Erica G. (Echoes)

Dopo molte delusioni, soprattutto degli ultimi tempi, cerco di non idealizzare più niente nessuno. Quello che penso delle persone e delle cose è più cauto; chiaramente se voglio bene a una persona forse tendo a vedere più i suoi pregi che i suoi difetti e stesso valgasi se si tratta di una cosa a cui sono legata, ma ultimamente sto tentando di essere il più obiettiva possibile, per evitare di ricadere dentro a nuove delusioni da affrontare e superare.
Purtroppo a primo impatto, se una persona ti piace, ti sta simpatica, tendi a idealizzarla e solo con il tempo, conoscendola bene, ne scorgi i primi grandi difetti. Per farti un quadro completo di come sia una cosa o una persona ci vuole del tempo; tempo che distrugge l'idealizzazione iniziale - o che almeno dovrebbe.
C'è solo una persona che, nonostante tutto il tempo trascorso al suo fianco, continuo a idealizzare, forse perché è più semplice arrendersi ai ricordi di un passato dove sembrava perfetto che arrendersi all'evidente idea che mi sono sbagliata e che sarebbe giusto cambiare la mia idea su di lui. Però fino ad ora non ci sono ancora riuscita.

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Credo che siamo un po' tutti vittime del pettegolezzo. Chi è che non racconta qualcosa ad un altro, magari anche solo per avere un'idea di ciò che è successo?
Il problema è quando si usano i pettegolezzi per ridere alle spalle degli altri. Non è per niente divertente, perché è irrispettoso nei confronti della gente di cui si sparla. Però è anche vero che è praticamente inevitabile nella società in cui siamo finiti.
Secondo me non ha senso né divertimento. C'è stato un tempo, quattro anni fa, in cui frequentavo delle amiche che sparlavano continuamente di una ragazza che non sopportavano - ma che fino a poco tempo prima era una loro grande amica. Questa ragazza era mia cugina. Nemmeno a me stava troppo simpatica, però non trovavo corretto parlarne male. Non mi sono mai piaciuti i pettegolezzi: secondo me se si ha qualcosa da dire a qualcuno gliela si dice in faccia.
Purtroppo questo nessuno lo fa, perché c'è la codardia di mezzo e quindi si rimane a ridere parlando male degli altri alle loro spalle. Patetico, ma anche inevitabile.

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Non sono sicura di me stessa.
L'unica cosa che amo del mio corpo sono i miei occhi; mi piace il loro colore e la loro espressività. Per il resto, non sono per niente contenta del mio corpo, non mi trovo a mio agio.
Sono troppo pallida. Troppo magra.
Quella magrezza che tutti invidiano ma che, allo stesso tempo, tutti indicano.
"Sei anoressica?" No, non lo sono. Sono magra di costituzione. Amo mangiare, mangio tantissimo, ma non ingrasso. Anche se vorrei, davvero, quei chili in più che mi permetterebbero di essere ignorata, una tra le tante, e non quella dal fisico perfetto-ma-anche-no.
Mi sento a disagio. Mi guardo allo specchio e a volte sono terrorizzata dal dimagrire ancora. Quando sto male - soffro spesso di gastriti et varia - mi vengono gli incubi perché ho paura di perdere troppo peso.
Non sto bene; io e il mio corpo siamo in lotta continua.

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Per prima cosa mi chiudo in camera.
Accendo lo stereo e guardo i miei cd, incerta se scegliere tra Toto, Bon Jovi, Metallica, Skid Row...
Ma poi mi rendo conto che c'è solo un gruppo che può calmarmi. Allora metto su The dark side of the moon o The wall dei Pink Floyd e mi rilasso tra quelle dolci note, tra quelle parole intense e sentite.
Poi mi distendo sul letto. Di solito prendo il mio libro preferito, Sette minuti dopo la mezzanotte, e leggo qualche pezzo. Ci sono dei foglietti all'interno del libro che ricordano i miei passaggi preferiti, così li ritrovo subito.
Se ancora non funziona, prendo carta e penna - rigorosamente blu - e scrivo. Poesie, racconti, pensieri, libri; qualsiasi cosa esca dalla mia mente; scrivo. Mi svuoto un po'.
Quando sento di essere stanca, metto via carta e penna e cerco di dormire. Lascio andare i Pink Floyd: loro mi cullano, mi accarezzano e mi sostengono con calma e senza pretese.

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Secondo me questa frase significa semplicemente che i serial killer sono ovunque. Che non sono una realtà distante da noi, perché potremmo ritrovarne uno anche tra le persone più vicine un giorno. Che dobbiamo stare attenti, perché la fiducia non è mai abbastanza. Credo che volesse dire questo.
Però, comunque, ho un'altra interpretazione di questa frase, anche se non credo che Ted Mundy abbia pensato a questo mentre la diceva. Secondo me potrebbe anche voler dire che tutti sono un po' serial killer, tutti quelli che ci circondano. Quando un figlio ti tratta male, quando il marito ti tradisce, quando la sorella agisce per gelosia, quando le persone che ami ti feriscono è come se ti uccidessero, anche se solo metaforicamente e non intenzionalmente. Tutti sono dei serial killer perché tutti possono ferire chi li circonda e senza nemmeno accorgersene; tutti mutilano, accoltellano, sparano, uccidono. Con parole, con gesti, con semplici silenzi. Non occorre un'arma per essere un serial killer, basta essere un essere umano.

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"Amare" è una parola grossa e ho amato solamente una persona nella mia vita che tuttora ha il mio cuore.
Parlando dei ragazzi che ho avuto invece, allora.
Con il mio primissimo ragazzo ho ancora un bel rapporto, anche se ci sentiamo molto meno rispetto a prima, però è un amico di famiglia quindi dopo un po' di imbarazzo siamo riusciti a tornare amici.
Uno non mi parla più e se mi vede per strada mi evita o cambia direzione, sul serio. Mi dispiace molto perché eravamo parte della stessa compagnia e si è disfatto un po' tutto da quando ci siamo lasciati.
Con un altro ho avuto un rapporto di rispetto reciproco per quasi un anno, poi però non ci siamo più sentiti e dato che non abbiamo mai modo di vederci è come aver perso qualsiasi contatto con lui.
Poi c'è uno con cui sono ancora amica, più o meno, ogni tanto ci scriviamo per sentire come stiamo e cerchiamo di consolarci a vicenda. La nostra storia ha fatto male a entrambi, quindi ci sentiamo come in "dovere" di aiutare l'altro, non è una bella sensazione.
Infine l'ultimo... ti dico solo che domenica scorsa gli ho chiesto se potevo chiamarlo per parlare un po' (sì, ci sono ancora legata), e lui mi ha risposto: "Ti chiamo io in settimana..." Oggi siamo lunedì, son passati otto giorni e chiaramente non s'è fatto sentire.

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1) Per respirare, io scrivo. La scrittura infatti è tutta la mia vita, senza non sarei viva, sarei come il caffè senza zucchero, la Pasqua senza la cioccolata, il Natale senza le luci, la pasta senza il sale, un musicista senza strumento, un artista senza colori: esisterei, ma avrei perso di senso, di bellezza, di particolarità;
2) Per stare bene, suono. Suono la batteria, ma mi diletto anche con basso e ukulele. Compongo canzoni con il mio chitarrista, che è una spalla amica ed è pieno di melodie da regalare. Ho playlist di canzoni per ogni canzone: per sorridere, piangere, chiedere scusa, ringraziare, vivere, fingere;
3) L'amore. Questa è una passione che ho dentro: sono piena d'amore, d'amore ferito, non corrisposto, tradito, rubato, nascosto, sbagliato. Piena d'amore che c'è ma non vive: amore regalato a chi non merita, amore che cerca una via di salvezza, amore che respira affannosamente;
4) Da qualche mese a questa parte ogni volta che incontro la parola "Eco" su un libro faccio una foto; su una canzone, comincio a volerla suonare e cantare; in un discorso, me lo faccio ripetere. Sono un'eco di una vita passata e mi cerco sempre, ovunque, sperando di ritrovare la mia voce;
5) Amo i pupazzi. Adoro collezionare i pupazzi e li tengo sempre in camera, vicino al comodino del letto. Il mio preferito, del mio migliore amico, un cuore con gambe e braccia, lo stringo ogni notte per farmi cullare da lui e, se non lo trovo, vado in panico non dormo;
6) Ho costantemente paura di essere dimenticata, abbandonata, lasciata andare. Coltivo una passione per chiunque incontro: diventa più forte di me voler conoscere, affezionarmi, dare tutte le mie parole e il tempo che posso, sperando di non essere lasciata andare. Di solito, su quest'ultima cosa, vengo delusa;
7) Amo il colore blu, ma è più una passione. Se devo scrivere qualcosa dev'essere con l'inchiostro blu, se devo colorare qualcosa sceglierò il blu, se devo comprare un vestito lo voglio blu. Sogno un ragazzo che mi regali una rosa blu. Manca poco che chiedo un gatto tutto blu;
8) Rubo penne: faccio una collezione di penne, di tutte quelle che trovo, in ogni luogo, che sia di qualunque persona, diventeranno mie se sono nei paraggi;
9) La musica dei Pink Floyd, ultimamente, è la mia passione. Mi rilassa e mi tranquillizza, in questo stato di continuo nervosismo e perdita in cui mi sento. Vengono accompagnati dai Toto e dai Bon Jovi. Harry Potter invece è la mia passione scritta insieme a Sette minuti dopo la mezzanotte;
10) Il posto più importante della mia vita, quello che ha conosciuto solo la persona che amo e che non condividerò mai più con nessun altro, è lo spazio sotto al mio letto. Lì io mi rifugio quando ho crisi di nervi, quando sono triste, quando voglio nascondermi dal mondo. Non mi trovate? Venite a curiosare, probabilmente sono rannicchiata lì sotto che ascolto The rain song dei Led Zeppelin, Echoes dei Pink Floyd o la mia canzone preferita, Nothing else matters dei Metallica.

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Echoes, Pink Floyd, com'è suggerito dal mio nickname.
http://www.youtube.com/watch?v=Thwwd3S9rmA
Questa versione l'adoro, poi.

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"The echo of a distant time comes willowing across the sand."
L'eco di un tempo remoto giunge tremante attraverso la sabbia.
Anche io sento gli echi del passato, i miei ricordi, arrivare a me e mettere in subbuglio tutto il mio presente, tremando e mettendomi in discussione. E non posso tapparmi le orecchie per non sentire.

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"And no-one showed us to the land and no-one knows the where or whys."
Nessuno ci mostra alla terra e nessuno sa i dove o i perché.
Nemmeno io ho qualcuno che mi mostra al mondo e che riesce a far capire quali sono i miei dove, i posti in cui devo stare; nessuno riesce a spiegarmi il perché di certe situazioni. Sono sola, non esiste quel qualcuno.

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"And I am you and what I see is me and do I take you by the hand and lead you through the land and help me understand the best I can."
E io sono te e quello che vedo è me e ti prenderò per mano per guidarti attraverso la terra e per aiutarmi a capire meglio che posso.
Anche io tendo a rivedermi negli altri, a rivedere nelle sofferenze altrui parte del mio dolore e, rispecchiandomi, riesco finalmente a scorgere i miei altrimenti invisibili contorni. Così aiuto le persone che mi sono accanto, cercando di fare trovare loro la strada, perché in questo modo riesco a capire meglio anche io cosa mi succede dentro.

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"And no-one calls us to move on."
E nessuno ci chiama per vedere l'alba.
Nessuno chiama me per vedere l'inizio del giorno e nemmeno per passare con me la fine della giornata e la notte. E infine.

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"And no-one sings me lullabies, and no-one makes me close my eyes, and so I throw the windows wide and call to you across the sky."
E nessuno mi canta ninne nanne, e nessuno mi fa chiudere gli occhi, e così spalanco le finestre e ti richiamo attraverso il cielo.
Esattamente, riprendendo il concetto di prima, nessuno conclude la sua giornata pensando a me, o stando accanto a me passando accanto a me dolci sogni. Così finisco per rimanere da sola, e cercare quella persona, quell'unica persona che sarebbe in grado di capirmi, attraverso il cielo. E risuona la mia eco, l'eco della mia voce che si fa largo nella notte. Ma nessuno la ascolta.

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Io mi sono confidata con un docente solo, in lacrime, e solo a riguardo della mia situazione familiare - di cui poi sono venuti a sapere tutti i miei professori.
Invece mi sono confidata attraverso un tema con la mia professoressa di italiano delle medie, riguardo al mio grande amore per una persona che mi stava letteralmente facendo impazzire. Mi ricordo che dietro scrisse: "Ottimo, forma impeccabile, eccellente grammatica, pertinenza alla traccia e interpretazione molto personale e approfondita dell'argomento. (E ricorda... chi la dura la vince!)"
Quel commento tra parentesi mi è rimasto dentro, davvero. Quando poi ho pubblicato il mio libro gliel'ho portato e nella dedica le ho scritto: "A lei, che mi ha insegnato che chi la dura la vince."
Lei è la professoressa che più mi ha lasciato il segno: mi sono confidata nei miei sogni e anche nei miei tormenti quotidiani e le voglio un bene dell'anima. Ogni tanto ci scriviamo, ci teniamo in contatto; è la prima persona che abbia mai creduto in me e io le sarò eternamente grata per questo.

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