Erica G. (Echoes)

Erica quando era piccola aveva i capelli biondissimi e una passione per le treccine e i codini, che si faceva fare continuamente dalla madre. Non si lasciava quasi mai i capelli sciolti.
Erica quando era piccola adorava andare sulle altalene e ci rimaneva anche delle ore, sognando di lanciarcisi e cominciare a librare nell'aria, volare.
Erica quando era piccola ha fatto molta difficoltà a staccarsi dalle figure familiari: all'asilo le avevano proprio proibito di stare con la sorella, per poter comunicare con altri esseri umani.
Erica quando era piccola non mangiava praticamente nulla che non fosse la pasta in bianco. Ora non riusciamo a fermarla dal svuotare le dispense altrui, ma da bambina era proprio diversa.
Erica quando era piccola amava il Detective Conan e pensava che se lo sarebbe sposato.
Erica quando era piccola guardava le partite della Juventus e si domandava come faceva Del Piero a essere in campo e fare subito dopo la pubblicità dell'acqua Uliveto, vestito in altro modo e pulito, per poi tornare in campo. I misteri della vita.
Erica quando era piccola smontava tutto ciò che trovava e poi passava ore a cercare di rimontare il tutto. In questo modo ha distrutto tre orologi della sorella, che ancora glielo rimarca.
Erica desiderava diventare una scrittrice sin da quando era bambina, tanto che all'asilo già sapeva scrivere in corsivo, però quando glielo chiedevano diceva che avrebbe voluto diventare attrice, perché tutte le sue amiche dicevano così.
Erica aveva un sacco di amiche da bambina, ma preferiva la compagnia dei maschietti.
Erica era bravissima a scuola, perché il suo obiettivo principale era essere la "migliore", per rendere contenta la madre.
Erica ogni Carnevale si vestiva da principessina, poi ha cominciato a vestirsi da streghetta; non è mai riuscita a convincere la madre a farla vestire da diavoletto, ahilei.
Erica amava suo fratello più di ogni altra cosa quando ancora era in pancia della madre.
Erica sognava di avere strani poteri speciali e fingeva di riuscire a muovere il carrello della spesa senza toccarlo.
Erica era una Potterhead convinta e recitava i film di Harry Potter, annoiando continuamente tutti quelli che la circondavano.
Erica cantava nel coretto della chiesa solo per stare con le proprie amiche.
Erica non dormiva mai.
Erica adorava ballare, inventava i balletti più strani e poi li sfoggiava con un'amica durante le lezioni di Ginnastica a scuola.
Erica amava passare il tempo con i propri nonni.
Erica era innamorata, sempre, e si "sentiva grande" perché le altre sue amiche non lo erano.
Erica ascoltava un sacco di musica degli anni Ottanta e tutti la consideravano un po' strana per quello.
Erica era un sorriso continuo, una stella in una notte serena, una brezza d'aria fresca nell'afa dell'estate, una canzone dimenticata da tutti ma sempre bella da ascoltare, un'avventuriera pronta ad affrontare il mondo.
Erica era bambina, felice ed orgogliosa di se stessa.

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Mi innamoro del caffè mattutino, che mi fa sorridere quando fuori c'è la neve o la tempesta e ho fatto un brutto sogno; lo lascio pervadermi, tenendo anche spontaneamente la tazza tra le mani persino quando ormai ho già svuotato tutto il suo contenuto, come per ringraziarla.
Mi innamoro del paesaggio innevato con il sole mattutino, perché mi sembra tutto più puro; credo che sia una delle cose che più amo. Allora rimango incantata a guardare, senza poterne fare a meno.
Mi innamoro dei libri continuamente. Mentre li leggo, per tenerli sempre con me, sottolineo tutte le frasi che mi piacciono o le ricopio da qualche parte, per poi poterli riproporre sempre; il mio amore per loro li rende parte integrante delle mie conversazioni - fin troppo spesso, infatti, cito qualcosa, anche a insaputa di altri.
Mi innamoro delle abitudini quotidiane, rendendole una sorta di conforto personale e cercando di mantenerle il più possibile.

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Amo molte persone e a volte neanche una.
Amo mio fratello come si può amare poche cose nella vita: per lui farei di tutto, perché il suo sorriso e la sua vitalità sono ancora innocenti, ancora non sono state graffiate dal mondo esterno e la voglia di abbracciarlo, tenerlo stretto per proteggerlo, è una delle cose che più alimentano le mie giornate.
Amo i bambini che incontro per strada: li osservo parlare, giocare, stare con i genitori, nascondersi dietro qualsiasi cosa quando si accorgono che li sto guardando e poi sorridere piano, imbarazzati, togliere lo sguardo e riposarlo dopo poco, sempre sorridendo. Giuro, passerei la vita in quei giochi di sguardi, mi sembra che siano attimi di felicità pura, incontaminata.
Amo alcune persone che mi sono state davvero molto vicino e a cui devo praticamente ogni cosa. Le amo. Come? Ricordo tutto ciò che mi hanno detto, ciò che hanno fatto, ciò che mi hanno scritto, i particolari che non nota nessuno, le alterazioni delle voci al telefono, la punteggiatura che utilizzano nei messaggi, il loro "lessico specifico". Le studio, perché diventano la mia passione. Più le amo, più mi appassiono. Più le amo, più ho sete di conoscere ogni cosa della loro vita.

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Ma i miei sono amori dipendenti, come ho detto, e per questo tendono sempre a mettermi, poi, in secondo piano.
Finisco col dipendere dalle abitudini che ho, dalle abitudini che traggo da certe persone, e poi se le vedo svanire vengo pervasa dalla paura.
Amo imprudentemente, perché non mi do limiti e metto me stessa in gioco anche quando ormai non ho più nulla su cui poter scommettere.
Amo follemente, perché alla fine andrei in capo al mondo per queste persone, lasciando tutto su due piedi, rinunciando persino ai miei sogni.
Amo dolcemente, perché il mio amore diventa una dispensa gratuita di parole di dolcezza, di carezze effimere, di baci dati all'improvviso sulle guance e di ti voglio bene stretti in abbracci in mezzo alle strade.
Amo silenziosamente, poi, perché tendo a nascondere tutto, di me.
Anche l'amore.
Soprattutto l'amore.

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La prima cosa che decido di fare è quella di andare al mio funerale, di nascosto, e guardare chi sono i presenti quel giorno. Neanche mi scomoderei, più di tanto, a mostrare loro che in realtà sono viva, se non con alcune - pochissime - persone. Magari a loro direi la verità, che hanno commesso uno sbaglio, ma pregherei per mantenere il silenzio.
Mi piacerebbe, sinceramente, che mi credessero morta. Mi darebbero l'opportunità di formare una nuova vita che ho sempre desiderato avere senza poi tentare di interferire con essa, come fanno sempre continuamente. Potrei essere la persona che ho sempre voluto e non preoccuparmi più di nulla.
Lontana dalle sofferenze e dai ricordi, pronta a riavere ciò che ho perso, pronta ad avere le mie occasioni e, finalmente, afferrarle al volo.
Vorrei davvero tanto questa nuova vita. Sto cercando di realizzarla anche ora, lontano dalla mia città natale, ma non è così semplice. Eppure lo spero tutti i giorni, sì, e mi ripeto queste due parole infinitamente nella testa, con la speranza che si realizzino sul serio: nuova vita.

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La felicità è effimera, ma necessaria.
Ogni persona vive, alla fine, per cercare la felicità. Per avere il suo momento di gioia e spensieratezza.
Tutti lottiamo per questo.
Ognuno di noi, indifferentemente.
Io.
Ogni giorno cerco disperatamente di avere quel sorriso felice nel volto, anche se la maggior parte delle giornate per qualche motivo vengono rovinate e poi non riesco più a tenerlo, divento meno contenta.
Eppure so che se non iniziassi almeno la mattina col sorriso, proprio non riuscirei ad andare avanti nella mia vita.
Ciò che mi tiene infatti viva è la speranza di tenere sempre quella felicità e non cederla per lasciare il posto a qualche altra emozione più triste.
Vivo in funzione di essa, come tutti.
Allora non importa quanto durerà questa felicità effimera, l'importante è che ci sia e che mi dia modo d'affrontare anche le peggiori giornate.
Come se ne andrà, ritornerà. Lo spero davvero.

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Premettendo che ho sempre anteposto i miei sogni a qualsiasi altra cosa nella mia vita, quelli più importanti li ho sempre portati avanti e ho fatto in modo di non essere costretta a vederne la loro fine, anche quando sembrava che fosse vicina.
Però anche io ho dovuto vederne concludere una parte: recentemente ho abbandonato il sogno di avere un mio gruppo con cui suonare canzoni mie, perché l'ho abbandonato a causa di un drastico trasferimento e ora quel gruppo va avanti senza di me. So che potrei trovarne un altro, eppure non lo ritengo in questo momento possibile poiché dove sono ora non ho comunque conoscenze né i miei strumenti con me. Credo che quindi questo sogno sia svanito, anche se spero di aver lasciato abbastanza di me al gruppo e che portino loro avanti il mio progetto.
Inoltre ho dovuto dire addio al sogno, già ormai da tempo, di avere una famiglia felice. Non l'ho mai avuta, ma ho sperato fino all'ultimo che le cose potessero volgersi al meglio, in modo da poter riacquistare un sorriso e delle fondamenta stabili su cui poggiarmi - non è accaduto, anzi, è andata sgretolandosi sempre di più e questo sogno è svanito di giorno in giorno, lasciando la consapevolezza che dovrò crearmi io una famiglia in futuro e dimenticare quest'altra.
Ho abbandonato il sogno di un amore, poi, che pensavo sarebbe stato perfetto per me. Avevo la convinzione del "chi la dura la vince" e per anni ho inseguito un nome e un volto che di me sapevano solo approfittarsi. Sognavo che fosse la persona perfetta e che le cose sarebbero cambiate; di questo sono rimasti solo coriandoli al vento, ormai, ma forse è stato anche meglio così.

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Dopo aver lasciato andare questi miei sogni - che possono sembrare banali, invece per me sono davvero importanti - non ho intenzione di vedere la fine di nessun altro di essi. Lotterò per raggiungerli tutti, perché sono parte di me e rappresentano tutto ciò per cui io sono viva.

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Associo Dear God degli Avenged Sevenfold al film August Rush: La musica nel cuore.
So che può sembrare una strana associazione, ma per me non lo è. Mi vedrei bene Louis a cantare: "Dear God, the only thing I ask of you is to hold her when I'm not around, when I'm much too far away. We all need that person who can be true to you, but I left her when I found her and now I wish I'd stayed. 'Cause I'm lonely and I'm tired, I'm missing you again, oh, no... once again" pensando a Layla, il suo grande amore e a come siano stati per pochissimo tempo vicini eppure abbiano provato delle emozioni intensissime.
Credo che quella canzone sia perfetta per loro due. Ecco, non per il film in generale, non per Evan, ma per la loro storia. Quindi se devo associare un film a una canzone, spontaneamente mi vengono in mente loro.
Ti consiglio vivamente di guardare il film se già non l'hai fatto, intanto ti lascio il link della canzone: http://www.youtube.com/watch?v=mzX0rhF8buo

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