“C’è qualcosa di sacro nelle lacrime. Non sono un segno di debolezza ma di potere. Sono messaggere di dolore travolgente e di amore indescrivibile.” -Washington Irving Cosa è racchiuso nelle tue lacrime? Amplia, se ti va.
Ho pianto diverse lacrime, nella mia vita.
Ci sono state quelle bambine, di chi desiderava tanto un oggetto, un libro o un gioco e non poteva comprarlo.
Poi sono arrivate quelle dei voti non proprio all'altezza delle aspettative: le prime sufficienze che rovinavano la media e le insufficienze che creavano dei buchi profondi allo stomaco.
Per molto tempo ho pianto gli amori. Vari nomi maschili che si susseguivano lentamente nella mia vita, per poi soffermarsi su uno solo che non ho mai potuto assaporare come mio tra le labbra, ma che non accennava ad andarsene. Aprivo la bocca e l'unica parola che mi sembrava degna d'esser pronunciata era il suo nome - e con quelle sei lettere, anche le lacrime correlate. Ma per fortuna ora è passato.
Spesso tuttora piango la famiglia che avrei voluto. Delle situazioni personali che mi destabilizzano completamente, che mi fanno sentire vuota, sola - inutile. Quelle lacrime sono anche le più difficili da calmare perché, sebbene si asciughino, rimangono sempre nei ricordi e non lasciano mai per davvero le palpebre.
Qualche volta ho pianto anche i sogni che sembravano irraggiungibili; ma in altre occasioni ho pianto con il sorriso proprio perché alcuni li ho visti concretizzarsi. Erano lacrime di realizzazione, quelle, che nessun'altra goccia potrà mai superare d'importanza.
Ci sono state e ci sono tante lacrime nella mia vita e raramente me ne sono vergognata. Le portavo nel volto e le lasciavo scavarmi le guance, percorrermi e portarsi via con sé i brutti pensieri che le avevano causate.
Le vedo spesso come debolezza, ma so anche che la forza è racchiusa nel primo sorriso che le segue. Quella forza è la più grande che io abbia: riuscire a trovare un modo per andare oltre alle lacrime e guardare ancora una volta sorridente - seppur sofferente - il mondo che mi circonda.
Ci sono state quelle bambine, di chi desiderava tanto un oggetto, un libro o un gioco e non poteva comprarlo.
Poi sono arrivate quelle dei voti non proprio all'altezza delle aspettative: le prime sufficienze che rovinavano la media e le insufficienze che creavano dei buchi profondi allo stomaco.
Per molto tempo ho pianto gli amori. Vari nomi maschili che si susseguivano lentamente nella mia vita, per poi soffermarsi su uno solo che non ho mai potuto assaporare come mio tra le labbra, ma che non accennava ad andarsene. Aprivo la bocca e l'unica parola che mi sembrava degna d'esser pronunciata era il suo nome - e con quelle sei lettere, anche le lacrime correlate. Ma per fortuna ora è passato.
Spesso tuttora piango la famiglia che avrei voluto. Delle situazioni personali che mi destabilizzano completamente, che mi fanno sentire vuota, sola - inutile. Quelle lacrime sono anche le più difficili da calmare perché, sebbene si asciughino, rimangono sempre nei ricordi e non lasciano mai per davvero le palpebre.
Qualche volta ho pianto anche i sogni che sembravano irraggiungibili; ma in altre occasioni ho pianto con il sorriso proprio perché alcuni li ho visti concretizzarsi. Erano lacrime di realizzazione, quelle, che nessun'altra goccia potrà mai superare d'importanza.
Ci sono state e ci sono tante lacrime nella mia vita e raramente me ne sono vergognata. Le portavo nel volto e le lasciavo scavarmi le guance, percorrermi e portarsi via con sé i brutti pensieri che le avevano causate.
Le vedo spesso come debolezza, ma so anche che la forza è racchiusa nel primo sorriso che le segue. Quella forza è la più grande che io abbia: riuscire a trovare un modo per andare oltre alle lacrime e guardare ancora una volta sorridente - seppur sofferente - il mondo che mi circonda.
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Michele D.
Panphobia—
Puciuf.