. Scostai le mutande ed eccola: umida, graziosa, essenza di donna, profumato fiore ancestrale: paradiso!
Ghignai. Le sue mani tra i miei capelli, che soave benedizione.
«Mi raccomando, urla il mio nome!» non che avessi bisogno di rimarcare l’imperativo, ma cäz.zö se gö.dö sentirla urlare il mio nome e il solo pensiero, mi si gonfiò il signorino là sotto.
Dalla pressione, persi la testa e non più razionale delle mie azioni, bramoso di lei, incalzai la lingua in dilettevoli movimenti circolari, maestria: conosco i suoi punti. Fu subito unanime danza, movimenti di lei che ne volevano di più ed io, in avanscoperta della lussuria, appicciai ulteriormente quel calore, e le mie dita furono subito accolte dall’umida cavità, il centro del mondo. «Cristo però! Nemmeno a fare così. Non sei mai stata tanto calda, signorina!» la stuzzicai, alzando lo sguardo verso di lei e fu apice maschile l’espressione che mi si parò, il più bel quadro che una effigie possa dipingere. Non resistetti e tallonai i miei movimenti, sollecitando ogni sua sensazione. Il bacino di Laia mi premeva contro, le sue gambe tremavano affianco al mio collo, le dita affusolate tiravano le mie ciocche: altro non ero che schiavo della melodia più ancestrale che un udito avrà mai il gaio di udire.
Son desto o sto sognando?
Con la mano libera, carezzavo il suo fondo schiena, risalendo lungo la base, la schiena e di nuovo giù, marchiando il gluteo di un bel rosso acceso: eccolo! Il supplizio, il preludio, l’intonazione al gödimentö. «Che faccio.. continuo o mi fermo, mia signora? Dimmi cosa vuoi!» esordii, schiäffeggiändölë nuovamente il gluteo. Euritmico!

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"Che creda al tuo amore e ascolti la tua voce, mio Pastore. La notte non m'ingoierà con le sue fauci, il giorno splenderà. Non mi abbagliano le luci della città opulenta, se tu conduci. Se nel suo lungo andare la zampa si ferisce tu la sai curare. Se io mi allontano non andrò vagando, mi trova la tua mano. Non mi mancheranno acqua e verdi prati, sempre ci saranno. Non si asciugherà la fonte di acqua viva per l'eternità.
Gesù, mio Pastore, portami dove vuoi, col tuo amore nutrirmi e saziami. Infondi in me la forza, e aiutami a liberarci dal male. Amen.
Padre mio, Dio onnipotente e misericordioso, perdonami, perché so quel che faccio."
Guardando il pagano arrivare, l'arcangelo Michele non si scompose, lasciando egli libertà d'azione, di pensiero e di parola. Poi, andando a ricomporsi, quasi fosse investito più da una folata di vento che da un violento colpo ben assestato, porse lo sguardo verso la creatura, porgendo egli l'altra guancia in un gesto provocatorio. E non curante delle eventuali reazioni, prese parola.
-Rubarti..Ana?-
Perdonati padre, in fondo L'angelo più potente del creato, è appunto una tua creazione.
-Sono questi tuoi pensieri, che mi convincono che una creatura celestiale come lei, possa provare solo misericordia per un pagano come te. Anastasia non è una tua proprietà, non parlare di lei come se fosse un oggetto. Le tue parole sono insulti alla sua persona, se pensi davvero che sia così debole da farsi intortare la mente, come millanti tu. Io sarei un fallito invidioso? Pf! Allora dimmi, chi è dei due quello più invidioso? Io, che mi limito a vivere e amare Anastasia per la semplice gioia nel cuore di poterle stare accanto, vivendo spensieratamente, o tu, che come una bestia immonda vieni ad attaccarmi a tradimento ostentando ossessione anziché amore? Chi è il fallito? Io, che mi godo la sua presenza per il semplice fatto che la rispetto, sapendo che lei starà sempre al MIO fianco, o tu..che perderai la creatura migliore di questo mondo, perché la tua stupidità, la tua mancanza di rispetto e di fiducia nei suoi confronti ti renderanno cieco, vuoto e solo? Sai, anche Satana l'ha baciata, e amata molto meglio di quanto stia facendo tu! Dimmi, pagano, non è che forse, l'unica mêrda opprimente che gravita nella sua vita sei proprio tu? Io penso ad amarla, tu a possederla. Secondo te..cosa potrà renderla davvero felice nel lungo periodo?-
E ora, questa tediosa disputa può anche finire qui. Sentiti libero di attaccarlo tutte le volte che vuoi. Sentiti libero di denigrarlo tutte le volte che la tua bocca deve cambiare aria, ma lui, mai, per niente al mondo rinuncerà a vivere Anastasia Altair. Loro sono fatti della stessa sostanza, mentre voi siete latte e petrolio, un errore chimico destinato al fallimento.
-Ora, vai a redimerti da qualche parte bestia immonda, o a pensare a come potermi fare fuori, ma vedi di impegnarti, tanto quanto io mi impegnerò a vivere Anastasia, ad amare Anastasia, e a renderla davvero felice-
Adieu!

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• Bel conforto al mietitore, quando il sol più ferve e bolle, sotto un faggio, appiè di un colle riposarsi e respirar! Del meriggio il vivo ardore tempran l'ombre e il rio corrente, ma d'amor la vampa ardente ombra o rio non può temprar. Fortunato il mietitore che da lui si può guardar!
Quanto è bella, quanto è cara! Più la vedo, e più mi piace, ma in quel cor non son capace lieve affetto ad inspirar.
Essa legge, studia, impara, non vi ha cosa ad essa ignota, io son sempre un idïota, io non so che sospirar. Chi la mente mi rischiara? Chi m'insegna a farmi amar?
Come Paride vezzoso, porse il pomo alla più bella, mia diletta villanella io ti porgo questi fior. Ma di lui più glorïoso, più di lui felice io sono, poiché in premio del mio dono ne riporto il tuo bel cuor. Veggo chiaro in quel visino, ch'io feci breccia nel tuo petto. Non è cosa sorprendente, son galante, son sergente. Non v'è bella che resista alla vista d'un cimiero, cede a Marte, Iddio guerriero, fin la madre dell'amor.
Or se m'ami, com'io t'amo, che più tardi a render l'armi? Idol mio, capitoliamo: in qual dì vuoi tu sposarmi?
Un'unione spirituale, che nessun mai spezzerà, un amore ancestrale che nessuno mai vedrà!
Lady Caos, mia Regina, più tempo invan non perdere: volano i giorni, e l'ore: in guerra ed in amore è fâllo l'indugiar. Al vincitore arrenditi, da me non puoi scappar.
Per guarir da tal pazzia, ché è pazzia l'amor costante, dei seguir l'usanza mia, ogni dì cambiar d'amante. Come chiodo scaccia chiodo, così amor discaccia amor. In tal guisa io rido e godo, in tal guisa ho sciolto il cuor.
Ah! Te sola io vedo, io sento, giorno e notte, e in ogni oggetto, d'obliarti invano io tento, il tuo viso ho sculto in petto. Col cambiarsi qual tu fai, può cambiarsi ogn'altro amor. Ma non può, non può giammai, il primo uscir dal cuor.
Bella figlia dell’amore, schiavo son dei vezzi tuoi, con un detto sol tu puoi le mie pene consolar. Vieni e senti del mio cuore il frequente palpitar.
O soave fanciulla, o dolce viso di mite circonfuso alba luna, in te vivo, ravviso il sogno ch’io vorrei sempre sognar. Sarò là, tra quei fior, presso a te sempre, sempre, sempre presso a te! Amami, Amylee, quant’io amo te.
Ah! Parli a un cuor già pronto a perdonare, il mio più gran dolore era doverti odiare! Un’aura di contento, or calma il mio martir. Io t’amo! Da sempre, dal nostro primo incontro. Io t'amo e altro non so far, e in un incontro d'anime, concedimi un unico e ultimi elisir, e questo accento fa lieto il mio dolce morir!
Lady Caos, mia Regina, sei tormento e medicina, il mio caos ravviva l'anima tua. Metti fine al mio tormento, esala il mio ultimo lamento. Il tuo caos per sempre arderò, in vita e in morte il mio cuore ti donerò. •

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Buonasera, cara.

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In quanto perfezionista aspiro alla completezza ma, sul piano reale, non mi riterrò mai tale al 100%.
La completezza è un qualcosa che ti costruisci pian piano ma, sfortunatamente, come molte altre cose è comunque utopica e temporanea.
Più che una condizione, la definirei una “sensazione” piacevolissima, nella quale ritrovi anche il tuo comfort personale; una sorta di spazio nel quale ritrovi la pace interiore.
Molte cose mi fanno sentire completa, a pensarci, ma nessuna di queste ha durata infinita in quanto il futuro è PER TUTTI un'incognita.
Mi godo quel che ho, senza mai aver troppe pretese; è il miglior modo per poter apprezzare tutto il complesso senza dover per forza aspirare a qualcosa di troppo grande per delle misere formichine quali sono gli umani in confronto all'Universo.

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Ultimamente di tempo libero ne ho poco, di conseguenza lo dedico esclusivamente alle persone che amo - cellulare spento, solo tante conversazioni davanti a del cibo buono o a una birra. O sotto una copertina, visto l'arrivo della nuova stagione.

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Quando invece mi prendo momenti liberi da dedicare esclusivamente a me stessa, mi piace guardare documentari sui viaggi: il mio Google maps è ricco di bandierine verdi sparse per il mondo. Per ora mi accontento di viaggiare attraverso le avventure e gli occhi di qualcun altro. Oppure mi siedo comodamente sul divano (perché una poltrona da lettrice non la possiedo ancora) e mi godo completamente un altro tipo di viaggio.

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E poi adoro cucinare, ascoltare la musica e ballare lasciandomi completamente coinvolgere dalle emozioni e dai testi musicali. Tanto altro ancora - non mi annoio mai - o quasi.

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Dipende molto dalla persona, dalla situazione, se entrambi lo vogliamo oppure uno di noi non vuole, da come si evolve la serata, se c’è intesa, e molto altro. Per me non dipende dal fatto che sia il primo oppure il centesimo appuntamento, ma dipende da un insieme di variabili. Ciò di cui sono sicuro è che in un appuntamento, non parto con il presupposto che debba sfociare nel sesso. Intanto mi godo il momento e l’appuntamento stesso, il resto solitamente viene da sé ed in maniera naturale: non mi piace forzare la situazione affinché accada. Bisogna anche considerare che solitamente ho dei desideri sessuali non convenzionali il che spesso mi porta a discutere con l’altra persona ciò che potrebbe succedere se un rapporto sessuale accadesse, in quanto non tutti sono disposti a sperimentare determinate pratiche sessuali, e solitamente questa discussione per me non avviene al primo appuntamento e non avviene con persone che non mi hanno particolare colpito.

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Non ho argomenti specifici,mi piace parlare di tutto a 360 gradi,ma tutto dipende da chi si sta rapportando con me in quanto le altre persone sono limitate in argomentazioni e io cerco sempre di mantenere la conversazione sull’argomento che più li fa sentire a loro agio.
Che sia cucina,sport,politica,delinquenza,geografia,storia,un po’ di tutto,in alcuni sono più preparato in altri ascolto molto e imparo,io la chiamo università.
Questo mi ha agevolato moltissimo nella mia professione in quanto mi rapporto con titolari e presidenti di aziende molto importanti a livello nazionale e internazionale,non amo essere visto arrivare,e quando si entra in conversazioni di certi livelli so dì cosa sto parlando e sorprendo.
Ma sono anche molto umile e se non conosco bene un argomento chiedo scusa per la mia ignoranza e li esce tutta la mia curiosità ascoltando storie incredibili anche per ore.
Amo tutto questo è godo di molta stima da parte di queste persone.

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Dipende in quale senso si guarda alla vita: il valore di una vita, a mio avviso, è uguale per qualsiasi essere animale, ma l’ideale stesso di vita è sicuramente molto differente tra quello umano e quello animale. L’umanità, infatti, è stata dotata di ragione e modelli operativi interni differenti da qualsiasi altra specie, che consentono a tutti noi esseri umani di razionalizzare sull’esistenza, porsi quesiti, pensare in grande (almeno, così dovrebbe essere; c’è da dire che molte persone fan venire il dubbio che non sia così); gli animali, invece, vivendo di solo istinto, non possiedono minimamente una concezione di vita simile alla nostra, basti considerare l’evoluzione (non necessariamente in meglio) umana rispetto a quella animale.
Il mio, però, non è certo un giudizio di valore: non oserei mai pensare che una vita sia migliore di un’altra; semplicemente, apprezzo la differenza, e godo di entrambi i modelli di vita 🏝

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Pur non conoscendone completamente gli effetti, temo che sia precisamente quello che mi ritrovo, attualmente, a vivere. Una mia scelta, in particolare, una, puntuale e precisa, è stata l’innesco di un uragano dentro al quale tuttora volo e che non so bene quando riuscirà a finire, e quel che comporterà, ma so, con precisione matematica, che avrà ripercussioni, ed ora già ne percepisco qualcuna.
Una mia scelta, sì, ma totalmente inaspettata, frutto di un istinto emotivo che, fino ad ora, avevo sempre cercato di tener placato con l’armonioso suono della ragione, ma che, alla fine, è voluto sbocciare, come un Dioniso confusionario arrivato a far festa, un’euforica festa distruttiva. E pur creatrice di immense gioie.
Così, persa nel violento vento di questa tempesta, mi godo quel che mi fa bene, mi appoggio a chi mi fa bene, mi nutro di quel che mi fa bene, cercando di oltrepassare, affrontandole man mano, tutte le devastazioni.

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Stasera, comunque, ne sento il peso.
Me ne pento? No, fanculø 🎗

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Vedi Red, la verità è che non so se sia la strada giusta. La risposta la troverò man mano che passa il tempo. Perché? Beh, perché momentaneamente è quella che mi fa stare bene nonostante le delusioni, i sacrifici, le difficoltà. E quando qualcosa ti fa stare bene, il resto ha poca importanza. Non saprei definire con esattezza il percorso che ho scelto d'intraprendere. Mi fa sentire viva, libera, addirittura importante e speciale, in quanto tutto quello che faccio è strettamente personale. Però chissà, con gli anni tutto potrebbe cambiare e potrei decidere di tornare indietro a quel famoso bivio e cambiare di conseguenza la mia direzione. Oppure potrei adattarla ai cambiamenti, alle evoluzioni, creare qualcosa di nuovo, qualcosa di diverso. E allora forse sì che troverò una risposta a questa tua fatidica domanda. Per il momento, mi godo il viaggio perché si sa, sono nata per l'avventura.

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